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Commenti al testo di Ivan Pozzoni
Fame di fama

Sei nella sezione Commenti
 

 Ivan Pozzoni - 20/05/2024 04:40:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

ara Teresa,
conosco molto bene Rimbaud. Il maggiore studioso di Rimbaud in italia, Francesco Piselli (+) assimila velatamente i miei versi alla scrittura di Rimbaud:

[...] Il proprio, ed il contemporaneo, lo vedo nel sollevamento di pezzi di realtà come stanno, quasi un ready made poetico, un iperrealismo. Tutto sostenuto dalla grande e rara cultura, e dunque ben distinto dalla consuetudine lirica (lirica?) simile alle orchidee delicate che non hanno suolo. Vede che cerco di esprimermi, per dire che consento con questa dizione di cose che stanno come stanno, la rugueuse réalité di Rimbaud [...].

Ciao

Ivan

 Ivan Pozzoni - 20/05/2024 04:32:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Cara Livia,
Posso essere d’accordo con te fino a <Eppure>, con la minima critica che non vedere la krisis è una colpa che ha creato, nel nostro secolo, la Grande crisi economica che ha fatto milioni di vittime. Scusiamo il Tardoantico: non ha avuto a disposizione la new sociology. Il Tardomoderno l’ha avuta, è stata letta, e tutti se ne sono fregati, al grido idiota di too big to fail.

Da <eppure> sostengo tranquillamente che ognuno, dal milite ignoto ar macellaro dei Mercati Generali di Roma hanno avuto dignità e hanno collaborato a costruire la storia del mondo. Questi due in modo maggiore di Ungaretti, Montale e Quasimòdo.

Non so cosa significhi <religiosamente pensante>. Io sono stato consulente etico/teologico del Cardinal Maria Martini in materia di teoria della liberazione, dirigendo la maggiore rivista cattolica votata al Sudamerica, Informacion Filosofica. Però il sacrificio di Romero sulla strada dell’abbattimento woytjliano del comunismo mi ha convinto ad avvicinarsi all’agnosticismo di Giovanni Vailati, recuperato nel secolo scorso da Preti e Geymonat.

Lasciamo Isaia a Emilio Villa, e leggiamo Villa. Non Montale, Ungaretti e Quasimòdo.

 Ivan Pozzoni - 20/05/2024 04:17:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Cara Livia,
sinceramente no apprezzo nessun movimento da te citato. L’ermetismo è o modalità astrusa di nascondere il niente assoluto (Montale, Ungaretti, Quasimòdo) o <metafisica> (Luzi). Montale e Ungaretti, in certi casi, sono totalmente vergognosi; Luzi scrive come Heidegger, cioè non è lui complesso e noi ignoranti a comprendere, semplicemente non ha nessun referente oggettivo (significato). L’<emozione>, concetto tutto loro, non tiene conto delle contaminazioni tra etica ed estetica e valore etico/valore estetico. Ho scritto decine di saggi sull’emotivismo etico, con l’esigenza di subordinare anche l’<emozione> ai metodi di verificazione/falsificazione del <valore>, teorie dell’argomentazione e teoria della comunicazione (ho organizzato tanti seminari di queste materie che mi escono dagli occhi e se sento discutere di <emozione> come aha-erlebnis mi viene l’orticaria). Gli anti-ermetici: Poli e Pavese sono maggiori come narratori; Penna non lo amo in materia di tematica e incompetenza sociale. Oldani non mettiamolo nemmeno in lista. Non mi va nemmeno di commentare, avendo sufficienti "nemici" nell’orizzonte pseudo/artistico italiano (Realismo Terminale = nomen omen): ha scritto un ventesimo di ciò che ho scritto io, con la mia NeoN-Avanguardia. Poi arrivarono le neo-avanguardie a spazzare via il marciume del Novecento italiano: Sanguineti è il De André dell’<anti-poesia>.

Per la musica e l’architettura non ho niente da dire: non è che vieterei la lettura di Aristotele e di Democrito. Ritengo inutile la loro interpretazione all’impegno sociale, alla <militanza> nel Tardomoderno (con l’eccezione di Martha Nussbaum che, tuttavia, si attacca e distacca costantemente dall’aristotelismo).

Per carità, ciascuno è libero di ragionare come Nonno di Panopoli. Però ha il dovere di pagarne le conseguenze politiche e sociali.

Ciao
Ivan



 Teresa Cassani - 18/05/2024 08:40:00 [ leggi altri commenti di Teresa Cassani » ]

Naturalmente Rimbaud è un poeta della seconda metà dell’800 ma con una sensibilità che apre al secolo breve.

