LaRecherche.it

« indietro :: torna al testo senza commentare

Scrivi un commento al testo di Gaetano Lo Castro
La chiave della biblioteca

- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento; il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente, potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso, all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ]. Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]

"Guai a voi, dottori della legge,

che avete portato via

la chiave della conoscenza."

Luca (11, 52)

 

 

Il bambino indugiò innanzi all'ingresso.

"Apriti, sesamo." sussurrò con un sorriso.

La porta della stanza restò serrata. Nonostante la famosa formula magica delle "Mille e una notte" non funzionasse mai, gli piaceva provarci sempre. Aprì la porta con la chiave ed entrò guardingo nella sua stanza del tesoro.

La biblioteca dell'antico maniero era un salone saturo di libri, luce, odori. La polvere ricopriva i volumi e volteggiava leggera nei raggi luminosi. L'afrore di muffa-polvere-salsedine, per le sue nari, faceva parte del fascino ambiguo dell'ambiente. Afferrò uno dei moltissimi volumi ammassati nei massicci scaffali alti fino al soffitto. Un libro di favole. Sedette a terra sotto una delle finestre prive d'imposte e prese a leggere.

Sopra il silenzio scivolava il ricorrente sciabordio degli scogli; sotto il silenzio s'intanava l'intermittente tramestio dei topi; dentro il silenzio s'immergeva lo sporadico struscio delle pagine.

Quando terminò si sollevò e lo ripose. Si accostò alle teche di vetro, allineate nella parte centrale del salone. Osservò minerali, fossili di piante e animali, utensili litici, vasellame di terracotta, statuette lignee, pugnali e spade, monete antiche, sculture marmoree.

Dopo contemplò la collezione che compendiava l'ominazione: sette crani scuri. Scrutava per corte ore quelle ossa ora nude e morte, che in un passato remoto erano state vive, rivestite di carne, provviste di occhi e d'orecchi, e avevano contenuto un cervello che provava piacere e dolore, paura ed esaltazione, affetto e avversione. Osservò le differenze e le somiglianze della serie di crani, sempre meno scimmieschi e sempre più umani.

Un bel disegno multicolore mostrava l'aspetto esteriore dei sette ominidi. Il primo era una piccola scimmia bipede ambientata nella savana. L'ultimo un uomo che impugnava una lancia con la punta di pietra, dall'espressione intelligente ma aggressiva. Gli altri erano anelli intermedi tra le due specie. Li fissava affascinato e smaniava di conoscere la misteriosa magia che aveva mutato una scimmia in uomo. Tuttavia intuiva in maniera vaga che quella evoluzione occultasse una grande verità, al di là della natura, in sintonia con la ragione, in armonia con la religione. E poi a lui quella trasformazione non piaceva perché, fra tutti i sette primati, preferiva sicuramente l'innocua e simpatica scimmietta.

La porta schiusa scricchiolò, senza che lui la sentisse. Entrò una giovane in jeans e maglietta. Lei gli si avvicinò alle spalle e lo strinse fra le proprie braccia come se temesse che scappasse.

"Sei sempre rinchiuso qui dentro, mio unico uccellino. Non puoi startene sempre rintanato in biblioteca, mio solitario topolino. E guarda come ti sei di nuovo ridotto. Hai tutti i pantaloncini sporchi e i capelli pieni di ragnatele. Avanti, vieni a lavarti e a cambiarti gli abiti."

Lui si lasciò prendere per mano e portar via senza protestare.

"Si deve essere sempre in ordine, anche se il nostro castello è malmesso. Avrebbe bisogno di essere restaurato, ma non possiamo permettercelo. Sono ormai passati i tempi dei nostri antenati. Dopo scendiamo nel pontile a vedere che pesci prende tuo padre."

Il bambino strinse piano la mano delicata della madre, la quale ricambiò subito con la sua morbida stretta. E intanto pensava già a quando avrebbe potuto di nuovo sgattaiolare in biblioteca. Nella sua magica biblioteca. Nella sua stanza del tesoro.

Di cui possedeva la preziosa chiave.

 

 

(Racconto già pubblicato da GMC Editore.)

 

 Gaetano Lo Castro - 31/12/2018 17:30:00 [ leggi altri commenti di Gaetano Lo Castro » ]

Ti ringrazio, cara Giulia, per aver letto, compreso e apprezzato il mio racconto!
La scienza risponde a tante domande, ma non può rispondere ai profondi quesiti esistenziali dell’uomo. La scienza non può dare risposte soddisfacenti ai bisogni del cuore e dell’anima umani. Ciò può farlo soltanto la religione. Infatti nel suo viaggio in inferno e in purgatorio Dante si fa guidare da Virgilio, che rappresenta la ragione; ma per proseguire il suo cammino nel paradiso ha bisogno della guida di Beatrice, che rappresenta la fede. Dove non può giungere la scienza può arrivare la religione.
Per poter compiere il viaggio sapienziale e spirituale è necessario avere l’atteggiamento giusto, per poter aprire la porta della vera conoscenza occorre possedere la chiave giusta. Cioè avere l’umiltà e la semplicità dei bambini. Infatti una delle profonde verità rivelate nel Vangelo è racchiusa nella frase: "Se non diventerete come bambini..."
Ricambio di cuore i tuoi auguri per il 2019!

 Giulia Bellucci - 29/12/2018 17:10:00 [ leggi altri commenti di Giulia Bellucci » ]

Molto bello questo breve racconto che ha una morale profonda e solleva a mio avviso un’importante questione. La storia dell’evoluzione dell’uomo è non solo affascinante, ma fa riflettere per il meraviglioso viaggio che l’uomo ha fatto prima di giungere qui, dove siamo oggi. E nel considerare ciò dovremmo essere tutti come il bambino del racconto: desiderosi di conoscere per imparare. Affascinante quesito: come si è passati dall’essere scimmia all’essere uomo intelligente e purtroppo anche più aggressivi, intolleranti, avidi e spesso irragionevolmente violenti? Certo la teoria dell’evoluzione fornisce una ragionevole spiegazione, ma è l’unica? Credo che ci sia una volontà divina, l’unica che può completare il puzzle, che altrimenti secondo me resterebbe incompleto.
Approfitto per farti gli Auguri di Un Felice Anno nuovo.

Leggi l'informativa riguardo al trattamento dei dati personali
(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 e succ. mod.) »
Acconsento Non acconsento
Se ti autentichi il nominativo e la posta elettronica vengono inseriti in automatico.
Nominativo (obbligatorio):
Posta elettronica (obbligatoria):
Inserendo la tua posta elettronica verrà data la possibilità all'autore del testo commentato di risponderti.

Ogni commento ritenuto offensivo e, in ogni caso, lesivo della dignità dell'autore del testo commentato, a insindacabile giudizio de LaRecherche.it, sarà tolto dalla pubblicazione, senza l'obbligo di questa di darne comunicazione al commentatore. Gli autori possono richiedere che un commento venga rimosso, ma tale richiesta non implica la rimozione del commento, il quale potrà essere anche negativo ma non dovrà entrare nella sfera privata della vita dell'autore, commenti che usano parolacce in modo offensivo saranno tolti dalla pubblicazione. Il Moderatore de LaRecehrche.it controlla i commenti, ma essendo molti qualcuno può sfuggire, si richiede pertanto la collaborazione di tutti per una eventuale segnalazione (moderatore@larecherche.it).
Il tuo indirizzo Ip sarà memorizzato, in caso di utilizzo indebito di questo servizio potrà essere messo a disposizione dell'autorità giudiziaria.