Pubblicato il 13/11/2022 09:10:57
Appunti dal confine
Una notte alla scuola serale dell'insonnia arrivò un angelo e si sedette in fondo tra la folla di ripetenti che sbadigliavano con le spalle curve e asserragliate.
Il primo oratore fu un vecchio generale lustro di medaglie su uno strato di pallore. Per ampliare la nazione fino all'alveo naturale - scandì lentamente con voce stentorea – crivellammo di bombe case ospedali scuole chiese – persino i cognomi sui campanelli e quando ci ritirammo dalla linea del fronte le nostre anime erano rosi esoscheletri di fango rappreso.
Poi intervenne una ragazza graziosa jeans strappati – aria da attrice francese respinta a svernare in provincia. Due corpi - esordì - sedevano distanti al lato opposto di una stazione quando si ruppe la luce serale e uno sguardo inatteso li avvinse fino a portarli - la notte stessa - a sconfinare l'uno nell'altro.
L'ultimo a prendere parola fu un uomo che pareva un bambino. Per amare il mondo – disse c'è bisogno che il vento ci resista e che l'altro sia straniero perché nei contorni che non siamo c'è l'innesco decisivo se ogni fiume è una contesa tra la piena e le sue sponde.
Finito il seminario, l'angelo s'alzò in volo - gli tremavano le ali, come se piangesse ma nessuna mano riuscì dolcemente a sfiorare le sue guance infinite.
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