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Commenti al testo di Fiammetta Lucattini
Lucidit

Sei nella sezione Commenti
 

 Fiammetta Lucattini - 08/11/2014 14:25:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta Lucattini » ]

I’ vo gridando: ’Pace, pace, pace’ - Petrarca

 Il bancarellaro abusivo - 08/11/2014 09:16:00 [ leggi altri commenti di Il bancarellaro abusivo » ]

Da bancarellaro abusivo,
anch’io qui con disadorno
vestire a dir la mia ritorno,
ché di poesia pur’io ci vivo:
allor vi pongo sinceramente,
all’ora che ancor lume la mattina
il sentito grazie della mia mente,
che tra sì alta e dotta discordanza
non colse il tono dirompente
dell’asprezza, ma lo scolastico sapere
che non colma la mia ignoranza
e priva i i miei commenti di lettore
di quel portato di sostanza
che segna il lento costruire
gli adornamenti di ogni arte,
ma sicché non degli acerrimi nemici
qui hanno duellato d’astiosa sorte,
ma danzatori del pensiero
che con invidia santa ho ammirato;
siete allor per la povertà una ricchezza
se in contrasti la poesia illuminate
seppure miei fratelle figli della sete di Bellezza
che no o sì voi lo sappiate
infine, parola d’abusivo bancarellaro,
la poesia non la si possiede
è una magnifica epifania
che sol quando appare sì la si vede
e ad (nostalgico) imitazione di Dio misericordioso
può entrare nella casa pure di un cencioso
che niuna lingua la poesia disdegna
ma vuole un cuore che le sia lavagna.

Ringrazio Celina, Gian Maria, gli altri commentatori e Fiammetta che, qui in veste di oeta, non può non avere l’ultima e irriducibile parola. Infine un sentito ringraziamento agli ideatori e ai redattori di questo spazio agoraico, piccoli grandi eroi di un tempo ai versi avverso.


 Maria Musik - 08/11/2014 00:04:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Ho letto solo dopo aver postato il commento di Roberto. Mi scuso: non era necessario aggiungere altro.

 Maria Musik - 08/11/2014 00:01:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

@ Celina - Ottima la disamina del lessico e del testo ed anche l’analisi. La poesia di Fiammetta ha messo in moto un positivo quanto acceso scambio di opinioni. Ben venga: era ora di spolverare. Però, spero Celina saprai comprendermi, in tutto questo argomentare c’è una nota stonata. Gian Maria non mi pare sia stato offensivo: palesemente critico ed in disaccordo, forse un po’ "brutale" nella sua schiettezza ma tu non sei stata da meno. Anzi, forse hai rincarato la dose. Non alziamo i toni più del necessario. Anche io ho espresso una lettura del testo diversa e ci siamo anche confrontati più che apertamente ma, sinceramente, non trovo appropriata l’asprezza di alcune tue affermazioni. Restiamo sulla nostra lettura e critica, restiamo sul pezzo, confutiamo una teoria/lettura che non condividiamo ma sempre nella consapevolezza che siamo tutti dei miopi (nel mio caso, data l’età, presbite) che usano occhiali diversi e che, anche con 10/10, guarderemmo sempre e comunque da prospettive diverse.

 Roberto Maggiani - 07/11/2014 23:42:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Cara Celina, il tuo intervento finalizzato a sollevare sorti che non erano state abbattute, non mi suona bene e soprattutto conferma quanto dice Turi sulla levata di scudi, mi pare di non leggere mai tuoi commenti per altri autori. Gian Maria ha espresso il suo parere, discorde con il coro, tra cui mi trovo anch’io, ma è un parere lecito... mi sento in dovere di levare uno scudo in sua difesa. La tua analisi è molto bella. Se non contenesse quella sorta di astio latente al commentatore che ha espresso un parere diverso sul testo di Fiammetta, sarebbe molto azzeccata. Grazie.

 Celina Di Marco - 07/11/2014 22:58:00 [ leggi altri commenti di Celina Di Marco » ]

cappello...chapeau! I capelli è sempre meglio non levarseli, cascano già a sufficienza da soli.

 Celina Di Marco - 07/11/2014 22:31:00 [ leggi altri commenti di Celina Di Marco » ]

Dissento fortemente dal duro giudizio espresso da Gian Maria Turi su questo testo di Fiammetta, semplice, sintetico, profondamente legato al quotidiano nel contenuto e nel lessico, ma sicuramente non meritevole di critiche a mio giudizio immotivate.
Inoltre non ho trovato segni di tutto questo tam tam mediatico sui social network - che sono andata a controllare per curiosità - solo una semplice condivisione di un testo che, a quanto pare, ha saputo toccare l’animo di diversi lettori.
E’ giusto non stringersi per forza la mano tra autori ed è anche vero che ogni giorno questo sito raccoglie testi poeticamente inclassificabili, ma in questo caso non riesco a capire come Gian Maria Turi possa parlare di “testo linguisticamente a mio avviso scialbo” “immagine squallida” “squallore della frase” e altri commenti altrettanto aspri al limite dell’offensivo.
Se avessi trovato nei miei anni di insegnamento alle scuole medie un alunno capace di scrivere così, mi sarei didatticamente levata il capello…

Fortunatamente sono una semplice lettrice e nella vita quotidiana scrivo solo per lavoro, ma ho alle spalle lunghi anni di studi umanistici, soprattutto di indirizzo antichistico, e sulla base di essi vorrei sottolineare come l’attenta disamina lessicale, sintattica e stilistica di Gian Maria sia, a mio avviso, arbitraria e fuorviante.

