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al testo di Amina Narimi
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Imparo a baciare con una lingua nuova tutto lo splendore del grano, dentro il ventre continenti di larici e betulle, nelle orecchie campi e mani a disegnare dove gli alberi hanno gli occhi e dove dormi, sul mio viso
sono ancora insieme, ovunque tocco respiri di bestie, di gioia, e una risata nel buio che insegna a partorire, scrutando la propria terra, grammo a grammo il nero, con un canto, come serbasse il codice di una costellazione, lì, dove incomincia una pianura per diventare collina- una striscia sul labbro, un punto esatto dove le cose coincidono "un calmo alito, un vento, un soffio in nulla" tra percezione e rituale- la bocca è altro respiro a celebrare le unioni di un piccolo seme che so nelle tue tasche che amo da tutto ciò che fa male, a quell’ombra riposa l’estate che viene il tuo nome, a rifugio, come farebbe un bambino, con te che mi ascolti nella cadenza la voce- di quando ti scrissi dei mostri nel grano dei cingoli neri a radunare i braccianti che toglievano il giallo al silenzio dei chicchi- fino a dissolversi in crusca sui fogli scalzi di sempre che chiamano i cervi nel grano futuro.
La ricordanza è cenere in aria che vibra, che benedice il cammino, per quanto a lungo stende le mani, la terra che vola sei tu che ti alzi nell’istante del grano, che plachi nei secchi formando col pane ciò che la luce già sa
il palmo è offerto al vento e ora se aggiungi un altro passo poi sorridi, ti offro le mie mani per le ombre nel petto qualcosa di dolce, il posto e il nome dove l'erba voleva volare poi preferì rimanere, per dare riposo ai rami dei cervi. Nello splendore del grano, inumidendo la terra come un messaggio, ascolto gli alberi, la cerimonia semplice dei frutti a viso aperto, mentre il tuo sole entra nel mare, nel suo ritorno a Dio. Con la stessa calma, che non avevo visto mai, dove una collina bacia la pianura, nel punto esatto io t'incontro e basta a prender forma un sogno in mezzo al caos. |
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