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al testo di Robert Wasp Pirsig
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Il fiato grosso fa la canicola a chiare lettere. Seguendo la lingua mi do un tono tra i morsi e le arcate. Nel centro storico manca l’acqua, ma la birra avanza. Parlare ci scalda. Stufa persino una sillaba. La pelle liquida il peso come secreto. Denti e vocali si rinfrescano con lo stesso sapore di mente e per saggiare il fresco, oggi, ho tolto ai ponti un fiume di parole. La zona precisa è un vincolo chiuso, un affetto che non farà strada, tuttavia la lingua agitandosi nel porto schiocca a sorso e promuove le corde a suoni. Chi dorme ha ora il sonno in umido. Dopo, saprà di sudore e vapore; e un alone imbratterà la canotta del dubbio: ho ragione a cercare nell’ombra la frescura? Non mi pare ora. Posso sentire una punta di amaro nella confusione o in fondo alla birra o parlando di gossip delle stelle con Gil. Le parole che usiamo sono contemporanee ma in fiati distanti a volontà.
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