- L’uso della – d eufonica: Fiammetta mi pare appartenga ad una generazione alla quale fu insegnata l’uso obbligatorio nella lingua scritta di tale forma che, sebbene oggi in parte superata, conserva a mio giudizio il suo fascino antico (dal lat. ad). Ferma restando la sua importanza da un punto di vista metrico, come lo stesso Gian Maria ha rilevato, trovo che in questo contesto il suo utilizzo alzi il registro linguistico, proprio perché si distacca dall’espressione orale, più propensa all’uso della semplice a.

- La scelta del verbo "contemplare": anche in questo caso il richiamo al Latino è evidentissimo. "Templum", infatti, prima di indicare l’edificio sacro destinato al culto della divinità, nella sua originaria accezione stava ad indicare uno spazio circoscritto, delimitato, per cui il verbo contemplare in questo caso sta proprio a significare “attrarre nel proprio spazio visivo”. Non capisco, inoltre, a quale accezione degenerativa faccia riferimento Gian Maria (quella religiosa? In questa lirica non c’è traccia di una visione religiosa dell’esistenza, come ha rivelato, non senza stupore, la stessa Cristina Bizzarri).

- “diversamente crudele”: ho trovato quest’espressione straordinaria, sia per la modernità che per il potere evocativo.
Non condivido quanto afferma Gian Maria circa l’ipocrisia linguistica e la connotazione eufemistica di tale avverbio associato ad un aggettivo. "Divertere" in Latino significa “volgere in altra direzione”, per cui il “diversamente abile” non è una persona incapace alla vita, ma chi, duramente colpito da un handicap invalidante, trova le risorse, fisiche, mentali o psicologiche per esprimere al meglio altri aspetti del proprio essere uomo o donna, non necessariamente legati alla sfera della fisicità.
Pertanto, a mio giudizio, “diversamente crudele” sta ad indicare la caratteristica peculiare di chi riesce ad esprimere la propria crudeltà in modalità inaspettate, sicuramente di carattere più psicologico che fisico. Per essere crudele non serve seviziare la propria compagna (a volte anche il proprio compagno) con la sopraffazione fisica: come penso un po’ tutti sappiamo, si “uccide” benissimo un’altra persona anche con le parole, gli atteggiamenti, la scarsa considerazione o l’umiliazione gratuita.
L’aggettivo “curvo” ci fa, però, capire che il carnefice in questione è una persona anziana, malata (lo si intuisce dalla “nevrotica processione” dell’inizio), piegata dalla vita, vittima anch’essa e in parte forse scusabile.

- “sbricioli sentimenti
come una brioche ammuffita.
Io prendo la scopa, decisa,
e li spazzo via con cura”
Non capisco come Gian Maria possa parlare di “immagine…squallida”.
I sentimenti ridotti in briciole sono l’esito di quella “diversa crudeltà” che è riuscita a disintegrare affetti, emozioni, legami. Non resta, allora, che spazzarli via, il più lontano possibile, forse perché sarebbe infinitamente più doloroso raccogliere i cocci di un amore finito.

- “La dicono presa di coscienza
che, all’ultimo atto, sa solo
di sangue coagulato.”
Gian Maria, sottolineando “l’illogicità del linguaggio”, tra l’altro, commentando così : “Il lessico quotidiano va benissimo in poesia, ma sapere mettere una parola dietro l’altra in modo che siano suonino bene/stridano e con ciò acquisiscano un di più di senso è lavoro di pochi”, si ferma ad una visione a mio giudizio miope del testo.
Il sangue coagulato, raggrumato, ridotto a cosa solida, non sa più di vita, non irrora i tessuti, non porta più ossigeno e nutrimento.
La presa di coscienza in questo caso ferma l’emorragia in corso - di sentimenti, probabilmente - ma nel contempo ha come tragica conseguenza la fine di tutto.

Questa la mia personale analisi, tesa a rivalutare un testo a mio giudizio profondo nel contenuto e ben scritto, pur nell’apparente semplicità.

