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Confesso che ho vissuto di Pablo Neruda

Argomento: Letteratura

di Alberto Castrini
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Pubblicato il 10/02/2021 22:39:03

Superata la cautela d’obbligo nella lettura delle autobiografie, spesso intrise d’autocelebrazione e scarsa obiettività, stavolta parlerò di questi quaderni di memoria.

Pablo Neruda, l’autore, non ha certo bisogno di essere presentato.

Ai più sarà certamente noto per le sue bellissime e sensuali poesie d’amore.

Rimangono invece solitamente misconosciute quelle relative alla sua terra, al suo impegno e militanza politica.

I quaderni sono in disordine cronologico, però, superata un poco di freddezza iniziale, il libro decolla rapidamente.

Farete la conoscenza assieme a lui di alcuni dei maggiori intellettuali del novecento; Garcia Lorca, Majakovski, Rafael Alberti, ecc.

Cresce, divenendo il substrato della sua anima, l’amore per la sua terra, intesa nel senso delle radici linfatiche.

Con la guerra civile spagnola il suo vedere cambia; scopre il popolo e la poesia politica.

Emerge dalle pagine un ritratto del Cile e delle condizioni sociali dell’America Latina che spiegano, più d’ogni trattato, le condizioni di sfruttamento e oppressione che ne hanno segnato in negativo la storia.

L’adesione al comunismo è per lui inevitabile, come pure il conseguente innamoramento dell’URSS.

Però Neruda non censura queste pagine e ammette amaramente la successiva disillusione e la sua intima tragedia.

Soggiornerete con lui nel suo selvaggio rifugio all’Isla Negra, sulla costa del Pacifico poco lontano da Valparaiso, e al quale intitolò il famoso memoriale.

Le ultime pagine sono disperate; al termine di una vita pienamente legata alla sua gente, deve assistere impotente ad uno dei golpe più sanguinari del Sudamerica.

Solo dodici giorni, il grande poeta resisterà allo scempio del suo amato paese, da parte della dittatura militare di Pinochet.

Il libro vi farà conoscere l’uomo-poeta e, anche, di riflesso, una generazione politica non solo sudamericana.

Ma specialmente potrete rileggere i suoi capolavori e penetrarli. Meglio di prima.

 

Superata la cautela d’obbligo nella lettura delle autobiografie, spesso intrise d’autocelebrazione e scarsa obiettività, stavolta parlerò di questi quaderni di memoria.

Pablo Neruda, l’autore, non ha certo bisogno di essere presentato.

Ai più sarà certamente noto per le sue bellissime e sensuali poesie d’amore.

Rimangono invece solitamente misconosciute quelle relative alla sua terra, al suo impegno e militanza politica.

I quaderni sono in disordine cronologico, però, superata un poco di freddezza iniziale, il libro decolla rapidamente.

Farete la conoscenza assieme a lui di alcuni dei maggiori intellettuali del novecento; Garcia Lorca, Majakovski, Rafael Alberti, ecc.

Cresce, divenendo il substrato della sua anima, l’amore per la sua terra, intesa nel senso delle radici linfatiche.

Con la guerra civile spagnola il suo vedere cambia; scopre il popolo e la poesia politica.

Emerge dalle pagine un ritratto del Cile e delle condizioni sociali dell’America Latina che spiegano, più d’ogni trattato, le condizioni di sfruttamento e oppressione che ne hanno segnato in negativo la storia.

L’adesione al comunismo è per lui inevitabile, come pure il conseguente innamoramento dell’URSS.

Però Neruda non censura queste pagine e ammette amaramente la successiva disillusione e la sua intima tragedia.

Soggiornerete con lui nel suo selvaggio rifugio all’Isla Negra, sulla costa del Pacifico poco lontano da Valparaiso, e al quale intitolò il famoso memoriale.

Le ultime pagine sono disperate; al termine di una vita pienamente legata alla sua gente, deve assistere impotente ad uno dei golpe più sanguinari del Sudamerica.

Solo dodici giorni, il grande poeta resisterà allo scempio del suo amato paese, da parte della dittatura militare di Pinochet.

Il libro vi farà conoscere l’uomo-poeta e, anche, di riflesso, una generazione politica non solo sudamericana.

Ma specialmente potrete rileggere i suoi capolavori e penetrarli. Meglio di prima.

 


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