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al testo di Federico Zucchi
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Anche se non serve
(per Ali Al Nimr, condannato in Arabia Saudita a decapitazione e crocifissione) Non scalfiranno la lama del boia le mie poche parole pattuite dalla pioggia né serviranno a vestire di bende le enormi ferite, l’attesa morente. Non porgeranno nemmeno una spugna imbevuta d’aceto, avranno l’esile suono dei passerotti in un parco sventrato nel cuore di Aleppo. Appena vent’anni e sei costretto a domandarti a quale punto la carne comincia a putrefarsi, quale volto ti staccherà dalla croce con guanti di lattice sterili. Ti guardi le braccia pieni di nei il petto già scucito a tortura, osservi le tue anche scarnirsi di scuro l’amore pigolare sulla nuca ritrosa e non sai da che parte voltarti per non tradire il ricordo più puro. Ali, questo è un abbraccio di parole di respiro potente e d’inchiostro scadente che non riesce nemmeno a macchiare le tuniche bianche dei tuoi carcerieri nostri sodali di guerra e di greggio. Ali, questo è un abbraccio di parole un abbraccio che si estende alle donne lapidate dai sassi, ai condannati per apostasia, ai violati nel tessuto interiore, ai violentati nella carne, ai sopraffatti dall’oblio, confinati nella memoria sconosciuta, soggiogati dagli apprendisti stregoni del bene assoluto. La nostra voce tace illesa non riesce più a disturbare il sonno dei potenti,non riesce più a tossire l’orrore manifesto sulle scarpe seducenti dei sovrani. Restiamo a marcire al sole degli schermi calibrando puntuali petizioni sempre più lievi, sempre più tenui sempre più attenti a non ferire chi potrebbe a sua volta colpirci alla schiena. |
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