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al testo di Carmelo Pirrera
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Il giorno dopo la fine del mondo era il cielo senza una nuvola seminato di lapislazzuli, e nell'aria c'era una musica forse eco di vecchio valzer o canzone dimenticata relegata col primo pianto ai confini della memoria.
Tanta luce sopra le tegole disertate da risse di gatti come fossimo nel principio di stagioni votate al male o di giorni sottratti al tempo.
Ci aggrappammo senza speranza agli stracci rubati al fuoco a un testardo "Tivoglio bene" ai relitti di antiche favole:
"Sopravvivere alle diagnosi" diventò la parola d'ordine per marciare superbi ed umili verso mete senza una logica nella logica di un'altra fine.
(da Il miele di maggio-11 marzo 1982) |
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