Cordiali saluti a tutti.

 robberto - 07/11/2014 22:27:00 [ leggi altri commenti di robberto » ]

ho riletto i commenti e ho riletto il testo.
quest’ultimo mi ha trasmesso qualcosa di ruvido, e per questo l’ho apprezzato.
sull’estetica del verso non discetto, concordo con Gian Maria che i lettori hanno inclinazione unipolare, io stesso ammetto di lasciare commenti solo se, ma senza ma.
il silenzio e’ statisticamente piu’ rilevante.
a Voi il mio Ueila. torno di la’.

 robberto - 07/11/2014 21:05:00 [ leggi altri commenti di robberto » ]

dico: ueila! al testo, anzi Ueila!
dico: ueila ai commenti
nondimeno e ciononostante
a Voi Autori dico: Ueila

 Gian Maria Turi - 07/11/2014 20:50:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Grazie Roberto e grazie Maria!

Secondo me, Maria, la questione della vivisezione di un testo è questione di prospettiva e di ruolo. Certo che il bello di un testo è nella sua complessità, lo stesso vale per un corpo. Ma chi scrive e vuole sapere come e perché un testo funziona e un altro no (pur nella soggettività delle opinioni) è tenuto a fare anatomia e fisiologia del linguaggio, così come fanno i medici. Altrimenti il suo lavoro dipenderà solo dal caso e nel 99% dei casi (scusa il bisticcio) sarà un fallimento.

 Maria Musik - 07/11/2014 20:34:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

@Gian Maria - Non puntualizzo oltre, sebbene il cattolicesimo non l’abbia tirato fuori io, però, ti assicuro, che l’invito al rispetto non era rivolto a te ma solo un memento per tutti noi, assolutamente non relazionato al tuo intervento.
Una cosa sola mi spiace: per motivare il mio gradimento ho vivisezionato la poesia di Fiammetta. Ho esagerato, presa dalla foga: in realtà, ritengo che non bisognerebbe mai fare l’autopsia di un testo, privandolo di quel "mistero", del diritto a non doversi spiegare... ma anche questa, è solo una mia opinione.

 Roberto Maggiani - 07/11/2014 19:26:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Ultimamente sto "passeggiando" tra le pagine de LaRecherche.it e sto lasciando commenti qua e là, cercando, con poche parole, di rimandare il bello che vedo e anche il migliorabile. E’ una cosa a cui dovremmo tendere su LaRecherche.it, dovremmo essere in grado di dire il vero (parolone) che è dentro di noi, che non è la verità assoluta, ovviamente; per farlo dovremmo leggere poesia al fine di affinarci nel gusto e stare al passo coi tempi (qui si potrebbe aprire una discussione), mi chiedo quali libri sono stati letti di recente dagli scrittori e i commentatori del sito, al fine di tenere alta la propria attenzione alla poesia, le recensioni che proponiamo servono anche a questo.
In ogni caso non sempre si può dire tutto e subito a un autore di un suo testo, personalmente provo a considerare anche il percorso e non solo lo scritto che ho davanti, cerco di avere uno sguardo relativo e non assoluto. A Fiammetta riconosco di essere in un percorso di scrittura e, dunque (pur d’accordo sull’uso di qualche limetta qua e là sugli "ad" e "ed", sono infatti sufficienti la "a" e la "e"), mi sento di sottolineare il fatto che da questo testo di Fiammetta traspira il carisma del poeta che sa cogliere in brevi accesi passaggi ciò che sta accadendogli. Riguardo alle parole "contemplare" e "meditare" e al loro uso, ebbene, penso che rientrino in una modalità di esperire il quotidiano. Ciascuno può destinare una data parola a un proprio personale uso, questo ci è concesso; l’uso di Fiammetta a me piace molto, ci sono scuole di spiritualità che insegnano la contemplazione nell’azione.
Grazie per questi confronti, secondo me costruttivi, ce ne fossero di più di commentatori che intervengono sui testi come fossero tesi di ricerca, mostrando così ad essi e ai loro autori un vero interesse.

 Emanuele Di Marco - 07/11/2014 19:18:00 [ leggi altri commenti di Emanuele Di Marco » ]

come si dice in certi casi... ah, sì: "un bel tacer non fu mai scritto", mi pare proprio...

 Gian Maria Turi - 07/11/2014 18:42:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

La cultura cattolica di Fiammetta è anche la mia, quindi il verbo è questione mia non di Fiammetta (ricordi la famosa citazione proustiana che gira anche su questo sito ma che poi viene regolarmente dimenticata: "Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso"? Personalmente non contemplo i tramonti così come quando penso non medito, visto che la meditazione nel mio vocabolario è tutt’altra cosa. (Potrei però usare tali verbi in senso ironico, tipo il "Meditate, gente, meditate" del buon Arbore.) Tra l’altro della cultura cattolica di Fiammetta non sono stato io a parlare per primo, ma tu nel tuo precedente commento. Io mi rifacevo a te, visto che Fiammetta non la conosco.

