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Raccolta di poesie di Giorgio Mancinelli
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

‘illusione di esistere’

‘illusione di esistere’ … a Gaston Bachelard

prima ancora d’essere pensiero
parola costante impura
ritrovata
sorda pigrizia
errore prima ancora d’essere verità
“che ci inganna mai mentendoci sempre”
senza riscatto alcuno
nessuna riconciliazione possibile
la gioia
il dolore di essere
la vita trascura di vivere

il cuore trascura di amare

*

’cieco’

'cieco'

quasi le sei

l'ora in cui mi levo onde assaporare

quel che rimane della notte

in cui i pensieri sono ancora a dormire 

e i 'pupazzi della mia ragione' giocano a tirarmi scherzi

prima di ritirarsi

ma non in buon ordine

confondendo una lucidità che non ho

smarrita chissà dove durante il 'rem'

nel tempo che s'oscura di favole e schiamazzi 

di treni notturni in arrivo

e di partenze senza orari prestabiliti

che a malapena le lancette dell'orologio

della stazione sempre fermo riescono a trattenere

come quel treno mai in orario

che senza saperlo abbiamo perduto

perché non era quella la stazione d'arrivo

né era quella di partenza

se mai fosse solo di attraversamento

inutile attenderne un altro

è la 'volontà di vivere' che non lo permette

che non ammette alcuna fermata intermedia

perché altrimenti

verrebbe a morire in mancanza del binario parallelo

su cui proseguire la corsa efferata

in cui si trascina

in cui tutto travolge portandosi via le emozioni

che nella veglia li hanno tenuti in vita

'i pupazzi della mia ragione'

svegli loro nel sonno mentr'io

tenevo gli occhi chiusi

 

... quell'io accecato nel buio

*

In-temporale

In-temporale

Chi mai può dire se stiamo andando oppure tornando
dall’eterno oblio?
Se mai lo spettro della fuga s’aggiri ancora nel passato
che crediamo di aver fatto nostro?
Come sapere se l’avveduta coscienza del presente è reale
oppure vacante nell’assoluto spaziale del vissuto?
Sarà mai possibile uscire dalla disuguaglianza in cui viviamo
da quel che l’esistenza si dice certa di affermare?
Sapremo noi in quanto sopravvissuti alla debacle atomica
restituire all’ideologia del senso quel che dell’umano ci sfugge?
E se questa nostra contemporaneità non fosse che l’incertezza
di un solo istante vissuto fuggevolmente?
Potrebbe l’ideale di un mondo egualitario non passare
dall’abolizione di tutte le frontiere ma dal loro riconoscimento?
Sarà mai possibile asserire in questa solitudine costante l’utopia
intellettuale e morale del nostro addivenire?
E se fossimo solo all’inizio dell’ intemporale che cosa ci
riserverà mai...

...il domani?

*

’in assenza di meteore’

‘in assenza di meteore’

 

gestazione marginale

afflato assurdo

l'espansione di senso

decostruzione

d'assoluta presenza 

aspetti di similitudine 

l'altrove

leggero rarefatto

conflagrazione d’intenti

il futuro prossimo a venire

incertezza

di mondi estremi

transitorietà riconosciuta

l’infinita realtà del tutto

in assenza di meteore

parole

 

d'imminente contatto con lo spirito

 

 

 

*

‘ANAM CARA’ - forma per dire ‘anima amica’ in lingua gaelica

‘ANAM CARA’
(forma per dire ‘anima amica’ in lingua gaelica)

Anima cara
sempre in viaggio
nel luogo estremo
dove non esiste distanza
fra noi e l’eterno
rischiara nello splendore della solitudine
il nostro cammino interiore
come poetica di crescita
l’antica saggezza
esalta la bellezza dell’invisibile brama
cui tendiamo le mani
e il petto …

Anima amica
accogli
nella spiritualità arcana dei sensi
il nostro raccolto
nel mistero che non ci lascia mai soli
affamati di desiderio
che nessuna immagine
potrà mai placare
onde il noto e l’ignoto
il temporale e l’eterno
quale unico accesso
di questo primario e ineludibile senso …

Anima silente
fedele
all’immagine primaria
segno visibile della grazia invisibile
specchio inclinato
dove vedere e riconoscere
l’intimo suffragio dell’amicizia interiore
iniziatrice e sovvertitrice
della legge segreta della vita
dell’universo intero
trasfigurazione recondita d’una entità estatica
ascosa nell’ignoto nostro essere …

Anima mia
rivelazione invocata
sublime unità d’un dualismo perfetto
che stringe
in un unico abbraccio mortale
una tormentata separazione
segreto
del continuo nascere e rinascere
dell’amore
quale creatività di un’appartenenza
relativa e funzionale insieme
dello spirito nella morte
. . .

dietro lucenti superfici
sei tenebra e silenzio
il vecchio e il nuovo incedere
dei miei passi
l’incessante potenza del possibile
interiore.



*

’interferenze’

‘interferenze’

 

non qui né altrove

né il tempo né la bellezza

dei nostri giorni a venire

saranno assenti dalla nostra storia

utopia e grandezza

disumanità e bassezza

evocano un duplice orizzonte

che hanno marcato le nostre impronte

soglie di un passato glorioso

presente nell’addivenire

quale vizio di forma

di un possibile futuro già iniziato

scarto e incertezza

di un improvviso balzo in avanti

nel verosimile di ieri

 

normalizzazione dello straordinario

ch’è in noi

*

‘senza perdere il senso’

‘senza perdere il senso’

 

una strategia (se vogliamo)

all’estremo margine

del tempo saturo

d’immagini e messaggi connessi

dipendenza

disfarsi delle illusioni

d'ogni evidenza mediatica

esigenza ipercritica

uno sguardo d'insieme

che semplifichi la confusione

iperbolica

della comunicazione

quivi tornare alla parola

al contesto

senza perdere il senso

d'ogni offesa irrealtà

individuale

il libero arbitrio

incarnazione stessa di libertà

un ultimo fronte sul quale

combattere

 

l'estrema soglia della nostra libertà

*

’performance’

‘performance’

 

quel che chiede

allorquando s’alza il sipario

un palcoscenico

da cui narrare l’indicibile

salvare la volatilità della parola entropica

detta con enfasi

da ciò che forse è stato senza essere

destrutturata dall’opera omnia

dissimmetrica

soggettività dello sguardo estremo

ossimoro percettivo

inevitabilmente ipercritico

di un sé incompreso

nell’immensità smarrita degli anni …

 

anche avesse detto una sola parola (Artaud)

*

‘fermare un’emozione’

‘fermare un’emozione’

nulla s’arresta
sull’onda che scalpita
nell’insorgere d’una pregnanza
d’amore
una fuga in avanti che accelera
il battito inarrestabile
del cuore che incombe
tumultuoso
nello scorrere linfatico
delle vene
un pulsare fortissimo intraducibile
delle parole
che investe i sentimenti
e che il silenzio traspone
dentro l'attimo

inenarrabile di felicità





*

l’una e l’altra

l’una e l’altra

 

la stessa faccia

riflessa nello specchio

il tuo volto che incontra il mio

linguaggio arcano del silenzio

stesse identiche movenze

contrarie e contrastanti

disconoscimento 

stessa comunicazione verbale

concretezza ultima

rituale dell'habitus iniziale

carente disposizione d’animo

identificazione

lo spirito recupera

il ‘fuori’ il ‘dentro’

nel divenire delle cose

attesa

desiderio dell’uno

il volto autorale dell’altro

s'intrecciano nei segreti d'uno stesso

 

vuoto

*

‘l’incomunicabile vicinanza dell’ombra’

‘l’incomunicabile vicinanza dell’ombra’

 

è così

come nella scrittura la luce

che accende il giorno

si rivela l’ombra catturata nell'essenza

senza governance

custodita nel labirinto della mente

dal singolare chiaroscuro che la deforma

allorché s’adagia sulle strade

lungo i marciapiedi della vita

oltre la comprensione

che chiedersi cosa s’aspetta

non costruisce il futuro

nel porsi cosmico dell’esistenza 

decostruisce il passato

che la realtà ossessiva del presente

rende sfuggevoli i sogni

le illusioni di sempre

la cognizione delle emozioni

che attanagliate nel letto

di porcate e falsa poesia

ne sono spazzate via

allorché l’urlo impetuoso senza voce

erompe nel silenzio che l’avvolge

fa tremare l'ombra

che l'incomunicabile vicinanza

oscura la luce

nell'abbraccio ultimo onde s’adombra

la scrittura esangue del poeta

 

…nell’attesa della fine

*

’vado’ - ai combattenti per la libertà

Ai combattenti per la libertà.

‘vado’

all’orizzonte che già vide
lo sguardo degli avi
miei
ché la luce s’oscura
nel batter di palpebre
stanche
di rabbie estinte
nel fulgore della vita
bianche
ché di lacrime gli occhi avevano
inumidito il cielo
etereo
ché da vermiglie bocche
hanno lanciato
il grido

domani?

*

’lampi di una guerra fratricida’

‘lampi di guerra'

 

li chiamano bagliori intelligenti

durante la notte

i tuoni dei mortai che per tutto il giorno

ripetono lo scempio

 

trascinato nel fango della terra

vessillo di pace cerco

che sventoli nel cielo nudo

sgombro d’altri vessilli

 

amici di ieri nemici mai

uomini contro altri uomini

che uccidono i fratelli

i figli i padri

 

chiedi al soldato perché

di questa infame guerra estrema

chiedilo alla madre che inorridita

arranca per un pezzo di pane

 

chiedilo al bambino che ha fame

*

’espiazione’

‘espiazione’ … a Massimo Recalcati

 

 

sprofondato

in un silenzio senza fine

dove per qualche misterioso motivo

si riversa e s'espande la luce del giorno

lo sgomento dinanzi all’inconoscibile

lo sconcerto delle parole strappate al silenzio

di sfumature senza poesia

il soffio che plasma i nostri destini

una particolare intensità dell’esistenza

divergenza e conformità onde

‘rammemorare i molti volti della melancolia’

l’assenza come dissonanza del tempo

 

ove custodire ciò che rimane della vita (?)

*

Wiva, Wiwa. Viva le Donne

L’Intelligenza Artificiale potrà superare l’intelligenza umana?
No, ci hanno già pensato le donne e magari ci riusciranno, sono sulla strada giusta.
Sono 'Macchine' che pensano da sole, Macchine che imparano come fare un’I.A. più umana (a loro pro). Sono le nostre controfigure digitali, strane, contraddittorie, splendide e opprimenti, sfarzose e miserabili, amate e detestabili. La loro particolarità fa sì che ciò che è impossibile altrove in loro sia normale e viceversa, in cui verità e finzione si intrecciano a tal punto che non è possibile riconoscere l’una dall’altra. Esattamente come siamo noi che ne scriviamo, che ne parliamo, che le amiamo, che le detestiamo...detto in breve sono 'donne'.

E per fortuna (nostra) che esistono.

*

‘la dignità inattaccabile della pietra’

‘la dignità inattaccabile della pietra’

 

è nel sole che spacca

nell’acqua che rimuove le scorie

d'un’ultima deforestazione che ha minato

il duro nucleo profondo

in cui l’essenza vacilla

scoscesa giù dal crostone di roccia

dal cuore della montagna riarsa

che sprofonda

seccura d’una vita sospesa

fin quando dovremo restare (?)

aspettare una qualche sentenza

degli alberi bruciati andati in fumo

brulicanti d’anime vaghe

di stormi d’uccelli

che più non trovano il nido

figli spuri d’ali dismesse

di lacrime rapprese intorno agli occhi

saremo ancora qui domani (?)

 

forse

*

’ritorni d’eco’

‘ritorni d’eco’

(a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina)

 

è nel grido disperato di chi

cerca nell’assenza

la voce di quanti non ci sono più

che pure è vivo il richiamo

nel battito del cuore di chi resta

sotto le case distrutte

venute giù in un anno di guerra

la voce di quanti giacciono

sotto le macerie

che continueranno a gridare dopo

oltre la finzione della morte

contingente d’ogni catastrofe

finché dell’eco

non resterà la voce

per quante volte chiamerà ancora

il nome dalle rovine dai precipizi

dalle mancate tombe

dalle pareti abbattute

dove si frantuma la luce della luna

una voce univoca a invocare pace

Pace! Pace! Pace!

la solitudine dei sopravvissuti

 

per quanto finora è quella di un’eco che non ritorna

*

’straniamento’

‘straniamento’

ecco il punto …
io conosco io solo
una volta che il mito ha preso piede
non mi sottraggo
indosso la sua maschera
il momento della rivelazione
ancor che giunto
parla con altra voce
che non è la mia
un’interpretazione efficacissima quanto
de-costruita
commisurata a
ciò che non avrei voluto dire
che non dico
per diffidenza di linguaggio
silologico
un parlare artato quanto liturgico
ingannevole

“a mascherare a tal punto la realtà da poterla
riconoscere solo quando non ne avrà più coscienza” (Eco)

della naturalità in-intenzionale
fisiognomica deturpata
teatralità tragicomica non cercata
di posa scenica
quanto voluta – forse (?)
che il mito rivela di un castigo divino
ambiguità senza rinunce
segregazione e abnegazione ribellione
di sguardi frugali
per un ‘gioco’ di assenze e presenze
claustrofobiche (?)
sintomatici di timor dèi
fallace
mistificatorio e performativo
d’obbedienza ingannevole onde
la costruzione di un mostro
io – forse (?)

succube di un complotto






*

’essenza’

'l'essenza'

 

tra i rami e fra le foglie

dei sempreverdi

si respira un'aria di verzura

rinascente che

nel timore dell'inverno

pur attende d'incontrare

l'essenza

 

di una nuova vita

*

‘l’ultima foglia cade’

‘l’ultima foglia cade’

quale pagina di un diario interrotto
l’ultima foglia cade
proprio quando vibrante nel vento
superata ogni avversità
rispondeva al richiamo della vita
guardando in volto la fugacità del tempo
mai smarrita nei meandri
dei passati venti
guardando avanti verso un domani
che nessuno mai le avrebbe assicurato
tuttavia felice d’esserci
d’aver vissuto la spensierata
gioventù dell’essenza
inconsapevole della natura che pure
l’aveva donata alla luce del giorno
rinascente dall’oscura notte
che l’adombrava
benché tramasse in silenzio
le tristi leggi della caducità

del destino

*

’ciò che resta...’

'ciò che resta…'

 

altro non siamo

che fuochi fatui

guardiani dei sogni altrui

che ardono solo perché

altri (non noi) li tengono accesi

mentre di ciò che siamo

in fine

di noi non resterà che

 

cenere

*

‘se l’anima ho smarrita’

‘se l’anima ho smarrita’

 

non desideriamo altro

che toccare da vivi i mutamenti

le imperfezioni che ci rendono umani

sopra le righe quando

il disgregarsi libera in noi bassezze inaudite

improvvide disarmonie

né l’imperfezione che oscura i nostri sensi

le metamorfosi che abbiamo subite

mostrino i segni dell’avanzata età

senza una ragione né lo scivolare lento

silenzioso che lentamente muore

né lo scorrere della lastra di pietra

sull’orlo delle cose passate

quandanche ne comprendessimo la lettura

i grafici indecifrabili della fine

ci invitano a godere della vita

 

senza rimpianti

*

‘dalla parte dell’ombra’

‘dalla parte dell’ombra’

 

inquietudine del tempo

tirannia del presente

ansia da separazione

(da questo e dall’altro mondo)

come raccontare la storia

di un abbandono

che non prevede recupero

né superamento dei molti

tentativi falliti

 

tristezza del dire

supponenza e insolenza

di una qualche resurrezione

speranza

(in questo o nell’altro mondo)

approdare nell’altrove

svelare quell’ultimo segreto

che spieghi

 

cos’è la vita, l’amore

*

‘ad infinitum’

‘ad infinitum’

 

lo sguardo attento

furtivo quasi

onde carpire alla vita

la linfa esperienziale che la fa grande

che ne santifica il sacrificio

costante

 

devoluto all’altro dal Sé

figlio spurio cui donare tutto l’amore

quale estensione di un

infinitum 

che pure reclama il senso

dell'avventura umana

 

d’un vissuto che non chiede riscatto

che d’essere stato eroico

nello scontro / incontro con la vita

cede a battaglia

prima ancora d’essere vissuta appieno

persa

 

che d’aver dato l’aggio a Caronte

superata l’infernale sponda

consegni l’anima (sua) a quel Dio ascoso

che di giudicar s’avvale

del bene e del male

l’umana vanità

 

che del suo voler essere divino

ad ogni costo s'impiega

sopra ogni cosa

sulla miseria di questo mondo altero

che di pianto ha gli occhi ricolmi

 

di lacrime rapprese

*

’il tempo interiore’

'il tempo interiore'

 

... di ciò che sono

o forse non sono mai stato

nient'altro che un inventore di favole

uno scrittore singolare alla ricerca di chiaroscuri

tra luci e ombre che catturino la mente

senza alcuna complessità di parole

che vadano oltre la comprensione

o che presuppongano postulato alcuno

oltre la sospensione pur aleatoria

del loro riconoscimento

piuttosto come evento attesa emozione

dimensione temporale del vissuto interiore

nella dilatazione del tempo narrativo

che mi è proprio e a cui da sempre dedico

la mia esperienza di scrittore

alla ricerca di un immaginario artato

in ciò che non stento a definire

la mia creativa stupidità

 

pur infinitamente umana

*

L’amore non è tutto ... è molto di più.

“l’amore non è tutto … è molto di più”

 

l’immensità perduta degli anni

non ostacola l'andatura dell’amore che la vita pur mi ha donato

ché l’amore che dispensa è tutto

più di quanto inconsciamente mi aspettavo …

 

né devo chiedere perché (?)

permettere bisogna che le cose accadano 

porsi nel flusso cosmico del mistero della vita è gioire d’ogni attimo

che la vita ci concede …

 

l’amore non è che l’incedere nella simultaneità del possibile

come destituzione del limine

nel coinvolgimento di reciproci sentimenti che attendono

d’essere vissuti ...

 

così come disporsi nell’ossessività delle sere da trascorrere insieme

presi nel gioco d’amore che coinvolge e attanaglia

in un letto di tensioni e poesia

nella cognizione sfuggente dell’attimo vissuto ...

 

d'emozioni passeggere che il poeta accoglie

nell’abbraccio furtivo del silenzio ch'egli vive

se mai d'amore è stato il suo rincorrere

nei segni e nei colori ...

 

il senso altero della vita

 

*

‘ondeia’ (Água / Water)



‘ondeia’- Água / Water
(aspettando il diluvio)

“…sperar como quem sonha
um rio a correr,
um lìrio aberto a ser na alvorada,
um caminho, uma estrada,
para além-mundo.
Querer no silêncio do nada
o sentimento fundo” (*)

…e sentirla dentro me, l’onda
che arriva portatrice di un’ancestrale
magia,
come di canto o forse di preghiera
nella realtà dell’acqua
che mi bagna,
e che m’avvolge
con la forza dell’onda,
fra la voglia d’immergermi
e il timore che mi trascini via,
lontano dalla crudele realtà di questa
guerra
che ci travolge tutti

…e osservarla a lungo, l’onda
dentro la ricercata libertà
allontanarsi e far poi ritorno,
come di goccia costante
nello stillicidio delle esplosioni
che ci fa stare abbracciati
al richiamo,
del suo respiro profondo,
attratti dal gesto d’amore
che invita a scoprire
il segreto riposto,
l’arcano sentire della voce silente
delle anime dei morti

“…sperar como quem sonha
um rio a correr,
um lìrio aberto a ser na alvorada,
um caminho, uma estrada,
para além-mundo.
Querer no silêncio do nada
o sentimento fundo”

(*) Dulce Pontes








*

’quel che resta’



‘quel che resta’

… forse niente
di una solitudine sconfessata
una casa lasciata vuota
la nostra casa sopra le nuvole
niente che mi parla di te
gli alberi dipinti alle pareti
un soffitto senza nuvole
i quadri rimasti senza cornice
tutti i sogni ch’erano stati nostri
i giochi erotici
nell’intimità di un letto disfatto
la carezza delle tue mani
i tuoi capelli di seta
il profumo del tuo seno
l’abbraccio ansimante del tuo respiro

… o forse era tutto lì
in quel momento audace
di reciproco affetto
nell'attrito dei corpi
spigolature di sentimenti artati
e quell’aroma di caffè appena fatto
fuoriuscito a dirci che c’eravamo
persi da qualche parte
senza ritorno
allertati nella fretta mattutina
di andare al lavoro
solo il tempo di un bacio
l’ultimo
una sbirciata d’occhi e nient’altro

… solo ciao!

*

‘il giardino dei melograni’

‘il giardino dei melograni’

 

ancor che manca il silenzio della mia vita

il residuale adattamento al cambiamento

l’inorganico transitorio …

sì che gli occhi accecati tendo al buio

a vedere solitudine dei giorni a venire

onde agognavo alla scelta …

nel ‘giardino dei melograni’ il paradiso

riflesso di quell’amore riposto

intimo d’una poesia affabulatrice …

per un investimento di benevolenza

d’uomini e altri animali

di quelle storie che scrivono solo …

 

le ali degli uccelli in volo

*

l’essenza della cenere

‘l’essenza della cenere’ …

 

una dicotomia ineluttabile (se mi è concessa)

tra l’essenza interiore e l’espansione dell’anima che

nel silenzio della solitudine

(per presa coscienza)

avalla una remissione di colpe senza nemesi

contro il passare del tempo inappellabile

nell’atto di sottrarsi all’apparenza

al giudizio ultimo

onde spente le istintive voglie

(vanità della giovinezza)

tutto rimette sul filo del crinale

il proprio ‘corpo di guerra’ l’insana voglia di condurre

nel gioco a perdere

di fuochi arsi (forse inutilmente)

il consumarsi in ceppi dei sensi e delle ostentazioni

per una pace che altro non è

che l'essenza stessa della cenere …

 

l’equivalente indecidibile della perdita dell’anima

*

‘dancing with nature spirits’


‘dancing with nature spirits’

of shadows
following the soul
reinvigorate
in the dim light
of the evening
that urgent
of a figure
corporal
of you abandoned
of weight
some years
just stripped
of a past
artifact
to search
of a loner

that come


‘ballando con gli spiriti della natura’

d’ombre
al seguito dell’anima
ritemprate
alla fioca luce
della sera
urgete
d’una figura
corporale
di voi dismessa
del peso
degli anni
spogliata appena
d’un passato
artato
alla ricerca
d’un solitario

avvenire


*

’attesa’

'attesa'

 

c'è un'attesa che infrange pareti di cristallo

i muri della stanza

traspaiono a costrutti senza domani

dove non accade nulla dove non arriva nessuno

 

in ciò che si ha manca qualcosa

in ci ciò in cui si crede non v'è determinazione

 

all'attesa segue un'altra attesa

che non arriva a compimento

ove i pensieri trasmutano interrogativi diversi

eppure sempre uguali

 

dove? quando?

perché?

