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al testo di Annalisa Scialpi
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La fontana del Tritone Un tempo le tue carni mi parvero oro e sangue, le tue acque come i tramonti fiammeggianti sul fiume, sazio di vita.
Allora i freddi delle mie pallide malinconie erano ignoti ai tuoi nervi, tesi in uno spasmo d’assoluto.
Roma era una vergine fremente e la sua luce di velluto sposava il tuo vigore in un orgasmo infinito
così che il traffico in piazza Barberini sembrava una giostra e noi danzatori del sacro, in bilico sulla ruggente eternità.
Oh! Avessi potuto estrarti dalla fontana come una gemma lucente! Avrei medicato la crepa del cuore, di chiarore furente, la stessa che ancora m’incendia e fa roteare gabbiani e gente attorno alle tue acque e a questa città che non muore mai. |
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