Mi sta bene chiamarli "suggerimenti al miglioramento", anche se tale definizione sembra implicare che io so qualcosa di più di Fiammetta (in questo caso) e quindi posso consigliarla per migliorare. Personalmente non la vedo così: per me una critica in questo ambiente può servire a instaurare un dialogo, non a dire a qualcuno cosa è meglio faccia. Per questo non condivido con te l’idea dei commenti in privato. La letteratura è questione pubblica nel momento in cui l’autore decide di pubblicare. Di conseguenza la cosa importante è il dibattito pubblico, a cui tutti volendo possono partecipare, come Nando prima o te adesso. Ognuno così può trarne qualcosa - è la speranza. D’altra parte dal momento che un autore si espone pubblicando deve essere anche pronto alla critica, soprattutto se partorisce scarrafoni, altrimenti non si tratta più un sito letterario ma di un luogo di terapia psicologica o comportamentale, dove ogni cosa il paziente dica va comunque bene perché lo scopo è solo il suo benessere. Per questa idea della letteratura è incondivisibile, anche trattandosi di letteratura minore. (Solo per chiarezza, tutto questo di nuovo esula dal testo di Fiammetta.)

Dici infine "Resta inteso che, anche quando esterniamo scarso gradimento, dovremmo sempre farlo rimanendo sul testo e con il dovuto rispetto...". Non mi sembra di avere fatto diversamente quindi non capisco la tua puntualizzazione.

 Maria Musik - 07/11/2014 18:16:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

@ Gian Maria - Mi sento chiamata in causa perchè ho condiviso il testo su FB. A parte che non sempre condivido per sottolineare la "bontà" di un testo (a volte è per affetto, altre per empatia, altre perchè, seppur non sia il migliore, mi ha "toccata"), questa poesia l’ho condivisa anche perchè mi è piaciuta in quanto tale (e per tutti gli altri motivi).
Sull’uso dell’eufonica, concordo: è anche un mio difetto che il buon Giuliano non smette di rimmarcare per stuzzicarmi. Effettivamente anche io ne abuso, in barba all’Accademia della Crusca, per dare corpo a una musicalità che mi appaga più del rigore ortografico/stilistico.
L’accezione "diversamente crudele" mi è piaciuta: l’ho trovata appropriata proprio perchè, fuori da ogni pietismo o freno inibitorio sancito da stigma (non si dice nulla di male di un portatore di handicap) vi ho colto il sarcasmo per l’ipocrita uso di neologismi atti a conferire minor "negatività" a condizioni (o mestieri) considerati ingrati (vedi l’abolizione della parola netturbino) e, al contempo, ha reso, con somma sintesi, quella crudeltà che accompagna, spesso, la degenerazione di patologie invalidanti, crudeltà dettata dal dolore fisico e morale che si riversa su chi ci è più vicino.
L’immagine dei sentimenti fatti a pezzi e tramutati in briciole di una brioche ammuffita è volutamente deprimente e squallida perchè è metafora dello squallore che accompagna tutte le distruzioni e/o gli svilimenti dei grandi amori, quelli che durano una vita. Da fragante leccornia da gustare insieme diventano cibo stantio da rifiutare, forse, devastare. Di fronte a tale situazione, due le soluzioni: o la fuga o si spazzano via gli esiti di tale distruzione perchè rendono impossibile la convivenza. Fiammetta usa una scopa perchè è una casalinga... fosse stata un giardiniere li avrebbe aspirati... molto poetico (e quante soluzioni lessicali avrebbe suggerito)... ma la poetica di Fiammetta è tutta imperniata sul realismo, sulla narrazione del quotidiano, quindi... mano alla scopa!
Lascio per ultima la critica all’uso del contemplare: sei, in tutta onestà, sicuro che, se non avessi conosciuto la fede professata dall’autrice, l’avresti rimarcato? Forse sì... o, forse, no. Un cattolico contempla solo le piaghe del Cristo? Grazie a Dio no o, almeno, non tutti. Contemplano la natura, i tramonti e, perchè no, i tragici automatismi di alcune situazioni esistenziali "estreme".
Detto questo, va bene così: se fosse piaciuta a entrambi (date le nostre diversità di approccio alla lettura) allora sì che, a meno che non si fosse trattato di un capolavoro assoluto, sarebbe stata quasi certamente un testo scialbo, che non comunica nulla e tutti accontenta.
Chiudo sulla questione commenti "negativi" (che preferisco chiamare "suggerimenti al miglioramento" e non per la suddetta ipocrisia ma perchè sono fautrice del reflective learning che prevede un atteggiamento sempre apprezzativo, volto al potenziamento di ciò che già c’è). Generalmente, preferisco scrivere in privato che esprimermi pubblicamente: inizialmente lo facevo solo per delicatezza oggi (e qui ti dò ragione) spesso mi autocensuro per evitare polemiche a non finire. Resta inteso che, anche quando esterniamo scarso gradimento, dovremmo sempre farlo rimanendo sul testo e con il dovuto rispetto perchè, alla fin fine, quando pubblichiamo ci esponiamo, esponiamo anche le nostre fragilità, a volte sentimenti molto personali e, di conseguenza, diventiamo tutti un po’ permalosi: un testo è un figlio e ogni scarrafone è bello a mamma soja.