 Livia - 18/05/2024 01:50:00 [ leggi altri commenti di Livia » ]

Buonasera Ivan,
apprezzo il dialogo franco e onesto senza falsa ipocrisia anche contraddittorio, penso di aver capito anche il tuo stato d’animo verso l’idiosincrasia per l’ignoranza.
Incolpare una civiltà (qui fai espressamente riferimento ai latini) di vivere, nel pieno della propria decadenza, di nostalgica classicità lo considero davvero un peccato veniale, poichè dopo un periodo di grandezza assoluta ogni civiltà necessita di un momento di transizione per traghettarsi altrove o sparire nel nulla. I cambiamenti/rinnovamenti hanno bisogno dei movimenti avanguardisti che normalmente producono i loro effetti proprio in queste empasse. Mi sembrano processi storici evolutivi del tutto normali. Per questo, molti nomi di artisti innovatori sono divenuti famosi dopo la morte. Emarginati nella loro contemporaneità, per aver abbandonato gli schemi classici, precursori di nuove ideologie che non sono così immediate da essere assorbite.
Eppure, son d’accordo con Teresa, come si fa in nome di un reale rinnovamento a cancellare o demonizzare opere gloriose, opere che han dato lustro all’architettura, alla letteratura, all’arte in generale. Insisto...Montale, Ungaretti, Quasimodo, espressione di un ’900 in cui storia/costume/ideologie non erano certamente quelle odierne hanno rappresentato un approdo utile al percorso dell’Uomo nelle fasi della sua espressività artistica.
Tu dici di non sentirti religiosamente pensante (mi sembra di averlo letto in qualche commento) guarda un "avanguardista" ante Christi come la pensava...
Isaia 43:18-19 NR94
«Non ricordate piú le cose passate, non considerate piú le cose antiche: Ecco, io sto per fare una cosa nuova; essa sta per germogliare; non la riconoscerete? Sí, io aprirò una strada nel deserto, farò scorrere dei fiumi nella steppa>>.


 Teresa Cassani - 17/05/2024 11:39:00 [ leggi altri commenti di Teresa Cassani » ]

Caro Ivan,
ci sarà anche mancanza di consapevolezza della krisis, ma ci sono altresì esigenze di tipo estetico ed emotivo-sentimentale, per dirla in parole povere.
A proposito di anti, per esempio, io trovo che i poeti anti novecentisti abbiano rappresentato una valida alternativa rispetto agli ermetici (la loro poesia è ancora capace di suscitare emozioni), mentre gli esponenti del Realismo Terminale(Oldani)faranno anche una poesia specchio dei tempi, ma il loro poetare, a mio avviso, è un colpo al cuore.
Lei fa il parallelismo con le fasi della latinità; io vorrei parlarle dell’arte architettonica urbana. Se nelle città italiane non si potessero ammirare quei meravigliosi edifici, opera dei secoli passati, e fossero presenti solo costruzioni ispirate al Razionalismo funzionalista et similia, io me ne fuggirei in montagna e vi rimarrei. Così pure è per la musica. E’ vero che c’è stato Schonberg, e il dopo, ma le intramontabili opere del passato continuano a influenzare le composizioni moderne, convivendo accanto alla musica dissonante.
I poeti del ’900 hanno espresso dei pensieri che è sempre utile, bello e formativo considerare. Alcuni non sono stati ancora completamente compresi, pur esprimendo idee interpellanti (Rimbaud). Altri ne hanno espresso di interessantissime e pregnanti, come Luzi, che, come cristiana, io apprezzo molto e trovo sempre proponibile nella sua essenza. Questo poeta, nel ricercare la verità profonda delle cose, ha concepito una poesia che coglie gli aspetti molteplici, talvolta dissonanti, di una realtà complessa e metamorfica, sempre umilmente consapevole, comunque, della sua insufficienza. E ci sarebbe tanto altro da aggiungere, naturalmente,
Caro Ivan, lei fa bene a farsi interprete delle nuove tendenze, e a darne notizia, ma lasci ad altri la possibilità di viaggiare serenamente alla velocità del proprio treno, quando non di esprimersi secondo la propria sensibilità ed esigenze.

"Sia grazia esser qui, nel giusto della vita, nell’opera del mondo. Sia così" ( Augurio).

Ave atque vale.

 Ivan Pozzoni - 17/05/2024 03:26:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Cara Livia,

sinceramente, io non sono abituato a rapportarmi alla "gente" dei social. Ho un forte disprezzo dell’ignoranza, ho l’imprinting genetico di comprendere in venti secondi il livello intellettivo/culturale di un individuo e non gradisco che la mia sfera di esistenza sia violata da soggetti sgraditi e di intelletto inferiore. Giustamente, ne La Recherche, costruita intelligentemente da Maggiani e frequentata da artisti interessanti come l’amico Raffaele Piazza, ho la tendenza a rispondere ai commenti altrui, con ironia/intelligenza all’utente serio e con fastidio/ferocia all’utente Bonobo.

Dico sempre ciò che credo, ovunque, senza false ipocrisie, e ciò mi ha procurato moltissimi nemici. <Molti nemici, molti onore>, diceva un grandissimo duce, Georg von Frundsberg (l’altro duce amava rubare e copiare le citazioni altrui, come il mio concittadino Galimberti).

