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Prima di leggere  mia madre m’insegnò le filastrocche

Della sua memoria infantile

Che mettevano insieme parrucca e imbacucca nelle rime

E qualche volta, se stentavo a dormire, 

A bassa voce le ripetevo a me sola ,

Addossata alla spalliera del letto, la finestra spalancata

Sulle pietre annerite del muro dell’orto,

Quando di notte cantava l’usignolo

Ed io cercavo di capire  la sua idea del buio

Come un colore attraversato dalla musica:

Un punto di vista assolutamente fantasioso,

Una  smania di grazia sulla desolazione. 

Era così incantevole che di lui ci fosse solo la voce: 

Nota dopo nota contro l’angoscia del non vedere più nulla.

Il giorno dopo si appoggiava al ramo dell’albicocco

E tra le fronde il piumaggio rosso del suo petto era la certezza

Che ogni notte il vuoto della morte era traghettato

Verso la vita dai versi di una veglia musicale

*


[ Traduzione in tedesco a cura di Stefanie Golisch ]


Bevor ich lesen konnte


Bevor ich lesen konnte, lehrte mich meine Mutter die Kinderreime,

An die sie sich aus ihrer eigenen Kindheit erinnerte.

Da reimte sich Pferd auf Schwert

Und manchmal beim Einschlafen sprach ich sie bei geöffnetem Fenster,

Ans Gitter des Bettes gedrückt, leise vor mich hin.

Auf den schwärzlichen Steinen der Gartenmauer,

Wenn nachts die Nachtigall sang

Und ich versuchte, die Idee der Dunkelheit zu begreifen

Als eine Farbe, die von Musik durchquert wird:

Ein absolut phantastischer Gesichtspunkt

Ein Anhauch von Gnade über der Trostlosigkeit

Zauber der reinen Stimme:

Note um Note gegen die Angst, nichts mehr zu sehen.

Am nächsten Tag setzte er sich auf einen Zweig des Aprikosenbaums

Und unterm Laub war seine rote Brust die Gewissheit

Dass nächtens die Leere des Todes von Versen

bewacht wurde und von Musik


*

[ Traduzione in spagnolo a cura della poetessa cubana Juana Rosa Pita ]

Antes de leer

Antes de leer mi madre me enseñó las cantinelas

De su memoria infantil

Que  juntaba peluca y acurruca en las rimas

Y a veces si tenía el sueño difícil, 

En voz baja para mí sola las repetía,

Pegada a la cabecera de la cama, la ventana de par en par

Sobre las piedras ennegrecidas de la pared del huerto,

Cuando de noche cantaba el ruiseñor

Y yo trataba de entender su idea de lo oscuro

Como un color atravesado por la música:

Un punto de vista absolutamente fantasioso,

Una  manía de gracia en la desolación. 

Era tan encantador que de él solo fuese la voz: 

Nota tras nota contra la angustia de no ver más nada.

Al día siguiente se apoyaba a la rama del albaricoque

Y entre las frondas el plumaje rojo de su pecho era la certeza

De que cada noche el vacío de la muerte era transportado

hacia la vida en alas de una velada musical.

 Lorenzo Mullon - 29/01/2012 20:33:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Una spirale di parole, fiabe, animaletti, sapori e affetti domestici, dentro una culla che è l’anima, da cui ci scostiamo per sbirciare il mondo, e ritorniamo subito per ritrovarci

 Nando - 25/01/2012 00:38:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

E’ un testo "leggero" e "denso", un piccolo gioiello. Mi parla della cultura e della sua importanza antropologica; mi racconta dell’infanzia e del mondo interiore dei bambini; mi spiega il potere terapeutico dei linguaggi(i suoni, le patole); mi mostra i semi della ragione e le sue elaborazione nel confornto con l’esistenza e le sua finitudine. Ancora, mi ripete che uqando il tempo si fa più fugace, ogni essere umana compie il suo viaggio di ritorno alle fonti dell’amore e della conoscenza.
Cara Franca, l’ora è tarda e solo adesso ho avuto modo di mettermi al pc, e ho così potuto fare solo una prima lettura di questa splendida poesia(a mio avviso, rimarrà nel tempo), la rileggerò. Intanto, ho voluto esprimeti le prime risonanze...buona notte!

