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Non essere gentile;

raggiungi, se puoi,

questa leonessa, tra i monti

fino ad affondare i denti

nella fiamma feroce

che dalla mia criniera, sale.

 

E lì, nella presa,

lascia esplodere l’urlo,

fino a far rivoltare,

come un verme,

questa grande inversione

chiamata civiltà.

 

E’ tempo del ritorno

delle terribili fiere;

guarda la tigre

che spia dall’altura

avanzando, affamata,

dal deserto!

 

Già affonda gli artigli

nella foresta nera

che rimase, intatta,

nel seme delle nostre

inconcepite e divine voluttà!

 

Oh no, amore,

nessun diavolo ti prenderà

                                   l’anima,

semmai si tramuterà in angelo

nella tormenta fusiosa dei sensi

tesi fino allo spasmo!

 

Perciò, vieni,

ruggendo nell’assalto,

finchè suonerà l’ultimo amen

e salterà l’arrugginita campana

 

finchè scriverai coi fiori,

scoppiati dal ventre di questa

                                           follia,

il nostro nome nell’acqua.

 

 

 

 

 

 

 Caterina Alagna - 28/11/2022 13:32:00 [ leggi altri commenti di Caterina Alagna » ]

Versi splendidi e intensi, dipinti da potenti immagini poetiche. Questa poesia è potente.

 Vincenzo Corsaro - 27/11/2022 10:35:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

Mi sembra di capire che parli della "Prima volta", dove i sensi, tenuti a freno dal dogma del peccato, finalmente esplodono affamati e liberi da quei tentacoli di credenze effimere con le quali chiesa e società avevano impastoiato le nostre menti. Davvero bella e intensa come sempre, brava! Buona domenica :)

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