Alla luna intristita dalle nuvole azzurre,
muro celeste di stanza,
innalzo lamenti, flebili miaulii da marrano rabbioso,
contro i corvi nascosti nell’edera,
contro i vermi nascosti nei sottovasi
della critica italiana.
Gatto che ruggisce alla luna, miagolando in un angolo buio,
senza coraggio d’essere bestia assetata di carni,
senza destino d’essere belva affamata da carmi,
mi trovi ad essere, nelle serate astiose,
nelle serate ostiche d’angoscia fluorescente.
Soffiando a nemici, fantasmi, me stesso,
elevo ninne nenie alle volte strinate
del mio occhio sinistro,
nell’attesa di catatonici scontri,
baruffe d’amore,
da sovrano castrato.
Gatto che ruggisce alla luna, miagolando in un angolo
da camera oscura, all’oscuro di tutti, all’oscuro di tutto,
inseguito su balconi imbrattati di sfratto,
intento a disturbar i sonni di chi
viva d’accatto.
[Il Guastatore, 2012]
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