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Commenti al testo di Roberto Maggiani
Haiku?

Sei nella sezione Commenti
 

 Roberto Maggiani - 10/11/2019 19:04:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Grazie per la vostra lettura e per le riflessioni lasciate. Per me l’Haiku è sempre stato un mistero e un’attrazione... vedo l’Haiku come il concentrato della poesia... in cui è infusa una grande saggezza e la capacità di sintesi espressa alla massima potenza... La sera in cui ho scritto questi versi, è stato un momento per me magico (un caso): era come se nell’aria, la foglia stessa, che in prospettiva sembrava che stesse cadendo sulla luna, scrivesse i versi che avete letto.

 Fabrizio Giulietti - 30/10/2019 15:03:00 [ leggi altri commenti di Fabrizio Giulietti » ]

mi infonde l’Universo...

 Klara Rubino - 29/10/2019 12:07:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

A livello inconscio o subliminale mi riporta alla mela di Newton, la foglia è l’albero e la luna è la mela, con il filtro ...dell’autunno!
È un capovolgimento della legge di gravità che infatti nello spazio infinito e nero ( che fa da sfondo) non è più esercitata dal pianeta Terra.
Anche il poeta, anche lo scienziato può avere da un fatto reale e casuale un’intuizione poetica o scientifica che porti a vedere il mondo da un’ottica diversa....magari capovolta!
Qui mi sembra di cogliere l’indicazione di ampliare il campo di ricerca oltre il nostro pianeta e la nostra "sfera" d’azione e visiva perché ci sono molte forze in equilibrio dinamico che consentono noi, anche la coscienza di noi.
Che sia un haiku o no non importa...certamente all’haiku si allaccia/abbraccia!

 Maria Musik - 28/10/2019 21:36:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Perchè quel punto interrogativo? Una domanda più che un titolo giacché lo haiku non lo prevede?
Maggiani sceglie la scuola di pensiero che, pur mantenendo i tre versi, non vincola alla regola delle 17 more (se le si equipara alle sillabe e non a unità di suono) e ci propone uno schema 3+5+7. Ma le altre peculiarità ci sono tutte: abbiamo il kigo nel primo verso, il punto che lo chiude è un kireji e i due versi successivi determinano il kiru cioè l’anti-sillogismo del passaggio da una "condizione stagionale" (primo verso) che tipicamente vede cadere le foglie (secondo verso) ma di certo non su un quarto di luna (terzo verso). Quindi lo haiku si compie, stilisticamente e concettualmente, dato che la foglia che cade in autunno è simbolo del rinnovamento scandito dai cicli vitali mentre il farla cadere sulla Luna, icona per eccellenza della storia dell’immaginifico poetico, esprime quell’anti-sillogismo che è espressione del bisogno dell’uomo e del poeta di un salto demiurgico, creativo.
Bene. Allora trattasi di haiku?
Oppure è un componimento che per stile, se non ci fosse quella domanda (e wikipedia) attribuiremmo alla corrente ermetica ("Soladati" di Ungaretti volendo rifarsi all’autunno e al salto poietico o "Ed è subito sera" di quasimodiama memoria)?
E’ così importante dare un’etichetta ai versi? E’ il rispetto delle norme formali che ne fanno poesia?
Ma Maggiani esagera e, dopo l’apertura con un non titolo-domanda, chiude con un fotomontaggio, anch’esso contenente tutti gli elementi descritti sopra: a stagione, la realtà degli oggetti foglia gialla e luna lattiginosa color calce immersi nell’anti-sillogismo poietico.

Haiku?

 Franca Colozzo - 27/10/2019 22:17:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

L’autunno si presta in questo tuo haiku, attraverso l’accostamento della foglia ingiallita e della luna, ad essere interpretato in chiave diversa. Infatti, la metamorfosi della natura racchiude in sé sempre qualcosa di magico nel suo disfarsi, che poi è l’anticipazione di una sua rinascita in primavera.
Ecco che la luna, decantata da amanti, poeti e chiromanti, assurge a simbolo di quel mistero che è la vita.

 Gil - 27/10/2019 12:18:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Il titolo inrerrogativo è premessa fondamentale ai tre versi che, poiché di poeta riconosciuto tale e affermato in ambito editoriale, sembrano riecheggiare o i detti zen o le parole del piccolo principe, laddove afferma che gli adulti vogliono più che comprendere (prendere in sé) definire; e nella saggia equidistanza del maestro, sono chiamati in causa gli opposti che, seppure inconciliabili, sono lontani dall’essenziale.