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I poeti

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Dopo che ebbe creato il mondo,

il Signore si concesse

un giorno di riposo,

e chisto è fatto risaputo,

sta scritto dint’’a Bibbia,

ma ci manca quacche ccosa.

 

Infatti, in quel giorno di riposo,

il nostro Creatore

andò in giro per il mondo,

insieme al braccio destro,

ad ammira’ le cose del creato,

pe’ controlla’ si quacche ccosa

nun fosse nata

o si nata fosse arruvinata.

 

Così passarono in rivista

piante ed animali,

quelli docili e i feroci,

acquatici, terrestri e con le ali;

scrutarono montagne e fiumi,

pianure ed acque, insomma

tutto ciò che lì viveva

dal giorno che vi nacque.

 

Poi fu ‘o mumento ‘e ll’uommene

che nunn’avevano aspetta’

Adamo ed Eva, principi della sfera;

nossignore, ll’uommene erano

già tanti e m’avita credere

se ve dico che fra l’uno e l’ato

erano già luntani, assaje distanti.

 

Il Signore e il suo aiutante,

visto che erano già tanti,

li divisero in gruppi

per poterli meglio controllare

e all’uopo, nel caso,

per divin decreto, scartare.

 

Allora controllarono i mercanti,

gli artigiani, i medici, i ruffiani,

gli impiegati, i lestofanti,

contadini, mariuoli, nullafacenti:

insomma, oneste creature e malamente

che già fissavano l’uocchie

alla lor vita futura,

col consenso del Creatore, lì presente.

 

Così, di gruppo in gruppo,

arrivarono alla fine,

addó ce steva gente

che subbeto se capiva

che erano diversi ‘a ll’ati:

pecchè erano sofferenti.

 

Chi ‘a into e chi ‘a fora

se capiva che purtava

ognuno nu dulore

e pure na paura:

che i facesse

continuà a vivere, ‘o Signore.

 

Ce ne steveno

brutti, deformi e zuoppe;

curti, sgraziati e strutti;

quaccuno, ca capa vascia,

s’estraniava, comme fa chi sape

ch’add’affunna’ pe’ forza ‘a nave.

 

Ce steveno i malinconici

e ‘nci’o lliggive ‘nfaccia;

i solitari; chilli che già sapevano

che duvevano paga’

pe’ puté avé n’abbraccio;

chilli che senza essere delinquenti,

avrebbero fatto suffrì madre e parenti,

pe’ chella scintilla di dolore universale

che nc’era rimasta dint’’o core,

quanno nce venetta l’ansia ‘e nce creà,

a nostro Signore.

 

Vedenno chesta strana gente

si rivolse l’aiutante al Creatore

che mai aveva visto così esitante,

cu ‘na luce nova dint’a’ ll’uocchie,

cu ‘na mano ncopp’’o core,

e ne dicette: “Maestro mio, forse

siete stanco e non sapete cosa fare

di questi qua; ma ascoltate, permettete,

forse l’avimmo truvate chilli ca nun servono

al Creato, scusate, ma ‘i putessemo scarta’…”.

 

Allora il Signore si voltò,

lo guardò severo in viso,

poi fece, da quando s’era fatto Creatore,

il suo più bel sorriso e ne dicette:

“Statte zitto, nun parlà, scordete

chello ch’’a ditto! Chisti figli ccà

so’ cosa mia, song’’i poeti, hann’’a fa i poesie!”.

                                                             (anni '70)


 pietromenditto - 08/02/2012 10:33:00 [ leggi altri commenti di pietromenditto » ]

Grazie Maurizio, mi lasci senza parole.

 Maurizio Sciascia - 08/02/2012 00:12:00 [ leggi altri commenti di Maurizio Sciascia » ]

La dolcezza e l’intensità di quel sorriso sono tutte in questi versi di straordinaria bellezza. Pietro, pietra miliare de La Recerche!
Commosso Ti abbraccio.
Maus

 Lorien - 07/02/2012 17:44:00 [ leggi altri commenti di Lorien » ]

Una "Benedizione" in dialetto! Molto bene.

 Nando - 07/02/2012 15:35:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Pietro!

 Censa Cucco - 07/02/2012 10:56:00 [ leggi altri commenti di Censa Cucco » ]

che bella, complimenti speriamo d’essere i prediletti del Signore, te lo sei...

 Lorena Turri - 07/02/2012 10:47:00 [ leggi altri commenti di Lorena Turri » ]

Grazie, divina cosa del Creatore!

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