 

allorché non si aspetta nessuno

dove non ci aspetta nessuno

un perché di sospensione rifratta

l'ansia

 

 

emorragia del tempo attuale

*

‘eppur s’intona’


‘eppur s’intona’

con questo corpo
straziato dagli anni
che ho vissuto in pieno
senza rancore alcuno

nel bene e nel male
di questa vita
di desideri assolti
nell’illusione d’una
giovinezza dimenticata

nell’andare
nel tempo lineare
dei giorni tutti uguali
che stanchi evadono
la fierezza andata

per nascondersi ignari
della fine che pur sento
incombente
oltre le dischiuse porte
di un ultimo cielo

oltre il sereno sprazzo
dell’amare gioie
delle glorie d’amore
sì che il passato
difficilmente ritorna

né restituisce
al cuore i battiti
pulsanti dell’ebbra
sua fervida
cocente passione

che non concede
alla rimembranza
i tormenti dell’estasi
degli abbracci voluttuosi
la profusione dei baci

né delle carezze dei corpi
come degli schiaffi
ricevuti
in pieno viso
né degli applausi

e pur ne rido
al pensiero
con la sola faccia che
mi porto dietro

senza ipocrisia





*

‘riflessi’

‘riflessi’

specchiati
in bianco nero
per un riverbero di luce
notturno
che tutto cambia
colori
vite sospiri
ricordi del tempo
senza tempo
abbracci lasciti
partenze ritorni
effluvi di un vissuto
che pure è stato nostro
senza rancori
o forse senza rimpianti
dolori e risate
spasimi d’amore
lacrime
di gioia
o pura sofferenza
vagiti di un bimbo
appena nato
o forse mai nato
riflessi
della mente che chiede
che spera

in quel che non è dato





*

‘in memoria di vento’

‘in memoria di vento’

 

sospingendo nuvole di pioggia

s’aprono sprazzi dell’azzurro cielo

onde il sole s’effonde maestoso

per un altro giorno …

 

ove lo sguardo oltre l’orizzonte

per difetto di fantasia vago

in memoria di vento riporta

ricordi di un passato avito …

 

dietro lo sguardo che gli occhi

hanno abbandonato da tempo

dentro le nuvole d’una età fuggevole

indeterminata …

 

memori di giorni che ritornano

dimentichi

o forse solo smemori di luce

apocrifi d’inquietudine …

 

di voli di farfalle che fugaci

prendono il volo

dentro una realtà affabulatoria

per un investimento di benevolenza …

 

iperrealista di sogni intrapresi

anzitempo

che avremmo voluto avverati

nel disimpegno …

 

ragioni di una scelta tardiva

che il vento stenta a cancellare

in ragione d’una matura età

che la rivendica al tempo …

 

al passo di un ‘cammino che lo si fa

camminando’*

disgiunto senza voltarsi indietro

in assenza di vento …

 

prostrati senza indugio in avanti

 

 

* Antonio Machado

 

 

 

 

 

*

‘in assenza di nuvole’

‘in assenza di nuvole’

diradano
aprendo spazi a cieli sovrastanti
s’inalba il giorno

dilagano
nell’attesa velature di silenzi
macchie d’inchiostri

albe di mari
pennellate di colori
acquarellati

sconfinamento
d’ampie campiture di grano
in espansione

nelle radure
dell’estate è la memoria
l’afflato del tempo

della pittura
spigolature d’una cifra poetica
che avanza

verso l’infinito

*

‘in tondo’

‘in tondo’

in un mare senza sponde
fui acqua che dilaga
goccia dell’immenso oceano

oltre l’esigua terra
fui dapprima orma
traccia di vero passo

nel tempo in cui non fui
ancor vecchio
giovane ero nel corpo

d’argilla inviolata
fui calamo di Dio
e diaspro la tavola su cui

scrivere un’ultima parola
forma di senso plasmata
verbo

destino dicasi l’afflato
di giorni stupefatti ed ebbri
ch’io mai più rividi

fui spiga di grano fremente
al vento di giorni sereni
quale purissimo vino di feccia

tornato a primiera dimora
fui astro infuocato
sul fondo dell’anima amante

diamante di luna
taciturno e schivo
fui sasso e polvere negli anni


che s’aggiunsero agli anni
canuti e stanchi che Egli
impietoso accolse

cimelio d’una battaglia
vinta sul campo
che ne ha cassato il nome

infinito e limite
mancante di un’ultima parola
che ha nome vita

‘finis nusquam’

*

’..nell’oscurità’

‘..nell’oscurità’
affabulazione del verbo
appreso nell’oscurità dei sensi
come di cecità pregressa
di una vita spesa nel riscatto
d’una esistenza rifratta
affrancata dal buio

come di vuoto
compenetrato e recluso
di un sé obliterato
nella ricerca spasmodica
del verbo annunciato
d’eternità preclusa

nell’oscurità
di quel che mai fu detto


*

‘deboli tracce’

‘deboli tracce’

 

domani

quando non saremo

che gocce di rugiada

non sarà quello

il giorno della festa e

neppure un lunedì

ma il primo mattino

del mondo

il giorno in cui

oltre ogni dire

avremo espresso

un desiderio

 

di reciprocità

*

‘Terramare’ (..sulla musica omonima del Mauro Sigura Quartet

‘Terramare’ (..sulla musica omonima del Mauro Sigura Quartet).

… se l’Oud segna il ‘tempo’
sonoro nel ricordo
d’una musica d’oltremare
la memoria sbarca
alla costa e la rinfranca
del vento che la incalza

e sono gli innesti odorosi
della terra riarsa
nel richiamo avito
di deità marine che ascose
lanciano voluttuose
innesti di sapori arcani

che i maschi dei capridi
afferrano nell’aria satura
quasi gocce di rugiada
lasciate nella notte
sulle foglie ruvide
lanceolate dal vento

e sono tagli di diamante
le note percussive del ‘basso’
come degli strumenti altri
che l’accompagnano
nel ‘canto’ armonioso
della voce-solo

che di lontano riverbera nell’eco
sordo di ‘corde’ e ‘pelli tese’
nelle vibrazioni del ‘piano’
di narrazioni antiche
leggende di cavalieri alati
di vele fenicie giunti

a insediamenti remoti
di giganti e janas vocianti
nel ricordo
di un mondo perduto
che il suono dell’Oud riporta

ad ancestrali note




*

‘in-blu’ / ’in-blue’

‘in-blu’ / 'in-blue'
… per una coreografia del mare / … pour une chorégraphie de la mer


notte
profonda
della profondità dell’abisso
onde
che si concentrano
s’ammassano
sospingono verso l’alto
degli occhi cerchiati
il guardo
in cerca di luce

blu cobalto
si stempera nel sonno
di sogni intravisti
appena
che il ricordo confonde
come biglie
traspaiono
trasparenze di vetro
in lapislazzuli
preziosi

solitudini
in-blue
che d’acque marine
liquido arcano
disciolgono
l’angustia dei giorni passati
a marine assolate
rivolgono
flusso di silenzi
inascoltati


‘in-blue’ … pour une chorégraphie de la mer

nuit
Profond
de la profondeur de l'abîme
vagues
cette concentration
ils s'entassent
pousser vers le haut
des yeux cerclés
Je le regarde
en quête de lumière

bleu cobalt
se dissout dans
le sommeil de rêves
entrevus aussitôt que
que la mémoire confond
comme des billes
transpirer
transparents de verre
en lapis-lazuli
précieux

solitude
en bleu
celle des eaux marines
liquide arcane
dissoudre
la détresse des jours passés
aux marinas ensoleillées
ils tournent
flux de silences
inouï

*

‘la musica e il vento’



‘la musica e il vento’


lo senti (?)
attraversa i ricordi
il vento di ieri s’accalora
dei sentimenti prostrati
consumati nell’aurora dei giorni
che furono
dei letti disfatti nell’attesa
dell’alba dei sogni dispersi
dov’eravamo
poco più che contorni d’ombre
smarrite nella sera
che della notte s’avean le chiavi
abbagli deliri fantasie
inquietudini di un corpo a corpo
accecato
violento quasi nella carne
le lingue intrecciate
sanguinanti di morsi
camole di miele che
assaporavamo festanti
nell’esultanza della stagione
della vita che viene


la senti (?)
la musica di fondo
che l’eco dei giorni rimanda
al domani che fu
parvenza d’orchestra filtrata
attraverso le nuvole
nell’andare del tempo
che si colora d’assoli
d’assonanze e controcanti
nell’ottemperanza delle
metamorfosi vissute
nel canto e nelle lacrime degli
incontri
nel pianto assetato degli addii
d’un’ultima fermata
stazione ferroviaria di binari morti
risonanza metallica di stridii
e urla chiassose
che nella notte hanno assorbito
gli ultimi attenuati crepitii
d’un fuoco che si va spegnendo

dentro l'indissolubile esperienza dell'amore


*

‘assenza / presenza’

‘assenza / presenza’


assenza
anamnesi del vissuto
restituisce
intensità alla luce
dimensione e misura
d’ogni cosa

volumetria carpita
d’incesto edonico
concettuale
evaporato attraverso
l’irrealtà gassosa
dell’assenza

… pur nella presenza


presenza
oggettivazione materiale
rivelazione
sensibile alla luce
visualizzata
d’ogni forma

spazialità
volumetrica di pensiero
concettuale
come d’epifania esistenziale
che s’impone
quale essenza / presenza

…di possibile decostruzione


*

‘ad occhi chiusi’

‘ad occhi chiusi’

a non vedere
eppure esserci
muovere piccoli passi lenti
attenti
a ritrovare la misura
del tempo
attenti a non cadere nel
vuoto esistenziale
che si trascina

attenti anche a respirare
che tutto
che pur sembra stante
nelle nostre mani
s’oscura nell’ombra
di ciò che siamo stati
in quanto prestito
di un significato conrapposto
preghiera o polvere di stelle (?)

che la gioia di vivere ha il sapore della saggezza

*

’a un paese lontano’

'a un paese lontano'

si riversano fugaci
siccome il vento le pioggie
a sferzare le coste
rocciose di rughe profonde
scavate sul volto
di nostra madre terra
a predire ai naviganti
d'aver smarrito il senso

nella ricerca costante
d'una meta feconda
che induca
alle parole il necessario silenzio
per quanto inorriditi siano
nel guardarsi attorno
di ritovarsi da soli
del 'vuoto' all'esiguo cospetto

e voler tornare a navigare
per mari impetuosi e
oceani profondi
cercando nell'addivenire
un paese lontano nel tempo
sognato e subito obliato
spinti dal desiderio
che li allontani

o che li avvicini
a porti sicuri restando
a ritrovare se stessi
onde posare la voce
all'emozione endemica
della poesia
per reinterpretare il tutto
la propria umanità

obliterata

*

‘contro ogni altro dire’

‘contro ogni altro dire’

…e ancora!
come pensieri ormai scoloriti
dal disuso
che l’atto volontario
del ricordo
ingannevole struttura
dentro l’immaginale arbitrario
del sentimento

…e ancora!
come la musica che
immateriale
sfugge alla presa dell’irripetibile
addivenire
che pur rimane o forse ritorna
effimera alla mente
d’un esclusivo possesso

…e ancora!
come la voce catturata da
un fonografo s’avvale
d’essere
contro ogni altro dire
illusoria sinopia del discanto
prima di raggiungere
l’armonia del tutto

…e ancora!
come i segni lasciati dal tempo
sui nostri volti
trasparenze dell’età che
senza inganno
mostrano le cicatrici quali avalli
di un volere
senza dominio alcuno

…e ancora!
come arbitraria è la notte
dei nostri costrutti
oscura
senza libertà di scelta
di prelazione
su ciò che immeritoriamente
la morte s’appresta

a esigere



'against all other words'

…it's still!
like discolored thoughts
from disuse
that the voluntary act
of memory
deceptive structure
within the arbitrary imagination
of feeling

…it's still!
like music that immaterial
escapes the grasp of the
unrepeatable come
which still remains or perhaps
returns
ephemeral to the mind
of exclusive possession

…it's still!
like the voice captured by
a phonograph is used
to be
against all other say
illusory sinopia of the discanto
before reaching
harmony of the whole

…it's still!
like the marks left by time
on our faces
transparency of the age that
without deception
they show the scars as endorsements
of a will
without any domain

…it's still!
how arbitrary is the night
of our constructs
dark
without freedom of choice
of pre-emption
on what undeservedly
death is preparing

to demand


*

’un volo di farfalle’


'un volo di farfalle'


come in un volo di farfalle
che non conosce età
i nostri morti se ne sono andati
troppo presto o troppo tardi (?)
sprovvisti di parole
dalla culla dei principi
alla fossa della pietà
lasciandoci attoniti
nello sconforto di quanti
li avevano vissuti

costrutto di desideri
convissuto di libero arbitrio
e falsi proclami
rivalse di libertà
licenza e licenziosità
abbandonati al vento
di annosi misfatti e buone azioni
cancellati in un momento
in grazia di un ultimo
riscatto meritorio (?)

li abbiamo visti sfilare a migliaia
sui camion di notte
attraversare in silenzio
le città senza un saluto
come in un battito d’ali levato ..
come farfalle
senza un addio
che dopo aver succhiato
nettare di vita s’involano
ignare della vicina morte (?)

se ne sono andati …
senza un epigramma
che li ricordi
una fossa dove recare un fiore
alla vita che rinasce
dentro il soggetto che muore
secondo i dettami dell’anima
‘unica e irripetibile’
evoluzione dello spirito innato
nella scintilla di fuoco (?)

germinazione di vita
spinta a conoscere a voler scoprire
che la riflessione filosofica
percepita nel tempo
elabora in fenomenologia dotta
in pandemia di morte
cui alcuna risposta è data
se non di avvertire vicino
chi nell’assenza
può sembrarci lontano

'sepolto nella nostra interiorità' (*)



(*) Vittorino Andreoli 'La gioia di vivere', Rizzoli 2016


*

’trittico d’autunno’

'trittico d'autunno'
..che lieve viene nel tempo del distacco


‘autunno’

..colori giallo intenso e bruno
di rosso sangue che la terra a sé richiama
di volontà affermate
sulla brace accesa di soliloqui stanchi

crepitio di rami prigionieri
sonorità di spazi interstiziali
epitaffi di un’attesa che si consuma
in giorni d’ozio e di fuoco

tra ciottoli arsi e pietre come di pianto
di foglie cadenti ancor vive
come epitaffi di un’attesa che scorre
lenta come di lagrime sparse

in giorni d’ozio d’infiniti ritorni
sopra i misteri di un canto accorato
che ritorna
l’ultima come la primeva nota

dell'universo avito



‘arpeggio d’autunno’

..d'una melodia risuona il sussulto
pacato dell’anima
d'orchestrazione d’archi e di fiati
il timpano irrompe nell’adagio con moto

a ondosità di ricordi
violini di vento tornano alla mente
nell’allegro giocare con brio
un fluttuare di possibili solitudini

della stagione il motivo ripete
l’accordo arcano di soliloqui vaghi
di un amore dimenticato
come di musica iniziale recuperata al tempo

rubata al silenzio



‘canzone d’autunno’

..e già il vento reca il sapore dell’uve dorate
le danze della vendemmia
il profumo dei mosti allietanti
l’allegria saporosa racchiusa nei tini

come il sapore dei baci che irrorano
le labbra tue vermiglie
e il profumo delle mele raccolte
nei giorni di tiepido sole

di quest’autunno che lieve viene
nel tempo del distacco



*

‘il momento imperfetto’

‘il momento imperfetto’

..un refolo
improvviso
scompone le pagine
già scritte
abbandonate
al vento

..c’è attesa
nella memoria
che indugia
nella ricerca incessante
della parola
mancante

..d’una verità
che avevamo
tenuta nascosta
a noi stessi
nel momento imperfetto
dell’esistenza

..un concetto
univoco
sfuggevole
di senso
che della vita disvela
il mistero

..la certezza
di morire
in un giorno
di vento
allorché un soffio
mi strapperà

l’anima

*

’strie’

‘strie’

strie nel cielo dell’alba
come di scogliere senza peso
che si gettano nel mare

rincorrersi d’onde
che avanzano senza sosta
tra il nascere e il morire

come di note
sul pentagramma della vita
che s’inseguono e s’annullano

strie di un pallido silenzio
nel volgere del tramonto
allorché la luna …

solitaria appare

*

‘dove poggiano le ore’

‘dove poggiano le ore’ (*)

 

nello scolorire dei muri riarsi delle case

dietro le imposte chiuse delle finestre

denro le stanze avvolte nella penombra

negli armadi silenti che pure parlano di noi

di certe solitudini che pensavamo dimenticate

appese alle pareti racchiuse nelle cornici

nei portaritratti sul mobile antico

che mute s’avvalgono dell’arcano del tempo

 

del tempo che ritrovato posa nel silenzio

della polvere ricordi d’una felicità ingenua

condivisa coi fratelli e le sorelle di ieri

che dell’oggi hanno svanita l’essenza

dietro le porte socchiuse o forse mai aperte

coi genitori la cui assenza rende all’illusione

ciò che pensavamo fosse per sempre

una realtà in illo tempore dismessa

 

nelle sere d’inverno quando agli schiamazzi

seguivano gli strepiti del nascondino

e i rimbrotti: ‘fate piano’ e ‘non correte’

quando poi raccolti d’intorno alla stufa

si cavavano le caldarroste e il buon vino

rosso come i nasi e le orecchie d’ognuno

ad ascoltar le fole cui pure credevamo

partecipi dei timori della notte

 

fole che nella quiete delle ombre si posano

lasciando spazio ai sogni che della realtà

hanno talvolta solo i colori d’una tavolozza

confusi nel quadro che dell’esistenza rende

un luogo di commiato senza meta

che la sosta è solo permanenza

soglia di nocumento o forse pregiudizio

per chi non crede nell’alterità del pensiero

 

acciò che l'oggettività nega del mondo estremo

di quel non-essere che pure incombe

sinonimo di diversità indice di differenza

cui siamo legati da indissolubile parvenza

capaci/incapaci di misurare il tempo della nostra

resilienza allo sgretolarsi dei riarsi muri

che hanno plasmato la nostra logora identità

e ci hanno visti crescere e morire

 

nell’illusione del tempo, dove poggiano le ore

 

 

(*) Un grazie di cuore a Giovanni Baldaccini e a Luciana Riommi per la gentile concessione della foto qui utilizzata e per aver dato il titolo a questa mia composizione.

*

’un battito d’ali’

'un battito d'ali'
(... whom!)


un whom sommesso
ha crinato
il velo cupo della notte

una sola nota
in levare
sorda senza seguito

non un fruscio
né sibilo alcuno
poi un sordo silenzio

assoluto
magistrale
da provato maestro

sul podio d'orchestra
quindi la nota prima
il crack-up iniziale

un do sospeso
a mezz'aria
dello spiccare il volo

che il ramo dell'albero
ha tremato
di un brivido dolente

contenuto nell'occhio
giallo del gufo
che ha avvistato

la preda

*

Iprigionieri / The prisoners

I prigionieri
(ai ‘prigioni’ di Michelangelo Buonarroti)

scolpiti
che il fango li ricopriva
si levano
i volti austeri
tesi
che la forza di Titani
erompe
nei muscoli
attratti
all’eterna vita che pulsa
nelle vene
della dura pietra

sì che
alla vita noi
umani antropomorfi
restiamo
si come pseudo-divinità
soprannaturali
nel varco d’Olimpo
a guardare
antenati del tempo
passato
che un ‘altro’ destino

ha forgiato


The prisoners
(to the ‘prisons’ of Michelangelo Buonarroti)

sculptured
that the mud covered them
they rise
the austere faces
thesis
that the strength of Titans
erupts
in the muscles
attracted
to the eternal life that pulsates
in the veins

of the hard stone

Yes that
to life us
anthropomorphic humans
we stay
yes as a pseudo-divinity
supernatural
in the passage of Olympus
watching
ancestors of the time
past
that an 'other' destiny

he forged

*

“l’offerta” (..nel tempo dell’epidemia)

“l’offerta”
(..nel tempo dell’epidemia)

votata
all’umana comprensione
per quanti
pur non conosceva
ai primi come agli ultimi
ponderava
che alla fine
sarebbe rimasta immune
all’umbratile presenza
in agguato
silente
pandemica
il gesto esperto
ad accudire
nel ripetersi di tutta una vita
dei giorni
il rincorrersi delle stagioni
devota
donna, sorella madre
l’intesa
fatta di sguardi
costanti
esili certezze di vita
negli occhi
seccura di lacrime
nelle bocche riarse
amaro di fiele
ai margini
delle parole taciute
eppure ascoltate
dai cuori
la stanchezza incoffessata
la stessa solitudine
l’offerta
che si ripete
giorno dopo giorno
fino allo stremo
d’una stagione
a nessun altra
eguale
palesando semmai
che in vita
avrebbero avuto ancora
più bisogno di lei
per quel vago
umano sentore d’eternità

che li consuma


‘The offer’
(..in the time of the epidemic)

rated
to human understanding
for how many
though he did not know
to the first as to the last
pondered
that in the end
she would remain immune
in the humble presence
lurking
silent
pandemic
the expert gesture
to look after
in the repetition of a whole life
some days
the chasing of the seasons
devoted
woman mother sister
understanding
made of looks
steady
slender certainties of life
in the eyes
dry with tears
in parched mouths
bitter of gall
on the margins
of silent words
yet listen
from hearts
unencumbered tiredness
the same loneliness
the offer
that repeats itself
day by day
to the extreme
of a season
to no one else
equal
if anything
than in life
they would still have
need her most
for that vague
human feeling of eternity

that them consumes



*

’bersaglio mobile’

‘bersaglio mobile’

 

del folgorante inizio

nella quieta ora del dolore

un appuntamento al nero

 

fin da principio

il versante oscuro

che domina la vita

 

il dovuto ottimismo

opta per il sentimento

allontanando la verità

 

il solito entusiasmo

l’ignoranza (della morte)

l’unica voce vera

 

preoccupa

dei giorni

ciò che rimane sul fondo

 

l’aver speso ogni momento

di non aver lasciato

nulla per dopo

 

l’esistenza di oggi

bersaglio mobile

 

perché domani (?)

