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al testo di Livia Bluma
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“Per dove si va?” ha chiesto la donna tedesca col cappello a larghe tese, bizzarra cadenza e occhi lucidi di rapace - potesse arraffare queste strade belle porticate come un sincero palpitare dell’asfalto al sole - ha fatto un giro su se stessa e messo in moto gli altri: San Petronio è il grido di battaglia e la sosta eterna di lunghe peregrinazioni.
poi Polo e i clerici vagantes, perché tutti vi fanno ritorno prima o poi, ruvidi dal viaggio, volenti o meno, a lei o a qualche altro mattone, la vedono titana e altro non si può che entrare.
Mondo a occhio di bue e cielo carta velina: non lo dico io ma gli occhi di un bambino che srotola fantasie come la corda da limbo sul pavimento della piazza, e ci fa inciampare tutti, me ne accorgo dallo stralunare degli occhi dei passanti. Ci fa vedere che oggi è soleggiato, poco vento e nell’aria sempre lo stesso mistero, sempre la stessa carenza di logica narrativa, con l’illusione di essere cresciuti, di capire più di ieri e meno di domani, ma a naso è una frottola del cervello, che a tutti i costi chiama ragione e invece è buio: lattiginosi fatti che non accadono se non li veniamo a sapere, e persone semoventi che potrebbero - a quanto ne so - essere l’ultima trovata delle nostra industrie.
Va bene così, ho indugiato anche troppo e Nettuno mi indica con piglio da guardiano: “la piazza è suolo pubblico e tu la derubi di troppi pensieri.”. |
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