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al testo di Mauro Germani
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da “Livorno” (L’arcolaio, 2008 I ed; 2013 II ed.)
La morte che era nei Fossi e quel futuro quella parola nera caduta per poco …
Restavano in silenzio gli anni le cupole alte della notte e le ceneri, gli avvisi del tempo.
Restava così la novella del mare Livorno ed ogni voce il mio pianto in fondo al tuo nome.
* Il duomo bianco nella notte come un nome abbandonato.
E poi quel lamento del cielo, i balconi accesi nell’attesa, sul precipizio del cuore…
Oh, lacrime senza volto, fuoco d’esilio e d’insonnia, congedo di tutto l’universo!
Non c’era il tuo sguardo a dirmi chi ero.
* Chi ti rubava, chi ti sognava quando nascondevi il tempo e mi dicevi: “Resta ancora così, resta in questa novella bambino solo per me, solo senza mondo, attimo perduto della mia voce, segreto del mio sangue. Resta nel nulla che ami, piccolo capitano del cielo, piccolo fiore di vento …”.
* Il mare che chiamò nella Fortezza e subito divenne battito in nome del tuo nome, voce d’acqua assediata dal tempo e sempre sempre leggenda viso senza dimora, febbre alta nel cielo scoperto.
* Livorno così lontana, così nuvola e porto senza più case e persone al culmine del mondo.
Ma d’improvviso un vento si alza ed è sogno, terra appena di luce appena di vita
prima dell’onda.
da “Terra estrema” (L’arcolaio, 2011)
Là dove il corpo appare nella fredda fiamma del nulla o più lontano in fondo nel pozzo segreto e senza nome, ecco l’attrito ecco il lampo improvviso e vero che dice adesso, adesso è il destino, guarda, ancora trema è qui, è in te ancora per poco, prima del buio.
* La bellezza che non sai dire e le vene, tutta l’infanzia, gli anni, gli anni a capofitto in questo gettato divenire, questo abisso che hai amato in silenzio, tu altro da te, altro nell’altro, solo, a frantumi, nello specchio rovesciato del mondo.
* Com’è il cielo dei morti, la loro leggenda.
Come sono i lumi allineati nell’ombra, i volti lontani, quegli addii senza parole.
Come tutto è fermo negli occhi, tutto nell’ora che chiama e li sceglie, l’innalza nel pianto per sempre senza di noi.
* Adesso che Dio non c’è ed è senza nome l’edificio del mondo vanno vanno i fiumi nell’ora che tramonta soli nel loro destino segreto là dove anche il mare è nulla, bocca che inghiotte ogni mistero
e tace.
* E’ aria sollevata la luce che colpisce il mondo, paura nei passi distinti, occhi che hanno la vita.
E’ taglio aperto in un grido, spettro del corpo senza una casa. |
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