*

‘la linea invisibile’

‘la linea invisibile’

le ragioni di una scelta
nel colore cangiante delle note
la forza del vento trascina
trascolora

un dialogo d’armonia
la danza nel silenzio
dentro il mistero della vita
sconfinato

scorrono cicloni
nel cielo tempestoso
dell’esistere
squarciato da fulmini

l’episodio di un incontro
si scrive e si cancella
il suono di una voce
s’invola

nel giardino dell’amore
profumo di melograni
maturati al sole
non conosce mai fine

vagheggiamento di fiabe
di soliloqui
la poesia s’evolve
nel dialogo dell’assenza

come le nuvole nei cieli
di Magritte


*

’in tempo piano’



'in tempo piano'


..è del tempo piano

l'incedere dei ricordi

quando tutt'attorno

la mente

ricrea ciò che credevamo

dimenticato


..è allora che

recuperiamo

il tempo in cui

si era interrotta

la linearità

della vita


dove ogni cosa

trasfigura nella luce del creato


*

’nous’

‘nous’

nascere
rinascere
venire alla luce
comete
ceneri
abissi

ancorate
sottigliezze
stratificate
bagliori di luce
sull’acqua
infiniti rimandi

cielo
vuoto
immateriale
la parola poetica
parte liquida

del senso

*

‘fra punto di partenza e divenire’


‘fra punto di partenza e divenire’

laddove
l’esperienza notturna del pensiero
svela
l’indefinito albale
della parola
si leva vibrante
il gesto della mano che veemente
l’accompagna nel dire
sì che il risuono di sillaba
al pari di grido nel buio
incute alla luce
risveglio improvviso
onde
fra punto di partenza e divenire
febbrile e ostinato
s’accende di poetico afflato
impercettibile ai sensi
ineludibile

la verità dell’essere


*

in-Sé

in-Sé

 

illusione della scena

invisibilità dell’orchestra e oscurità della sala

sdoppiamento necessario

l’Io e il Sé

unica esistenza possibile

l’Altro antropico

la mente materiale e l’effimero immateriale

in dialogo costante

 

(come da copione)

 

per un precipuo concetto di finitudine

*

’della musica ... della poesia’

‘della musica … della poesia’

 

allorché nell’intimità del silenzio

sento d’essermi distratto

da tutto ciò che impedisce

di conoscere la mia finitudine

è allora che avendone ascoltato

solo il suono nella parola

sopraggiunge la musica

a restituirne il senso

che la poesia è dell’essere

non della forma

 

è del poeta il canto

che al musicista incombe

di trasformare in note

è del sublime l’idillio

che talora ne scaturisce

ancor prima d’esser parola

è nella solitudine del suono

il prender forma

della poesia l’oltre linguaggio

che provoca il risveglio

 

è della vocazione poetica

l’indissolubile inquietudine

che mi coglie

allorché immerso nel silenzio

giungono alla mente

come parole vive d’una musica arcana

le note inenarrabili

che mi porto dentro

di quali accordi

quali melodie mi chiedo

 

si racchiudono nell’intimità del silenzio

quali amori

quante assenze precluse ai sentimenti

quand’anche il cuore

chiede di continuare

la sua folle corsa verso l’unità indivisa

della musica e della poesia

nell’ancestrale forma che le accomuna

dell’impenetrabile evidenza

 

che la bellezza negli occhi ha contemplato

*

’lampi’

'lampi'

 

tempo sospeso

oscillometro

del ritrovato clangore

vuoto di note pure

per una danza arcana

sospesa a tempo e luogo

di libertà feconda

 

movimento di corpi

sul battito affannoso delle mani

poi una pausa di silenzio

in totale assenza di suono

a ritrovare

l'intima verità del sogno

dei momenti più veri

 

epica essenza di una vita sospesa

*

‘ritorno di pioggia’

‘ritorno di pioggia’

 

mai

o forse sempre

i colori dell’autunno

m'hanno donato

l’esperienza di un’emozione

che persiste

oltre i ricordi

 

che mai l’indifferenza

la tristezza che permane

rende visibile

al guardo

il cuore che affoga

nel sangue versato

 

o forse sempre

quando il ricordo svanisce

l’emozione resta

provata

un giorno d’autunno

spoglio dei colori

 

per un ritorno di pioggia

scevro del domani

*

‘al liminare dell’essenza’

‘al liminare dell’essenza’

le ragioni di una scelta
quale rimozione di un desiderio
vacuo

la rivelazione di un ombra
nell’assenza
quale enfasi dell’oblio

né so per quanto tempo
o quanto a lungo
arriverà il momento

la dignitosa percezione
in cui avrò
dimenticato

*

di cuore (… a Tommaso Landolfi)

di cuore (… a Tommaso Landolfi)

quand’anche le foglie ingiallite
e rosse
di quest’autunno della vita
ricoprissero la tomba
dove giace il mio cuore …

certo non smetterei
di scrivere
della bellezza di questo
vivere altero
che mi riempie l’anima …

tanto da colmare pagine
bianche di trasudo
onde lasciare al vento
d’asciugare languide
l’inchiostro delle parole …

distillate lacrime d’ardore
per questa vita
che a morte rimena
ancorché d’amore
(di libri, di musica e poesia)

… è assai vissuta
“Ecco perché i versi
sembrano essere
un vizio osceno
una contraffazione del dire.” (*)


(*) in Mario Nicolao (“La stella sibillina” – Archinto 2019

*

’logos’

 

‘logos’ (ordine del chaos)

 

orizzonte di riflessione 

principio invariabile soprasensibile infinito 

supremo inizio / mezzo 

fine di tutte le cose materiali e immateriali

riferimento iniziatico prioritario 

dell’essere metafisico

linea di demarcazione dell’intelletto non manifesto

alpha e omega dello stato edenico primordiale

visibile e invisibile

celebrazione divina sovraesistente

senso originario della ragione

 

 

‘verbum vero - ubertas a necessitate’

*

’a futura bellezza’

'a futura bellezza' ... delle Sirene il riscatto

lame d'acciaio
l'onde
mare d'inverno
sferzano
scoglio denudato
di temuta esperienza

lamenta Prometeo
Il destino infame
che lo tormenta
all’efferato
Poseidone
che più non ascolta

venti furiosi
a forza levati
ammutoliscono
il pianto
delle Sirene
il riscatto

di giorni a venire
nel tempo
prolisso s'avvera
del canto
ritorno sublime
invocante

giustizia divina
obliterata
agli occhi accecati
di futura
bellezza

mancata

*

’fluf’ / ’pluf’

‘fluf’

(..spostamento dell’aria nel voltare pagina)

 

soffio interstiziale d’avvio

dall’inizio alla fine

ossimoro legato al verso

al senso poetico

libero e/o arbitrario

dell’immaginale

 

‘pluf’

(…caduta della goccia nello stagno)

 

della memoria liquida

che inzuppa di nero inchiostro

la pagina bianca

aperta sul diario della vita

che del vivere

ognor segna la sorte

 

*

’venti di mare’

‘venti di mare’

 

veleggiare di nubi

portano

dove tutto trasfigura in luce

per una geografia dell'immaginario

 

onde tumultuose

dell’oceano cosmico

che l’anima segreta proietta nei cieli

paradisiaci dell’aldilà

 

di questo glorioso mondo

nostra terra celeste

tanto esecrata quanto

amata

 

nel profondo

*

’inside the frame’ / ’dentro la cornice’


'inside the frame'

occurrence or apparition
beginning of the carrying form
creative of becoming
of a transitory role

impulsive expansion
of apparent identity
evolutionary of the work of art
germinal future

it forms or it shows up
visible image
of reversible relationship
analogical and cathartic

of condition of the being
suprasensible



‘dentro la cornice’

accadimento e/o apparizione
inizio della forma portante
creativa del divenire
di un principio transitorio

espansione impulsiva
dell’identità manifesta
evolutiva dell’opera d’arte
germinale futura

forma e/o figura
immagine visibile
di attinenza reversibile
analogica e catartica

d'una condizione dell’essere
soprasensibile

*

’in-senso’

'in-senso'

travisamenti
livelli di senso
effetti interpretativi
sottratti al silenzio
laddove il presente
si fa introspezione
canalizzazione di eventi
dell'immaginario individuale
come proposta

in-senso
di ricezione catalizzatrice
rovesciata
etica sublimata attinente
a livello concettuale
del filosofico pensare
qualcosa di più della tela di fondo
dove abbiamo abbozzato
sommariamente

la sinopia della nostra esistenza



*

‘linee di fuga’

‘linee di fuga’

..di trappole vuote
impianto teoretico di sbaragliamento
di una realtà ‘altra’ parallela

..di percorsi imprevedibili
inseguimenti di conoscenza artata
fonte di peculiarità

..di coscienze emergenti
sostitutive di ideologie folli
precostituite

..di linee che si allungano
che s’intersecano e s’aggrovigliano
a formare trame

..di esistenze in fuga
opportunità di trasformazioni
artate a dismisura

..di falsi protagonismi
prolegomeni di miti dismessi
di cui vorremmo riscrivere i copioni

..del nostro viaggiare interiore
impetuoso il mare che lo circonda
silenzioso il moto delle stelle

*

’..di felicità’

‘..di felicità’

 

lo sciabordio dell’onda

costante

suggerisce il verso

al canto

che nell’anima presto

s’infonde

e che la mano

furtiva

lesta trascrive sulla carta

 

come di palpito

improvviso

all’emozione trasferisce

l’attimo fuggevole

al ricordo

d'una emozione nuova

immagine fulminea

del tuo sorriso

lo sguardo amorevole

 

...di felicità ricolmo

*

‘dias in luminis oras’

‘dias in luminis oras’

(Lucrezio: “De rerum natura”)

 

viviamo

nelle divine regioni della luce

avvolti

dell'alone immanente delle cose

create

nell’imprevedibile ricchezza d’ogni dove

nell’aria

in cielo in mare mai soli

dei segreti

svelati della terra

tesoro

dei sensi dei colori dei profumi

variopinti

dei fiori l’essenze dei mari

salsedini

di rocce crostose

alle rupi

nei picchi montuosi sui piani

sapienziali

del desiderio in divenire

della potenza

di compiere il salto

predestinazione

dell’altro arbitrario

del divino compiersi

 

moriturus nostri

*

‘trasposizioni’

‘trasposizioni’

come d’immagini
capovolte proiezioni di un’esistenza artata
dentro una cornice di cielo
che ostenta limpidore
trasparenza d’intenti la volontà tiene
all’età che cede
del corpo sostegno e fisicità
come lascito
eredità generazionale di ciò ch’è stato
nella ragione del tempo
come di storia
che si ripete nei meandri di tutta una vita
dentro se stessa
nei lustri di quattro stagioni
consequenziali
l’una dentro l’altra in un tutt’uno
come d’incontro
che ritorna al mittente
scritto su lettere bianche mai spedite
mai ricevute
la storia di un amore che non conosce
mai fine
come promenade
di nuvole immobili fermate nelle tele

di Magritte

*

‘illusione di un giorno’

‘illusione di un giorno’

 

erronea-mente

prospettiva del tutto unico

che non è parte del tutto

miopia del desiderio

 

attinenza

 

eccesso di desiderio infinito

‘sentimento oceanico’ (Freud)

di comunione col tutto

esigenza dell’Io

 

conflittualità

 

insondabilità del perché

insignificanza delle cose

psiche e techne

condizione di infelicità

 

sospensione

 

dove il confine minaccia

di dissolversi

contro ogni attestato

 

dei sensi coscienti

*

’fragile’ / 4

‘fragile’ / 4

… come di unità profonda
edulcorata
quale opera d’arte
consuntiva di senso
concreta
d’attività creativa

… come espressione
di ciò che siamo
molecole del cosmo espansivo
sogno musica poesia
del linguaggio
significativo

… come risalire e discendere
filosofia dei quanti
costruire de-costruire
l’entità dell’essenza per cui
ex-sistere
risale al divino ch’è in noi

la ritrovata concretezza dell’unicità

*

’fragile’ / 3

‘fragile’ / 3

 

… come distinguere

ex-sistere

psicologico e soggettivo

nella contemplazione

della bellezza pura

se esiste per chi esiste

 

… come commozione

esistenziale del tempo

in cui non siamo mai stati

metafisico

spaziale e temporale

in cui ci siamo ritrovati 

 

… come nostalgia dell’origine

primordiale e assoluta

uno fuori dell’altro

uniti e dispersi

nella materia di cui pur siamo fatti

umana e androgina

 

nostalgia di molteplicità disperse

*

’fragile’ / 2

‘fragile’ / 2

 

… come sottile increspatura dell’alba

fra le nuvole basse

di lame d’acciaio e di vetro

a infrangere specchio di brame

ove indiscriminato

s’affaccia il mio volto

 

… deturpato dall’ombre della notte

profilo sconnesso di sfinge

l’età che nulla concede

al plauso

momento di quiete

che vita concerne

 

… alterità d’indicibile assenza

senza principio né fine

d’orizzonte distante che lieve

s’adombra

di lame d’acciaio e di vetro

d'indefinito crinale profondo

 

sotto l'increspatura dell’acqua

*

‘rimembranze’

‘rimembranze’

 

qual musica!

si rincorrono le note sul pentagramma delle parole

a comporre il nostro dialogo costante

il coscente afflato dell’amore in quei giorni di tarda estate

 

come le onde nel respiro profondo del mare

i ricordi di spuma

sapore di sale i baci rubati alla riva

silenziosi ritorni dei sospiri nel vento che agitano gli animi

 

rimembranze di corpi distesi al sole

le corse affannose sulla spiaggia

le mani furtive alle carezze dei giorni felici

il richiamo della coscienza l’orgoglio nel reciproco orgasmo

 

la prossima estate è ancora qui che aspetta le nostre invisibili presenze

i nostri baci di sale bruciati dal sole

 

 

*

’emanazioni’

‘emanazioni'

 

solitaria

chiamata effonde

del mistero cosmico

manifestazione

di nascita

‘verbo’

si propaga

in forma d’uomo

polvere fatta corpo

 

anima

di luce plasmata

nel buio s’accende

scintilla d’intelletto

procreata da istantanee

illuminazioni

‘senso’

di creativo intento

subliminale

 

di percezione

‘soglia’

livello

e discernimento

dell’inconscio astratto

coscienza

indeterminata

dell’essere imperscrutabile

 

esoterico

*

’fragile’

‘fragile’ / 1

 

… come scriminatura di vento

che repentino cambia

a sferzare le cime

che modella

di montagne

il canto

 

… di vele

che il mare rigonfia

e sospinge

dell’orizzonte la linea

più in là

oltre il confine

 

… fragilità del mondo

afflato rigeneratore

che dà vita

ànemos

di volontà superna

che toglie infine

 

senza ragione

*

Pasqua

Crucifiggi

a te
. . . che ancora uccidi
per trenta o poco più denari
. . . che ancora gridi
le verità nascoste che non sai
. . . che ancora sputi
la menzogna oscena dei bari
. . . riposa le spoglie tue mortali
oggi è un giorno di pace
. . . che Cristo risorgerà
per una Pasqua ancora
. . . se lo vorrai.

Pasqua...

è tempo che i falchi riposino
che tornino a volare le colombe della pace
e s’intreccino palme
...come preghiere.

da La stanza dei giochi impossibili - (1980 - 2000) - raccolta inedita

*

Mantra - OM

‘OM’

M - utazione
A - ntropica
N - aturale
T - rasformazione
R - igenerativa
A - strale

A - lterazione
R - igenerazione
T - ransustanziale
N - emesi
A - ncestrale
M - antra

M - utazione
A - ntropica
N - aturale
T - rasformazione
R - igenerativa
A - strale

A - lterazione
R - igenerazione
T - ransustanziale
N - emesi
A - ncestrale
M - antra

.. ripete

*

’flamen / soffio’

‘flamen / soffio’

lieve
di vento propizio
modulazione
di suono
di strumento / a fiato

silente
di fiato in fiato
a rinverdire
sacerdozio
di spirito / elevato

esuberanza
di vento
prosperità nel dono
dignità
dell’essere /

sovrumano afflato






*

‘evocazioni’

‘evocazioni’

 

degli spiriti ancestrali

che la natura

custodisce

nel seno latteo

della madre terra

orché gelosa

del segreto passare

del tempo

s’acquieti

 

rimembranze

d'arcana memoria

significazione temporale

d’un ricordo

sfuggito ad ardua corsa

impellenza

di un vivere

minaccioso

 

soddisfacimento

d’un desiderio

come promessa

rimossa

obliterata alla nascita

per elargizione

d’un giuramento ingannevole

 

d’espiazione

*

‘canto corale’ (..a Edvard Munch)

‘canto corale’ (..a Edvard Munch)

 

‘prélude’

 

una goccia d’acqua limpida

e un’altra pura

un’altra ancora

ed è pioggia

 

‘choral n.1’

 

cento mille gocce

a formare un coro

come di voci assunte

nel silenzio che implora

 

‘reversing’

 

una voce cristallina

unita a un’altra

che sopraggiunta

si unisce nel canto

 

‘choral n.2’

 

cento mille voci

levate nel pianto

a formare una sola voce

all’unisono

 

‘prélude’

 

sì che nel gemito

esplode il rombo del tuono

il grido che si leva

sul mondo

 

d'una pace preclusa

 

 

*

‘congiungimenti’

‘congiungimenti’

rischiara
dietro le quinte oscure della notte
per un eccesso di profondità
la luce
che non è ancora fatto giorno
a dare un senso ai desideri dismessi
che riaffiorano
al primo levarsi di ciglia
che s’attarda sull’apice parabolico
del tempo
per un consenso all’eternità
che il mistero profana

spalanca
il colore che muta
il cielo cangiante d’ogni pensiero
che a un’andare
fuggevole delle nuvole
all’orizzonte
sospinge l’audacia del vento
il richiamo tumultuoso degli zoccoli
di cavalli che scalpitano al suono
di tamburi lontani
percossi
nel vortice della danza arcana

ineluttabile
il fato che si svela
nello sguardo che incredulo
ravvisa
l’inesorabilità nell’intento
proponimento di un qualche
congiungimento
fra ciò che non è mai stato
e ciò che non ha luogo ancora
per una
imperfezione del creato

in assenza del volere di Dio

*

‘abbandono’

‘abbandono’

 

..c’è un gran silenzio in cui le nuvole basse

abbandonate dai venti

stendono chiazze di bucato appena asciugato

vuoti improvvisi di cielo nel contrasto meridiano

avallano impossibili voli di gabbiani

smarriti sulla linea dell’orizzonte vago

similitudini di un abbandono riflesso

surreale d’involontario moto

come discorsi infranti

nutriti in un no-luogo né tempo né riflessione

senza ragione alcuna

solo silenzio di nuvole

di oceano sconfinato su cui s'avventurano cicloni

che muti avanzano nel tumulto

e nel mistero d’una esistenza

 

smarrita

*

‘mare d’inverno’

‘mare d’inverno’ (in forma di haiku)

 

rigurgito fluttuante

le onde del mare alludono

a masse d’acqua turbolente

 

spostamento continuo

a riempire vuoto interiore

in superficie incombente

 

immobile

ciò che rimane sul fondo

nel silenzio di quiete

 

come mutismo percepito

di verbo indicibile

il senso profondo

 

s’increspa

il mare d’inverno

di flutti salmastri

 

negli occhi di sale

muto di grida

trasparenza del nulla

 

intimo sentire

intraducibile in parole

d’una quietudine rafferma

 

stanziale di fango

onde trovare il silenzio

fermato nel tempo

 

come di istante senza nome

senza parole alcune

ove raccogliere il respiro

 

dacché finanche la morte

sublimata s'arresta

sul fondo

 

dalla morte sconfitta

*

’pari intervallo’

‘pari intervallo’

sulla musica di Arvo Pärt ‘Pari Intervallo’ per piano a quattro-mani eseguita da HOCKET Ensemble - Sarah Gibson e Thomas Kotcheff.


..come di linfa limpida e pura
trasuda
adagiata alla foglia che inerte l’accoglie
in forma di rugiada la notte
al risveglio del mattino silente
di vita che avanza

..come di neve si posa
pacata
sull’erba dei prati distesi che attendono
di quiete sperata la pace
il solitario abbraccio
che amore richiama

..come d’abbaglio in sogno
ritorna
in sequenza di ‘pari intervallo’
meravigliata bellezza
vagheggiamento di remota speranza
che allieta

..come d’incontro sublime
assoluto
di desiderio estremo che incombe
quale rifugio infine
nelle amorevoli braccia
genitoriale dell’Eterno

..come




'pari intervallo'

on the music of Arvo Pärt 'Pari Intervallo' for four-hands piano performed by HOCKET Ensemble - Sarah Gibson and Thomas Kotcheff.

.. as of clear and pure sap
exudes
abandoned to the leaf that inactive it welcomes it
in dewy form the night
to the awakening of the silent morning
of life that advances

.. as of snow is placed
peaceful
on the grass of the extended lawns that await
of hoped quiet the peace
the solitary embrace
what love recalls

.. as of glare in dream
returns
in sequence of 'pari intervallo'
amazed beauty
vagueness of remote hope
that gladdens

.. as sublime meeting
absolute
of extreme desire that looms
which shelter finally
in the loving arms
parental authority of the Eternal

.. as

*

’senza cornice’

‘senza cornice’

paradosso sostanziale
dell'ignoto
essere o esistere
mera illusione
o forse tramite
consapevole …

come l'eroico Prometeo
di non sottrarsi
al proprio limite
preoccupato della morte
mentre è ancora
in vita …

paura di vivere
percezione e terrore
d’essere nel mondo
sensazione vaga
incapacità di fuggire
nel nulla …

intraprendenza
e presenza
contrapposizione
d’idee obsolete
e concezioni
utopiche …

il migliore
dei ‘mondi’ possibili
s’addensa
nella concentrazione
antropica
del sé …

opposizione
‘to be or not to be’
essere qui o non esserci
vivere non vivere
sopravvivere (?)
forse …

allora l’esser-ci
è come morire
ogni attimo di vita
significa
consapevolezza
di morire …

la parola mancante
o forse il verbo
sta nell’immortalità …

che non ci è data














*

‘per note solo’

‘per note solo’ (*)


- do
come do-lore …

un ostacolo
un disturbo della mente
dentro il tempo che scorre
fuori della realtà
che definisce un disagio
la fatica di vivere
di dare e di ricevere
senso

“la dimensione individuale acquista il suo significato umano
quando contiene la risposta a un bisogno dell’altro”


- re
come re-spiro …

relazionare e relazionarsi
lo sforzo di interagire
avvertendo
nei propri bisogni
il bisogno primario
di cercare nell’altro
l’altro che è in sé o diverso da sé
comprendere

“credo sia possibile costruire una comunità in cui ciascuno possa
considerare l’esistenza un’esperienza straordinaria”


- mi
come mi-stero …

scisione del tempo della realtà
in no-tempo
presenza / assenza sostanziale
fondamento indicibile di
un mondo ‘altro’
diverso
dentro e fuori da sé
in sé

“testimone della fatica di vivere avvinto soprattutto dal dolore, dal dolore della mente”


- fa
come fa-scino …

fascino dell’uomo senza aggettivi
ciò che definisce una realtà
un oggetto che rimanda a una
dimensione concreta
nello sforzo quotidiano di adeguarsi
al mondo in cui si trova a vivere
e che riguarda il corpo
la mente

“non sono un scrittore che parla dei propri voli fantastici e, ma un uomo che vive tra gli uomini”


- sol
come sol-itudine …

snaturamento della condizione umana
biologicamente portata verso l’altro
‘nessun uomo è un’isola’ (Thomas Merton)
nel senso che ogni uomo non è solo
nella necessità quotidiana
di affrontare la paura di esistere
ciò che rende il bisogno dell’altro
imperativo

“una relazione trasforma la vita […] partendo da un sorriro, da un gesto d’aiuto, dalla consolazione e dalla speranza, e allora si sente di appartenere al mondo, a un suo frammento”


- la
come la-bile …

come percepire nel buio
una luce che sia pure tremula
che diventa essenziale
frammento in cui credere
e officiare una propria ‘religione’
che per capire un uomo bisogna essere un uomo
nel suo divenire ‘persona’
consapevolezza

“l’uomo in quanto tale, possiede un’identità unitaria e complessa, impossibile da semplificare o dividere, perché ciò significherebbe la perdita delle caratteristiche fisiche e mentali che la identificano”


- si
come si-stema …

ineccepibile di un comportamento acquisito (non naturale)
che pur coinvolge l’uomo e il suo destino
nelle sue funzioni sistematiche
nella sua grandezza e nella sua miserabile miseria
‘capace di creare e distruggere ciò che ha creato’ (?)
l’attività più elevata della specie
capacità di comporre e scomporre l’arte
come primaria categoria della bellezza …

dimentico talvolta di averla ricevuta in dono

“Una civiltà imperfetta, che ha al proprio interno la cognizione di ciò che è necessario perseguire per essere meno imperfetta, potendo guardare all’ipotesi di un mondo umano” … per la gioia di vivere.



Note:
*) Liberamente ispirato al “I segreti della mente” di Vittorino Andreoli – ristampa RCS 2018.
I virgolettati sono di Vittorino Andreoli, psichiatra di fama internazionale, studioso del cervello e del comportamento umano.Direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona –Soave, membro della New York Academy of Sciences. Autore di importanti pubblicazioni scientifiche, affianca da anni un’intensa e seguitissima attività divulgativa.


*

’germinale’

(Liberamente ispirato a ‘Nudità’ il capolavoro proposto da RAI5 per RomaEuropa 2018, un incontro ad altissimo livello artistico tra due maestri della performativa internazionale: Virgilio Sieni ‘danzatore’; Mimmo Cuticchio ‘puparo’ dell’Opera dei Pupi, sulla musica ‘meditata’ di Angelo Badalamenti).

