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Lettera a una foto

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Mamma,

le prime parole sono per te. Davanti alla fotografia che questa sera ho illuminato con una piccola candela, al buio, mi hai inviato un messaggio, nonostante il mio scetticismo, la mia disattenzione. Mentre ti parlavo mi ha chiamata al telefono un' altra madre, la madre dell'uomo che mi vive accanto. Ho pensato che tu eri là accanto a lei,  madre che mi chiama, attraverso di lei, in un unico corso d'acqua, in un unico fiume che va verso lo stesso mare.  Finalmente in pace ...

Mettere ordine nei pensieri, in questo caos dove galoppano sensazioni in una cavalcata inesorabile verso il nulla. C'è una comicità, sai, in questo senso di inutilità che mi attraversa, una pace gioiosa che immobilizza i gesti come in un fermo-immagine di una vecchia pellicola. Si aspetta che qualcuno arrivi, che la ripari, per vedere la fine del film, per sapere cosa succederà ai protagonisti. Invece niente, non arriva nessuno. Allora mi sento come se tutto dovesse, da sempre, arrivare fino a questo punto e a questo preciso istante, e che la scena sia sempre la stessa, sempre la stessa, io che ti dico queste cose davanti alla tua foto.

Lo dicono le Upanishad che noi siamo sempre noi qualunque cosa accada. Dicono: io sono Quello, dove "Quello" sarebbe, mamma, il tutto, l'infinito o comunque vogliamo chiamarlo. Allora adesso noi siamo qui e nello stesso tempo nel tutto, e non importa che tu sei morta e io ancora qui, no, non conta: ci siamo sempre state. Mi viene da pensare che non sono le parole a essere importanti, ma gli sguardi, l'intensità degli sguardi! Il nostro sentire qualunque cosa accada come unica, irripetibile eppure eterna. 

Il mio lavoro, i ragazzi, quel gioco di ruoli che ogni giorno insceno: a che serve? Ho davvero cose da insegnare? Forse qualche parola, qualche gesto che potrebbe servire a vivere meglio, a sentirsi più sicuri. Una specie di semaforo che indica quando si può attraversare. Altro non so, altro non ho, mamma. E tu che sorridi con un filo di ironia e di amarezza, tu che in questa foto concentri tutta la tua essenza e tutte le cose che hai amato, detestato, temuto, i fiori raccolti, le speranze fino alla fine tenute segrete, il dolore: che ne è di tutto questo se sei un volto di carta? Sei più vera qui, o lo eri quando mi abbracciavi, mi sgridavi, quando litigavamo e ci dicevamo cose orribili per poi piangere, io lontana e sola, e tu ugualmente sola con la tua rabbia di sentirti abbandonata? Eppure amavi il bianco, il nero, il giallo. Risplendevi come una regina e l'aria era colma di te. Io ti guardavo con timore, avevo sempre paura di dire cose sbagliate, di interrompere il flusso dei tuoi pensieri. Ti sfidavo, a volte, ricordi? E le tue reazioni erano tempestose, non sopportavi chi scherzasse con te. Ma poi, quando eri serena e fumavi una delle tante sigarette che ti hanno sempre fatto compagnia, tornava il bel tempo e noi di nuovo eravamo i tuoi sudditi. Sudditi che tu dovevi spesso servire, perché restavi tu in casa e noi fuori, liberi. Adesso so che la tua rabbia era dolore, che il tuo sarcasmo era paura, che il tuo rifugiarti nel fumo era solitudune. Ti guardo intensamente, ora che sei di carta. So che esisti, mamma. So che niente mai finisce, anche se non ne ho le prove, anche se anch'io sarò solo una foto. Carta per ricordare. Questo momento è per sempre. Anche quando la candela si spegnerà.

