Dedalus
- 05/08/2020 20:32:00
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Questi versi mi fanno pensare ad una quasi aritmia del pensiero che si muove a scatti come laffanno generato da una "calura" spropositata. La lirica qui si trasforma divenendo un quadretto a rapide e sapienti pennellate di un afoso giorno destate, una scrittura in cui le pause non necessitano perchè è tale la sequenza di segni che tra un espiro ed un inspiro si traducono in attimi di stasi. Con sapienza la poetessa lancia le parole in aria in un dialogo interiore senza interruzioni, seguendo logiche sue particolari senza inutili giri di parole. Ritornando alle pause mi preme precisare, comunque, che esse, nonostante non espresse volutamente, tranne che negli stacchi di respiro, individuano e dettano, in un certo qual modo, misure e tempi di lettura, anche se è poi il tettore che se le crea.
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