 Franca Alaimo - 24/01/2012 18:59:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Vi ringrazio, tutti, miei cari amici e lettori! però devo dare un piccolo dispiacere a Loredana: la poesia è dedicata già a Roberto, anche se la dedica non figura nel testo. Nel futuro vedrò di accontentarti. Un ringraziamento particolare all’amica cubana Juana Rosa Pita, che,appena letta la poesia, l’ha subito tradotta, con la sua solita bravura, in spagnolo. Voglio ringraziare anche quelli che hanno letto e non hanno lasciato un commento, perché di loro ci si dimentica sempre, ed invece so che ci sono tanti che sanno leggere la poesia,ma non sono capaci di dirne. Vi abbraccio.

 Lorena Turri - 24/01/2012 12:19:00 [ leggi altri commenti di Lorena Turri » ]

Mi viene in mente la filastrocca dei mesi dell’anno con gennaio che mette la parrucca e febbraio che s’imbacucca ma poi arriva marzo e toglie il Sole dalla prigionia.
Quanta saggezza in quel canto materno e quanto insegnamento, ancor prima di leggere! Anche nel buio se s’impara ad ascoltare, una voce melodiosa ci conduce verso la luce e ci libera dall’oscurità.

Grazie, Franca.

 Sara Dimatera - 24/01/2012 11:48:00 [ leggi altri commenti di Sara Dimatera » ]

In passato il canto dell’usignolo veniva considerato un antidolorifico e doveva portare al morente una morte dolce e al malato una pronta guarigione.
E’ proprio questo l’usignolo che ci racconta Franca, quello incontrato nella sua infanzia; quello dal canto melodioso che "cura" l’animo, che quieta lo spirito impaurito e che dona a suo modo consolazione.
Una poetessa Franca Alaimo che prima di leggere, ha imparato dalla sua genitrice, a cantare ed amare la Bellezza della vita donando agli altri più che a se stessa, una solenne testimonianza.
Sara

 Maria Musik - 24/01/2012 07:08:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Cara Franca, le tue poesia sono, spesso, per me, una celebrazione, un "giorno della memoria". Quando mi fai emozionare, ecco che vedo in te il poeta che riesce a cantare malgrado l’oppressione del "piede straniero sopra il cuore", lo schiavo che, benché appeso ad una croce, è libero perché sa di esserlo. E la poetica, contemporanea eppure madida di eco importanti, eredità difficili che tu conservi e ci elargisci con grazia e senza traccia di autocompiacimento.
Ecco balzar fuori dai versi tua madre e la mia, accomunate dal loro narrare e recitare a memoria per nutrirci della parola e delle sue magie, prima che fosse scuola. E, l’usignolo, protagonista nella mia fantasia bambina: unica consolazione dell’imperatore sciocco che gli preferì un uccellino meccanico, compassionevole nell’atto di sfilare una spina dal capo del Cristo morente, imbrattandosi del suo sangue...
Ti sono grata perché, ogni volta, mi restitutisci a me stessa, donandomi un pezzo della tua vita. Credo sia questa un eucarestia: spezzarsi, farsi pane per tutti e mangiarsi, ritrovando l’unità con il proprio sè e l’armonia con il tutto.

 cristina bizzarri - 23/01/2012 21:48:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Avrei voluto anch’io condividere con te il miracolo di quelle notti, di una madre e un usignolo che sono così simili e ti conducono verso il giorno. Lo faccio ora.

 Carla de Falco - 23/01/2012 20:10:00 [ leggi altri commenti di Carla de Falco » ]

Meravigliosa.

 Loredana Savelli - 23/01/2012 19:45:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Cara Franca, questa poesia mi entusiasma e me la vorreri auto-dedicare! : ))
Ho trovato suggestivo e commovente quell’usignolo certo che "ogni notte il vuoto della morte era traghettato/ Verso la vita dai versi di una veglia musicale". Ma ancora di più mi ha commosso il tuo voler capire la "sua" idea di buio. Mettersi nei panni di un esserino così innocente e allo stesso tempo così languido, il cui canto penetra le nostre fibre più profonde! "Quella smania di grazia sulla desolazione" è l’eterno anelito alla poesia, alla musica, alla nostra voce più autentica. E quando poi dici: "Era così incantevole che di lui ci fosse solo la voce:/Nota dopo nota contro l’angoscia del non vedere più nulla", allora il tuo sguardo di poeta si fa lungimirante e profetico. Quella voce è un richiamo ultraterreno, è un "avviso ai mainai" perché nel buio dell’esistenza non perdano l’unica rotta possibile: ascoltare nel rumore.
Meraviglia!!!




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