 Gian Maria Turi - 07/11/2014 11:25:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Ti ringrazio, Nando! :)

 Nando - 07/11/2014 10:59:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Permettimi, Gian Maria:

Sii grato alla vita anche per questo, ché ti ha dato mani sane per dissetare la tua sete di poesia; e nel tempo a te più fasvolrevole.

E grazie di quello che condividi con noi.

 Gian Maria Turi - 07/11/2014 10:43:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Nando, mi fai ridere... Io sono clochard tanto quanto te anche se ho fatto l’università e qualche corso su Ungaretti, Leopardi, Boccaccio, bla bla... Personalmente non amo affatto la critica che rumina dati e date e nomi e correnti... mi annoia e non mi interessa per niente. Quello che ritengo importante qui è il confronto aperto. Poi ognuno ha le sue opinioni, i suoi gusti e stringe la mano a chi gli pare. Però per mia esperienza (e qualche chiacchiera con altri autori dei paraggi) posso dirti che l’affermazioni "o bravo o niente" è fondata. Se non è il tuo caso, tanto meglio. Non è un’accusa. Ma fatti un giro anche a casaccio tra le migliaia di testi pubblicati sulla Recherche: quanti commenti "negativi" o "negativamente costruttivi" trovi? Io non ne ho mai visto nessuno... ma vero è anche che non è che abbia letto tutti i testi pubblicati...

 Nando - 07/11/2014 10:23:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Gian Maria (per me solo le cose facili, con le difficili perdo la favella), tutto va bene e tutto ammiro di quello che dici, anche se al minimo per le mie scarse capacità di comprensione e per la mia scarsa cultura poetica e generale. La mia contestazione è che non si può definire in modo sminuente "stretta di mano" quello che dal tuo punto di vista o dal punto di vista fosse anche del miglior critico un modo diverso di leggere; perché poi questo è il tema: tu o chi come te è educato e formato ogni volta si "riscrive" i versi (e quindi le analisi tecniche, i confronti con le tradizioni, gli aspetti formali e così via), io che sono invece un clochard dell’arte mi lascio "impressionare" dall’immediato, prendo quello che in quel momento mi arriva, magari con una riscrittura soltanto interiore, una traduzione ipersotggettiva. Non mi permetto però di definire la tua una lettura un po’ snob, aristocratica (e qui è inutile richiamare gli scopi del sito sul proprio migliorarsi: certo che è così, quando il migliorarsi fosse possibile); tra l’altro il mestiere dei critici è abbastanza rischioso, perché con le lenti dell’accademia spesso non colgono per tempo la novità (non è una mia opinione o teoria, sono dati che ho letto nei libri di poesie o sulla poesia).
Per non tediarti oltre e perché comunque non sono, diversamente da te, capaci di produrre argomenti alla mia tesi, ti dico soltanto che sarebbe bello imparare a convivere, senza tacciare negativamente il silenzio degli altri o denominare "strette di mano" commenti più favorevoli anche se in assenza di esercizio di critica. E le altre fonti non voleva essere offensivo, ma solo l’evidenza di una situazione: se io volessi leggere solo Montale andrei a leggere Montale; qui, purtroppo, ci scrive magari pure un Nando che, notoriamente, è un non-poeta.E la stessa clemenza V’implora nei confronti della forma e della correttezza ortografica e grammaticale di questa sua replica.

Con stima

 Gian Maria Turi - 07/11/2014 09:48:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Prima le cose facili. Nando, non mi pare di avere detto che in quanto voce fuori dal coro la mia sia anche voce giusta o migliore, per quanto la storia ci insegna che le voci fuori dal coro è meglio ascoltarle... Se non fosse che è la mia voce e sembrerebbe un’apologia di me stesso svilupperei questo discorso, ma qui mi limito a dirti che non ho censurato (e come potrei?) il testo di Fiammetta, che peraltro - ripeto - ho letto in seguito a un certo tam-tam su Facebook; non l’ho censurato neanche idealmente, per cui mi pare un po’ fuori luogo che tu mi mandi a leggere "altre e più idonee fonti". Se sto su questo sito è perché mi interessa il progetto, lo trovo molto opportuno e stimolante anche se mostra immediatamente la problematica di tutti i gruppi, letterari o meno, dove esprimere il consenso è facilissimo (chiamale "strette di mano" o come vuoi) mentre esprimere il dissenso assai complesso, e spesso si finisce con l’autocensurarsi. Eppure lo spirito originario della Recherche è proprio questo: "LaRecherche.it si propone come un luogo di confronto e di evoluzione della propria scrittura, crediamo che nel confronto vi sia una potenzialità di crescita, è per questo che, chi pubblica su LaRecherche.it, potrà ricevere, sia tra i commenti che direttamente via contatto e-mail, consigli e indicazioni, anche particolareggiate, circa un possibile lavoro di miglioramento dei propri testi e della propria scrittura". Se manca questo la Recherche finisce con l’essere poco più che l’ennesima vetrina di ignoti autori che si compiacciono di pubblicare arbitrariamente i propri testi e si scambiano reciproci commenti più o meno articolati e compiacenti. Poco utile.

