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Ho pensato a te

a te che per tempi incommensurabili

sei stato di me la levità

 

 a te che ora che pari assente

sei uno strato più su delle nubi

a dirmi che il niente ereditato

è la mia ricchezza più grande

 

ho pensato a te quando dal cielo

hai applaudito ogni mia scelta.

 Dedalus - 29/05/2021 21:04:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Testo in cui la poetessa utilizza una prospettiva tutta particolare e probabilmente anche la ragione nel suo rapporto con la realtà, sia pure accettandone i limiti. Idealizza una figura ormai non più di questo mondo ponendosi su una linea di logos sofferto "Ho pensato a te/a te che per tempi incommensurabili/sei stato di me la levità", senza ripensamenti o contraddizioni. La sua è una voce interiore immediata che non esclude mai la sempre velata esperienza del vivere, senza rinunciare alle memorie nelle quali annovera questa figura idealizzata "a te che ora che pari assente/sei uno strato più su delle nubi". Figura cui lei dà un senso ed una significativa importanza "ho pensato a te quando dal cielo/hai applaudito ogni mia scelta" senza con ciò addossarle la responsabilità di eventuali delusioni e sconfitte nel confronto con la realtà. Poesia che da una certa dimensione ed un certo spessore alla poetica dell’autrice.

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