E’ fuggito via il giardiniere forse per mare o forse in volo portando via le primule e le rose lasciando tra le viole un non ti scordar di me. E’ in viaggio e non risponde al cellulare le chiavi del cancello dentro un vaso o sotto un prato o forse sono in casa tra le lattine e i chicchi di caffè. Ha portato via il sole ed il temporale e l’arcobaleno con tutti i suoi colori a passi celeri è fuggito ed in silenzio coi progetti i sogni e le sue mani, un dì operose forse ora tremanti nella nebbia fitta e nella notte buia chiudendo dentro il vuoto solo il nulla. Tutto tace e tutto pare fermo. Passa un guardiano ora di tanto in tanto e osserva intorno quella strana quiete. Vagano in terra anime già spente talune smarrite e senza più una meta. Lui passa, osserva e scuote solo il capo. Pubblicata su "Scrivere" il 10/12/2019
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Rosetta Sacchi
- 23/01/2020 22:30:00
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Mi ricollego alla premessa di Lorenzo Crocetti. Il do ut des non si addice neppure alla mia personalità, per quanto in passato più di qualcuno sembra aver maturato tale convinzione. Talvolta l’inesperienza del vivere e la scarsa conoscenza della vera natura dell’essere umano possono indurre ad errare chi con una visione ottimistica e la purezza d’animo si avvicina alle cose e alle persone. In molti hanno attraversato contorte viuzze prima di imbroccare la dritta via. Il tempo, comunque, e l’uso della ragione, prima o poi, fanno emergere la verità.
Riguardo alla mia poesia non m’aspettavo potesse riscuotere tanto interesse. Era stata pubblicata in altro sito in categoria “fiabe”, non tanto perché lo fosse ma perché darle questa sembianza forse avrebbe potuto attutire quella amarezza e far passare quasi in second’ordine il dolore dei versi finali, dove, per dirla con le parole del poeta Crocetti, per l’uomo non c’è più né meta né aspirazione, ma solo notte fonda senza un minimo squarcio di luce.
Mentre Dedalus conclude con una riflessione sul giardino triste e solitario, abbandonato, dicendo: “è quanto spesso accade a certi luoghi che vengono abbandonati”, Klara Rubino si interroga e si da una risposta su chi è il giardiniere ed entra nella psiche della figura del guardiano, il Crocetti invece allontana l’attenzione dal giardiniere, concentrandosi sull’intento psicologico dei versi e Salvatore Pizzo vede il tutto in una chiave più da pessimismo cosmico di leopardiana memoria.
Sono rimasta affascinata dalle varie interpretazioni. In effetti è quello che il lettore deve fare così come l’autore non deve, invece, a mio parere, spiegare il proprio testo poetico. Ringrazio tutti per il pensiero espresso e per l’attenzione riservata a questa mia lirica.
Un saluto
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Salvatore Pizzo
- 23/01/2020 15:30:00
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... Sinceramente, mi sento di interpretare questi versi, in una chiave più da pessimismo cosmico di leopardiana memoria. Dunque, ecco che,"il giardiniere" desaparecido, lo leggo molto come lentità creatrice che, di primo acchito, dà limpressione dessersi disinteressato al suo lavoro, ovvero quello di plasmare la materia bruta, per estrarne bellezza ed armonia. Ciò facendo, avviene che la materia, necessitante dattenzioni continue, cominci a degradare, come lambiente in cui gli individui agiscono la propria esistenza travagliata da "abbandonati". Le ragioni per cui il giardiniere scompare, disinteressandosi alla sua attività, potrebbero essere infinite. Tutte però in contraddizione con una verità incontrovertibile: la vita è una mera possibilità nelluniverso impossibile. Dunque trovo molto affascinante la metafora del titolo, come trovo assai belli questi versi, oltre che stimolanti a riflessioni profonde. Riflessioni che mi portano a non trovare plausibile lesistenza di un giardiniere. Bensì a considerare come la vita sia quella sostanza che sarricchisce organismo, nella caoticità possibilistica universale: ha una possibilità dessere e che intende sfruttarla fino alla fine... Chiedo venia per la poca chiarezza, però mi riservo di chiarire ancor meglio, col tempo, il mio pensiero. Per lintanto ringrazio e di cuore per le stimolanti riflessioni suscitate. Un saluto
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Lorenzo Tosco
- 23/01/2020 10:23:00
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Scrivo questo commento alla lirica dellAutrice non tanto, come qualcuno potrebbe pensare, per ripagarla del positivo giudizio che essa ha dato alla mia recente scrittura, ma perchè sono veramente convinto del valore di questa poesia, di ottima impostazione. Il do ut des è un principio che non fa parte della mia personalità. Per un mio giudizio allimpronta occorre guardare non alla visione del giardiniere che è scomparso lasciando andare il giardino in malora, ma vedere lntento spicologico che i versi comportano. Per me è la rappresentazione delluomo, dellessere umano, che ha perso lunica cosa che finora gli aveva permesso di essere in armonia col creato, godendone gli svariati aspetti, vale a dire la SPERANZA. Poesia amara, che si conclude con i dolorosi versi finali, dove per luomo non cè più nè meta nè aspirazione, ma solo notte fonda senza un minimo squarcio di luce. Insomma il nulla.
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Klara Rubino
- 23/01/2020 09:03:00
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Una poesia intensissima, tanto profonda, dietro il suo velo apparente, da emozionarmi. Mi interrogo su chi sia " il giardiniere", uno che vola, porta via il sole, il temporale e larcobaleno, uno che di mestiere si prende cura di uno spazio e lo fa fiorire, un portatore di bellezza ed armonia...con una interpretazione che magari ha la mia personale impronta -in fondo è questo che una poesia fa: si lascia interpretare-il giardiniere è il nostro Sé Superiore. Il guardiano è luomo che ha rinunciato alla sua missione nella vita, si limita a passare, lasciando passare il tempo, scuotere il capo, lamentarsi, ma non agisce. Perdendo il Sé Superiore, la voce dellanima, sè perso luomo e la vita che potrebbe essere un giardino, un Eden, è un campo vuoto che racchiude il nulla. ...la inserisco tra le mie preferite. Complimenti davvero.
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Dedalus
- 22/01/2020 18:30:00
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Stupenda lirica che mostra un ire prorompente proprio dellautrice ed in questo caso leggermente ironico, insolito per lei. É andato via chi si prendeva cura di quel giardino, forse per landar degli anni o per altra ragione, non aveva più voglia e si è involato lasciando il campo. Preda delle ortiche, ora, quel giardino rimane triste e solitario, abbandonato. Impassibile, lo sguardo dun guardiano che scuotendo il capo passa oltre. É Quanto spesso accade a certi luoghi che vengono abbandonati! Bella e significativa!
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