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Bertgang. Fantasia onirica
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La mattina dopo sotto un cielo d'azzurro puro un cespuglio di rose rosse sorrentine mi spinsero a raccoglierne qualcuna: un gesto che alleviava la mia mente. Mi diressi verso Pompei con le rose, il fermaglio e il quadernetto, tormentato da mille pensieri e da una gelosia presente sotto i più svariati vestimenti. Il sole quel giorno era impegnato in una prestazione fuor dell'ordinario sempre più implacabile... guardavo le antiche fontane lungo la strada l'uso continuo che gli assetati di allora ne avevano fatto per sporgersi sulla bocchetta di quell'acqua, ora scomparsa, appoggiavano una mano sul bordo marmoreo e così come fanno le gocce che scavano la roccia questo aveva un po' alla volta prodotto un'incurvatura sul punto d'appoggio... Anche la mano di Gradiva s'era forse appoggiata su quella minuscola incavatura...
[ Poesia tratta da Bertgang. Fantasia onirica, di Luigi Fontanella, Moretti e Vitali ]
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Maria Grazia Cabras
- 14/03/2012 19:23:00
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Leggendo i versi di Luigi Fontanella, ho pensato alle epifanie, come Franca Alaimo. Il sole implacabile, le acque, i cespugli di rose evocano l’apparizione di una Ninfa: è Gradiva che affascina e cattura nel delirio amoroso - forse la “sacra possessione” - forma di conoscenza primigenia liquida oracolare…
Sarebbe davvero molto interessante leggere il poemetto di Luigi Fontanella.
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Franca Alaimo
- 13/03/2012 21:54:00
[ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
..infatti, si resta in attesa di unepifania...ma già i versi pubblicati bastano a mettere in evidenza un bel ritmo narrativo, piano e al contempo ricco di elementi descrittivi e psicologici. Un romanzo in versi, non è così?
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Loredana Savelli
- 13/03/2012 07:27:00
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Ho riletto la poesia più e più volte, anche stimolata dai commenti precedenti, effettivamente illuminanti. Non vorrei che il mio primo commento sia stato espresso non correttamente. La poesia sprigiona una grande sensualità, evocativa in ogni particolare (il cespuglio, le rose, il fermaglio, il sole implacabile, il lavorio dellacqua nei secoli, le bocche assetate, la stessa bocchetta delle fontane e così via). Il fascino sta anche nellevocazione di Gradiva e in quei puntini di sospensione finale che aprono la porta al sogno, mescolando il passato con il presente, la "mattina dopo" di un evento senzaltro decisivo, con la gelosia presente "sotto i più svariati vestimenti". (I riferimenti letterari non sono loggetto della poesia, e ho ammesso già che non li conoscevo.) La sensazione di sospensione è in realtà curiosità, vorrei leggere tutta lopera per cogliere un ideale filo rosso in tutta la fantasia.
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Giovanni Baldaccini
- 13/03/2012 01:31:00
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Sono perfettamente daccordo con quanto scritto da Annalisa. Da parte mia mi sento di aggiungere – o forse non è affatto unaggiunta – che in questa poesia, splendida, tutto ciò che è mito e letteratura è perfettamente filtrato in una esperienza personale di introiezione/elaborazione da parte dellautore, che attraverso le immagini non fa che parlare di sé.
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Luciana Riommi Baldaccini
- 13/03/2012 01:27:00
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Condivido pienamente le considerazioni di Annalisa, e di Paolo Lagazzi da lei citato, su questa bellissima poesia di un autore che colpevolmente non conoscevo. Ringrazio la redazione di averlo proposto e di avermi consentito di incontrarlo.
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annalisa macchia
- 12/03/2012 23:41:00
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Rileggendo il mio commento mi sono resa conto di non essere stata sufficientemente chiara nella mia precisazione. Vorrei insistere sul fatto che il testo qui pubblicato, tratto da "Bertgang" (in riferimento al romanzo breve di Wilhelm Jensen "Gradiva"; Bertgang Zoe... ovvero vita), non è da considerarsi una poesia, ma un semplice passo del poemetto, un pezzetto di unopera compatta che va letta come se fosse un solo unico testo. Questa è una condizione necessaria per la comprensione che ne resterebbe inevitabilmente frammentata e distrutta.
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annalisa macchia
- 12/03/2012 19:15:00
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Indubbiamente leggere tutta lopera - il poemetto è, tra laltro, felicemente breve - aiuta a ritrovare lideale "seguito". Al di là dellaspetto simbolico, merita tuttavia lasciarsi conquistare dalla grazia erotica e sognante che la figura di Gradiva sprigiona con levità immutata dallinizio alla fine in queste pagine. Un mito rivisitato dallautore con occhio sapiente, ma anche da innamorato, perso nella sua dolcissima passeggiata onirica. Opera surreale, fantastica? Forse, però, come afferma Paolo Lagazzi, "ci cala nella dolcezza dolorosa e salvifica di quelle illusioni che sono la nostra unica verità; sa immergerci nellora meridiana degli spiriti e degli dèi, quellora di epifanie in agguato che potrebbero mutare per sempre la nostra vita". Un viaggio che ha preso spunto dalla storia di Jensen ma divenuto, tra le mani dellautore, ormai tutto suo; affascinante e tuttaltro che incompiuto. Da non perdere.
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Loredana Savelli
- 12/03/2012 15:12:00
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Dopo una minima documentazione, ho compreso che si tratta di una poesia simbolica e che dietro ciascun elemento si celano i dettagli di una sorta di delirio psichico in cui domina la figura della "Gradiva", lAvanzante, personaggio di un racconto dello scrittore tedesco W. Jensen, a sua volta analizzato da Freud. Il tutto, apprendo, rappresenta un grande trauma che affonda le radici nel passato ed è raffigurato letterariamente dal cataclisma di Pompei. La poesia cattura per il tono discorsivo, ma si rimane spiazzati nel finale perché sembrerebbe incompiuta. Credo che un ideale "seguito" si potrà trovare leggendo lopera completa.
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