Per riempire spazi bianchi,
deserti, orizzonti infiniti
resistenti a neuroni ubriachi
occhi taglienti mani spossate
occorre, sempre, intingere i nostri cuori
nell'inchiostro indelebile di amare lacrime,
in gocce ansimanti di benzodiazepine,
in tagli sanguinanti immersi
dentro taniche di benzina,
o nelle zuppe di maiale
distribuite, gratis, ai clochard parigini
seduti sotto i ponti
ad attendere soeur Camarde.
Occorre, ancora, ricaricare
i nostri refill di fil di ferro,
con sudori molto affidabili
retribuiti ad ore, sputi, pieni di rabbia,
su infuocati, moderni, campi di battaglia,
o con sperma, essiccato, e morto
sui guanti squallidi di qualche puttana
d'appartamento.
Pensate bene, per cortesia,
prima di chiedere, o reclamare, a
gran voce, una poesia.
[Androgini, 2008]
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