 

'germinale'

di due anime

dentro e fuori l’oscurità della scena

 

l’attore/danzatore e pupo/puparo

a confronto

sulla natura del gesto dialogante e la danza

recuperata al suo concepimento

in dialogo costante

incontro/scontro tra l'uomo e l'eroe

tra la nudità del pupo

e la vestizione dell’essere

l'uno di fronte all'altro

l'uno dall'altro divisi

 

apologia del movimento

nel riscatto della carne messa a nudo

lì dove in sequenza

il pupo

defraudato dei propri orpelli

torna ad essere l’uomo

e viceversa

il puparo (colui che lo restituisce alla vita)

dacché dal buio risorto

si ridesta l’attore che è in sé

 

germinale d’una nuova presenza

dentro e fuori l’oscurità della scena

ove s’interseca l’unica esistenza possibile

 

nell’eroico a-solo per voce di entrambi

*

’qui / dopo’ - ’here / after’

'qui / dopo' - 'here / after'

‘qui’
uno sguardo
all’oggi
il privilegio d’esserci
in mezzo alla folla irridente
orchestrazione selvaggia
del fuggire da sé

argomentazione sociale
manifesta
concettuale
nevrosi da paura
trasformazione del presente
paradossalmente teorizzato

fusione d’insieme
prendere / perdere il controllo
appartarsi nei propri spazi
di solitudine
abbracciare il vuoto
agorafobia irrazionale

‘dopo’
graffi sulla tela
protagonisti del domani
non scritto
eccellenze di creatività
da moto a luogo
e viceversa

e ritrovarsi
nel tempo piano
l’oggi il domani e dopo
oltre paure e fobie
trasformate
in rilevanza umana

aprire uno spazio nuovo che
fuso in insieme
conduce a vivere uniti
stretti nella fisicità del tempo
impatto emotivo
narrativo

per un contributo alla creazione

*

‘here / after’

‘here / after’

‘here’

a look
to today
the privilege of being there
in the midst of the mocking crowd
a wild orchestration
to escape from oneself

social argumentation
manifested
conceptual
fearful neuroses
transformation of the present
paradoxically theorized

combination
take / lose control
settle in their own spaces
of solitude
embrace the void
irrational agoraphobia

‘after’

scratch on the canvas
protagonists of tomorrow
unwritten
excellences of creativity
from motion to place
the other way around

and meet again
in the plan time
today, tomorrow and after
beyond fears and phobias
transformed
in human relevance

open a new space that
fused together
leads to live together
tight in the physicality of time
emotional impact
narrative

for a contribution to creation

*

‘il mancato silenzio della neve’

‘il mancato silenzio della neve’

 

nevicherà, o forse no / inebriato dal respiro breve dell’istante s’apre a sprazzi il cielo / intrappolate nel lampo di un’esperienza nel mezzo le nuvole / si buttano a capofitto nella stregua …

incombenti / una lenta processione che giunge a nascondere una definita oscurità / nella luminosità del giorno / che la metafora del viaggio / pur s’attenua nella volontà inespressa …

o forse della notte / tra la memoria e il tempo della storia non so dire, o forse sì / di un sogno che vince la realtà di ciò che sò, che provo e che / un’allegoria di me o forse di un luogo …

d’essermi presente  infine / nell’odissea dei giorni / vagabondo immerso nel fitto buio / inafferrabile e lontano di un'alba mai stata / come di primavera mai sbocciata …

in cui cieco abbandono / fra gli interstizi d’una stagione che avanza / una dopo l’altra / che mai risponde all'imperativo d’una logora inquietudine / che pur manca di un gesto estremo …

oltre l’apparenza il vuoto / di un passato altrove dimenticato / quasi a cancellare memoria / senza interprete sicuro / racconto di una vita / provata nelle proprie membra …

come di teatro senza palcoscenico / senza quinte / d’una percezione esclusa di volute barocche / marmoree / necessità interiore d'una qualche ragione velata / e abbatterle una ad una / fino a scoprirne l’identità obsoleta …

onde restituire all’azzurro / la pienezza di un cielo rubato potenziale e latente / sfuggente e precario di versi / per una poesia della vita che sfugge / un verso dopo l’altro …

dacché il passo rende / precario il cammino del viaggiatore / labile la scia dello smarrirsi / decostruzione senza ricostruzione contro la pagina bianca / su cui ha smesso di lottare / oltre il mancato silenzio della neve ...

.  .  .

nevicherà, o forse no, chissà?

*

’Sur l’eau’ - poème symphonique

'Sur l'eau' - poème symphonique

- no tempo

à l'intérieur de la lumière
et au-delà
nouvel Icare
jamais éteint jamais né
sans vie
l'empreinte du père
feuilles
au lendemain de l'aube

les ailes dissoutes
en larmes de cire
automne
dans la mer
champagne
vague
en forme
des îles ensoleillées

falaises émergentes
des eaux
cristal clair
ils s'épaississent
dans beaucoup de liquides
hélicoïdal
à la fin
du tourbillon

où déjà Dédale
poser
sans revenir en arrière
avant même
de briller
du jour
perdu dans le vagues de la mare
profond

aller à la prière
la voix
des sirènes collectées
sur la pierre de lave
brûlé par
ardeur consommée
sur la ligne arquée
de l'horizon submergé

- adagio

à l'intérieur du mystère
de temps
la fléchette a éclaté
de l'amour
ça fait mal au cœur
d'Icare grand
le désir
de l'extase divine

cette euphorie
du vol
se transformer en pleurs
le cri sauvage
du sublime
oiseau
bien sûr la mort
sinistré

les nuages s'épaississent
retiré du soleil
au coucher du soleil
saupoudré d'ombres
les stagnations
du lotus
et des nénuphars
d'or

à l'opale le visage
d'Icare
s'éteint
en fluorescence
mortel
dans douloureux
fondu
d'un père

de plumes et de frondes
des arbres somptueux
bienvenue la pluie
des larmes
quelles chutes instantanées
en pur enchantement
d'un Éden terrestre
trouvé

- largo / cantabile

ils appartiennent au ciel
les nuages
donc les vagues à la mer
seulement la terre
payé
a l'homme s'utilise
aura
éternel

il accable et trompe
le grondement du tonnerre
qui provient du ciel clair
en fragilité constante
oui, orchestrations bruyantes
où la nuit est perdue
au plus fort de la journée
du temps édénique perdu

et ce réveil soudain
que le rêve n'annule pas
retourner à être
ce qui n'a peut-être jamais été
qui dépasse chaque éventualité
se lever de la même manière
qui est valorisé
de l'épiphanie

quand la transparence
de l'air utilise
de la possibilité
que même s'il y a des données
d'un arbitrage
hors du pentagramme
celui de la création
retourne à la mélodie de fond

que le vent cosmique
ça bouge en silence
des nuages
dans la chanson des sirènes
et des marées
qui enveloppe et durcit
et qui renouvelle constamment
le mouvement des sphères

- andante

Je me demande si le frisson
de beauté
c'est en nous
peut un jour
trace
ancestral
beauté édénique
du monde

si cela
Symbolique 'humain'
naturel
ce que nous sommes
viendra
comprendre l'essence
de création
qui tourne autour de nous

si cela vit
ensemble
à l'intérieur de nous en dehors de nous
saura saisir
dans le futur
la vérité de la raison
c'est aussi
en chacun de nous

si perdu avec le temps
nous apporterons
avec nous
ce que nous aurons mûri
des émotions
des sentiments
et de la poésie
de cette vie

et si
réconcilié avec tout
nous trouverons le chemin balisé
de notre existence
et pourquoi
de la philosophie
d'où la mort
par exemple

- allegro moderato

une goutte de bleu (encre)
et c'est tout de suite la mer
- c'est comme ça
reflets de l'eau croissante
mouvements narratifs
- mémoire
silence d'interruption
reprise du motif de chant

espaces pour écouter
- chanson
d'élargir la liberté
réminiscences et réveils
- cherche-les
qui sont en expansion
pour une réflexion
éternité

quelle est cette existence (?)
si la chanson
ce n'est pas chœur
si le chœur unanime
ça ne devient pas une symphonie
de cet amour
qui fait aussi l'éloge
à la vie

c'est alors que
le 'corps émotionnel'
il est teinté
d'une agitation opaque
continu
de soi
mutable
différée

signe clair
d'une condition
stable
d'une sensibilité
peu commun
des voix comme des hiéroglyphes
d'une langue
extensible à l'infini

- solo

un soulèvement de boucliers
pour un 'corps à corps'
contre un ennemi
invisible qui utilise
des épées et des lances tranchantes
dans la 'guerre constante'
non défini
sans se rendre

et donne le vent
le souffle nécessaire au son
la vie sur les cordes
la résonance vibratile
de lumière
aux percussions
le rythme de danse
de l'éternité qui palpite

l'indulgence est en hausse
au gagnant
peut-être oui peut-être pas
pour une remise
de fautes détournées
jusqu'au dernier jugement
impitoyable et violent
contre lui-même

vagues au passage
de temps
la chaleur brûlante est éteint
les désirs instinctifs
l’ivresse de la vanité
de la jeunesse
l'avidité du pouvoir
le désir fou
de son propre 'corps de guerre'

réorganiser
tout
au bord de la crête
le nécessaire
'Tranquillité d'esprit'
d'une 'guerre à perdre'
qui ne sait pas
égal

- barcarolle

le guerrier repose
couché sur le lit de bataille
épuisé
gagné au gagnant
il gémit à ses côtés blessés
ennemi affamé
fraudé au fond
de semences illégitimes

comme un souffle
il l'attrape
le souffle du vent
qui vient d'annuler
les mythes et les rituels d'un
existence
c'est difficile à reconnaître
son

laissez-le en tirer
il demande que l'âme le moque
ça déchire
aux préoccupations
arraché des racines
collé
dans la terre nue
l'accueille

et il manque son souffle
les vagues
le bruit de la mer
et soudain
il voudrait crier
contre l'abysse
alors que la voix est perdue
en l’air

c'est en accueillant
le souffle profond du monde
que nous trouverons l'inspiration
faux de 'temps'
qu'un jour il a poussé
êtres ailés
que nous étions
à la recherche de demain

- berceuse

et nous sommes des nuages
baroque
dessins
d'un symbolisme profane
si près du ciel
comme des corps en lutte
des héros qui enveloppent
dans la prise

quand la terre
élevé dans les airs
dispersa
formes objectives
des masses
rougie
de la fureur mistral
du vent

averses d'eau
cette croix
l'espace sidéral
sans bornes
comme de l'orthographe élargie
qui se propage
inscrit dans l'arc
de temps

alors ce sera l'étreinte de l'éternel
pour accueillir
au printemps des jours
ce que nous avons été
myriade de poussière de plomb
et d'or
que dans la 'vie' terrestre
il a couvert les casques et les armes des héros

nous des fils d'Icare
signe tangible de la
'concaténation du destin'
essentiellement constant
l'ancien et le nouveau
le passé et le présent
d'une faute
qui va banni pour toujours

- romance

nous ne sommes que des anges déchus
et leva les yeux
montrer
dans les yeux vivants de larmes
toute l'horreur
de l’hybride divin
au-dessus de ce monde
tourmenté

alors nous nous tournons vers Dieu
à cause du destin qui
c'incombe
qui nous voit obligé
forcé de racheter
une humble prière
qu'il soit restauré
'l'ordre éthique du monde'

comme vos enfants
en vertu de la vie nue
que vous nous avez donné
saisir l'essence
de l'intellect faible
que pendant un moment
il croyait qu'il possédait
l'ombre de l'absolu tout

- notturno

quand le ciel tombe
nous serons poussière d'étoiles noires
enfants parasites
d'une apocalypse annoncée
atomes perdus
les voix dans le grondement
du tonnerre qui éclate
dans l'univers incompréhensible

que j'ai pris dans le viseur
de flèches puissantes
au coucher du soleil
esquissées
des anges perdus et seuls
sur la crête du temps
dans la fosse
nous allons faire des fouilles

nous voudrons fumer
aspiré
dans le vortex noir
des silences cosmiques
nous des héros mythiques
d'une galaxie maintenant éteinte
dans la gloire perdue
peut-être pour toujours

- la mer

profondément à l'intérieur
d'une errance audacieuse
Dédale solitaire
à cheval sur un tourbillon marin
recherches d'Icare
son corps aimé
dans l'abîme infini
cela aveugle

de son fils ailé
perdu
Dédale est désespéré
trouver les restes
dans les îles d'or
sur les falaises hautaines
des forêts vertes
des arômes collectés

de la vérité obliterée
chercher des chansons
des sirènes inquiétantes
dans les légendes
dans les mythes
dans les actes des héros
des nombreux guerriers
resté inconnu

son des flux
phrasé d'onde
marée haute
horizon
mélanger
de rythmes différents
dans l'agitation de l'eau
profond

- solo

écho sonore
des marées
que du passé
retour
de calme
apprivoiser le rivage
orchestrations étourdissant
comme des formes silencieuses
eau

implacabilité inopportune
les vagues
qui s'énerve au bord
d'une saison plate
quelle poésie du temps linéaire
atteint le sommet de la fin
des plages désolées
de 'marée basse'

du vide
quintessence du néant
des anges le désir
presque une masse
pour le moment
présent
commencé à la dérive
inexprimable

eau
conteneur profond
des flux impétueux
de passions accablantes
ne payez jamais
glisse
déversements
des courants abyssaux

sorties
difficile
des passages lourds
la levée des vagues
puissant
régurgitation de sel
de mousse
comment raccourcir la vie

- no tempo

des ailes qui traversent le ciel
redessiner le fil
horizon
donner de la continuité au sublime
inconnu
et imaginez un 'autre monde'
au bord du ciel
échapper à où (?)

progrès imparable du temps
de calme
apprivoiser le rivage
où dans l'obscurité
il remplace
un paisible espoir de lumière
d'un moment suspendu
harmonie

étourdissant orchestrations
quelles formes silencieuses de la mer
comme une extension
de l'arc du jour
dans la nuit
au-delà des apparences
pour un manque total
de sens

qui s'estompe
la vérité cachée
l'absence violée
déchiré à l'ombre
des roches caduques
entouré par l'eau
former autour
tourbillons

comme des labyrinthes
d'une expérience silencieuse
de l'épiphanie rendue
du corps sans ailes
qu'Icare mourant
accueille à la lueur de la lumière

là où l'invisible est vu
il est créé l'incréé '(Cusanus)



*

’fractus’

‘fractus’

 

si smemora

la mente

nei ricordi

 

viaggiare

di passate

nuvole

 

ritorno

di avvolgenti

mareggiate

 

ore assolate

di voglie

inespresse

 

fuga in avanti

di concettuose

realizzazioni

 

frattali

di una vita

dismessa

 

obliterata

*

Una donna, una voce ... Montserrat Caballe

MONTSERRAT CABALLE … UNA DONNA, UNA VOCE

‘Piangete voi? … il mio candido ammanto / il crin m'ornate
del mio serto di rose...’.
Al dolce guidami / castel natio, / ai verdi platani,
al quieto rio, / che i nostri mormora / sospiri ancor.
Colà, dimentico / de' corsi affanni,
un giorno rendimi / de' miei primi anni, / un giorno solo
del nostro amor. (*)

.. se mai voce
di donna
abbia suggerito
all’anima
l’intimo sussulto
del canto
che in preghiera
si leva
di furtive tensioni
trepidante

..se mai
al sol udire
sì leggero
afflato
di grazia eccelsa
all’eco
risponde eco
sì che l’empireo
cielo
raggiunge

..se mai
i ‘pianissimo’
stendessero
un velo
al solitario
cuore
i ‘fortissimo’
sarebbero strappi
rapiti
all’amore

..e se mai
il senso vago
d’una indefinibile
ispirazione
fluttui ancor
nell’aere
altresì è l’enfasi
naturale
che all’emozione
guida e s’arresta

il canto


‘Giusto ciel, in tal periglio / più consiglio, più speranza /
non ci avanza, / che piangendo, che gemendo /
implorar la tua pietà’. (**)


Note:
(*) Anna Bolena (prima 1830)
Lirica: Felice Romani
Musica: Gaetano Donizetti

(**) L’assedio di Corinto (prima 1826)
Lirica: Luigi Balocchi e Alexandre Soumet
Musica: Gioacchino Rossini

*

’interstiziale’



'interstiziale'

sogno d’argilla
la terra
compone

s’imbeve
la nuvola
di pioggia

interstiziale
l’assenza
di parole

pianissimo
sibila il vento
sottovoce

in ipotetico futuro
sospinto
cerco una via di fuga

che non c’è

*

’alta marea / bassa marea’

‘alta marea’

sonorità
di flussi
fraseggio d’onde

orizzonte
mescolanza
di ritmi diversi

maree
agitarsi d’acque
profonde

eco
che dal passato
ritorna

inopportuna implacabilità
dell’onde
che s’agitano

alla riva



‘bassa marea’

poesia d’onde
nel tempo lineare
piano

stagione
giunta ormai
all’apice

spiagge
solitarie
desolate

vuoto
quintessenza
del nulla

messa
per il tempo
presente

alla deriva

*

’solitudini’

‘solitudini’

 

quasi che l’espansione dell’anima

avalli dentro il silenzio

similitudine d’assenza

o forse

di presa coscienza del corpo

trasudo

d’effimere presenze

come di statue di carne

vive

da montare/smontare

testa braccia corpi gambe

senza fili

per un teatro della fine

in assenza di applausi

 

né di compianti

*

Por Amor / Per Amore

Por amor … (letra)

Deja que yo sea aquél
el que secretamente deseas
qué el deseo es audaz
más que la fuerza
del amor

deja que el mistral viento
fugaz de acuerdos
se encienda de repentina luz
qué toda la Pampa
se inflama de pasión

deja que yo sea el momento
qué en la oscuridad de este milonga
descubra tu cuerpo apretado al mío
en este tango
sin ya razón

dejados ir una vez todavía
en esta mordaza ardiente
qué el placer captura
en el retortijón infinito
de nuestros cuerpos

deja que este corazón
viva prisionero
de tu adverso amor
contra cada tuya
repuesta intención

dejados violar
en la pureza de cada tu pensamiento
de un actuar furtivo
brutal casi
qué me mata

deja que persiga el tiempo
qué yo pregunte a ello
de parar cada cosa
al sol de quemar todo
de lo que nos gira alrededor

deja envolverme tu cuerpo
ch'io viola tus rescisiones ocultas
qué estas mis manos
queman mía misma
gana

como el verano de una vez sola
quema todas las otras estaciones
tu cuerpo tu cara
dentro de mis ojos
ciegos

de una pasión oscura.


Per amore … (tango)

Lascia che sia io quello
che segretamente brami
che il desiderio è audace
più della forza
dell'amore

lascia che il maestrale vento
fuggevole di accordi
s'accenda d'improvvisa luce
che l’intera Pampa
s’infiammi di passione

lascia ch’io sia il momento
che nell'oscurità di questa milonga
scopra il tuo corpo avvinto al mio
in questo tango
senza ormai ragione

lasciati andare una volta ancora
in questa morsa ardente
che il piacere cattura
nello spasimo infinito
dei nostri corpi

lascia che questo cuore
viva prigioniero
dell’avverso amore
contro ogni
riposta intenzione

lasciati violare
nella purezza d'ogni tuo pensiero
d'un agire furtivo
brutale quasi
che mi uccide

lascia che rincorra il tempo
che io chieda ad esso
di fermare ogni cosa
al sole di bruciare tutto
di ciò che c’è d’intorno

lasciami avvolgere il tuo corpo
ch'io violi i tuoi recessi segreti
che queste mie mani
bruciano della mia stessa
voglia

come l'estate in una volta sola
brucia tutte l'altre stagioni
il tuo corpo il tuo viso
dentro i miei occhi
ciechi

d'una passione oscura.


*

’forme silenti dell’acqua’

‘forme silenti dell’acqua’

 

dell’acqua

contenitore profondo

di flussi

 

impetuosi

d’irruenti passioni

mai paghe

 

scorrimenti

fuoriuscite

di correnti abissali

 

deflussi

ardui

di passaggi gravosi

 

sollevazione d’onde

possenti

rigurgiti di sale

 

di spume

come

abbrevi di vita

 

di calme

addomesticate

alla riva

 

fragorose

d’orchestrazioni

quali forme silenti

 

del mare

 

(da - l'arcana memoria dell'acqua - silloge inedita)

*

’in limine’

‘in limine’

 

con quali occhi

guardiamo al limite del cielo

i mondi che s’aprono

davanti a noi gravidi

di un passato senza

avallo

concepito in amplessi furtivi

per un misero aborto d’idee

appassite

ancor prima d’esser fiorita

in noi la speranza

di un futuro

sagace

 

con qual purezza

accedere

se scomparso è

l’amore che pur ci è dato

contemplare

di qua dall’orizzonte che

alla vita conpete

che scendere

nell’immensa voragine

del profondo

nell’incerto mondo

che ci accoglie

furtivi

 

con qual sentire

se l’armonia del cosmo

sfugge

alle nostre orecchie

che frastornate dal chiasso

fanno di ferri battuti

le dispute eccessive

gli scismi

e gli squarci abbacinati

delle guerre

che ‘bizantini’ siamo

sopravvissuti

o ancorché scomparsi

 

di quali accordi

s’annota il futuro

aspro che sulla soglia s'apre

a noi davanti

instancabili cercatori d'oro

e di perle

di muse e d'eroi

di meraviglie già viste

consumate

fino allo stremo

immagini

che hanno ighiottito

finanche le parole

 

fermate sul liminare del tempo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

’rimandi’

‘rimandi’

sillabe
di un silenzio assordante
onomatopeiche
come nenie di prefiche
voci
dell’indicibile connesso
rimandi
di un’ansietà pacata
sommessa

sul pentagramma
di un finire estremo

*

’sembianze’

‘sembianze’(*)

immagini velate
tra opacità e luce
nel fitto d’una notte eterna
sospesa
come il mondo a Prometeo
incatenati
nel sonno dell’attesa
d’una possibile visione
che pur avvolge il tutto

sembianze
il peso d’una vita
che ci lega
l’uno all’altra
nella memoria di luce
sottratta alla fucina di Efesto
che in fine acceca
come d’ombra l’immagine
in chiaroscuro

velatura di memorie
passate
di canti e orazioni
appartenute
a reminiscenze mitiche
arcane
d’una volonta scemata
nell’oscurità del nulla
nell’attesa della fine

. . .

dacché si leverà la notte senza mattino


(*) a Flavio Ermini autore di ‘Della fine’ – Formebrevi Edizioni 2016

*

’ali sull’acqua’ / ’wings over water’

'ali sull'acqua' / 'wings over water'

.. ho veduto ali attraversare il mare
ridisegnare il filo dell'orizzonte
e dare continuità a un mondo
a me sconosciuto che pure ammiro

..ho ascoltato lo spostarsi silenzioso
dell'aria al suo passaggio
come di un soffio che mi sfiorava la nuca
che m'accarezzava il viso

..ho immaginato un mondo al limite del cielo
che un airone bianco illuminava
l'inarrestabile procedere del tempo
d'una momentanea sospesa armonia

..ho creduto a un possibile
prolungamento dell'arco del giorno
fin dentro la notte
dove all'oscurità s'andava sostituendo

una pacata speranza di luce


wings over water

.. I have seen wings to cross the sea
to redraw the thread of the horizon
and give continuity to a world
stranger to me that I also admire

.. I have felt the move themselves silent
of the air to his passage
as of a puff that the nape grazed me
what the face caressed me

.. I have imagined a world to the limit of the sky
what a white heron illuminated
the unstoppable one to proceed some time
of a momentary suspended harmony

.. I have believed in a possible
prolongation of the arc of the day
until inside the night
where to the obscurity he went replacing

a peaceful hope of light

*

’nella luce del tempo’

‘nella luce del tempo’

..dentro il mistero della vita
nato e rinato
un’infinità di volte
senza coscienza del trascorso
d’intraprendere mai stanco
nuove strade
nel segno dell’avventura
d’ogni giorno
ciò che mi suggeriva
di spingermi alla ricerca
di continenti visti forse
ignorati sempre

luoghi e paesi diversi
luminosi e oscuri mai
dove risorgere e rigenerarmi
felice infelice
d’elemosinare l’acqua al cielo
nutrirmi di radici
trovare linfa e forza
nella madre terra
la cui natura forse ho calpestata
violata mai
genti diverse
volti conosciuti mai e sempre

con gli stessi fardelli portati
sulla testa con dignità
dentro il peso degli anni
sulle spalle stanche
di un vivere conteso
a un destino benevolo
solo talvolta iroso
crudele
solo un modo di dire
l’afflato della vita che scorre
a oltranza è un fiume
mai nato

mai morto

*

’debussiana’ études et réveries

'debussiana' ... études et réveries

 

estampes et images

nocturnes dans la mer

riflessi della sera sull'acqua

delle foglie ingiallite d'autunno

 

preludés d'une melancolie

che s'appresta ad arrivare

che risuona nel gocciolare

d'una fontana

 

come musica leggera che

si perde in lontananza nella sera

esiti del crepuscolo

sull'andante per pianoforte

 

d'une réveries che sconfina nell'oltre

images che lasciano allo

stillicidio del tempo

le parole per un a-solo di mani

 

che scorrono veloci sulla tastiera

formidables études et nocturnes dans la mer

*

’relitti’

'relitti'

 

.. di ciò che non è per sempre

come l'amore sovrasta ogni altro sentimento

che vivere è costruire una nave alla deriva

vararla per un viaggio che sarà il primo e l'ultimo ..

