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al testo di cristina bizzarri
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Stanza di polverosa luce, ombre accalcate tra stremati oggetti piangono arie tristi, senza denti: contano quando, brillante ancora il giorno e senza fine, scivolavi la sera in uno specchio - pensavi strade sconfinate - se calpestando aperte crepe o in dolorose forre già cadendo - raggiavi una sorgiva fonte, tua gioia e tua ventura.
Eri sorriso mutilato e vago, frumento offerto sulla pietra, altare in dono eccelso per gli dèi. Crisalide in teca di salvezza con ali già mozzate per il volo - bagnavi le fiamme di silenzio, tingevi trompe l'œil sul tuo viso.
Tuffarti verso il basso nel ventre delle cose, raccogliere conchiglie nel cuore della terra - riemergere te stessa nel cavo della mano.
Ti chiama ancora l'eco, la voce del tuo dio - rispondi alla sua bocca.
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