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al testo di Valentina Rosafio
La citt dei bambini perduti
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Se ne stavano con le gambe penzoloni sul ponte i bambini perduti come i cigni col collo sott'acqua erano cresciuti, poi spinti lontano dalle domestiche mura s'incontrarono qui tra liberi pascoli e verdi dimore
e vi costruirono una casa là, dov'era il fiume.
(Da La città dei bambini perduti)
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Valentina Rosafio
- 21/08/2012 20:22:00
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Loredana,Franca e Cristina: grazie di cuore per aver colto i diversi aspetti di questa poesia!
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Valentina Rosafio
- 21/08/2012 20:15:00
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Leonora e Roberto:vi ringrazio tanto ma spero di non deludervi perché non fa parte di un poema, bensì di una raccolta di poesie rimasta incompiuta..
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Valentina Rosafio
- 21/08/2012 20:11:00
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Grazie Lorena, a me piacciono molto le tue poesie!
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Valentina Rosafio
- 21/08/2012 20:10:00
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Caro Pietro, ti abbraccio anchio ringraziandoti per il tuo bel commento!
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Loredana Savelli
- 21/08/2012 09:47:00
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A me pare una visione ultraterrena, e un po minquieta. Soprattutto limmagine dei cigni a testa in giù. Vi percepisco un amore smisurato per linnocenza, quasi una vocazione. Ciao!!
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Roberto Perrino
- 21/08/2012 04:55:00
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belle immagini, complimenti Valentina! è parte di un poema?
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Franca Alaimo
- 20/08/2012 22:30:00
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un testo altamente lirico e struggente, dove il dolore è riscattato dalla bellezza delle immagini e dal bene della libertà.
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cristina bizzarri
- 20/08/2012 15:34:00
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Splendido il paragone tra i cigni e i bambini, in una prospettiva di libertà da conquistare. Il linguaggio è come di una narrazione il cui spunto parte da uno sguardo che sa cogliere i simboli. Bella!
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Leonora Lusin
- 20/08/2012 13:38:00
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E linizio di un poema? Promettente.
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Lorena Turri
- 20/08/2012 13:16:00
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Mi è piaciuta molto. Belle le immagini dei bambini con le gambe penzoloni e dei cigni.
Ciao!
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Pietro Menditto
- 20/08/2012 12:39:00
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Il mondo non può essere salvato dai bambini, anzi, il mondo i bambini ama perderli, sembri dirci con questo componimento soffuso di malinconia. Ma se è così non è comunque negato il riscatto ai puri ed innocenti “tra liberi pascoli e verdi dimore” dove edificare una casa che è poi l’Edin (la “casa lontana” dei sumeri, l’Eden degli ebrei). Bella e inusitata l’immaginifica comparazione tra le gambe penzoloni e il collo dei cigni affondato sott’acqua.
Ti abbraccio.
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