 

.. dell'inconsapevole avidità della vita

la preziosa illusione dell'immortalità

tessitura di un senso smarrito

partecipe dell'amaro destino delle illusioni ..

 

.. dei sogni che sanno essere crudeli

nella delusione che infliggono a quanti

hanno la sventura di svegliarsi

in questo travaso d'inverno

 

.. relitti

di questa logora modernità

*

d’ombre – (haiku)

d’ombre – (haiku)

 

è d’ombra il sussulto

che loquace

la notte risveglia

 

la goccia che cade

ingannevole

dalla grondaia

 

solitario

è il battito del cuore

che s’arresta

 

è senza tempo

lo scorrere sabbioso

della clessidra

 

il ciottolo del fiume

non è la pietra filosofale

né forma la chiave di volta

 

è d’ombre la vita

che si conduce

oltre le sfere

 

il piede nudo

sulla terra ricalca

l’orma dei padri

 

felice è colui

che dimentica

d’essere stato

 

… e che la morte sublima

*

Human - On the Music Composed by Armand Amar

HUMAN*

(On the Music Composed by Armand Amar)

 

Faces…

how furrows of plow in the Earth

beds of ancestral rivers as roads

highways of a pierced

remote

what returns on the wake of the Time

abandonment and gone up again

awakening and recovery

and then again

regress and deceleration

renouncement and decline

. . .

how ravines in the Rock

of lived life

joy and pain

job and work

in the lamented one of a something

of not repeatable

what has been

of waters it flowed in vain not

between loneliness and silences

of vain words (those yes)

. . .

how roots of Trees

pregnant of lifeblood

of virginal secreted

milky substance of generous breasts

berries and leaves of greenery

tasty fruits

of a virile and feminine

match testicles and ovarian

to the origin of the life

animal and human

. . .

how molecules

in to progress some water

in the becoming

attended and hope

idyll and feeling

interpenetration

infinitesimal trivial details

of an evolution

inexpressible

holistic and philosophical

. . .

how science of the Language

fluctuating in the air

in the breath of human

confirmatory determination

form of thought

interstitial

enunciated

confirmed and disproven

connected

to an extreme theory of sense

. . .

how discipline

of the equilibrium

rationality and separation

approach and aspect of the Form

objective

human experience of the art

what the nature draws (and insignia)

dusts of dunes and rocky mountains

lakes and rivers that to flow some water

it outlines on the numerous Faces

of our existence

 

of a human experience of living.

 

 

HUMAN*

(On the music composed by Armand Amar)

 

Volti …

come solchi d’aratro nella Terra

letti di fiumi aviti come strade

autostrade

d’un trapassato remoto

che ritorna sulla scia del Tempo

abbandono e risalita

risveglio e guarigione

e poi di nuovo

regresso e decelerazione

rinuncia e declino

. . .

come anfratti nella Roccia

di vita vissuta

gioia e dolore

lavoro e fatica

nel compianto di un qualcosa

d’irripetibile

ch’è stato

d’acque scorse non invano

fra solitudini e silenzi

di parole vane (quelle sì)

. . .

come radici d’Alberi

pregne di linfa vitale

di secretezze verginali

lattea sostanza di generosi seni

bacche e foglie di verzura

frutti saporosi

di un connubio virile e muliebre

testicolare e ovarico

all’origine della vita

animale e antropica

. . .

come molecole

nel progredire dell’Acqua

nel divenire

attesa e speranza

idillio e sentimento

compenetrazione

minuzie infinitesimali

d’una evoluzione

inesprimibile

olistica e filosofica

. . .

come scienza del linguaggio

fluttuante nell’Aria

nel respiro d’umana determinazione

convalidata

forma del pensiero interstiziale

enunciata

confermata e confutata

connessa

congiunta

a un’estrema teoria di senso

. . .

come disciplina dell’equilibrio raggiunto

razionalità e distacco

approccio e aspetto della Forma

oggettiva

sapienziale dell’arte

che la natura disegna (e insegna)

polveri di dune e montagne rocciose

laghi e fiumi che lo scorrere dell’acqua

tratteggia sui numerosi Volti

della nostra esistenza

 

dell’umana esperienza di vivere.

*

’sconfini’

‘sconfini’

 

oltre

lo spazio vuoto

incorniciato

nel cielo terso

tensione contemporanea

di un fuggire da sé

onde non essere più nessuno

nell’indifferenza degli altri

 

andare oltre

scomparire

scivolare nell’erranza

nell’infinito virtuale

onde cancellare le destrezze dei vincoli

di una dissolvenza desiderata

sconfini

moltiplicarsi d'una esistenza vaga

 

superare l’oltre

sospensione di coscienza

erranza

di una identità smarrita

burn-out

sfinimento di esistere

assenza

sdoppiamento di personalità multiple

 

onde il raggiungimento di un probabile infinito

*

‘mutazioni’

‘mutazioni’

(veniamo dal silenzio)

 

dimentichi della fragilità antropica

per una disposizione naturale alla perfezione

l'incoscienza incorsa nella creazione

vuoti d'incoerenza

debellare sconfiggere estirpare

'libero arbitrio'

l'altrui volontà nostra

l'acme del raggiungimento ha partorito

il nano-temperamento del gigante

causa involuta dell'ingegnoso soccombere …

 

rifiuto e germe ascetico

formula di una consuetudine appresa

‘in illo tempore’

successiva al pronunciarsi del Verbo

predisposizione al cambiamento

leviamo il canto supplichevole e

misericordioso

con voce interiore

dacché l'afflato al sublime

la rivelazione del Tutto …

 

mutazione d’intensità

di tono di volume

per una maggiore definizione che sale

dal profondo

incontaminata

‘soglia’ dell’inconscio conoscitivo

fonte aurea di ciò che siamo

allorché venuti al mondo

facciamo ritorno alla Terra Madre

 

onde riabbracciare al silenzio …

*

’de-costruendo castelli’

‘de-costruendo castelli …’

 

giorni asssolati di un’estate

amara di fiele

albe e tramonti di un’età

che avanza inesorabile

senza riscatto alcuno

senza pietà

 

un ultimo castello

costruito sulla sabbia

(che l'onda porterà via)

né mura né torrioni né contrafforti

onde resistere al vento

che soffia tempesta

 

solo rovine di un’epoca

remota

nuvole oscure levate al di sopra

di un orizzonte

di liquido salmastro

d’acqua di mare

 

spiagge deserte

abbandonate all’incuria

senza speranza d’ombra

sospinte nel vortice finale

nel frangersi dell’onda

de-costruendo castelli

 

... onde trovare rifugio 

e re-interpretare il futuro

*

‘blinded’

‘blinded’

 

… in a night that is not mine

I'm just crying out

to be one voice alone

free in time to tell to wave

to overcome sting rayed soul peace

called of anxiety to die

I repeat the echo to the diapason

words to be horrified

*

Zen VII addizionare / levare / dividere

Zen VII: addizionare / levare / dividere

 

alterità poetica a inseguire

un’ultima istanza

parola dopo parola

legare / addizionare

 

unicità della parola detta

donazione come separazione

da allontanamento

presenza di forma contorno / ombra

 

parvenza figurazione rappresentazione

come ritorno d’immagine in levare

dissociazione

essenza della realtà nella luce

 

rappresentazione come ‘verità’

profondità di sé violenza / dominio

linguaggio nudo

essenza di cose

 

espiazione d’un donare coatto

mancanza d’ascolto

‘non c’è fine al principio’

la poesia esclude un ritorno al silenzio

 

antepone al parlare l’ascolto

sostituendo al vuoto un pieno di vuoto

*

’quando’

'quando'

 

quando parlare non ha senso

piani e dirupi della memoria

pensieri di nulla

attendono

 

gli alberi spogli del parco

tanti corpi nudi

una foresta di pazza gente

che attende attonita in silenzio

 

l’angolo buio

dove nascondere il viso

è nel bosco della solitudine

. . .

quando si ha voglia d’assoluto

*

’sul filo dell’acqua’

‘sul filo dell’acqua’

 

scorre silenziosa la vita

sul filo dell’acqua

che dalla sorgente del fiume

s’affaccia a lambire le sponde

 

quindi sussulta fra i ciottoli

lungo i seni scoscesi della terra

in rivoli sparsi

a voler trovare la via

 

affannoso è l’andare

d’ostacoli i salti

di argille e dirupi

fino alle coste arenose

 

uno scavare di rocce massicce

rotolare di sassi

incontrati lungo tutto il cammino

nella corsa che la riporta al mare

 

ed è un’esplosione di gioia

un fragoroso abbraccio

di spume

onde poi sparire in silenzio

 

la solitudine è quando

non si ha più nessuno da amare

*

’come farfalla’

‘come farfalla’

 

sono stato farfalla d’ali meravigliose

mai stanca di volare

sugli sterminati prati incolti della fantasia

sui dirupi irti della selvaggia utopia

 

e i recessi indocili d’una inquieta mania

 

sono stato chimera di sublimi voli

di desideri transoceanici e viluppi d’estri capricciosi

d’ingegnose figurazioni colorate

rappresentazioni d’un sentire astrale

 

sono stato folgore nel miraggio d’un esistere

soprasensibile

che del volare ha ceduto all’illusione

e del cadere ha fatto espiazione

 

per un possibile futuro rinascimento

*

De Sphaera: Solstizio d’Inverno

De Sphaera: Solstizio d'Inverno

 

Guarda! Lassù, oltre la collina, le dita flessuose dell'alba

vanno tessendo di un insolito chiarore il mattino:

 

..il sole vi appare come sospeso nel breve incedere del giorno.

 

Di un'emozione nuova, segreta,

si veste tutt'intorno la natura:

 

..e già la siepe del biancospino

dischiude i germogli al presagio della lontana primavera.

 

Là, dove l'occulto e il sacro si compenetrano

il solstizio d'inverno assolve a una remota certezza:

 

..il sorprendente prodigio del ciclico rinascere alla vita.

 

La nascita del sole precede l'inizio del tempo,

riporta a un'antica promessa di eterno ricongiungimento:

 

..onde il passato è il presente nell'affermarsi di antichi ritorni.

 

Il futuro è contenuto nella memoria cosmica del mondo,

fissato entro immagini archetipe:

 

..in cui l'uomo si sorprende nella ricerca

del proprio essere segreto.

 

Dimentico della propria solitudine,

il fanciullo ch'è in lui recupera la seppellita coscienza:

 

.. per cui la vita è sul nascere veritiera promessa

 

Il dono più grande.

 

 

da 'Anno Domini' di Giorgio Mancinelli - Grafica e Arte Bergamo 1992.

*

Khatmandu: diario dal Kali Yuga libro/cd


“Khatmandu: diario dal Kali Yuga” - libro/cd

Sabato 10 dicembre, alle ore 21.00, presso la Biblioteca comunale di San Matteo degli Armeni (Via Monteripido, 2 – Perugia), verrà presentato il libro con CD Kathmandu: diario dal Kali Yuga (Paris, Le loup des steppes, 2016), creato da Martino Nicoletti e dal compositore Roberto Passuti grazie alla collaborazione artistica di Franco Battiato, Teresa De Sio e Giovanni Lindo Ferretti.

L’opera – che costituisce il primo volume della neonata collana di poesia e immagini La pupilla di Baudelaire, creata da Martino Nicoletti e dal poeta Paolo Pistoletti – rappresenta un vero e proprio itinerario iniziatico fatto di suoni e parole alla scoperta della mitica città sacra di Kathmandu, la splendida perla dell’Himalaya incastonata tra le scintillanti vette del Nepal.
Un autentico diario dal Kali Yuga – l’oscura epoca finale che, secondo l’antica mitologia indiana, conclude un ciclo cosmico – composto da testi, fotografie e da ben 20 tracce musicali che narrano di una metropoli in pelle viva e di come questo stesso universo urlante sappia ancor oggi dispensare bagliori di autentico splendore e d’indicibile quanto affilata bellezza.

L’incontro, introdotto e accompagnato dalla presenza dell’autore Martino Nicoletti e del poeta Paolo Pistoletti, sarà accompagnato dall’ascolto guidato di una selezione dei brani del CD, nonché da letture eseguite dell’attore Francesco Bolo Rossini e da spunti critici proposti dallo psichiatra e psicoterapeuta Davide Albrigo.

*

One touch - on the ceiling of the Sistine Chapel

One touch - (on the ceiling of Sistine Chapel)

 

there,

where the fingers meet

in the notice

the sovereign touch

a touch of the divine

innervates

as a spark of fire

it kindles the flame

Life sprang

 

tenacious

body shakes

ready to impose

his presence

in the world

created

in emotion

of desire

healed

 

there,

where the sovereign touch

the essence of man

shaped

since being

in paradise

aroused

what sublime

interpreter

of a dream come true

 

One touch – (nella volta della Cappella Sistina)

 

là,

dove le dita

s’incontrano

nel preavviso del tocco sovrano

un che di divino

s'innerva

come scintilla

che del fuoco

fa ardere la fiamma

 

scaturisce

la vita

tenace il corpo

si scuote

pronto ad imporre

la sua presenza

nel creato

còlto nell'emozione

del desiderio sanato

 

là,

ove il tocco sovrano

l’essenza dell’uomo

ha plasmato

dacché l’essere

nel paradiso si desta

quale sublime

interprete

di un sogno avverato

*

’nuvolaglia’

‘nuvolaglia’ … (di un mistico sogno)

 

vanno

sospinte dai venti

fin dove aspirano di andare

nella sospensione effimera del giorno

 

mutevoli

nella danza senza posa

nel ricercato emisfero di luce

che ne svela l’arcano delle brame

 

fluttuanti

oltre la distesa liquida del mare

inarcandosi rigonfie sulla linea segnata

appena dell’orizzonte

 

cariche di pioggia

nella sospensione effimera del tempo

montanti in barocche volute di cielo

sollevando speranze d’acqua

 

a dissetar distese

d’arida aspettanza

di bruschi pascoli e boschi rinsecchiti

nella calura estiva che s’avanza

 

lì dove

un ultimo sguardo

un dio comprensivo di qualche temperanza

ha lasciato cadere nelle mani prodighe dell’uomo

 

il seme d’una possibile/impossibile

sopravvivenza

*

Tango Malo

Tango Malo - letras
,narrativo por dos voces y dos bandoneon,

(sólo narrativo)
En cinco esperaron Alonso al Barrio de Las Muletas sobre la manera de la noche…
'Tango'! - exclamó uno de ellos
'Tango, tango, tango, tango'! - los otros evocaron en secuencia

, narrativo sobre bandoneon en fondo,
… reclamaron el precio de la usura con bastones a la mano, haciéndolos repicar sobre el adoquinado…

'Tango malo'! - enfatizó a uno
'Malo, malo, malo, malo'! - repitieron los otros por consiguiente
'Tango Malo'!
'Malo, malo, malo, malo'! - repitieron, cruzando entre les pasas de tango y figuraciones…

'No lo tengo!, no tengo el dinero que me preguntas' - Alonso acusó

'Malo'! - enfatizó a uno de ellos
'Tango malo, malo, malo, malo'! - los otros reprocharon por consiguiente haciéndose alrededor a de…

, sólo / choque de bandoneon luego el silencio,

, narrativo,
Alonso intentó una explicación pero el Argentinita fue inamovible en preguntarle la restitución del dinero… un tiempo se quisieron con pasión pero luego… Alonso dirigió sus atenciones a Lola, una chica más joven y a ella este no fue gustado… y a distancia de tiempo reclamó su venganza…

, sólo / choque de bandoneon luego en fondo,
'Malo'!
'Tango malo, malo, malo, malo! - repitieron como fuera una llamada de la suerte...

¿Por cuánto para Alonso aquel no fue verdadero amor, o al menos no una pasión como fue la ustedes… sólo un tormento… un afán sin esperanza, que le royó dentro y le quemó el alma… Solicitar más de lo que recibido pareció a Alonso un despecho, el objetivo apartado de una revancha sin escrúpulos… aquél que incluso al principio fue un regalo de amor, se transformó ahora en un chantaje sin motivo, por qué?

, sólo / choque de bandoneon luego en fondo,
'Malo!
'Tango malo, malo, malo, malo'! - repitieron los cinco cruzando entre ellos figuraciones de tango.

Pero no se manda al amor… si acaso lo se invoca abriendo las puertas a la pasión… viviendo él en lleno sin reluctancia sin reproche por aquél que ello de… 'el descubrimiento del instante', la belleza llena de la eternidad… el celos nulo puede más que el amor… puede ofenderlo, ultrajarlo, herirlo, también matarlo… pero en fin vencerá sobre todo, en cuánto es 'suma de infinitos' que decide sobre nuestra suerte, todavía de lo que se quiere llamar suerte…

, sólo / choque de bandoneon luego en fondo,
'Malo'!
'Tango malo, malo, malo, malo'! - insistieron los demás cruzando entre ellos figuraciones de tango.

Como los Caballeros del apocalipsis en cuatro se arrojaron sobre Alonso destrozándolo a muerte con los bastones, cuando el Argentinita revelándose en fin, se acercó a descubriéndose al jefe por un último beso…

'Tango Malo'!
'Tango malo, malo, malo, tango malo'! - los otros repitieron en coro

'Sí, ahora yo muero por amor, pero que esta pasión infame se haya amarga más que la suerte que tienes reservado a yo' - logró decir a Alonso antes de golpear el Argentinita con la hoja del cuchillo en lleno pecho, partiéndole el corazón…
Unánime fue el grito de los dos enamorados que aquella noche repicó por el Barrio de Las Muletas… un grito funesto de muerte que se quitó hasta el cielo… colà dónde para siempre el alma ausente calla...

'Tango'!
'Tango, tango, tango, tango'!
'Malo'!
'Malo, malo, malo, tango malo'! …

.. los otros le repiten a jefe doblado, alejándose mientras con amarga exuberancia los dos bandoneon se calmaron lentamente, apagando en el sonido afligido lo llanto.

*

’de la parte de las nubes’ sp/fr/ted

'de la parte de las nubes'...

migratorios
sobre los extensos desiertos incomprendidos
dónde el encuentro con el tiempo remoto
sucede al presente
hasta dentro del futuro del mundo
y qué van
empujadas por los veinte
de un remolino de fuego
qué arde quemando
cada cosa de alrededor…

a pies desnudos afrontan en peregrino ir masas de gentes que desnudas en el alma ambicionan de sobrevivir en este mundo extremo

migratorios
qué se envuelven sobre las ramas
resecados de los árboles
sin frondas
dónde la pantera hambrienta
ha buscado
una vista mejor
antes de atacar la presa
qué estancamiento se arrastra
en la travesía…

hombres contra ávidos de cada cosa que se adueñan vidas de los otros que vender al mercado de los nuevos esclavos de la contemporaneidad

migratorios
de diferente creo aunados
qué validan el duro
al actual barquero de almas
por un insensato viajar
vierto un mismo
infierno ultramundano
en el espacio indefinido
de un mar de atravesar
sin vuelta

qué ancla los tiene atados a una ancestral suerte prisionero ciega y abandonada
a la luz de un porvenir que no se encenderá

migratorios
en la oscuridad de aquellas profundidades marinas
qué los acoge sin identidad
cómo papuda de dar en comida
a los peces
a las divinidades melifluas
qué avaras de cada razón
se avanzan
a contrastar de ello
el antropico / humano reconocimiento


'de la partie des nuages'...

migrants
sur les incompris déserts étendus
où la rencontre avec le temps lointain
il succède au présent
jusque dans l'avenir du monde
et qu'ils vont
poussée par vingt heures
d'un tourbillon de feu
qu'il flambe en brûlant
tout d'autour…

ils affrontent pieds nus en je pérégrine aller masses de gens que nues dans l'âme ils ambitionnent de survivre dans ce monde extrême

migrants
qu'ils se roulent sur les branches
ratatinés des arbres
sans rameaux
où la panthère affamée
il a cherché
une vue meilleure
avant d'attaquer la proie
que fatiguée il se traîne
dans la traversée…

hommes contre avides de tout qu'ils s'emparent des vies des autres à vendre au marché des nouveaux esclaves de la contemporanéité

migrants
de différent je crois rapproché
qu'ils oblitèrent le sou
au passeur d'aujourd'hui d'âmes
pour un insensé voyager
vers un même
enfer supraterrestre
dans la place indéfinie
d'une mer à traverser
sans retour

qu'ancre les tient lié à une destinée prisonnier aveuglée ancestrale et délaissés
à la lumière d'un avenir qu'il ne s'allumera pas

migrants
dans l'obscurité de ces profondeurs marines
qu'il les accueille sans identité
comment souteneur à donner en repas
aux poissons
aux divinités doucereuses
qu'avares de chaque raison
ils les avancent
en contrarier
l'antropico reconnaissance


'vom Teil der Wolken'...

wandernd
auf die ausgedehnten unverstandenen Wüsten
wo die Begegnung mit der entlegenen Zeit
es folgt zur Gegenwart
bis in die Zukunft der Welt
und daß sie gehen
treibt von den Winden
von einem Wirbel von Feuer
daß es auflodert, da verbrennt es
jedes was von umher…

zu Fuß nackt sie treten entgegen in ich irre umher, Massen von Leuten, die Nakte in die Seele erstreben, diese äußerste Welt zu überleben, zu gehen

wandernd
daß sie sich auf den Zweigen einwickeln
trocken der Bäume
ohne Laubzweige
wo der hungrige Panther
es suchte
eine besser Sicht
bevor das Opfer überfallen
, daß müde es schleppt sich
in die Durchquerung…

Männer gegen begierige von jedem was, daß sie die Leben der anderer zum Markt von den neuen Sklaven der Gleichzeitigkeit zu verkaufen in Besitz nehmen

wandernd
von verschiedenem glaube ich vereint
daß sie den Pfennig entwerten
dem heutigen Fährmann von Seelen
für ein unbesonnenes reisen
ich gieße ein selbst
überirdische Hölle
in der unbestimmte Raum
von einem Meer von überqueren
ohne Rückkehr

was Anker hält er sie zu einem Ur gebunden, ich bestimme gefangen, blendet und verläßt
im Licht von einem morgen, daß es nicht sich entzünden wird

wandernd
ins Dunkel von jenen Meeres Tiefen
daß es sie ohne Identität empfängt
wie Vielfraß, von in Mahlzeit geben,
den Fischen
den süßlichen Göttern
was geizig von jeder Vernunft
sie rücken heran
davon behindern
der menschliches Wiedererkennen

*

‘dalla parte delle nuvole’ it / ing

‘dalla parte delle nuvole ...’