 

 Lilith50 - 13/07/2022 21:32:00 [ leggi altri commenti di Lilith50 » ]

Non importa che lei sia morta e tu sia ancora qui. Esiste un filo che ci lega ai nostri cari. A volte dalla parte altra c’è qualcuno che lo tira. Il nostro compito è di ascoltare. Ciao

 Arcangelo Galante - 04/01/2018 14:57:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Carissima e sensibile Cristina,
così voglio iniziare questa mia, come se fosse una lettera, a te indirizzata, personalmente.
Non sai quanto veramente comprenda, ciò che hai scritto.
Il rapporto genitoriale, purtroppo, non è sempre all’altezza di come vorremmo che fosse.
Io ho sofferto molto la presenza-assenza della madre, ma, ovviamente, il mio, non rappresenta l’unico caso al mondo, né le intime considerazioni emozionali e riflessive appena digerite, come nel tuo caso.
Purtroppo, quando cresciamo, spesso pensiamo che il tempo ci aiuti ad accettare la dipartita di quanti ci hanno amato: ed è vero, soltanto in parte, ma all’uopo, l’istinto umano ci costringe a crescere!
Grazie ai ricordi, talvolta, abbiamo la possibilità di uscire da un ambiente che non ci trasmette quell’indiscusso calore insostituibile di una materna figura (per me, ho considerato mia nonna, che mi ha allevato, tale riferimento familiare) ribaltando, ove possibile, tutto il dolore subito.
Credo anche di capire cosa possa avere passato tua madre, e lo scrivo per empatia innata, null’altro, accorgendosi del cruciale istante che l’avrebbe separata da te, col giungere della nera signora.
Oggi, tu devi essere fiera di te, perché, anche se con fatica e sforzi immani, sei riuscita a diventare quello che sei: una donna forte e cosciente di quello che vuole, che ha buttato alle spalle il suo passato e che può andare orgogliosamente avanti, a testa alta.
Tutto questo, perché un domani nessuno ti possa dire: "tu sei stata l’esempio da non seguire".
Siamo su di un sito di scrittura, e non posso sintetizzare i dolori indicibili che hanno accelerato la mia evoluzione interiore, al di là dei miei anni.
Ma, credimi senza artifizio alcuno, il tuo testo, sinceramente, ha toccato le corde della mia anima, perché uno sguardo che si posa su di una qualsiasi foto di valore, trattiene e ne ricava, diverse impressioni, esclusivamente tue, ed io l’ho provato.
Un ritratto fotografico ha una bellezza che colpisce l’occhio, ma resta immoto, incantato, nell’espressione amorevole, colta dall’osservatore.
Altre immagini, invece, evocano atmosfere passate, ricordi preziosi che, mescolati al presente, creano un’irrealtà sempre viva, in quanto percepibile dal cuore nostro.
Ed esistono immagini così concrete, capaci di arrivare dentro a chi guarda, trovare un’esperienza simile di vita nella memoria e rimanervi impresse, come nella tua esperienza descritta.
Amica lontana, te lo scrivo piangendo, perché oggi ho commentato testi sin troppo “forti” per il mio sentire; tu, hai reso bene l’effetto, suscitato dalla fotografia di tua madre (c’è l’avessi io, una sua foto), descritta come un’occasione che raccoglie momenti esistenziali, nonché uno strumento adoperato per immortalare sguardi, gesti, espressioni, pensieri ed anche sentimenti, custoditi nel tempo, forse, per non essere mai perduti.
Innegabile rimane il suo fascino, sempre interessante, in quanto, quella foto è una autentica “poesia” che ha sostituito le immagini alle parole.
Senza volermi dilungare troppo, altrimenti la tastiera mi si allaga, e m’auguro di non aver lasciato refusi, perdonami se così fosse, ma l’emozione è intensissima, davvero calzante ho trovato il termine Upanishad , che, se non erro, rappresenta un gruppo di scritti filosofico-religiosi dell’induismo, composti in lingua sanscrita, che costituiscono la parte conclusiva del Veda, come lampante concetto della tua spiritualità, certamente da rispettare ed ammirare.
Ti abbraccio virtualmente, ringraziandoti per l’opportunità di parlarti anche di me, e un pochino l’ho fatto, per mezzo di quello che hai pubblicato nel sito de La Recherche.
Sono contento dell’esistenza di bella gente, nel mondo virtuale, perché esistono ancora anime non corrotte da una tecnologia che tende sempre più ad omologare persino le emozioni, salienti e sincere, di un individuo.

