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Tu che la mia immagine portavi stretta al petto

e t’incamminavi per gli impervi sentieri dei miei occhi

quando erano foschi per nubi inaspettate

e squarciavi il velo riportando la luce

 

tu che spiegavi vele sulle onde

con la forza del pensiero

e avevi progetti immensi nella mente

e sognavi l’inafferrabile

 

tu che avevi sempre una speranza

ad ogni tramonto ad ogni luna nuova

tu che come un’ombra mi proteggevi

e come un faro rischiaravi la mia via

 

tu che non t’arrendevi mai ad ogni mio vacillare

ad ogni angoscia ad ogni affanno

e mi portavi in braccio quando i miei piedi

cedevano stanchi e mi narravi di te della tua vita

 

tu che sei ovunque e sei per me l’Immenso

dove sei? Mi sveglio sbigottita nella notte

mentre sogno la tua voce udita raramente spesso immaginata

la tua voce lenta e piena la tua voce calda.

 Dedalus - 05/02/2021 21:08:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

E c’è poesia in questa lirica che è una dedica accorata ed in cui ogni parola suona come un cembalo (si dice che nell’antichità il suono del cembalo venisse usato nei baccanali per attirare la benevolenza degli dei) per una figura che s’ingigantisce innalzandosi nell’etere, e sono poesia tastabile "quei sentieri impervi/quando erano foschi per nubi inaspettate ". Un essere umano elevato a tanto rango, quasi divino, tanto osannato "tu che sei ovunque e sei per me l’Immenso" da far pensare ad un essere di pasta antica, artigianale, magnete del tempo e del senso. Leggendo, i versi piacevolmente scorrono in una serie di note armoniche come certi campi arati solcati da pentagrammi modulati, e la figura assume colori che possono appartenere solo agli angeli. Nella chiusa poi l’improvviso risveglio "dove sei? Mi sveglio sbigottita nella notte/mentre sogno la tua voce" ci riporta alla quotidianeità. Bellissima dedica.

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