migranti
sopra gli estesi deserti incompresi
dove l’incontro col tempo remoto
sussegue al presente
fin dentro il futuro del mondo
e che vanno
sospinte dai venti
d’un vortice di fuoco
che avvampa bruciando
ogni cosa d’intorno …

a piedi nudi affrontano in peregrino andare masse di genti che nude nell’anima ambiscono di sopravvivere in questo mondo estremo

migranti
che s’avvoltolano sui rami
rinsecchiti degli alberi
senza fronde
dove la pantera affamata
ha cercato
una visuale migliore
prima d’assalire la preda
che stanca si trascina
nella traversata …

uomini contro avidi d’ogni cosa che s’impossessano delle vite degli altri da vendere al mercato dei nuovi schiavi della contemporaneità

migranti
di differente credo accomunati
che obliterano il soldo
all’odierno traghettatore d’anime
per un insensato viaggiare
verso un medesimo
inferno ultraterreno
nello spazio indefinito
di un mare da attraversare
senza ritorno

che ancor li tiene legati a un ancestrale destino prigionieri accecati e abbandonati
alla luce d’un domani che non si accenderà

migranti
nel buio di quelle profondità marine
che li accoglie senza identità
come broscia da dare in pasto
ai pesci
alle divinità melliflue
che avare d’ogni ragione
s’avanzano
a contrastarne
l’antropico riconoscimento


'from the part of the clouds...

migrant
above the wide misunderstood deserts
where the meeting with the remote time
it follows to the present
until inside the future of the world
and what they go
pushed by the winds
of a vortex of fire
what it catches fire burning
everything of around…

afoot naked they face in I wander to go masses of people how naked in the soul they aspire to survive in this extreme world

migrant
that they wallow him on the branches
shrunken of the trees
without leafy branches
where the hungry panther
you/he/she has looked for
a best view
before attacking the prey
what it gets tired he drags
in the crossing…

men against avid of every thing that you/they take possession him some lives of the others to sell to the market of the new slaves of the contemporaneity

migrant
of different I believe united
what they obliterate the penny
to the today's ferryman of souls
for a foolish to travel
I pour a same
ultra mundane hell
in the indefinite space
of a sea to be crossed
without return

what anchor holds them tied up to an ancestral destiny imprisoned blinded and abandoned to the light of a tomorrow that it won't ignite

migrant
in the dark of those sea depths
what it welcomes them without identity
how glutton to be given in meal
to the fishes
to the mellifluous divinities
how stingy of every reason
they are advanced
to oppose of it
the entropic/human recognition

*

Locura del Tango

Locura del Tango – tango

..como el silbido del viento que levanta el polvo
en la Pampa argentina
y hace rodar fuera los matorrales secos de una pasión
ya apagada
en la calle quemada al sol del verano que todo quema
incluso por la noche
en el cielo rojo vivo como de sangre en aquellos de
Buenos Aires Ciudad
qué el silbido del viento reclama a la ceniza aquellos que
desde siempre ya quema
junto a los cuerpos de los amantes que desnudos
se abrazan
por un encuentro extremo de un tango que estalla
. . .
..y es fuerte el olor llevado por el viento y sabe a polvo
de la Pampa Argentina
te toma a la garganta en el suyo lento avanzar constante
es el suyo lo siento es el mío
y tú odias aquel silbido sonoro que en crecer
se aleja y va fuera
por luego volver a recordar al corazón perdido
del enamorado
qué de ceniza son hechos los sueños y las ilusiones
y de ceniza somos nosotros
polvo cósmico de ángeles rebeldes sobre el punto de caer
en el vacío
perdidos en un tango de amor y locura
. . .
..ángeles a punto de remontar la tinta china hacia el cielo
'a contemplar las estrellas'
de aquel paraíso de carne sin derroches que renguea
incluso con indecisiones
al sonido de una orquesta scrausa que del fondo se avanza
y qué danza
tomada por la turbación de tierra y escupitajo en el orgasmo
absoluto de un Dios
qué implacable y soberano acoge cada instancia
de su creativa fobia
y qué cumple en modelar las figuras abstrusas de un hombre y
de una mujer
a su misma locura de hacerlos 'a su imagen y a parecido.'



Follia del Tango – tango


..come il fischio del vento che solleva la polvere
nella Pampa argentina
e fa rotolare via gli arbusti secchi d’una passione
ormai spenta
nella strada arsa al sole dell’estate che tutto brucia
finanche di notte
nel cielo rosso vivo come di sangue in quel di
Buenos Aires Città
che il fischio del vento reclama alla cenere quel che
da sempre ormai brucia
insieme ai corpi degli amanti che nudi
s’abbracciano
per un incontro estremo d’un tango che divampa
. . .
..ed è forte l’odore portato dal vento e sa di polvere
della Pampa Argentina
ti prende alla gola nel suo lento avanzare costante
è il suo lo sento è il mio
e tu odi quel fischio risonante che in crescendo
s’allontana e va via
per poi tornare a rammentare al cuore perso
dell’innamorato
che di cenere son fatti i sogni e le illusioni
e di cenere siam noi
polvere cosmica d’angeli ribelli sul punto di cadere
nel vuoto
perduti in un tango d’amore e di follia
. . .
..angeli in procinto di risalire la china verso il cielo
‘a rimirar le stelle’
di quel paradiso di carne senza sprechi che arranca
pur con esitazioni
al suono di un’orchestra che dal fondo s’avanza
e che danza
presa dal rimescolio di terra e di sputo nell’orgasmo
assoluto d’un Dio
che implacabile e sovrano accoglie ogni istanza
della sua creativa fobia
e che adempie nel modellare le figure astruse d’un uomo e
d’una donna
alla sua stessa follia di farli ‘a sua immagine e somiglianza’.

*

’awakening’ / risveglio

'awakening’ (a piano-composition of Fabio Giachino)

dormant
above a bed of leaves
yellow and brown
with the united cheeks
hardly redden
from the kisses
color of the pomegranate
to the shade of the tree of the life
and they were audacious dreams
those that we did
stained of blu(es)
of scarlet vigor
cradled by the wind
in the lukewarm evening

loving us
to be re-loved
to the awakening
in the faultless light
of the crack of dawn
pursuing the night
deceptive
what also ours was
in the impassioned song
of a consumed youth
without appeal
what it still complains us
to the light of the best years
without ransom

from the being to the other
and vice versa
us alone
in the full opened space
that never-ending
what our was already
to return to sleep
many years still
without leaving nothing
not even the certainty
to flow some time
for the next day
pursuing what stayed
of the fire

to wake up again
anchors us
to the sudden one
inside the deafening din
of the thunder
free without conventions
without commandments
in the pretense
of our ashes
that’s all forget about
abandoned
how fallen leaves
sweep from the wind of the days
what followed without din some
. . .
that’s the poetry of the silence and the love doesn't make noise
(it always catches us with the touch of the fingers)

‘risveglio’ (composizione per piano-solo di Fabio Giachino)

addormentati
sopra un letto di foglie
ingiallite e brune
con le guance unite
appena arrossate
dai baci
color del melograno
all’ombra dell’albero della vita
ed erano sogni audaci
quelli che facevamo
macchiati di blu(es)
di vigore scarlatto
cullati dal vento
nella tiepida sera

amandoci
per essere riamati
al risveglio
nella luce appariscente
dell’alba
inseguendo la notte
ingannevole
che pure era nostra
nel canto appassionato
d’una giovinezza consumata
senza appello
che ci reclama ancora
alla luce degli migliori anni
senza riscatto

dall’essere all’altro
e viceversa
noi soli
nel pieno spazio aperto
verso quell’infinito
ch’era già nostro
per tornare a dormire
molti anni ancora
senza lasciare niente
neppure la certezza
dello scorrere del tempo
l’indomani
inseguendo ciò che restava
del fuoco

per risvegliarci ancora
all’improvviso
dentro il fragore assordante
del tuono
liberi senza convenzioni
senza comandamenti
nella finzione
delle nostre ceneri
obliate
abbandonate
come foglie cadute
spazzate dal vento dei giorni
che seguirono
senza fragore alcuno
. . .
che la poesia del silenzio e dell’amore non fa rumore
(sempre ci sorprende con il tocco delle dita)












*

’passi nel buio’ – tango

'Pasas en la Oscuridad' – tango

Esta noche necesito sentirte
de sentir tu perfume
que me envuelve
tu cuerpo junto al mío
el frotar de tu enaguas
bajo mis manos..

el calor de tu piel sobre la mía.

A que me sirve tener la voz
para llamarte
una guitarra que lángue
en mi mano
una canción en el pecho
qué te dice te quiero..

y un escofino en la garganta que me embota.

Siento pasos sobre lo adoquinado
y veo una sombra que se acerca
tiene tus formas
las bonitas formas que yo quiero
es mi corazón que siento palpitar
eres tú o quizás no, que me llamas.. (?)

y mis 'penas' que se hincha.

Sube la llamarada de la profundidad
es todo un exultar de notas
memorándum, glosas, chiosas
el paso que de espabilado se hace audaz
tu pierna que frota sobre la mía
la saliva en boca que se amalgan..

tus labios un fuego bermejo que se apaga
dentro de un beso,
como las nubes que suben inobservadas el cielo de medianoche.

¡Tango!



'Passi nel Buio' – tango

Stasera necessito sentirti
di sentire il tuo profumo che mi avvolge
il tuo corpo accanto al mio
lo strusciare
della tua sottana
sotto le mie mani..

il calore della tua pelle sulla mia.

A che mi serve aver la voce
per chiamarti
la chitarra che langue
nelle mie mani
una canzone nel petto
che ti dice t’amo..

e un raspo nella gola che m’ottunde.

Sento dei passi sull’acciottolato
come un’ombra che mi si avvicina
ha le tue forme
le belle forme che io amo
è il mio cuore che sento palpitare
sei tu o forse no, che mi chiami.. (?)

e il mio ‘corpo’ che s’inturgidisce.

Sale la vampa dal profondo
è tutto un giubilare di note
promemoria, glosse, chiose
il passo che da svelto si fa audace
la tua gamba che struscia sulla mia
la saliva in bocca che si amalga..

le tue labbra un fuoco vermiglio che si spegne
dentro un bacio,
come le nuvole che ascendono inosservate il cielo di mezzanotte

Tango!

*

‘silenzio’ (a Marcel Marceau)

‘silenzio’ (a Marcel Marceau dentro l’essenza della sua arte)

 

..e già s’arresta la voce

che un’unica speranza a me s’adduce

di ritrovare nella perduta speme

il canto agreste del silenzio

che fugge al sibilar del vento

nell'infinito attimo che tace

 

..e non c’è gioco che

del vociare di bimbi nel cortile

fastidio m’arrechi quando sul finir del giorno

cade nell’assenza di parole

ma di sol grida e risolini al richiamo della sera

dei miei lunghi affanni

 

..e allorché il gesto si fa lento

nell’arte che fu mia

d’ascoltatore mesto onde pensar a come

sarà la notte quando nell’assenza totale di parole

al gioco del silenzio a sostituir vado

del sentimento la poetica del gesto

 

..e qual che sia l’emozione nel ritrovar me stesso

o che non mi ritrovi affatto

vagabondando vado

per strade sconosciute

inseguendo il primordiale assoluto

d'una qualche eloquenza gestuale

 

..e rendere l’invisibile al visibile immaginato

nel contesto che mi vede libero di sognare

libero disperato e solo

di vivere nello spazio temporale

cui attingo nel fuggevole atto

d’ogni rappresentazione

 

..e sia che lo sguardo e il viso nudi

nonché le mani e i piedi e tutto quanto

il corpo riveli

una sola voce possente e ardita

di ciò che la natura svela del gioco del silenzio

. . .

onde godere di questo nostro mondo altero

*

a Ninfa ..un luogo dell’amore

A Ninfa (..un luogo dell’amore)

 

..e la vedi levarsi sull’acqua

nel cambiare delle stagioni

come nebbia leggera verdeazzurrata ..

Ninfa 

..e la senti sbocciare nell’aria

come fosse ogni volta primavera 

lì dove la natura più bella richiama ..

Ninfa

.. e la senti cantare nel silenzio

immaginifico con la voce del cuore

un canto sempre nuovo e ancor più antico ..

Ninfa

.. nel risveglio dei sensi e delle parole

più audaci

che fanno rima con amore.

 

Buon S.Valentino a tutti!

*

’fino all’ultimo istante’#SaveAshrafFayadh

'fino all'ultimo istante'- #SaveAshrafFayadh

 

rinnega!

disonora!

uccidi!

 

parole senza senso

nel tempo sospeso dove s'affaccia la morte

 

dove la libertà di dire è negata nel flusso del sangue che ribolle

dove la voce dei molti non s'incontra con la tirannia dei pochi

 

dove la verità grida vendetta nell'animo frustrato

di tutti noi che stiamo solo a guardare l'ora della morte che s'avvicina

 

allora gridiamola insieme questa parola il più forte possibile

fino all'ultimo istante della nostra vita: LIBERTA!

 

e sarà canto e preghiera

e sarà poesia sulla bocca d'ogni poeta.

*

’se il cielo cade’

‘se il cielo cade’

 

..saremo polvere di stelle oscurate

figli spuri di un'apocalisse annunciata

atomi smarriti

 

..voci vagole nel rombo del tuono

che irrompe nell'incomprensibile universo

mai profondamente appreso

 

..saremo strali d’un tramonto adombrato

volute di fumo aspirate

nel nero vortice di cosmici buchi lontani

 

..smarriti e soli sul crinale del tempo

nella fossa che noi stessi ci saremo scavati

angeli caduti di una gloria ormai spenta

 

..noi, mitici eroi di una galassia perduta

forse per sempre

*

‘Donna: madre, sorella, amante’#controviolenzadonne

‘Donna: madre, sorella, amante’

Madre
è sentire il battito del cuore
il pulsare regolare del respiro
la linfa che scorre nel reticolo venoso
il formarsi del piccolo corpo
che s’allieta in noi

è l’eremo ascetico del silenzio
il soffio vitale del labbro
adorno di vita
una pausa infinita
nell’approssimarsi del dubbio

è la paura devastante
che adombra la ragione
l’acuto del dolore
il grido liberatorio
il vagito primario del mondo

è il seno donato al poppante
che sugge gioioso
ciò che alla vita lo induce
nel corso degli anni
a venire

è l’animo quieto
nel levarsi della coscienza
nell’incontro col sole
il silenzio dell’infinito
che tace


Sorella

è immemore dell’ombra
dell’albero che abbiamo allevato
del sibilare del vento
che pur la distoglie
dal racconto della nostra venuta

non chiede libertà di vincolo
né giustizia di pace
nell’accogliere il fardello
della costola d’Adamo
nel proprio corpo diviso

è parte di noi come noi
siamo parte di lei
in assenza di verbo come noi
siamo presenza
del verbo ch’è stato

è lei che ci ama
che ci comprende e difende
è lei che ci consola
donandosi alla stregua
della madre ch’è stata

ancor prima che fosse
la foglia caduta dall’albero
ancor prima di giacere
sulla terra spoglia
a nuova germinazione


Amante

è il verso del racconto
‘l’ultima riga delle favole’
l’attrazione profonda
la percezione segreta
di ciò che i sensi incarna

è la forza misteriosa
la passione incandescente
la forza irresistibile
l’affetto significante
del disincanto

è l’incolumità amorosa
la ferita che si risana
l’infinitamente presente
il mondo delle infinite passioni
degli improvvisi ritorni

l’indissolubilità del desiderio
l’epilogo d’ell’odierno dramma
lei sorella, lei amica, lei amante
tutt’uno
con la natura che ci circonda

lei, lo scopo e la fine
che s'incarna nel tempo del sacro
che ci lega all'eternità di Dio
il segreto dell’estrema felicità
. . .
lei: eterna Madre

*

’l’ombra del tempo’

‘l’ombra del tempo’  (a Bartolomeo Colleoni)

 

s’aggira silenziosa nella notte

fin sopra gli spalti della torre antica

lì dove l’orologio segna irrimediabilmente

il passare delle ore

 

lì dove il tempo s’arranca e stanco

s’addormenta il Signore

nel giaciglio dei suoi misfatti

a voler arginare la rivolta

 

che stenta nel volgere supremo

del suo feudo di sale

sfiancato

sul suo piedistallo bronzeo

 

ardito cavaliere di cento battaglie

di cento vittorie senza senso

che la polvere e la merda dei piccioni

adesso ricopre

 

nell’ora che giunge silenziosa

a infliggere vessazioni dovute

a quel suo essere despota a cavallo

d'angherie e soprusi, di inflitti tormenti

 

dacché il primo bagliore dell’alba

riflette dal lontano orizzonte

la luce nell’occhio avido

che lo fa rivivere

 

l’orologio segna le cinque in punto

allorché il Signore declina lo sguardo

il primo rintocco della campana

lo trova addormentato nel bronzo

 

dagli spalti della torre antica

levasi nefasto un nugolo d’uccelli

neri corvi come fantasmi

intrappolati nella passata notte

 

unici superstiti d’una battaglia dimenticata

vinta o persa forse

monumento ai posteri obliato

nell’ombra del tempo

.   .   .

se hai occhi davvero

vedi i cavalli spronati al galoppo

sul campo rosso di sangue

che spavaldi lo seguono

 

 

da ‘Feudo di sale’ (raccolta inedita)

*

Desengaño - tango

Desengaño - tango

No, no es sinceridad aquel del desengaño…

Hiere más que el engaño
qué lo ha procurado
como una lanza dolorida
qué penetra en el costado y
deja sin aliento

No, no es sinceridad aquel del desengaño…

La que parte la roca
bajo el sol
qué deja en boca la quemazón
qué rocía de hiel aquel sentimiento
qué llamamos amor

No, no es sinceridad aquel del desengaño…

Qué la hiel saboreada lentamente
envenena por fin quien tiene sed de ello
como de un río que
se introduce en las arenas
y no encuentra salida al mar

No, no es sinceridad aquel del desengaño…

Qué el amor solicita lealtad
cambio, desilusión
qué mira en
cada mañana y espera que el sol
se quita radiante en el azul del cielo

No, no es sinceridad aquel del desengaño…

Es el mismo engaño que silencioso camina
como una lanza dolorida
qué lentamente
penetra en el costado
y deja el pecho y el corazón
. . .
sin aliento.

Disinganno – tango

No, non è sincerità quella del disinganno …

Ferisce più dell’inganno
che l’ha procurato
come una lancia dolente
che penetra nel costato e
lascia senza fiato

No, non è sincerità quella del disinganno …

Quella che spacca la roccia
sotto il sole
che lascia in bocca l’arsura
che irrora di fiele quel sentimento
che chiamiamo amore

No, non è sincerità quella del disinganno …

Che il fiele assaporato lentamente
avvelena infine chi ne ha sete
come d’un fiume che
s’inoltra nelle sabbie
e non trova sbocco al mare

No, non è sincerità quella del disinganno …

Che l’amore richiede lealtà
scambio, disillusione
che guarda in faccia il giorno
ogni mattina e aspetta che il sole
si levi radioso nell’azzurro cielo

No, non è sincerità quella del disinganno …

È lo stesso inganno che silenzioso incede
come una lancia dolente
che lentamente
penetra nel costato
e lascia il petto e il core
. . .
senza fiato.


*

’terra incognita’

‘terra incognita’

 

s'avanza la carovana dei migranti

attraverso deserti e varchi di mare

portandosi dietro il destino

d’una vita senza riscatto

 

che alcun Dio in verità reclama

 

d’una esistenza irta di rischi

nel divario tra libertà e realtà

tra cadute e sconfitte

di questo vuoto mondo obliterato

 

che non sarà colmato

 

nell’irrimediabile solitudine che l’aspetta

di fredda e distaccata diffidenza

nello scetticismo d'una umanità

che non comprende

 

che chiede un obolo dovuto

a un popolo sgomento

nel perseguimento della propria fine

limite estremo d'una smarrita sopravvivenza

. . .

o sì, io credo

“..credo negli esseri umani

che hanno coraggio

il coraggio di essere umani” (M.Mengoni)

 

 

da "Feudo di sale" (raccolta inedita)

*

’medioevo futuro’

'medioevo futuro'

 

rovine di mura e di torri abbattute

sequenza d'archi sotto le volte crollate

vuoti spazi di passate memorie

di città rase al suolo che ritornano

come echi distanti di vicine guerriglie

a riempire spazi assolati

di future architetture sospese

a verticalismi estremi/mixofobici

che disorientano e alienano

il potere sovrano

a esclusione d'una comunità umana

in disavanzo

 

presenza/assenza di un diritto fluido

che occlude l'orizzonte irrazionale

raggiunto dalla disgregazione sferica

che si fa liquida

d'una storia vanificata

entro un vuoto spaziale assordante

universalità d'una catastrofe annunciata

una catena d'interminabili errori

di macerie abbandonate

a memoria di un medioevo futuro

messaggero di sventure

per quanti sono stati e che saranno

. . .

guerrieri d'una vecchia storia che perdura

e che dobbiamo scrivere ancora

 

 

da 'Feudo di sale' -(raccolta inedita)

*

’Recuerdo del Cafè Azul’ – letras

Recuerdo del Cafè Azul – letras

Pedro toca la guitarra sobre la entrada
poco notas de un viejo tango
qué toma nombre 'Caminito.'
Un pasaje del Boca
dedicado al célebre tanguero
Filiberto es su nombre.
Al interior Carlos y Fernando José
hablan en lunfardo delante de un vaso
de vino teñido.
Una letra cosmopolita
febril y fascinador del hampa
del género portegno.
Antonio y Osvaldo juegan a los papeles
con otros dos hombres de que no conozco el nombre
qué pelean a alta voz.
Dicen sean barrio de Boedo
qué se vende para proletario y ganzo
en verdad disreputable y sgarro.
Los cuatro se disputa parece
delante de sus compadritos de pie
una sobra de terreno confinante.
Un nuevo asentamiento a Puerto Madero
dónde un tiempo se irguieron
los antiguos docks portuarios de Baires.
Algunos dicen se juega el partido de la vida
el viejo y la nueva suerte del tango porteño
llegado con el habanera de Cuba.
Una danza derivada del candombé llevada por los negros
de África prodigue o quizás
nacida en una milonga orillera.
El tango dice Carlos es pasión pura
improvisación
la danza infinita de una tierra: la Argentina.
Fernando José añade ser una danza
antigua y siempre nueva
confiada a la fantasía de los patanes.
Antonio de socalce juega de remesa
anuyendo al milonghero Osvaldo
el antagonismo que ata el tango al Boca.
Los otros de revancha reivindican a la danza
el arte apasionado
de los tangheros de Boedo.
Un sentir y concebir la vida
en cuanta expresión de una vivencia
desolado y solitario que vuelve.
El encuentro de un hombre y una mujer
protagonistas de él mismos
qué se reconocen él un el otro en el baile.
Una letras hecho de miradas
de instantáneas expresiones de pasos
de abrazos y de abandonos despiadados.
Como despiadados son los antagonistas
a la mesa de juego
la condición diferente de los un y de los otros.
La soledad y la melancolía de los muchos
frente al pasar del tiempo
delante de los recuerdos que afluyen a menudo a la mente.
Junto a los ritmos pulsantes de los esclavos negros
las melodías inolvidables de Andalucía
la música popular de los migratorios de Europa.
La nostalgia de los gauchos llegada por los pampas
y aquel de los criollos sobrevivientes de las guerras
por los estados de la independencia.
Los milongas de periferia y los prostíbulos desolados de los barrios
de los círculos 'por bien' y el destierro de Gardel
Evita Peron y la revuelta de los descamisados.
Las madres de Plaza de Mayo y los desaparecidos
tras las porras de la Policía
y el resplandecer ocasional de las hojas de los cuchillos.
Todo esto fue y todavía es tango
identidad de una música instrumental vuelto canto
en los sellos de la guitarra y el violín
qué se mezclan al bandoneón.
Al sonido de la flauta y el piano
extraviados casi al graznar de una radio encendida
a un Victrola que llora.
Músicos como Villoldo, Canaro, Fresedo, De Arienzo
Goyeneche, Troilo, Pugliese, Piazzolla
y los poetas Manzi, Castillo, Flores, Cadicamo, Discépolo…
Qué del Cafè Azul otro no queda
qué un pasaje soleado de un barrio arrabalero
y el silbar de un hombre milonguero.
Nacido en los suburbios
sórdidos y oscuros
de un tiempo que no hay más.
Pocas notas convenidas de un viejo tango
qué Pedro señala toca a la guitarra para los transeúntes
y qué tiene nombre 'Caminito.'


