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al testo di Nicola Lo Bianco
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VI
Da quanto tempo non la pensava a sua madre anni e anni che non la sognava ora quasi che la vedeva affacciata al balcone in dormiveglia la sentiva chiamare, Cristofalo, ancora fuori a giocare!sali ch’è tardi presto a te aspetto, ritirati ch’è tardi, scurò, sali.
X
Pure ti dico che avevi ragione abbiamo scherzato siamo tutti fantasmi i vivi e i morti siamo gli stessi andiamo e veniamo figli e figliastri dello stesso mare, ora però mi sento una cosa nel petto Sciaverio s’è aperta una grande vallata di felicità sono arrivato all’appuntamento grazie, Signore, grazie, sono qua.
XX
Meno male che la chiesa era sconsacrata perché i becchini comunali bestemmiavano senza pietà dato che per uscire questa minchia di salma dalla sagrestia quattro ce ne volevano operai no due, a parte il feto i microbi c’è posto meglio della chiesa con tutti i santi e le madonne guardato a vista ci vuole culo pure per morire, compare, guarda a questo s’è fatto trovare bello pronto, dritto impalato vestito dalla testa ai piedi e con le braccia incrociate, che vuole dire?che non vuole essere toccato questo cataplasima? ava’, sbrighiamoci, alziamolo paro, compare, al mio tre via sotto la balata con tutti gli altri, ché mi aspetta uno sticchione con le cosce aperte, vai, quella femminona è buona e cara ma non sente ragione
Nicola Lo Bianco
brani sparsi da, Cristofalo, poemetto inedito
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