Gli <abitanti> del tempo - direbbe l’amico Massimo Marassi, ordinario di teoretica in Cattolica- non riescono a comprendere l’arrivo della krisis, e continuano a vivere con idee, opinioni, ideali fuori dalla realtà oggettiva del tempo. I latini della Tardomodernità credevano di essere ancora latini dell’età antica, e applicavano opinioni e idee letterarie senza significato. Infatti, dal V al IX/X secolo d.c., nella letteratura latina - a differenza del diritto con i molteplici bellissimi Codex dei regni romani-barbarici- non si segnalano segni di vita (encefalogramma ed elettrocardiogramma piatti). Da vent’anni la krisis ha colpito duramente l’era moderna, siamo trapassati nell’era Tardomoderna, e continuiamo a fare cultura come se fossimo dei moderni.

Se, nonostante l’esempio antico/Tardoantico, uno storico non abbia capito che metodi, idee, opinioni, valutazioni e credenze della modernità, nell’attuale era Tardomoderna, non hanno nessun significato oggettivo e non conducono a nessuna conclusione progettata, il rischio è di fare la fine dei Tardoantichi in letteratura. Poco importa: vivremo altri cinque secoli d’ignoranza totale.

Leonida, esempio fondamentale della vita militante fino alla morte desiderata (suffragata dall’ideale tutto greco della memoria come sopravvivenza), alle Termopili era circondato da 300 spartiati (non spartani) e 1000 arcadi. I Persiani trovarono, alla fine della ferocissima battaglia 300 cadaveri di spartiati. I 1000 arcadi erano fuggiti.

L’Arcadia fugge sempre, davanti all’urto delle neo-avanguardie. Per questo ho fondato, e sono, un Neon-Avanguardista.


 Livia - 17/05/2024 00:21:00 [ leggi altri commenti di Livia » ]

caro Ivan
questi pizzini di commenti sono come i salatini sul banco del bar, attraggono ma non c’è tempo.
Tu sei inevitabilmente in guerra, hai armato la penna, minato l’inchiostro, fortificato le mura nell’iperferocia del verso. Ognuno battaglia per i propri valori. E lo trovo giusto.
Io mi sento invece molto neanderthalensis, sono "all’antica", amo l’arcadia dei miei avi massacrati, infatti naufrago nell’oblio dei versi divagando a zonzo, sopravvivendo.
Buona serata

 Ivan Pozzoni - 16/05/2024 04:28:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Cara Livia,
stai tranquilla.

L’era dei "Gemelli" è iniziata, e, noi, giovani poeti, abbiamo spazzato via i vecchi amministratori delegati delle aziende multinazionali, e li abbiamo sostituiti, con ferocia maggiore. Almeno, io. Gli altri sono rimasti a discutere di <iper-uranio> nei call centers.

Giuro: io avevo proposto alla casa editrice di assoldare una banda di albanesi da mandare a casa di chi acquistasse il libro, in modo da creare il massimo dolore emotivo. L’ufficio legale ci ha detto sussistere reato e ha vietato la concretizzazione della mia idea.

Quindi ho iniziato a fare <anti-poesia>, dal 2012, dove ogni forma di emozione/illuminazione fosse bandita; dove ogni forma di <metafisica> fosse annichilita. Però, tu stai leggendo i miei versi del 2005, usciti nel 2012 in Carmina non dant damen. Devi leggere i versi del 2012, da Il Guastatore. Lì riesco ad essere sovversivo/eversivo, anarchico, libero dalla schiavitù aziendale. L’emozione/sentimento resta bandito, la <metafisica> dimenticata. Cresce l’iper-ferocia del verso.

Comunque ti ringrazio del complimento. La <razionalità>, dal latino ratiònem, come sai benissimo da storica, era il <Pezzo di stoffa quadrata di un tessuto assai ricco e ornato di pietre preziose, che portava sul petto il gran sacerdote degli Ebrei, quando si trattava di rendere ragione, cioè di pronunciare giudizio su cose di grande importanza>. La <ragione> è dell’homo sapiens sapiens. L’<emozione> dell’Homo neanderthalensis, massacrato dall’homo sapiens. Quindi, mi sta bene che sono brutto. Ma non riuscirà mai ad essere un Homo neanderthalensis.

In effetti, dopo Hitler, Himmler, Mussolini e Franco vengo io.

Leggi: https://www.larecherche.it/testo.asp?Id=46972&Tabella=Poesia
https://www.larecherche.it/testo.asp?Id=48835&Tabella=Poesia
https://www.larecherche.it/testo.asp?Id=48041&Tabella=Poesia

Dimmi se senti <il dolore del senso>. Se lo senti ho combinato davvero un grande casino.

 Livia - 15/05/2024 21:23:00 [ leggi altri commenti di Livia » ]

Per fortuna che c’era chi diceva che "l’era dell’acquario" avrebbe aperto le menti agli Uomini ! Ma dov’è l’era nuova?
Tu non fai poesia emotiva ma razionale. La parte razionale di me dice sì ok, sono temi importanti, di coscienza, anche in poesia. La parte emotiva invece si spegne. Io voglio star male quando leggo una poesia...e non perchè sia masochista. E’ il male del "senso", quel senso di precaria fragilità che viene sfiorata. Il male che tu produci su di me è di coscienza, penso, dopo averti letto in vari commenti, che sia proprio uno dei tuoi obiettivi principali, non preoccuparti, non sei ancora in nomination!