Ricordo del Cafè Azul - letras

Pedro suona la chitarra sull’entrata
poche note d’un vecchio tango
che ha nome ‘Caminito’.
Un pasaje de la Boca
dedicato al celebre tanguero
Filiberto è il suo nome.
All’interno Carlos e Fernando Josè
parlano in lunfardo davanti a un bicchiere
di vino tinto.
Una letras cosmopolita
febbrile e affascinante della malavita
del genere portegno.
Antonio e Osvaldo giocano alle carte
con altri due uomini di cui non conosco il nome
che litigano ad alta voce.
Dicono siano del barrio di Boedo
che si spaccia per proletario e ganzo
in verità malfamato e sgarro.
I quattro si contendono pare
davanti ai loro compadritos in piedi
un avanzo di terreno confinante.
Un nuovo insediamento a Puerto Madero
dove un tempo si ergevano
i docks portuali di Baires.
Alcuni dicono si giochi la partita della vita
il vecchio e il nuovo destino del tango porteño
arrivato de Cuba assieme all’habanera.
Una danza derivata del candombé portata dai neri
dall’Africa profonda o forse
nata in una milonga orillera.
Il tango dice Carlos è passione pura
improvvisazione
la danza infinita di una terra: l’Argentina.
Fernando Josè aggiunge essere una danza
Antica e sempre nuova
affidata alla fantasia dei tangheri.
Antonio di rincalzo gioca di rimessa
annuendo al milonghero Osvaldo
l’antagonismo che lega il tango a la Boca.
Gli altri di rivalsa rivendicano alla danza
l’arte appassionata
dei tangheros di Boedo.
Un sentire e concepire la vita
in quanto espressione di un vissuto
desolato e solitario che ritorna.
L’incontro di un uomo e di una donna
protagonisti di se stessi
che si riconoscono l’un l’altro nel baile.
Una letras fatta di sguardi
d’istantanee espressioni di passi
di abbracci e di abbandoni spietati.
Come spietati sono gli antagonisti
al tavolo da gioco
la condizione diversa degli uni e degli altri.
La solitudine e la malionconia dei molti
di fronte al passare del tempo
davanti a i ricordi che spesso affluiscono alla mente.
Assieme ai ritmi pulsanti degli schiavi neri
le melodie indimenticabili dell’Andalusia
la musica popolare dei migranti immigrati d’Europa.
La nostalgia dei gauchos giunti dalle pampas
e quella dei criollos reduci dalle guerre
per gli stati dell’indipendenza.
Le milongas di periferia e i postriboli desolati dei barrios
dei circoli ‘per bene’ e l’esilio di Gardel
Evita Peron e la rivolta dei descamiciados.
Le madri di Plaza de Mayo e los desaparecidos
dietro i manganelli della Polizia
e il risplendere occasionale delle lame dei coltelli.
Tutto questo era ed è ancora tango
Identità di una musica strumentale divenuta canto
nei timbri della chitarra e del violino
che si mescolano al bandoneón.
Al suono del flauto e del pianoforte
smarriti quasi al gracchiare di una radio accesa
a una victrola che llora.
Musicisti come Villoldo, Canaro, Fresedo, D’Arienzo
Goyeneche, Troilo, Pugliese, Piazzolla
e i poeti Manzi, Castillo, Flores, Cadicamo, Discépolo …
Del Cafè Azul altro non resta
che un pasaje assolato d’un barrio arrabalero
e il fischiare di un hombre milonguero.
Nato nei sobborghi
sordidi e oscuri
d’un tempo che non c’è più.
Poche note accordate d’un vecchio tango
che Pedro accenna appema alla chitarra
e che ha nome ‘Caminito’.

*

’maree’

‘maree’ - all'amico Nicola Aurini

 

ho viaggiato a lungo sul limitare del mare

affrancando nei porti le bianche vele

della mia giovinezza 

lì dove il susseguirsi delle maree

mi conducean nell’avventura dei giorni

allorché l’adulta età ritrovasse il canto delle onde

ove il cambiare di sponde altri luoghi e altre genti

appresi a conoscere

tutte diverse e pur tutte uguali

nel giubilo danzante della vita

come di creature che insieme concepiscono

un'unica velleità di sopravvivenza

 

altresì compresi che il canto poteva farsi preghiera

levata al misterioso Iddio che sovvede

d'ogni cosa dell'andamento umano

ciò che all’arbitrio reclama il continuo riscatto

della cercata felicità

che di maree la vetusta età ricolma

allorché lasciata la sponda l’onda ritorna

a ritrovare l’altra che d’apprima avea lasciata

sì che la senile età delle burrasche e le tempeste

solo ricordar vuole le nuvole che

come bianche vele un dì vide passare

sul limitare dell’immenso mare

*

’water’s line’

'water's line'

the thin line dwells him
on the thread of the immaterial horizon

as impalpable border between dream and reality
focal point of departure and arrival
of the trip
through lilts that from the light to the obscurity
they change toward the twilight up to the night

and over
again from the aurora a full day

as to be born and to die
and to revive
in solution of continuity
on the line of the water

as of hola from a head to the other of the world
in the silence broken from I rub him/it some water
light under the hull
in the furrows traced of the waves
almost the breath

as of shade that crosses
the liquid extension of the sea
metaphor of a dark desire to go
the destiny

how place of every possible rebirth
to the limit of the unreal supersensible
. . .
(of the human existence)



‘la linea d’acqua’

si dilunga il tratto sottile
sul filo dell’orizzonte immateriale

come impalpabile confine tra sogno e realtà
punto focale di partenza e d’arrivo
del viaggio
attraverso cadenze che dalla luce all’oscurità
mutano verso il crepuscolo fino alla notte

e oltre
di nuovo dall’aurora al pieno giorno

come nascere e morire
e rinascere
in soluzione di continuità
sulla linea dell’acqua

come di hola da un capo all’altro del mondo
nel silenzio rotto dallo struscio dell’acqua
leggero sotto la carena
nei solchi tracciati dell’onde
quasi il respiro

come di ombra che attraversa
l’estensione liquida del mare
metafora di un oscuro desiderio di andare
il destino

come luogo di ogni possibile rinascita
al limite dell’irreale soprasensibile
. . .

(dell’esistenza umana)

*

’Nunca mas’ - tango

Nunca mas - tango

No, no hay nada otro de decir
tú con tu aire arrogante…
siempre sobre los labios la frase apropiada
la réplica oportuna…
Tú que sayas crear fuegos artificiales con las palabras
y dibujar melancólicos paisajes con los silencios…
Las manos serenas que abrazan ágiles el cuerpo
de cada mujer que rozas…
Tú que con lánguida mirada
reales conjunciones del sabor obsceno…
Ahora resbalas fuera de la cama
y de mi habitación sin añadir palabras…
Describiendo como pasos por un arabesco
hecho de encuentros y alejamientos…
En un silencio oscuro casi rencoroso
en busca de una fuga que sabe a derrota…
O quizás sólo de abandono a imitación
de una lucha en que ambos somos perdedoras…
En un tango que pareció sublime
qué ahora cede el paso a lo grotesco…
No, no hay nada otro de decir
si no que somos dos estúpidos sin sentido…
Lo que queda nuestro loco amor
no otro que un bandonéon que se aleja…
Alargando los notas sobre un aire portegna
qué melancólica repica como un quejido…
¿Qué fosos este la palabra justa? adiós (!)
qué acompaña tus gozadas…
. . .
sobre lo adoquinado arraballero.


Nunca mas – tango

No, non c’è nient’altro da dire
tu con la tua aria strafottente …
sempre sulle labbra la frase appropriata
la replica opportuna …
Tu che sai creare fuochi artificiali con le parole
e disegnare malinconici paesaggi con i silenzi …
Le mani serene che abbracciano agili il corpo
di ogni donna che sfiori …
Tu che con languido sguardo
regali congiungimenti dal sapore osceno …
Adesso scivoli fuori dal letto
e dalla mia stanza senza aggiungere parole …
Descrivendo passi come per un arabesco
fatto d’incontri e d’allontanamenti …
In un silenzio cupo quasi rancoroso
in cerca di una fuga che sa di sconfitta …
O forse solo di abbandono a imitazione
di una lotta in cui entrambi siamo perdenti …
In un tango ch’era sembrato sublime
che adesso cede il passo al grottesco …
No, non c’è nient’altro da dire
se non che siamo due stupidi senza senso …
Ciò che rimane del nostro folle amore
non altro che un bandoneon che s’allontana …
Allungando le note su un’aria portegna
che risuona malinconica come un lamento …
Che fosse questa la parola giusta? addio (!)
che accompagna i tui spassi …
. . .
sull’acciottolato arraballero.

*

‘bastioni di pietra’

‘bastioni di pietra’

 

dalla rupe di scisto il levarsi

scheggiati d’alabastro

minacciosi ed oscuri

s’innalzano nel cielo turbinoso

striato di nero 

di rosso fuoco al tramonto

 

cui chiede vendetta

d’una tirranide senza riscatto

che d’oltraggio rifulge

dentro la tenebrosa notte

che i merli trattengono

al levarsi dell’alba

 

il tempo fuggitivo s’avvolge

schernito nel tremito

che ne sgretola la polvere degli anni

e ne disvela i massi

che il sussulto frastuona

impavido a morire

 

domani sarà ancora oggi

la notte che l’alba ha svegliato

diradando ossessioni di flutti

che il mare agitato cerca di carpire

antropica volontà di levarsi

fin sopra i bastioni di pietra

 

che il tormento dei venti

fustiga

sbrecciandone i muri

dacché paura di tormenta

maledizione d’una contrada oscena

lascia pendere l’ultimo impiccato

 

ma non ha memoria la pietra

porta seco i segni del tempo

né il vento d’urla straziate

nel levarsi continuo di strali

saranno i corvi a mangiargli gli occhi

ancor sia fatta sera

 

 

da 'Feudo di sale', raccolta inedita

*

‘il cocchio del sé’

‘il cocchio del sé’

 

corre

filtrati a smemori di luce

cavalli scalpitano all’impazzata

sollevano polvere argentea d’euforia

a sciogliere catene di perplessità

 

corre

ad abbracciare teoremi insoluti

di giustizia di fede di socialismo

di sesso e democrazia

che esasperano

 

corre

il tuo cocchio

aggrappate ad esso palafrenieri

le meschine ragioni

tengono a briglia

. . .

per una sosta condizionata

 

da 'Feudo di sale', raccolta inedita

*

‘Anam Cara’

‘ANAM CARA’
(forma per dire ‘anima amica’in lingua gaelica)

Anima cara
sempre in viaggio
nel luogo estremo
dove non esiste distanza
fra noi e l’eterno
rischiara nello splendore della solitudine
il nostro cammino interiore
come poetica di crescita
l’antica saggezza
esalta la bellezza dell’invisibile brama
cui tendiamo le mani
e il petto …

Anima amica
accogli
nella spiritualità arcana dei sensi
il nostro raccolto
nel mistero che non ci lascia mai soli
affamati di desiderio
che nessuna immagine
potrà mai placare
onde il noto e l’ignoto
il temporale e l’eterno
quale unico accesso
di questo primario e ineludibile senso …

Anima silente
fedele
all’immagine primaria
segno visibile della grazia invisibile
specchio inclinato
dove vedere e riconoscere
l’intimo suffragio dell’amicizia interiore
iniziatrice e sovvertitrice
della legge segreta della vita
dell’universo intero
trasfigurazione recondita d’una entità estatica
ascosa nell’ignoto nostro essere …

Anima mia
rivelazione invocata
sublime unità d’un dualismo perfetto
che stringe
in un unico abbraccio mortale
una tormentata separazione
segreto
del continuo nascere e rinascere
dell’amore
quale creatività di un’appartenenza
relativa e funzionale insieme
dello spirito nella morte
. . .
dietro lucenti superfici
sei tenebra e silenzio
il vecchio e il nuovo incedere
dei miei passi
l’incessante potenza del possibile
interiore.



*

’a cavalieri arpe’

'a cavalieri arpe'

 

cavalli bianchi

spronati alla corsa

a rincorrere al vento

arti schiene criniere

 

entusiastica spinta in avanti

gioco di fili a tenere

di cavalieri

fuggevoli ideali

 

esploratori dell’infinito universo

di matematiche sfere a me sconosciute

a meta raggiungere

arpa a canto ambizioso tendo

 

da "Feudo di sale" (raccolta inedita)

 

 

*

’gotico’

'gotico'

cattedrali di pietra
tengono a pareti di storia
a frastornare cieli cupi
bifore trifore ogive
vetri istoriati
a sollevare echi

offuscano a luce cuspidi
vertiginose
sospese a puntare indici

statue marmoree
a benedire a maledire
giganti dell’intelletto
tengono al tempo
s’ergono a nessun volere
col tempo forse crolleranno


da 'Feudo di sale' (raccolta inedita)

*

‘eidos / aneidos’ – a Franco Rella

‘eidos / aneidos’

inizio e fine
punto d’ogni circonferenza
dove la materia prende forma
e rinnega se stessa

nella non-forma

dove l’idea occultata nelle intenzioni
si ferma
dove per contro ciò che non è detto
rimane celato

come di cosa informe

che della forma fa esperienza sua
sale dal nulla e va alla deriva
dell’umana concezione
del tutto

infinito luogo d’assenza

dualismo etico-estetico
quale paradosso insanabile
d’un volere che si fa esperienza
di ‘principio filosofico’

presente

che nella forma si esprime
quale idea archetipica di bellezza
ciò che solo è concesso all’effimero
e all’immagine composita

dell’immaginario

quel nulla in cui sempre cerchiamo il tutto
ciò ch’è privo di forma e d’idea
del volere che si fa esperienza
‘soglia’


da 'Feudo di sale' - (raccolta inedita)




*

’ferratura’

'ferratura'

bulloni d’acciaio
nel cranico scaffale
s’avvitano a supporti
che gli vanno stretti

rondelle a colmare esigui spazi
d’evasione

stempiati prezzari
impongono l’utile necessità
del gioco delle cose
tessere a incastri del tedioso giorno

a sera tornano a stridere bulloni
forzando la morsa
cedendo a scaffali


da 'Feudo di sale' - (raccolta inedita)

*

’strutturazione’

'strutturazione'

ideali sfusi a listelli
a incastri tengono verticalismi arditi
segmenti infrangibili
succedenti a calotte di cristallo
a trasparenze di luce

abnegazione e incredulità
affabulazione vizio vanità
sesso e tedio
concatenazione e promiscuità
strutture nelle strutture

fra relativi sforzi a tenere
la debolezza di cedere


(da 'Feudo di sale' raccolta inedita)




*

’determinazioni’

'determinazioni'

e sono un passo un alito un rumore
il pensiero il riso il pianto
la stanchezza la quiete il dolore
abito una casa spaziosa di regalità
ariosa di sogni e illusioni
amplessi e complessi irrisolti

spesso dietro a maschera felice
teatro del disordine
nascondo ambizioni
avidità delitti e congiure mentali
spendo parole senza senso
uccido giustizia nelle tasche

a urla a strepiti da inorridire
chiudo porte di sentimento
di riscatto impietoso
e sono uomo tra gli uomini
rondella bullone
della macchina mangiapersone



da 'Feudo di sale' (raccolta inedita).

*

’castello’

'castello'

 

fantasmi a richiamo

aprono a trabocchetti infimi

di torri audaci cedenti a impalcature

nè l’urlo di paura serve a tenerle

nè la forza

 

forche gettanti chiamano a distanza

visione di penzolanti campane

ideali cosparsi d’egoismo

 

serenità impiccatela!

tranquillità è già stata impiccata!

 

specchi apatici di saloni immensi

ricolmi di vuoto

scricchiolio di travi

s’abbattono porte in solaio

 

destreggiato di vento gira un arcolaio

filatura di vita arde nel camino

avanza sul pavimento

infrange pareti tendaggi

 

avvolge candelabri

d'immaginarie candele che dileguano in fumo

 

carbonizzato il ceppo contorto

esaurisce a vita

hanno bussato alla porta

il signore ha chiamato

 

 

sospira

 

 

da 'Feudo di sale' (raccolta inedita)

*

’accecato’

'accecato'

 

in una notte che non è la mia

grido a essere sola voce

libera nel tempo a dire a vibrare

a spregiudicare stramaledetta pace dell’anima

chiamato d’ansia a morire

ripeto l’eco al diapason

parole da inorridire

 

(da 'Feudo di sale' raccolta inedita)

*

’il tiranno’

'il tiranno'

si diverte il tiranno
schernisce l’imparziale dose delle necessità
a procreare altri infiniti tiranni
a prendere possesso di feudi assillanti

neon pubblicità auto
pubblicità plastica computer

sintetismo linguistico artificiale

plastica plastica plastica
computer neon computer
auto pubblicità auto

nel contesto quotidiano gioca il tiranno
al dominio delle cose

scarpe auto ufficio auto ufficio
auto pubblicità

televisione radio pubblicità
radio televisione radio radio

a combattere il supplizio inferto
la contemplazione delle cose astratte


(da 'Feudo di sale' raccolta inedita)


*

Il giorno era di pioggia …

Il giorno era di pioggia ...

 

come se la luce emanasse

da sotto il manto di nubi fradice d’acqua piovana

un riverbero d’opale

davanti alla finestra

lei chinò il capo facendo una pausa appena percettibile

avevo imparato ad apprezzare la sua espressione

liquida

poi sussurrò qualcosa

non sapevo che dire e rimasi in silenzio

persino le sue parole mi parvero senza colore

uscì dalla stanza e dalla mia vita

con leggerezza

così come vi era entrata

mi distesi sul letto coi vestiti addosso

ero provato dall’incertezza

zuppo fradicio di parole non dette

mi addormentai alle prime luci dell’alba

al risveglio il cielo si distendeva lucido

la pioggia

scandiva il timore di affrontare il passato

nel battito del cuore

il peso di chiudere i conti di una vita

.   .   .

nelle parole mute

l’andare silente verso un destino

che non conosce riscatto

*

’il piano parallelo’

'il piano parallelo'

 

i pensieri e le idee

tiene legati a se

l’utopia dei molti

a formulare costrutti e amplessi

di ferrate argomentazioni

l’uomo strutturale

filosofo nel tempo riporta

il piano parallelo a verità cosmica

a sollevare

ciò ch’è inferiore a sé

ad abbassare

ciò che lo sovrasta

 

 

(da "Feudo di Sale" raccolta inedita)

*

’defraudato’

'defraudato'

 

riposa il guerriero

disteso sul letto a battaglia

esausto

vinto a vincitore

a carni percosse

a disciolte giunture

geme al suo fianco ferito

nemico affamato

defraudato a sostanza

d’illegittimo seme

 

 

 

da "Feudo di sale" (raccolta inedita)

*

’i pupazzi della mia ragione’


'i pupazzi della mia ragione'

che ti proclami ambizioso
spronato a tutto
a sventolare bandiere pronto sul campo
sopra ogni campo di battaglia
ad urlare il tuo grido
avanti!

a conquista avanza a conquista indietreggia
vinto a vincitore
guerriero di me
a seguire cavallo impavido
impazzito di vento
e il crine all’aura
e zoccoli alla terra
a narici avida spuma
a labbra sete di sangue
al petto battito irrompente ambizione
avanti! avanti!

cavalli pazzi
guerrieri straordinari senza posa
pupazzi della mia ragione
a guerreggiare nelle notti insonni
nei bicchieri vuoti
fra le coperte del letto
nel gioco di luci ed ombre
a sventolare bandiere stravaganti
per una guerra a morte
di nobili cavalieri



(da 'Feudo di Sale' raccolta inedita)

*

’trono del nulla’

'trono del nulla'


ascesa forzata dell’intimo volere
ideali solidificati a crinature di vetro
stalattiti negli occhi stanchi
a scrutare costruzioni impossibili
dell’io immaginario

il re assiso sul trono
trascina con se un destino non suo

visione di rocche poderose
di mura insormontabili
cavalieri armati fedeli all’ambizione
tengono una battaglia antica
a difesa di un feudo di sale


da 'Feudo di sale' (raccolta inedita)


*

’sovrastrutture’

'sovrastrutture'

 

fondamenta a sorreggere

pareti bugnate

d’una segreta stanza

ricca ad oltranza d’agili scarabei

 

sovrastrutture impossibili

d’un cornicione troppo sporgente

tele d’argento di ragni

chiuse le porte ferrate

 

geloso trattiene a sé poeta stanco

scarabei d’oro e d’orgoglio

logorio di pilastri sul fondo

d'impalcature a cedere

 

nello sforzo a tenere

frantumazione d’ideali

la testa si stacca dal corpo

cade sui piedi e li schiaccia

 

da "Feudo di sale" (raccolta inedita)

*

’potere’

'potere'

 

orda mecenate chiamata a raduno

occupa la rocca più alta

sopra le spalle l’alto monte

cristalli azzurri degli occhi a infrangersi

folti steli biondi e neri

tramano ragnatele

scale porte finestre

ponte levatoio rigurgitante d’avida sete

Sua Maestà da solo

a sbranare necessari vassalli incatenati

nessuno accorre nessuno

nessuno si fa difensore

Sua Maestà inghiotte carogne morte d’inedia

evviva Sua Maestà evviva!

alla rocca s’ammaina bandiera

orda feroce esce necessariamente e scorazza

non suoni di trombe né di tamburi

urla implacabili di Sua Maestà

altre rocche altre carogne

non leale battaglia sul campo distruzione

stupro! violenza!

l’orda abbatte torri d’ideali

rocche di speranza

calpesta germi di spiriti eletti

le mani insozzate di sangue

ride volgare Sua Maestà

fa il giro dei saloni

vuoti specchi d’argento macchiati di fiele

lacera carni putride a brandelli

alla finestra cristalli azzurri degli occhi

s’infrangono a follia

sazia la sete s’affaccia

quinto elemento il tiranno potere

leva alta la voce

orda malvagia chiamata a raduno

libidine al cervello lo acclama:

. . .

evviva Sua Maestà evviva!

A morte Sua Maesta! A morte!

 

 

da "Feudo di sale" (raccolta inedita)

 

*

Memory of Skin



MEMORY OF SKIN

It is the memory of you that it binds me tonight
Under this emaciated moon
What she clutches my broken heart.
It sprinkles of a bitter saliva
The lips of pomegranate
What desire of my kisses they were.
The language that audacious it was penetrated
In the intimacy of your proud nature
Of woman.
The maternal perfume of fragrant lover
It befriends hostile of my sleepless nights
In which got drunk me of you.
Now I confess only this desire
Hidden that I have of you
Met in an emaciated night.
How lost I was me inside the dawn
Of the dreams of a burnt youth
Without ransom.
What pardon worth me from you, perhaps
To have you beloved without reservedness
More than my same life.
Drowning the feeling of yours
Naturalness of woman
in the liquid desire of my greed.
Yes, I confess
It is the desire of you that it torments me
Under this emaciated moon.
The memory of your skin
Delicate and soft velvet
Of your shining breasts.
How hills and valleys flooded by the sun
Your thighs in the fragrant scent
Of when I felt you come.
And I catch me to look for
In your eyes the rest of mine
inside your silence.
I wait for one gesture of yours an attended cruel
it will be still tomorrow your fool pride
To whip my crazy desire.
Yes, I confess, and I already feel the flow of the blood
To wind anchors me the senses that get excited in the shade
To complain moments of intimacy.
It preserves memory the skin
Perfume of erotic effusions
Overlaps, penetrations, separations.
Miserable excitements of loneliness
In the call of a solitary erection
Coition sudden drop on the quilt of the bed…
And it bathes it.


