chiudi | stampa

Raccolta di saggi di Marisa Madonini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

- Letteratura

Shortcuts on poetry

Shortcuts on poetry : alcune brevi riflessioni sulla poesia

 

La poesia aiuta a non essere invadenti e dirige verso un linguaggio privo di eccessivo gonfiore (dell’io). Come però non scadere nel vezzo dell’ingenuità o, al suo opposto, nella tentazione di stupire con effetti speciali e di far girare ogni virgola entro il proprio mondo? O come non peccare di eccessivo vittimismo che relega la poesia nei grigi corridoi dei soli problemi con immancabile chiuse di crisi ecc.? Inappagata allora rischia di permanere la riflessione sul dolore proprio e altrui, umano, animale e perché no? vegetale e sulla inconsapevole indifferenza (Leopardi, Auden...) di chi non  vede o non  sa come l’aratore nel quadro di Brueghel nel Museo reso ancor più famoso dalla poesia di W.H. Auden. Neppure s'indulga nell' eccessivo vittimismo a pacificare la buona coscienza del proprio io cedendo a una soffusa armonia che pretenda ottundere le spine dell’insensatezza e della colpa della non azione scappando nell’oasi della bella scrittura. Offrire la poesia ai ragazzi, a scuola per esempio, nel puro testo ben tradotto, se è straniero, letto senza enfasi, se in italiano, sottraendosi anche qui a clamori inutili di sottintesi troppo sentimentalistici o di esagerata astrazione, di spericolate acrobazie tra figure retoriche. Alcuni grandi poeti e poetesse, forse quelli aperti al mondo e disposti a conoscere e ascoltare le idee altrui, sono/sono stati ottimi traduttori. Tradurre insegna il rigore e la fedeltà alla parola e al significato, al ragionamento del pensiero che è sotteso. Ascoltare è importante, cogliere il ritmo o aritmo e le pause, rispettare le domande e le incertezze del poeta, l’agnosticismo o la fede e apprezzare il coraggio che l'autore trova di consegnarsi, ben usando la sua sapienza. Alcuni poeti , da Baudelaire a Celan o Mandel’stam, ritengono che la poesia sia una specie di messaggio in una bottiglia, non tanto per riaffermare solo l’isolamento dell’io naufrago ma anche per accorgersi dell’isola e aprirsi ad essa e dunque al mondo ('No Man is an Island...' , John Donne). C’è un tentativo nei versi di riscoprire ogni volta una dignità dell’uomo, di dissotterrarla e questo può in parte recare conforto nella solitudine o nella paura. Pare che Mandel’stam declamasse Petrarca nel gulag dove morì così come Bonhoeffer declamasse i Salmi per trovare forza per sé e per gli altri. I versi dei poeti sostengono la possibilità che l’umano buono e bello riaffiori come hanno cercato di fare uomini illustri con le loro grandi intuizioni e ricerche, o i santi.

*

- Cinema

omaggio ai lavoratori cinesi di Prato

Io sono Li regia di Andrea Segre (un regista occidentale che guarda a
Oriente)


Alla mattina offeso
alla sera deriso
pur umiliato, intreccio orchidee




Delicato come le sue brume, reale come le reti grondanti pesce, il film galleggia sulla piccola antica cittàisola di Chioggia, nella laguna veneta, senza debordare in lirismi eccessivi. Il neorealismo della vicenda è raccontato con certo garbo e con la maestria pulita della presa diretta mentre le onde dell’Adriatico ci fanno celesti gli occhi e salate le labbra tra laguna e cielo. Trapela dalle descrizioni il desiderio buono d’incontro con l’altro come fonte di conoscenza e di arricchimento umano e culturale.
Bepi, pescatore-poeta di origini slave, è riuscito, negli anni, a bucare il duro guscio diffidente della piccola comunità, e ora si trova con qualche amico all’osteria o al largo per la pesca. Per il resto rimane uno non del posto ed è solo: la moglie è morta e il figlio vorrebbe portarselo a Mestre. Bepi preferisce la propria autonomia e più che il modesto appartamento in affitto, sta bene nel suo casone strappato al mare, che emana un fascino quasi onirico di libertà. Ci va a pescare e a fumare, a prendere qualche pesce da arrostire . Le mani ruvide di vecchio pescatore non lo esonerano dal tracciare un filo intimo che vibra tra le scene quando nella comunità arriva una ragazza madre cinese, gentile e sorridente : Shun Lì. E’ una moderna schiava che deve pagare il debito e che attende in un silenzio che pare un canto il ricongiungimento col suo bambino. Tra il pescatore poeta slavo e l’immigrata barista cinese, distanti e vicini, cade la benda dagli occhi del pregiudizio e così ci accorgiamo che Shun Li ha la stessa voce delicata di ogni madre quando parla al suo bambino, al telefono, in cinese e, a metà del film, non vediamo più i lineamenti orientali della protagonista che nemmeno si sogna di sfiorare le nostre categorie ma che cerca invece di adeguarsi alle abitudini chioggiotte dei frequentatori dell’osteria per fare al meglio il proprio lavoro. E anche la delicata intesa tra Bepi e Shun Li, simbolicamente rappresentata dalla fragile luce rossa del lumicino che galleggia dentro il bar allagato dall’acqua della laguna e dal lirismo misurato della poesia cinese che apre il film, non pare troppo lontana dalla ruvidezza della realtà, bensì rende meno trasparente la presenza di tanti immigrati nelle vie delle nostre città e nel nostro quotidiano Occidente. La cinesina qualsiasi, anonima, che giudichiamo uguale a tutte le altre, ha una sua storia come ogni persona, se ci capita di conoscerla meno distrattamente.