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Bocca di tuono, bocca di silenzio,
incomprensibile è
il libro sulla panca –
carta su legno
che in carta risvegliò
l’incantatore
quando nella gola scolpì
scheggiando il vento -
e il vento si piegò obbediente
al parto e si contrasse
tutto -
in altro sillabando.

Bocca di silenzio, bocca di tuono,
non fu più Oriente
meta sconfinata al sicuro passo,
ma da sfingi necessarie
ormai
a rammendare di cieli
strappi amaranto
fu dovere andare
per edipi zoppicanti.

Intanto pulsa la carta
del sangue offerto -
e morte a vita aggiunge
tessendo
sorgivi sé
che il silenzio non imbianca.

E’ nuda la fanciulla
che in tremolante luce
avvisti su altra sponda
rabbrividendo -
prima che tra i petali
gelosa notte
la disciolga.

Rimane venatura
di cristallo -
appannamento.

Finché resta contratto
il mondo
alla sorgente dello sguardo,
sarà come la preda
sola
che la fiera elegge
per l’artiglio.

Bocca di tuono, bocca di silenzio,
è talismano d’amarezza
esserci,
e chiave per l’inganno.

 Leonora Lusin - 27/05/2012 11:06:00 [ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]

Mi piace molto questa tua, ha il bel ritmo e sono sempre ammalianti, anche nella tristezza, le tue fanciulle. Trovo un po’ più debole la seconda strofa, il solito problema di condensazione?

 cristina - 22/05/2012 17:50:00 [ leggi altri commenti di cristina » ]

@Roberto: sì, esoterica, perchè è nel segreto, "dentro di noi", che si scopre la parte più vera!
@Franca: mi hai definita "lunare" in un tuo bel commento - era la risposta ai nostri commenti - , e mi ritrovo in questo aggettivo. Quello che accade ci segna anche quando crediamo di non pensarci e il libro aperto sulla panca sembra perdere senso in questo momento. Il boato contrapposto al silenzio è l’inarticolata voce di un dio sconosciuto, pauroso, ancestrale che spaventa perché lascia accadere l’orrore. Forse quando la carta non era ancora carta ma albero, quando noi eravamo tutt’uno con la Terra e non "conoscevamo", forse allora era tutto aperto al possibile, alla meraviglia. La nascita della parola, del suono articolato, del linguaggio è stata anche - col sorgere della consapevolezza - la nascita della violenza. E tutto ora, le parole, gli alberi, le fanciulle, sono stretti nel linguaggio violento dell’uomo che de-finisce e uccide.
@Silvia: grazie del tuo apprezzamento delicatissimo.
@Cristiana: è interessante il tuo commento che legge le mie parole dando loro un’interpretazione mitologica che ne approfondisce ulteriormente il senso, che in fondo è mitico. Il sangue offerto e la nuova civiltà aprono orizzonti molto vasti, davvero..
Grazie a tutti per avere fatto vivere queste righe con la vostra cura e attenzione. E’ uno scritto che ho sentito molto e non sapevo che effetto avrebbe avuto su di voi! Buon pomeriggio.

 Cristiana Fischer - 22/05/2012 16:46:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

Europa (la bruna, erebu, occidente) rapita da un toro "fu un dovere andare" è una nuova civiltà "nuda la fanciulla... su altra sponda" ma finchè resta "contratto/il mondo/alla sorgente dello sguardo" finchè la nuova civiltà non si sviluppa, sarà ancora "la preda/sola", "talismano di amarezza" e "chiave per l’inganno", quello antico, del sangue offerto. Ho letto così, Cristina, un altro scacco per un mondo nuovo.

 Silvia De Angelis - 22/05/2012 15:59:00 [ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]

Particolare suggestione nei tuoi versi, ricchi di immagini poetiche di rara bellezza
Buon pomeriggio Cristina

 Franca Alaimo - 22/05/2012 15:22:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Credo che siano i fatti recenti a suggerire questi versi affascinanti ed enigmatici, poiché fitti fitti di immagini-simboli, di cose concettualizzate. A me quella fanciulla che si discioglie tra i petali nella terra,fa pensare a Melissa, ma come già elaborata dalla in qualcos’altro. Mi conduce a questa interpretazione anche la presenza del boato seguito dal silenzio e il libro aperto sulla panca, ormai inutile. Ma siamo tutti scossi. Stanotte non ho dormito: ho pensato al suo corpo, immaginavo che le sarebbe piaciuto essere riparato dal freddo che sentiva nel suo buio eterno. Noi donne siamo madri e figlie di ogni donna, non è così?
Al di là del suo nodo ispirativo, Cristina scrive sospinta da una piena percezione uditiva del peso sonoro di ogni parola e da una necessità di creare immagini psichiche, anche se parte da quelle reali.

 Roberto Perrino - 21/05/2012 22:45:00 [ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]

Interessante ed esoterica, da rileggere e interpretare. Alcuni passaggi molto molto belli, in particolare: <<Finché resta contratto/il mondo/alla sorgente dello sguardo,/sarà come la preda/sola/che la fiera elegge/per l’artiglio.>> ed il finale, che lascia il mistero su quale sia <<la chiave per l’inganno>>.

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