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nt suffatara

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Iò sugnu 'cca sutta

e scavu notti e ghionnu

cercu suffaru senza un lamentu

scavu e mi spaccu la carina

pi nun 'mpugnu ri fica e quattru favi.

 

Cantunu l'ariddi 'ntà la chiana

e li cicali ci fannu u contrucantu

sentu a puzza di lu suffaru ca 'nchiana

mentri l'occhi m'abbrucianu

e mi chianciunu pi quantu sunnu sicchi.

 

Iò sugnu cca sutta e un mi movu

manciu pruvuli e agghiuttu fangu

ca spiranza stasira a dda casa ri turnari

ppi viriri ancora ddi quattru addevi

c'aspettanu cull'occhi sempri a la finestra.

Traduzione:

Nella miniera di zolfo

Io sono qui sotto

e scavo notte giorno

cerco zolfo senza un lamento

scavo e mi spacco la schiena

per un pugno di fichi e quattro fave.

Cantano i grilli nella piana

e le cicale gli fanno il controcanto

sento la puzza dello zolfo che sale

bruciano gli occhi

e lacrimano per la loro secchezza.

Io sono quaggiù e non vado via

mangio polvere ed inghiotto fango

con la speranza a quella casa di far ritorno

per vedere ancora quei quattro figliuoli

che aspettano con gli occhi alla finestra.

 

Pbbl.scrivere-16.04.2018

 Marina Pacifici - 02/05/2020 10:16:00 [ leggi altri commenti di Marina Pacifici » ]

Leggendo questi bei versi, sobri e tristi, ho ripensato alla novella di Rosso Malpelo del Verga. Forse perchè narra la medesima asprezza di vita e uno scenario di vita analogo. Molto bella questa poesia che meriterebbe di esser messa in evidenza.

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