Piero Passaro
- 04/09/2016 12:15:00
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Caro Nando, la ringrazio per aver letto il mio scritto prima; e per averne eseguito un attenta analisi poi. Sto rileggendo il suo commento più volte e non posso far altro che affermare quanto dice. Lunico punto che posso controbatterle è quello riguardo alla chiave di lettura. La destinazione di questo testo non era quella del trattato o del saggio (per le ovvie e superficiali argomentazioni che lei pure ha notato) ma, piuttosto, un testo meramente destinato ad una forma recitativa.
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Nando
- 04/09/2016 08:47:00
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Diciamo subito che la domanda è posta da un filosofo o da un buon conoscitore di filosofia ad altri filosofi o buon conoscitori di filosofia, ragion per cui la premessa escluderebbe già allo scrivente la possibilità d’intervenire sul tema, ma poiché rivolta ad un pubblico categorialmente vario, ciò invita all’interlocuzione. A mio modesto parere, la domanda non nasce dalla vita, ma dal pensiero logico-razionale sulla vita, pertanto si pone in una parte dell’esistenza umana, certo qualificante ma non esauriente il fenomeno stesso del vivere; inoltre risente dei limiti del linguaggio, che se comunica anche “impoverisce” il comunicato. Pensiamo ad esempio al Gesù del quotidiano ed al Gesù del Tabor: il primo linguisticamente logico e razionale nella percezione esperienziale dei suoi discepoli, l’”altro” accessibile solo in un’esperienza mistica però prossima alla Verità dell’esperito. Ancora, anche l’approccio scientifico è limitante, poiché si ritorna alla servitù del fenomeno ad una sua particolare forma di lettura, per quanto “oggettiva” e altamente qualificata e qualificante (pensiero, scienza, religione rischiano un dogmatismo senza esperienza, per cui la conoscenza della vita, da cui ne deriva il come o il giusto vivere, diventa schizofrenica, divisa in sé). Infine, credo che la formulazione della domanda sia in sé già una risposta: postulo le mie ragioni di vita, indimostrabili poiché assiomatiche, e da quelle “naturalmente” ne derivo il mio giusto modus vivendi; mio, poiché forse presuntuoso oggi presumere di assolutizzare ontologicamente una risposta riconosciuta vera da tutti. P.S. Ora, dopo aver risposto, andrò a leggere le note biografiche dellautore, volutamente ignorate prima per non condizionare la stesura del commento.
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maria
- 04/09/2016 07:19:00
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Buon giorno Piero. Ho cercato in internet una risposta alla tua domanda e mi ritrovo a rispondere a te/me. Qualè il modo giusto di vivere? Non lo so. Posso dire qualè il mio modo di vivere. Mi interrogo costantemente su cosa devo fare, su come fare e poi faccio del mio meglio basandomi sul poco/nulla che so. Il dubbio di sbagliare e/o di fare del male cè sempre, ma mi affido a Dio/Saggezza Universale/Infiniti nomi e definizioni, e metto tutto nelloceano della sua saggezza che, secondo me, si serve di ogni manifestazione, compresi noi esseri umani, per equilibrare "TUTTO". A questo proposito cito la frase di non so chi che recita: "Fai come se tutto dipendesse da te e lascia che tutto sia nelle mani di Dio". Ti abbraccio. maria
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