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al testo di Amina Narimi
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Ho potato il giovane albero, i rami più bassi, suturando le ferite, succhiando il sangue dalla tunica di pelle, gettata nella polvere; perché appaia la luce le carni sono aperte, tagliate per il frutto che rivela le sue terre- il nome che ritorna dell’anima vivente- è così che crescerai, nella potatura, mentre io diminuisco, tenendo in conto l’Altro Amore
anche Tu hai perso il sangue di ogni mese nelle acque uterine della notte fino a Lui, Adam, sotto la spinta del dolore con l’arresto della parola Madre hai partorito te, dentro la casa, passando dalle porte successive, entrando nella gioia di metterti al mondo nel cammino verso gli sponsali hai svegliato il cane il giardino e i tuoi guardiani
Cercavi la sua immagine e nuove tutte le cose.. penetrando l’ombra fino in fondo nei cieli interiori con un bacio la debolezza si è capovolta in luce e ai piedi dell’albero l’Istante, gravido d’eterno, è un viso verde Ora
Distesa sotto il mandorlo, ho posto il viso tra le ginocchia coronate, le più nascoste delle profondità invernali, prendendo forma come un seme, ho toccato con la terra estrema il mio giovane figlio in cielo alla nascita della sua benedizione .
siamo alberi capovolti noi e come alberi camminiamo con le radici nell’invisibile e le fronde sono i piedi e sono madri morse dal serpente, e sono Edipi gonfi nel foro aperto Achilli deboli
Terremo in mano quel piccolo tallone rinascendo, con l’Amore ungeremo i piedi dei bambini prima della cena, guariremo la ferita- del padre ucciso, dei figli orfani, e delle vedove con ciò che è più prezioso , come il nardo dalla testa ai piedi, avremo cura del germoglio distinguendo dal nocciolo la scorza in una sola lingua. Sulla Porta degli dei sposeremo nostra Madre per resuscitare il Padre nel luogo più profondo e più elevato saremo congiunzione divenendo l’un l’altro il Suo Nome Corona alla sommità dell’Albero |
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