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Senza luce - inedito
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Senza luce di notte non riesco a vedere le vignette Dicono che fossero disgustose e provocatorie Senza luce di notte non riesco a vedere Dio Dicono che sia grande e punitivo Senza luce di notte non riesco a contare le mine tra quelle antiuomo e quelle delle matite Senza luce di notte allo specchio non riesco a riconoscere né il giovane né il vecchio né il ricco illuminato né il povero annebbiato Pare che siano diversi persino dai loro fratelli Senza luce di notte nemmeno riesco a distinguere gli altri Dai loro messaggi mi appaiono tutti uguali
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Franca Alaimo
- 23/02/2015 10:22:00
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Volevo aggiungere al mio commento che il testo di Simone Consorti prende le mosse dai fatti di Charlie Hebdo, come si può dedurre dalle strofe in cui si parla di vignette e di Dio "grande e punitivo" e dal gioco sul significato del termine "mina", che allude anche alle matite divenute il simbolo della protesta dopo quel tragico avvenimento.
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Nando
- 22/02/2015 19:47:00
[ leggi altri commenti di Nando » ]
Cè una "falsificazione" originaria in questa poesia, che rende nullo il postulato del testo, poiché solo nel suo porsi "aprioristico" possiamo accoglierne il senso: "Senza luce". E quasi riecheggia il biblico: "Chi ti ha detto che eri nudo?" Credo sia qui lacutezza se non la genialità del paradosso: abbiamo luce a sufficienza per vedere, forse è vero che non vogliamo vedere, ci piace restare ad occhi chiusi.
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Franca Alaimo
- 22/02/2015 18:29:00
[ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
E un testo pervaso da unironia drammatica. Senza luce (quale? Quella dellintelletto? Quella dellanima? Quella dellamore? - ma forse è La Visione che è venuta a mancare alluomo contemporaneo) nulla ha senso, tutto è insignificante, orrendamente inutile, perfino Dio. La poesia valorizza la profondità della riflessione più che la forma espressiva fin troppo semplice.
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Debora Grieco
- 20/02/2015 19:13:00
[ leggi altri commenti di Debora Grieco » ]
bellissima
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leopoldo attolico
- 20/02/2015 13:24:00
[ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]
La produzione di senso rimanda allimpotenza ; in realtà esperisce consapevolezza mediata dallimponderabilità , da un destino sfuggente che però chiede ascolto . E il linguaggio , nella sua nitidezza , gratifica - spontaneamente - la solidarietà con il poeta.
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