Le cose più difficili. Personalmente, ripeto, questo testo non mi parla. E non perché l’argomento vecchiaia (che peraltro non avevo affatto inteso) non mi tocchi in sé ma perché ogni scrittura è fatta di parole e sono quelle a parlare, non l’argomento. Se fossi bravo a scrivere di critica come una Franca Alaimo potrei esprimere il mio pensiero con maggior fondamento, purtroppo non è il mio modo e perciò cercherò di dire ciò che Roberto mi chiede di dire, e che io stesso mi sono reso disponibile a dire, come posso.

Anzitutto le banalità dell’italiano come le -d eufoniche dove non ci dovrebbero essere: "Ad occhi" (qui potrebbe anche andare perché fa metrica), "ed un". Certo, qui uno potrebbe anche dire "ma finiscila, pure Leopardi scriveva "se" e voleva dire "sé"... Ok.

Lessico:
- "contemplo" è un verbo molto specifico e a mio avviso problematico nella scrittura, perché sempre (come qui) usato in senso degenerativo. Nella cultura cristiana di cui Fiammetta è ben nutrita, il verbo "contemplare" ha un significato specifico. Il vocabolario lo dà anche come sinonimo di "guardare a lungo, osservare" ma queste a mio avviso sono definizioni che non rendono giustizia al potere di questo verbo.
- "diversamente crudele", può darsi che Fiammetta abbia usato questa espressione con volontà amministrativa, in ogni caso l’avverbio "diversamente" + aggettivo è presente nel lessico dell’italiano contemporaneo per definizioni eufemistiche di situazioni/condizioni fortemente problematiche, prendendo così la forma di una formula di ipocrisia linguistica (tanto cara agli italiani). Penso al "diversamente abile" soprattutto.

Espressione:
"Ad occhi aperti contemplo
la tua nevrotica processione
fra un’intimazione ed un documento."
Il secondo e il terzo verso mi piacciono, li trovo efficaci. Ma il primo verso, a mio parere, ammoscia la frase. Sia per la questione suddetta del verso "contemplare" sia perché cioè che si vuole dire con "a occhi aperti contemplo", cioè mi pare l’attenzione, la presenza di spirito, viene detto con un incastro di parole ovvio, che non dice nulla più di quello che c’è scritto, potrebbe essere la frase di un tema di italiano delle medie.
"Sempre più curvo,
diversamente crudele,
sbricioli sentimenti
come una brioche ammuffita.
Io prendo la scopa, decisa,
e li spazzo via con cura."
Del "diversamente crudele" ho detto e per quanto mi riguarda è sufficiente a invalidare l’intera frase. C’è poi l’immagine dei sentimenti sbriciolati come una brioche ammuffita, che personalmente trovo squallida. E forse così dev’essere, non so, ma ciò che mi comunica è solo lo squallore della frase. E lei che prende la scopa e li spazza via, cosa sta facendo esattamente? Per me qui la comunicazione è incompleta, interrotta. C’è il gesto quotidiano ma nulla che permetta di capire lo stato interiore legato a quello spazzare via, cosa significhi, perché avviene, ecc. Anche perché l’ultima frase parla di "presa di coscienza" e sarebbe interessante capire in cosa consista questa presa di coscienza. Io non lo capisco, forse non sono abbastanza vecchio ancora per cogliere la profondità della metafora della brioche...
"La dicono presa di coscienza
che, all’ultimo atto, sa solo
di sangue coagulato."
Mi è del tutto oscuro ciò che lega la brioche, ai sentimenti, all’ultimo atto, alla presa di coscienza, al sangue coagulato. Il mio problema angolare con la poesia consiste appunto nell’illogicità del linguaggio. Alcuni possono trovare proprio in questo il fascino della poesia, a me infastidisce. Mi infastidiscono le combinazioni lessicali che dovrebbero evocare pensieri, associazioni di immagini, che dovrebbero fornire un sovrappiù di senso e invece le trovo artificiose, posticce, senza "ispirazione" (parolona). Il lessico quotidiano va benissimo in poesia, ma sapere mettere una parola dietro l’altra in modo che siano suonino bene/stridano e con ciò acquisiscano un di più di senso è lavoro di pochi. Richiamo come esempio Franca Alaimo, a mio avviso una delle migliori, se non la migliore, voce di questo sito.

Più di così non so dire. Ovviamente questo discorso esula dal testo di Fiammetta, a cui mando tutto il mio rispetto perché in ultima analisi la sua è una degnissima scrittura contro cui non ho nulla.
Non so se questo mio modo di affrontare l’argomento risulti in qualche modo interessante o sia solo fastidioso. Io, ripeto, non sono un granché di critico ma in linea di principio ritengo che uscire dalla convenzione sociale del ti stringo la mano o ti ignoro possa servire a noi tutti per crescere come autori e dare finalmente al progetto della Recherche tutto lo spesso che gli compete - beh, quasi tutto, eh Roberto? Prima o poi toccherà pure affrontare seriamente il discorso delle pubblicazioni cartacee... Buona giornata!

