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al testo di Rosetta Sacchi
Forse non cera un nido
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Forse non c’era un nido era solo affezionato al ramo di quel melo il sillabico canto cupo del mattino col puntuale ritorno nel meriggio. Forse lo sparo della notte in festa ha intimorito il luogo l’upupa ha smesso il canto nell’aria ora satura d’un tubare di tortore dove solo un gorgheggio risuona melodioso ed un verso stridulo fulmineo s’allontana dove le rondini mordono il cielo.
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Piera Colombera
- 20/05/2021 17:47:00
[ leggi altri commenti di Piera Colombera » ]
Cè un poetare antico e malinconico in questa bella poesia che si legge col fiato sospeso immaginando il melo, il meriggio, lupupa e le rondini... che mordono il cielo. Grazie Rosetta
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Dedalus
- 14/05/2021 17:31:00
[ leggi altri commenti di Dedalus » ]
In quel "Forse" iniziale cè tutto il dramma pascoliano, con un parallelismo eccezionale alla poetica del caro e buon vecchio Pascoli, la poetessa canta dellavvenuta cessazione del verso di quellupupa cui lei era particolarmente attaccata. "Forse non c’era un nido" era solo affezione, predilezione per quellambiente singolare che gli dava un senso di tranquillità, fino al momento in cui una mano malvagia "Forse lo sparo della notte in festa/ha intimorito il luogo/l’upupa ha smesso il canto", ha posto fine ad un quadretto idilliaco, ed ora rimane solo quel tubare riccorrente e monotono di alcune tortore e lo stridulo garrire delle rondini. Veramente stupenda e significativa la chiusa con le immagini di quelle rondini "a mordere il cielo". Ancora una volta la poetessa ci stupisce con questi suoi versi che hanno un retrogusto vivo di malinconia ed amarezza. Ancora una volta complimenti.
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