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al testo di Annamaria Pambianchi
La notte dell’idioma
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La notte la imbocco da settentrione dall’alto pascolo del giorno. Alto e freddo e lunare. Scendo lungo il fianco della notte senza fiaccola fino a valle. Scendo dall’altopiano del non posso e del bolso baccanale lungo la scala a pioli dell’idioma cortese fino in fondo, là dove sta un bosco di parole in boccio, bennate, avvezze a stormire di rado ed a ragione, solo dubitando e a bassa voce: tenerezza di sorelle che filano pensiero e azione.
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Leonora Lusin
- 23/07/2017 22:04:00
[ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]
Lho letta e riletta ad alta voce, questa poesia è una magia che scende dallalto pascolo... mi ha commosso fino alle lacrime. Con tenerezza di sorella che fila pensiero ed azione...
Pies: lidioma cortese purtroppo avvelena da lontano ed inconsapevolmente anche chi possiederebbe tutte le qualità umane,morali ed erotiche per andare a ridefinire il campo...dellAmore Allora simbalsama lamata, la si costringe ad uno stato vegetativo permanente amandola nel ricordo come si ama una principessa lontana. Attribuendole qualità sopraffine e financo tutte le virtù, si arriva perfino a chiederne la mano.
Ma guai se lei pensa di avvicinarsi anche solo di un passo... Il cortese diventa improvvisamente ferino.
Da questo destino bisognerebbe fuggire a gambe levate, a rotta di collo... e lei ci ha anche provato, per essere poi ripresa alla prima area di sosta...
Si sa di buone intenzioni è lastricato...
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Nando
- 23/07/2017 20:55:00
[ leggi altri commenti di Nando » ]
Si ha limpressione di un destino in ogni tua poesia; comunque una scrittura che si fa leggere, è lestratto di uno scavo, falda poetica che attendeva la luce.
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