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al testo proposto da Roberto Maggiani
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L’aria è di tutti, non è di tutti l’aria?
Così è una piazza, spazio di città. Pubblico spazio ossia pubblica aria che se è di tutti non può essere occupata perché diventerebbe aria privata. Ma se una piazza insieme alla sua aria è in modo irrevocabile ingombrata da stabili e lucrose attività, questa non è più piazza e la sua aria non è che mercantile aria privata. … Cos’è una piazza, cos’è quel dolce agio che raccoglieva i sensi di chiunque abiti a Roma o fosse di passaggio? È un vuoto costruito a onor del vuoto nell’artificio urbano del suo limite. Se si riempie è per tornare al vuoto perché a costituirla è proprio il vuoto. Non fosse vuota infatti non potrebbe accogliere chi passa e se ne va. Per dragli maggior credito s’innalzano fontane e statue: certo sono belle e grazie al vuoto vantano splendore. Ma c’è qualcosa che è più della bellezza, è il loro appartenere necessario a quel sicuro chiaro spazio vuoto. E questo è più orgoglioso grazie a loro. Un vuoto generoso di potere, una salute certa dello spirito, un bene di città fatto interiore. Poveri quelli cui mancano le piazze. … È naturale che si vada in piazza, ci vanno tutti, e certo non c’è piazza che si attraversi in fretta: quasi una timidezza rallenta i passi alle fontane, all’acqua che fa il suo giro e torna su se stessa. La mente sosta insieme al corpo e guarda lo spazio e l’aria del riposo, ossia la piazza. … Dunque una piazza va lasciata in pace, non è merce da farne propaganda. Ci pensa lei da sola ad animarsi, quello che importa è che sia pubblica piazza. Si vuota si riempie e poi si vuota, accoglie chi sta fuori e lo contiene finché sta fuori, che prima o poi dovrà tornare dentro. E se non è così non è più piazza, è privata terrazza o lugubre infinito lunapark. … La felice bellezza negligente sta ferma intorno a te senza rumore, l’hai vista, sai che c’è, neanche la guardi. Era il lusso di andarsene per Roma. … Ci sono forse altre città del mondo che hanno piazze più belle delle nostre, piazze perdute alla vista e al cuore, piazze vendute insieme alla città? Tratto da: Cavalli, Patrizia La Guardiana Nottetempo, 2005 |
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