  Cristina Bizzarri - 23/10/2013 19:38:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Grazie Laura, gentile a leggermi! Sono andata a cercarti. Interessante quello che scrivi, asciutto. Non continui? Secondo me dovresti approfondire questo tuo stile così personale.
:-)

 Laura Niolu - 23/10/2013 18:51:00 [ leggi altri commenti di Laura Niolu » ]

Veramente bella questa lettera a una mamma di carta e tuttavia presente come fosse in carne e ossa perché le persone più importanti saranno sempre accanto a noi, di carta o di carne.

 Amina - 16/10/2013 10:12:00 [ leggi altri commenti di Amina » ]

Stupenda ...

 Cristina Bizzarri - 14/10/2013 20:41:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Grazie Giulia, sai che un tuo commento è per me una cosa importante. E quello che mi dici fa bene a tutta una storia ... come se quel pochissimo che io sono, dico, faccio nella mia piccolissima nascosta vita - come se tutto questo fosse necessario.
Spero di leggerti presto.

 giulia archer - 14/10/2013 19:46:00 [ leggi altri commenti di giulia archer » ]

versato lacrimuccia..eh si’, pare che invecchiando le lacrime siano più "pronte"! Molto bella, questa affermazione e negazione dell’eternità!

 Cristina Bizzarri - 13/10/2013 10:08:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Grazie Loredana (mi) sei sempre molto cara! Ero in dubbio se metterla, come sono stata in dubbio sulla scelta della foto, poi invece messa, nella poesia "E fui Papessa", per evidenziare un modo ambiguo di vedere la donna. Leggila se vuoi, e dimmi che ne pensi, è un discorso che mi sta a cuore. Erano pensieri, questi, che avevo buttato giù un giorno di parecchi anni fa e qui li ho ricopiati, senza quasi lavorarci, lasciandoli grezzi. Si vede! Almeno, nelle poesie come in questa che ti ho detto, ci lavoro anche parecchio... ma questo dialogo immaginario con mia madre, anche se in una dimensione di spontaneità, ho desiderato condividerlo.

 Loredana Savelli - 13/10/2013 09:35:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Che bello riuscire a dire (non solo pensare) queste parole.
Ciao Cristina!!!
Tua madre, se non ricordo male, si chiama come la mia figlia più piccola, allora ciao Paola.

  Cristina Bizzarri - 12/10/2013 22:56:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Graziz Emilio. Oggi mio marito mi ha chiesto un bel quaderno da portare a sua mamma - molto anziana ma con una salute e una mente da ragazza - perché ci vuole ricopiare per noi delle vecchie ricette. Ho ripreso questo dallo scaffale. Le prime pagine erano scritte da questi pensieri che risalgono al 2004 e che ho sintetizzato per metterli qui. Non ho cambiato quasi nulla, ho voluto lasciarlo in uno stile ingenuo, parlato, scevro da intellettualismi - come un parlare tra sé e sé quando non si sente il bisogno di essere formali ma si è sinceri. Un puro caso dunque ...

 Emilio Capaccio - 12/10/2013 22:45:00 [ leggi altri commenti di Emilio Capaccio » ]

Bellissima confessione alla mamma.

Toccanti e sincere le tue parole di fronte alle quali si può solo omaggiare la tua purezza e la tua trasparenza.

Però, un piccolo miracolo è successo in questa breve ma intensa "lettera" che hai scritto: hai parlato da "figlia", ti sei sentita di nuovo "figlia", hai indossato di nuovo quei vestiti d’infanzia e hai sentito tutto il sollievo, tutto lo sgravio nel riporre il peso della responsabilità della tua vita nelle mani di tua madre, come faceva un tempo. Dopo tanti anni in cui sei stata solo adulta, moglie e madre, anche tu, per un piccolo, piccolissimo momento ti sei sentita di nuovo "figlia", come ti accadeva meravigliosamente un tempo.

Un abbraccio.

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