 Nando - 06/11/2014 16:09:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Chiedendo scusa a Fiammetta, della quale ammiro vita e opere, anch’io vorrei inserirmi con risposta al commento di Gian Maria Turi, e credo
di poterlo fare perché chiamato in causa, assieme ad
altri, nella veste di commentatore.
Essere voci fuori dal coro non vuol dire che si è gli
unici ad essere intonati oppure che gli altri cantino per
forza in "playback". Criticare un testo va bene, è ottimo
anche per il lettore impreparato, ma da qui a definire "stretta di mano" ogni commento favorevole ... tra l’altro
sorrido ai critici, leggo che spesso sono in ritardo sul riconoscimento del valore delle opere (oppure dovrebbero giustificarne lo stesso al di fuori delle mode; giustificarlo ad un ignorante come me); preferirei si cantasse il proprio
assolo magari storcendo il naso alla voce altrui, ma godendo
di ogni libertà di espressione e di relazione lettore-testo, senza disconoscere la "questione" della qualità, in un sito dove ciò è possibile e nel rispetto del regolamento che già prevede una “selezione elementare”, mi sembra ancora importante la libertà di pubblicazione, anche a testi meno “nobili” poeticamente e, ancora di più, questo esprimersi “comunità” virtuale; se ciò andasse pure a discapito della perfezione, ciò è ancora importante? Per chi volesse solo alta poesia, certo non mancano altre e più idonee fonti.

 mariagrazia - 06/11/2014 14:12:00 [ leggi altri commenti di mariagrazia » ]

Dolorosa, di un’umanità profonda e toccante. Poesia sublime!!!!

 Emanuele Di Marco - 06/11/2014 14:00:00 [ leggi altri commenti di Emanuele Di Marco » ]

la piana violenza di questo testo, il quotidiano dolore che nella ’banale’ ripetizione dei minuti, delle ore, delle giornate questi versi restituiscono, penso siano la cifra, la lodevole cifra, di versi così personali e, a un tempo, universali.
per questo, a mio giudizio, la scelta stilistica è non solo felice ma necessaria, vicino com’è questo ’semplice’ poetare al ’semplice’ cuore di ognuno.

 Roberto Maggiani - 06/11/2014 01:56:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Mi pare bello che Gian Maria abbia espresso un parere "fuori dal coro", così si dice. Personalmente trovo proprio nella semplicità delle parole, e nella modalità di "incastro" l’una nell’altra che adotta Fiammetta, la sua bellezza e la forza poetica dell’autrice, la quale sa donarci una poesia del quotidiano che suona decisiva nel suo sistema esistenziale, rassomiglia a una meditazione, un pensiero detto a voce alta, un modo per andare ancora avanti nella vita. Tieni conto che io amo in modo particolare le poesie chiare, i sistemi semplici. E’ ovvio che tutto è migliorabile. Sarebbe però interessante se tu potessi sviluppare il tuo pensiero, rimanendo sul testo. Grazie.

 Fiammetta Lucattini - 05/11/2014 11:59:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta Lucattini » ]

Cari amici,

ero fino a poco fa all’oscuro di questo "successo" mediatico, e avrei voluto testimoniarvi la mia soddisfazione.
Purtroppo una strana sorte mi fa sempre giungere in ritardo agli appuntamenti, soprattutto se gratificanti.
Vivo una situazione che evolve così drammaticamente da lasciarmi solo una libertà: quella di soffrire come sono capace io, di certo non scialbamente o rifugiandomi nella banalità delle frasi fatte.
Posso piacere o non piacere, ed ho sempre condiviso la linea di scindere il commento critico dalla stretta di mano o dalla piaggeria.
Per questo, Gian Maria, non mi turba la tua critica di natura stilistica e lessicale, quanto il fatto che una poesia scritta con il sangue della sofferenza quotidiana - come sono solita esprimermi - non ti abbia trasmesso nulla a livello umano.

Cara Cristina, pensando che nessuno possa aver interpretato meglio il mio pensiero di Maria, che per me è come una sorella, non aggiungo altro per non sciupare la commozione che ho provato, se non che in certi periodi è molto difficile accettare il peso della croce.

Un grazie sentito a tutti.

