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al testo di Amina Narimi
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Puoi penetrare l’invisibile da sveglio con un'onda trasparente di chiarezza passando come un lampo per il cuore trattenuto per segreto. E prova
a guardare- non c'è spazio, dov'è il rigagnolo, e cammini, per le profondità del senso, per luminose intensità, superando la montagna da parte a parte, sulle corde delle fontanelle- l’ombra che ritorna fino al colmo, il filo di seta che attraversa i polsi, non potrà mai scomparire.
Se non sai dov’è che scorre, puoi accostare l’orecchio per capire dove verrà alla luce, difendendo il luogo, il giardino, la tua casa e il giovano pero. Ridursi è gioia ad ali tese, se ti sfuggisse il mormorio, il sussurro del ventilabro. E' questo, non altro il suo volto indistinto e più piccolo di una mano aperta. Tocca un unico dito afferrando con la luce le figure per metterle sul bianco della pula e volar via
L’inverosimile sparisce col movimento irregolare delle palpebre senza immagini o pensiero se tieni gli occhi dentro fino in fondo per farti divorare da tutta la visione- finchè cade d' improvviso e si ritrae per non essere nominata più sacra di qualsiasi Dio, tanto violentemente intima in bellezza:
è un fuoco acceso nel mare sommergente, dagli animali alla sapienza della piante agli abissi minerali del tuo essere- nel centro tellurico dell’anima, dov’è acciambellata come sposa
quando si dilata io ti vedo, nel più piccolo respiro della polvere, un grano d'oro che rinfresca il viso, donatore felice.
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