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al testo di Federico Zucchi
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Sbrinare il frigo
In un caldo pomeriggio di luglio prima di un viaggio, ho pensato che fosse venuto il momento. Una cosa noiosa, ma semplice, meccanica, un esercizio di pratica zen. Ma sbrinare il frigorifero non è mai una passeggiata un pranzo di gala verso un nuovo regime. Splendono nel fondo ibernato le olive taggiasche che mi hai regalato in un giorno di pioggia e dorati sospiri, dal folto del secondo ripiano torreggia il vaso di marmellata di albicocche del giardino d’infanzia sprofondato nel gelo come uno yeti. A est dei formaggi brilla di brina una bottiglia di pinot grigio tre quarti bevuta una notte d’aprile. Resto un minuto a contemplare l’interno del frigo, come se sfogliassi un album di foto ingiallite e per questo più care. Poi dolcemente richiudo appoggio la spatola sul lavello e annoto che la memoria non contempla scadenze indicate sul retro. Domani -dico- domani sarà più semplice sbrinare i ricordi, fare spazio nel gelo tardivo per nuove leccornie e primizie d’amore. |
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