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al testo di Maria Musik
Perdere la testa
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Raffiche di vento caldo Mi strappano via il capo Tenuto fra le mani. La bimba indica il cielo. Guarda, papà! La faccia di un clown.
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Loredana Savelli
- 28/02/2010 15:55:00
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Illuminante commento quello di Lorena: è vero, anche nell"Urlo" di Munch la donna che si tiene la testa tra le mani, quasi stesse scappando via (sullo sfondo un cielo rosso fuoco), può suscitare il riso di un bambino che "non sa" (ammesso che, nella sua geniale innocenza, questultimo non percepisca la tragicità della faccia del clown).
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Lorena Turri
- 28/02/2010 15:46:00
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La scorsa estate ho letto "Le rire" di Bergson e in questa tua ritrovo quel suo motivo per cui una smorfia abituale (come quella della sofferenza, nello specifico, perchè sicuramente chi si tiene la testa tra le mani sta soffrendo)si "pietrifica" sul viso e lo rende caratteristico e risibile, proprio come il volto del clown, che tanto fa entusiasmare e ridere i bambini. Come i palloncini che volano. Grande sintesi, in questa poesia, forse troppa, tanto che appare cinica, ma io so che non può esserlo.
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Maria Musik
- 28/02/2010 15:10:00
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Non amo commentare i commenti ma questa volta, visto che siamo entrati sul personale, credo di potermelo concedere. Ringrazio Roberto che ha colto in maniera tanto efficace lessenza dei versi ed Emanuele che, con la sua encomiabile brevità, ha fatto altrettanto. A Nando sento di dover ricordare che ci sono persone che vedono al buio: sono una di quelle. A Fiammetta che mi spiace ma non andrò oltre: la poesia entra dentro, estrae e porta alla luce e ciò che è stato scoperto non può e non deve essere interrato di nuovo. La coscienza non ci ferma al palo ma ci accompagna: non si può andare oltre. Si carica il bagaglio e si va avanti e, se necessario, si torna anche indietro.
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Emanuele
- 28/02/2010 14:11:00
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riso amaro...
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Fiammetta Lucattini
- 28/02/2010 10:36:00
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Amara, condivisibile, tenerissima ma, ti prego, andiamo oltre.
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maura potì
- 27/02/2010 17:19:00
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E un sogno, breve, un unico fotogramma che racchiude la nostalgia dei momenti sereni dellinfanzia, il desiderio impossibile di tornare a sorridere, mano nella mano con una persona così importante... Io la sento così : )
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Roberto Maggiani
- 27/02/2010 11:49:00
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Surrealistica secondo la definizione di Breton: "automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale".
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Nando
- 27/02/2010 09:35:00
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La brevità di questa poesia insieme alla sua intensità, mi rimanda a quei momenti in cui si riceve come unintuizione, si coglie qualcosa nella realtà che ci circonda che ordinariamente sfugge ad uno sguardo superficiale. Azzardo un commento (da lettore non esperto): mi è piaciuta per la sua tragicità(sbaglio?), per questo sguardo poetico (mi sembra di averlo colto anche in altre tue opere) che non fa e non si fa sconti: denuncia e crudezza mai nascoste. Quando il tempo del ritorno alla Luce?
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Loredana Savelli
- 27/02/2010 06:35:00
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I clown di mestiere fanno ridere i bambini: sarà sicuramente un trucco! :))
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