Nando
- 11/06/2010 18:21:00
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Bella poesia; non saprei dire perché, ma dopo averla letta mi rimane in "bocca" il sapore delle cantilene di una volta. Lorena, forse non si possiede una soffitta ma un cuore sì: se vi entra la Luce, tutte le cose ivi conservate diverranno nuove. Ciao
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Guglielmo Peralta
- 11/06/2010 17:33:00
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Idea bella e originale è questa di considerare il mondo ormai in disuso, e la necessità di "rispolverarlo" per tornare ad usarlo come nuovo, anche se di seconda mano o abitazione! Il fatto è che noi, uomini, siamo il mondo, e la polvere del tempo che ci portiamo addosso, anche se potessimo aspirarla, finirebbe per riformarsi. Saremmo anche noi uomini di "seconda mano", usati, troppo usati!... Non cè "Oltreuomo" allorizzonte! (Ma è forse per questo, per limpossibilità di rinnovarci, di "rispolverarci", che si ipotizza un cambiamento radicale, una metamorfosi inaccettabile, una caduta nella forma impersonale del cyborg?...)
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Loredana Savelli
- 11/06/2010 15:05:00
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A volte ci aspettiamo di essere sorpresi dal mondo in una maniera eclatante. Se decidiamo di mettere in soffitta il mondo è perchè non accettiamo che possa essere diventato così "inutilmente prevedibile", ma, come dici tu, qualcosa di indicibile ci suggerisce di essere prudenti, di conservarne almeno il ricordo, come si fa con le cose care. Il problema è avere una soffita sufficientemente ampia! Forse però cè una terza via: "sopportare" il mondo e giudicarlo con categorie diverse dallutile/inutile. Allora il problema diventa avere una soffita interiore grande quanto un castello! Mi sono dilungata, le tue poesie offrono sempre spunti di riflessione esistenziale, oltre ad essere belle. Ciao Lorena
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