 Cristiana Fischer - 05/11/2014 10:38:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

@ Gian Maria Turi: non posso discutere la tua dichiarazione su un testo che non ti parla, ma sono d’accordo con te che i commenti non si possono ridurre a strette di mano o silenzio
Quindi voglio discutere su due tue affermazioni: "poesia tutto sommato intimistica " e "testo linguisticamente scialbo", perché a me il testo è piaciuto, e molto. Però non voglio difendere Fiammetta, non ne ha bisogno.
Non c’è niente di intimistico nella condivisione o vicinanza alla vecchiaia e alla malattia, anzi, è un’esperienza piuttosto diffusa e, alla fine, riguarda ognuno di noi.
Per questo il linguaggio non può che essere comune, di tutti, diciamo se vuoi da giornale, ma io direi piuttosto chiaro, netto, scevro da teatrali compassioni o voli di immagini (a parte la brioche ammuffita). Così come è concreto e pratico l’atteggiamento da tenere di fronte alla durezza (anche morale, per resistere) della vecchiaia e della malattia. Fiammetta vede, sa, e fa. Tutto qui.


 Gian Maria Turi - 05/11/2014 08:17:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Purtroppo negli ultimi tempi trovo pochissimo tempo per leggere con attenzione i testi pubblicati sul sito ma questo l’ho trovato più volte condiviso su Facebook e commentato tanto bene da persone che stimo per il gusto poetico, così l’ho subito letto. Con attenzione più volte. E sono rimasto infine stupito dagli encomi a un testo che non capisco (senz’altro non parla a me) e a un testo linguisticamente a mio avviso scialbo, dove le parole sembrano scelte senza cura, quasi tirate fuori da un giornale. Il che può benissimo essere una scelta programmatica, che però mi pare inadatta alla tipologia di poesia breve e tutto sommato intimistica. Spero non me ne voglia Fiammetta Lucattini per questo commento un po’ negativo. Se ne era parlato con la redazione del sito che i commenti finiscono sempre per essere strette di mano e in caso contrario il silenzio, così penso non sia male esprimere una opinione fuori dal coro. Ovviamente sono pronto a sostenerla con migliori argomenti, interessasse.

 cristiana fischer - 05/11/2014 07:26:00 [ leggi altri commenti di cristiana fischer » ]

cara Fiammetta, ieri ho sbagliato una parola nel commento, non mi veniva, te lo riscrivo: ... dentro un bilancio preciso e impietoso

 Maria Musik - 04/11/2014 23:38:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Cristina, è una curiosità legittima dato che, spesso, viene molto enfatizzato l’apetto della sopportazione dei credenti. Ma, se volessimo dare credito ai Vangeli, lo stesso Cristo, nell’orto, solo perchè "i suoi" dormivano, chiese al Padre di allontanare da Lui l’amaro calice... poi, aggiunse, "ma sia fatta la tua volontà e non la mia". Un cattolico è solo un uomo... come Giobbe, reso celebre dalle sue lamentazioni.
Ma Fiammetta saprà certo darti una risposta migliore della mia che non so dire, con convinzione, "sia fatta la tua volontà".

 Loredana Savelli - 04/11/2014 22:51:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Sorprende sempre la padronanza delle emozioni, la lucidità - appunto -coniugata alla chiarezza assoluta dell’espressione. Mi chiedo quanto lavorio (quanta intensità di vita) ci sia dietro..
Ciao cara

 Giovanni Baldaccini - 04/11/2014 22:24:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Mia cara, un testo splendido, che mi ha profondamente toccato, anche perché suppongo non figlio soltanto di fantasia. La tua capacità di sublimare e trascendere anche la durezza del reale non finirà mai di stupirmi e per questo ti ammiro moltissimo.
Un abbraccio

  Cristina Bizzarri - 04/11/2014 22:02:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Strano quello che mi scrivi nel commento e quello, poi, che dici qui. Ma chi ha una fede cattolica non accetta forse tutto incondizionatamente? Fiammetta, naturalmente non lo dico con ironia o sarcasmo, ma piuttosto con la quasi certezza che un cattolico può essere contemporaneamente Giobbe, Giona, Adamo ... e lo dico, soprattutto, perché come i bambini non mi stanco di chiedere, per ascoltare storie.

 Silvia De Angelis - 04/11/2014 21:04:00 [ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]

Talvolta conviene liberare la mente, da atteggiamenti del contorno, che ci rendono la vita amara
Ciao Fiammetta, buona serata, silvia

 Sara Cristofori - 04/11/2014 21:02:00 [ leggi altri commenti di Sara Cristofori » ]

alle volte l’unica soluzione è spazzare quelle briciole che servono a ben poco... durissima questa tua, a denti stretti, come deve essere

 Maria Musik - 04/11/2014 20:45:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Spazzare... da dovere a doveroso rito. Speriamo si rinnovi il miracolo ed il sangue torni fluido a irrorare diverse lucidità.

 Roberto Maggiani - 04/11/2014 20:39:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Bellissima, è una poesia di una precisione sublime. Un dardo di fuoco... condivido la pagina su twitter e facebook. Un abbraccio.

 cristiana fischer - 04/11/2014 18:59:00 [ leggi altri commenti di cristiana fischer » ]

qualche rima interna, opportuna, per chiudere l’argomento dentro un giudizio preciso e impietoso