HA MEMORIA LA PELLE

È il ricordo di te che m’avvince stanotte
Sotto questa luna emaciata
Che abbranca il mio cuore spezzato.
Cosparge d’una saliva amara
Le labbra di melograno
Ch’erano desiderio dei miei baci.
La lingua che audace s’addentrava
Nell’intimità della tua orgogliosa natura
Di donna.
Il profumo materno di amante odorosa
Amica nemica delle mie notti insonni
In cui m’ubriacavo di te.
Solo adesso confesso questo desiderio
Nascosto che ho di te
Incontrata in una notte emaciata.
Che perduto m’ero dentro l’aurora
Dei sogni d’una gioventù bruciata
Senza riscatto.
Quale perdono merito io da te, forse
D’averti amato senza ritegno
Più della mia stessa vita.
Affogando il sentimento della tua
Naturalezza di donna
nel desiderio liquido della mia brama.
Sì, confesso
È il desiderio di te che mi tormenta
Sotto questa luna emaciata.
Il ricordo della tua pelle
Il soffice velluto delicato e soffice
Dei tuoi seni lucenti.
Come colline e valli inondate dal sole
Le tue cosce nell’effluvio odoroso
Di quando ti sentivo venire.
E mi sorprendo a cercare
Nei tuoi occhi il riposo dei miei
dentro il tuo silenzio.
Aspetto un tuo gesto un’attesa crudele
domani sarà ancora il tuo stupido orgoglio
A frustare la mia matta voglia.
Confesso, e già sento il flusso del sangue
Avvolgermi ancora i sensi che s’agitano nell’ombra
A reclamare momenti d’intimità.
Conserva memoria la pelle
Profumo di effusioni erotiche
Sovrapposizioni, penetrazioni, distacchi.
Misere eccitazioni di solitudine
Nel richiamo di un’erezione solitaria
Coito repentino gocciola sulla trapunta del letto …
E la bagna.




*

’sopra le foglie’

'sopra le foglie'

chiuse fra le pagine bianche del mio quaderno
voi che un tempo gridaste
al passero al prato al vento
adesso state zitte ed ascoltate

voi che gridaste aiuto
quando al nuovo dì ‘l passante vi calpestava
a me che vi ho raccolto e portate in casa mia
voi portate solo malinconia

eppur vi amo
piccole foglie frali
che al sol toccarvi già mi duole
e tremo sopra le pagine dei ricordi

così cammino lungo il viale del tempo
e in sul mattino penso che sul più bello
anche l’uccello muore sopra il ramo
e voi vivete fra le pagine bianche

del mio quaderno lontano


(da ‘Carte sparse e dimenticate’ 1970 – 1980)

*

UNA DONNA - a Carla Fracci


Coinvolgendo il Cielo.

Io tacerò,
per rimirarti ancora
pallida e radiosa amante
che t’involi
sulle due punte
verso quel cielo
che la musica dei tuoi passi
silenziosi e scaltri
rende sublime.
Io tacerò,
che rincorrerti anelo
per le antiche scale
di quel maniero
che ti vide una sera
-or son passati gli anni-
in quel di Verona
del Ponte scaligero
attraversar gli spalti.
Io tacerò,
per ascoltare ancora
il vento dei tuoi passaggi
sulla cortina merlata
della muraria cinta
del Castello
e uno ad uno conterò
gli istanti che in fin
ti condussero all’Arena.
Io tacerò,
d’averti vista scalza e
scarmigliata
danzare sopra
un tavolaccio
ruvido e legnoso
un appassionato ‘bolero’
degno di un focoso
amante.
Io tacerò,
quel che dei danzatori
fu il corale affanno
l’afflato della luna
e delle lontane stelle
del pubblico
il respiro che
nella danza s’involse
ed inebriò l’amante.
Sì, io tacerò,
ma invano dunque
del trionfo dell’arte
che della musica e la
danza s’avvalora
e del movimento
arcano delle sfere
onde s’avvia festosa
coinvolgendo il cielo.

*

’reflections / riflessioni’


'reflections / riflessioni'


- reflections… by the Sea

a drop of (ink) blue
and it immediately is sea-so that

reflections of increasing waters
narrative movement-memory

silence taken back break
space of listening-song

of liberty that spreads
reminiscences and revivals i- circles

that they expand him
for a reflection on her-life



- reflections… by the Wind

a light puff
and to be air-wind

dance and movement
determination of the music-spirit

creative of a profit-sharing
melodic and spirituality-aleatory

seduction transport trap
meeting / clash of tones - quid

intensity of vibrations
how sounds of a great score-musical


- reflections… by the Clouds

wild orchestration of the clouds
introduction expansion explosion-movement

of bodies in the dance
emotional impact of a narration-ferment

conceptual of narrative spaces
horizontality and vertical - choreographies

animation and phobias
neurosis of the time that crosses-cosmographies

spatial of spheres in motion
liquid barter of a possible - creation


- reflections… by the Shadows

a point marked by the index
a dark panel in the light-shade

place of meeting of looks
I lost in the mirror-loneliness

to burst out of a nonexistent reality
of hidden colors-chaos

of a feeling that lies
in the most delicate and morbid shades-tendency

to the shade of motions
admixture of human ingredients - mixture of events



'riflessioni


- riflessioni … vicino sul Mare

una goccia di (inchiostro) blu
ed è subito mare - così è

riflessi d'acque in aumento
movimenti narrativi - memoria

silenzio ripresa interruzione
spazi da ascoltare - canzone

di libertà che si espande
reminiscenze e revival - cerchi

che s'espandono
per una riflessione su di lei - la vita



- riflessioni … sul Vento

un soffio leggero
ed essere aria - vento

danza e movimento
determinazione della musica - spirito

creativo di una compartecipazione
melodica e spirituale - aleatoria

trasporto e seduzione
incontro / scontro di toni - quid

intensità di vibrazioni
come note di un andante - musicale



- riflessioni … sulle Nuvole

orchestrazione selvaggia delle nubi
introduzione esplosione espansione di - movimento

di corpi nella danza
impatto emotivo di una narrazione - fermento

concettuale di spazi narrativi
orizzontalità e verticalità - coreografie

animazione e fobie
nevrosi del tempo che attraversiamo - cosmografie

spazialmovimento di sfere nello spazio
permuta liquida di una possibile - creazione


- riflessioni … sulle Ombre

un punto marcato dall'indice
un pannello scuro nella luce - ombra

luogo di incontro di occhiate
perse nello specchio - solitudine

lasciate fuori di una realtà inesistente
di colori ignoti - caos

sentimento che giace
nelle ombre più delicate e morbide - tendenza

ombra di moti
mescolanza di ingredienti umani - mistura di eventi

*

UNA DONNA - ad Amalia Rodriguez

'..una donna'

uno scialle nero sulle spalle

che s'agita alla brezza dell'Oceano

..i capelli neri scomposti dal vento

un volto aperto ammirevole

uno sguardo lontano

..una voce

il fragore dell’onde contro la scogliera

il palpito del cuore

..negli spazi liberi

di un volo di gabbiani

lo sbattere dell’ali nell’affanno del volo

..una voce

un assolo d’amore

il crepitio del fuoco

..l’incendio che avvampa di passione

il tremolio d’ogni tramonto e d’ogni primavera

nel bosco della vita

..una donna

rapita dal ‘fado’ che avvolge l’esistenza

nelle storie di sempre

 

..una voce, un incantesimo.

 

 

(da 'Carte sparse e dimenticate' 1974)

 

*

’Hacia la libertad’.. tango por los ’desaparecidos.’

Dedico este escrito a todos aquellos pueblos y a los amigos latinoamericanos que sufren hoy todavía la opresión de una dictadura que les niega la libertad de expresión cultural en la total indiferencia del Papel de los Derechos a la humanidad.


'Hacia la libertad'.. tango por los 'desaparecidos.'

¡Jamás, mi Madres, que no ocurra jamás!
Qué lloréis para la muerte de vuestros hijos
De los difuntos
Aquéllos hijos que han luchado y que todavía luchan
Por un justo vivir
¡Por la libertad!
La tierra les reclama a las Madres que lloran
Qué llaman con su nombre
Las almas de los hijos
Qué vocean por su vida
Qué gritan a las nuevas generaciones la amarga verdad
A los niños natos sin padre
Sin futuro
Cuyo nadie dice pena que los 'desaparecidos'
En los muchos Plaza de Majo de la latina América
Han tenido que sufrir y todavía sufren
¡Jamás, mi Madres, que no ocurra jamás!
Qué tengáis que testimoniar con mucha amargura
La incertidumbre e indefinido ánimo
Del ustedes apenas caminar hacia el futuro
Qué tengáis que reclamar más allá de la mística desacralizadora
Los cuerpos de cuánto han muerto
¡Caídos por la libertad!
Jamás Madres míos que la sangre derramada queda insepulta
Dentro de este 'tango de muerte' que vaga más allá de las notas
De una guitarra que se queja
Dentro del silencio y las mentiras del poder
Ni bajo el látigo del dictador que impone su voluntad
Qué por cuanto un tirano usas su ferocidad
nunca su injusticia se alineará con la justicia de Dios.
El que nos ha hecho inequívocamente iguales
hermanos de los hermanos
¡Para vivir todo en libertad!


Dedico questo scritto a tutti quei popoli e agli amici latinoamericani che ancora oggi soffrono l'oppressione di una dittatura che nega loro la libertà di espressione culturale nella totale indifferenza della Carta dei Diritti dell'umanità.

'Verso la libertà' ..tango per i 'desaparecidos'.

Mai più, Madri mie, che non accada mai più!
Che piangiate per la morte dei vostri figli
Degli scomparsi
Quei figli che hanno lottato e che lottano ancora
Per un giusto vivere
Per la libertà!
La terra reclama alle Madri che piangono
Che chiamano col loro nome
Le anime dei figli
Che strepitano per la loro vita
Che gridano alle nuove generazioni l'amara verità
Ai bambini nati senza padre
Senza futuro
Cui nessuno dice della pena che i 'desaparecidos'
Nelle molte Plaza de Majo della Latino America
Hanno dovuto soffrire e soffrono ancora
Mai più, Madri mie, che non accada mai più!
Che dobbiate testimoniare con tanta amarezza
L'incerto e indefinito coraggio
Del loro camminare a stento verso il futuro
Che dobbiate reclamare oltre la mistica dissacrante
I corpi di quanti sono morti
Caduti per la libertà!
Mai più Madri mie che il sangue versato resti insepolto
Entro questo 'tango di morte' che vaga oltre le note
Di una chitarra che si lagna
Dentro il silenzio e le bugie del potere
Né sotto la sferza del dittatore che impone la sua volontà
Che per quanto un tiranno usi la sua ferocia
la sua ingiustizia mai s'allineerà con la giustizia di Dio.
Colui che ci ha fatti inequivocabilmente uguali
fratelli dei fratelli
Per vivere tutti in libertà!

*

’EL CHOCLO...’ - tango

El Choclo de los Pajaros Perdido – tango

¡Tabernero del vino! Y que sea de aquel bueno
por el Compadrito que tiene quemazón.
Y tú fanfarrón toca el violón y no desgarra
una milonghita porteña arrabalera.
Y tú Nina de rosa canta un habanera
por el Compadrito que sin padece tiene.
Y tú Morena baila
sedúcelo con la pasión y la sensualidad que sayas.
Qué el Compadrito nostalgia tiene já
qué de cuando ha dejado el Sur le llora el corazón.
Y tú hombre del bandoneon silente
ataca una 'variante' que repicas melodiosa.
Qué el Compadrito ofrece que beber a quién lo pregunta.
¡Tabernero del vino! Y que sea de aquel bueno
qué llega dalla Pampa Argentina.
Y tú gaucho de milonga enseña los pasos
del canyengue que has aprendido.
Qué el Compadrito pueda elegir quién quiere
entre los patanes de harrabal.
Y desenfunda tu cuchillo guapo
en el desafiar de este tango con Miguel.
Como dos amantes que en este milonga tanghera
se atan estrecho uno al otro y sin embargo se odian.
En el 'preludio' del amor que desata en la muerte
los pasos listos sobre el entablado de esta Tasca.
Qué el Compadrito pregunta arrogancia de guapo
y mucho dinero paga a quien tiene de ello.
Y tú chico mío que creces harrabalero
hunde el cuchillo en el cuerpo de Miguel.
Si de veras deseas a esta vida
qué ahora el Compadrito ofrece al aquél.
Y tú bandoneonista de calle
toca la música buena y maldita.
Qué al Compadrito pueda arrancarle el alma
hasta a ahogarle los latidos.
Cómo bandada de pájaros perdidos
qué sacuden en desorden en la garganta.
. . .
Y tú Morena baila…
Y tú Nina canta…
Y tú violòn repica…
¡Tabernero pronto del otro vino!
Y que sea de aquel bueno de la Pampa
el vino bueno de la Pampa Argentina.


All’Osteria de Los Pajaros Perdido – tango

Oste del vino! E che sia di quello buono
per il Compadrito che tiene arsura.
E tu sbruffone tocca la viola e suona
una milonga porteña arrabalera.
E tu Nina de rosa canta una habanera
per il Compadrito che tien pena.
E tu Morena balla
seducilo con la passione e la sensualità che sai.
Che il Compadrito tiene nostalgia
di chi ha lasciato il Sud e gli reprime il cuore.
E tu uomo dal bandoneon silente
attacca una ‘variante’ che risuoni melodiosa.
Che il Compadrito offre da bere a chi ne chiede
Oste del vino! E che sia di quello buono
che viene dalla Pampa.
E tu gaucho de milonga mostra i passi
del canyengue che hai imparato.
Che il Compadrito possa scegliere chi vuole
fra i tangheri di harrabal.
E mostra il tuo coltello guappo
nello duellar di questo tango con Miguel.
Come due amanti che nella milonga tanghera
s’allacciano stretti uno all’altro eppur si odiano.
Nel ‘preludio’ che l’amore scolora nella morte
sostieni i passi scalpitanti sul tavolaccio d’Osteria.
Che il Compadrito chiede arroganza di guapo
e molto denaro paga a chi ne ha.
E tu ragazzo mio che cresci harrabalero
affonda il coltello nel corpo di Miguel.
Se davvero brami a questa vita
che il Compadrito adesso offre a te.
E tu bandoneonista di strada
suona la musica buona e maledetta.
Che al Compadrito possa strappargli l’anima
fino ad affogargli i battiti del cuore.
Come stormo d’uccelli smarriti
che sbattono alla rinfusa nella gola.
. . .
E tu Morena balla …
E tu Nina canta …
E tu violón risuona …
Oste presto dell’altro vino!
E che sia di quello buono della Pampa
Di quello assai buono della Pampa Argentina.










*

’de-strutturazione’

'de-strutturazione'

 

ideali sfusi a listelli

a incastri tengono verticalismi arditi

segmenti infrangibili

succedenti a calotte di cristallo

a trasparenze di luce

abnegazione e incredulità

affabulazione vizio vanità sesso e tedio

concatenazione e promiscuità

strutture nelle strutture

fra relativi sforzi a tenere

la debolezza di cedere

 

da "Feudo di sale" (raccolta inedita)

*

Tao del Corpo

TAO DEL CORPO

essenza / relatività / scambio / osmosi

 

(Nella filosofia taoista tradizionale cinese, il Tao ha come funzione fondamentale quella di rappresentare l'universo che all'inizio del tempo era in un stato chiamato Wu Chi ( = assenza di differenziazioni/assenza di polarità).

 

Unione di corpi

generatività

come nell’amore la speranza e la promessa

in un unico corpo mascolino / femminino

 

assimilazione dell’assoluto finito

nell'incanto e nello splendore

né principio né fine

dell'eterno impertetto mortale

 

avvenenza e fascino

magnificenza del sublime sovrumano eccelso e profano

corrispondenza di compenetrazioni

l’uno e l’altra nell’uno corporale

 

irraggiamento del plettro solare

solstizio ed equinozio del giorno nella notte

luce che penetra nel buio e la feconda

dimensione dell’istante presente

 

indugio e transito

sollecitudine dello scaturire del moto

nell'amplesso generoso occultato

permanenza e dimora di seme fecondato

 

‘vita liquida’

portata generativa della promessa iniziale

sentimento che si trasforma

in amore futuro obbligato

 

disvelarsi di sessualità autentica

come unica dimensione dell’istante

impegno che apre a promessa di  'passione' sublime

a eterna schiavitù che soffoca la libertà

 

corpo dell’uno/a sollecitudini dell’altro/a

per uno scontro che sa di disfatta o forse di trionfo

dimensione di una bellezza 'altra'

colloquio di un corpo a corpo rigenerativo

 

condizione esistenziale per una presa di coscienza

incondizionata e definitiva

di un nuovo inizio di coerenza

deferente della promessa iniziale

 

speranza fragile e preziosa

contingente del presente della diversità individuale

coerente pur nell'incoerenza

dell'esaltazione naturale

 

potere e dovere / mutamento e identità

snaturata del corpo

che non contraddice il compimento

dell' 'emancipazione' particolare

 

nessun ‘tradimento’

generatività costitutiva della volontà

che non può essere delusa

in quanto trasfigurazione di caducità eventuale

.   .   .

costruzione di un ‘se’ corporeo 

(im)possibile nella spiritualità suprema

che si vuole  perseguire

(che per definizione è riconducibile solo a Dio).

*

’Recercare’ 1 - 2 - 3

Recercare 1

 

(Nella sua più comune interpretazione si riferisce a una forma antica di diversi tipi di composizione musicale. Il fatto che un compositore chiamasse una composizione strumentale 'recercare' era chiaramente non questione di classificazione rigida ma una libera forma di variazione.)

 

Come le nuvole appartengono al cielo

così le onde sono del mare …

solo la terra prestata agli umani s’avvale

dell’aura del Creato …

che mai sarà nostra se il canto non si farà Coro

se il Coro unanime non diverrà Sinfonia …

apostasia di quell’amore che pure

inneggia alla vita …

affinché l’ 'altro' divenga ‘scelta’

e sia ritrovato il tempo edenico perduto.

 

Recercare 2

 

Suona strano il rombo del tuono

che insorge a ciel sereno …

a rammentare la fragilità costante in cui

la notte si perde nel giorno avverato …

e quel risveglio improvviso oltre il sonno

che il sogno non cancella nel ricordo …

ma che enfatizza entro l’epifanica volontà

di tornare ad essere ciò che forse è stato …

ciò che supera l'eventualità di elevarsi alla stregua

di quel Divino che in noi s'avalla.

 

Recercare 3

 

È allora che la trasparenza dell’aere s’avvale

della possibilità che pur c’è data …

di liberare ciò che di fittizio ha nome

‘libero arbitrio’ …

fuori del pentagramma della creazione

e che riporta alla melodia di fondo …

ma è l’anima del vento cosmico a smuovere

il canto delle nuvole e delle maree …

che avvolge e tempra ogni cosa intorno

e che rinnova costante il moto delle sfere

. . .

col dare ai fiati l’afflato necessario al suono

alle corde la vibratile risonanza della luce …

alle percussioni

il ritmo danzante della vita che pulsa.

*

’Squarci di Cielo’

'Squarci di Cielo'

 

Come somigliano a stralci di poesie quegli squarci di cielo azzurri

che al diradarsi del buio sembrano spalancare

momenti di un'alba ritrovata

allorché gabbiani lunghi al volo inseguono la linea marcata dell’orizzonte

e quella vela bianca rigonfia di vento

come assomigliano alla rinnovata speranza del domani …

 

e quelle nuvole astanti allineate sulla scena di fondo

sospese come volute di panna e caramello

che pure tengono alla luce che s’indora nell’ora del mattino

prima del levar del sole

quando già s’apre al risveglio la palpebra stanca

nel sogno avverato d’esser tornati alla vita …

 

quasi che l’acqua del mare s’intorbida a sprazzi e ad altri lascia

spiare il buio delle sue profondità

ove acquattate sul fondo giacciono dormienti le deità marine

che gli occhi splendenti di salsedine riflettono di lacrime vive

a proseguire la grande corsa dell’onde sulla sabbia

prima di dover morire.

*

’PANTA REI’ Aura, Alos, Chakra

PANTA REI

(Aura, Alos, Chakra)

 

Bright emanation that is embodied in the conclusive being

from the spaces of primordial loneliness that it pushes him inside the present courtly of the exegesis archetype lavishes (alos)

for a metamorphosis of the marvelous one that all runs over the spellbound

world of the fable of the legend and of the myth

inside an existence lived in which

‘all stirs and nothing stays firm' (panta rei)

whence the becoming is contrasted to the being for a dynamic excess

what it springs in thin energy as of invisible vortex what a wheel (chakra)

from the center of the conscience to the elements of the subject

that give place to the colors of the imaginary one

to the perfumes that inebriate the ephemeral bodies of the reality

to the deep harmony of the sounds from which the voice raises him

in the song to the light that makes to wave the (aura)

in the shine of the skies of which the love of the human ones

is dressed again inside the apparent reality only

of the unknowable and inexorable one

perpetual becoming of the change.

 

TUTTO SCORRE

(Aura, Alos, Chakra)

 

Emanazione luminosa che si concreta nell’essere determinato

dagli spazi di solitudine primordiale che si spinge dentro il presente

aulico dell’esegesi archetipica profonda (alos)

per una metamorfosi del meraviglioso che tutto investe

il mondo incantato della fiaba della leggenda e del mito

all’interno dell'esistenza vissuta

in cui ‘tutto si muove e nulla resta fermo’ (panta rei)

onde il divenire si contrappone all’essere per un eccesso dinamico

che scaturisce in energia sottile

come di vortice invisibile che ruota (chakra)

dal centro della coscienza agli elementi materici che danno luogo

ai colori dell’immaginario

ai profumi che inebriano i corpi effimeri del reale

all’armonia profonda dei suoni da cui si leva la voce nel canto

alla luce che fa vibrare l’(aura)

nello splendore dei cieli di cui si riveste l’amore degli umani

dentro la realtà solo apparente dell’inconoscibile e inesorabile

divenire perpetuo del mutamento.

*

CLOWNERIE 2 ’Altre piccole storie di clown’

CLOWNERIE / 2 (Altre Piccole Storie di Clown)

 

La Giostra.

Entra il piccolo Clown al centro della pista

con una piccola giostra colorata nelle mani

mentre il carillon avvia una musica arcana che tutta risuona

sotto il tendone illuminato appena …

Girano i cavallucci bianchi e neri, fulvi e pezzati

con le belle criniere scomposte dal vento che sembra soffi

ma che in realtà non c’è, e girano e girano e vanno senza posa

sul filo armonioso della melodia …

L’effetto è costante nella sua magia

e il piccolo Clown si gira e rigira estasiato mostrando

alla folta platea il suo giocattolino

che s’illumina ed espande raggi di luce azzurrata …

Uno schiocco di frusta e via una nuvola di polvere blu

si leva a nascondere il piccolo Clown

agli occhioni abbagliati degli astanti

mentre i cavallucci già scalpitano, scalpitano allegri …

E sul tempo della musica che accelera vanno e girano e rigirano

tutt’attorno alla pista senza posa

fino a che presi nel vortice del tempo

lesti s’involano sotto la volta stellata.

 

I Musicisti.

L’organetto risuona scordato e la tromba smorzata

quando entra il direttore di scena e riprende i due Clown che

finendo di sentire ciò ch’egli dice fanno col capo di sì

continuando ostinati a fracassare i timpani della platea.

C’è chi fischia, chi ride e chi incredulo assiste alla messinscena

e chi reclama di fare silenzio con un ripetuto ‘sssit’

ma a quel suono il più anziano dei due si preme una mano sulla patta dei pantaloni come a cercare qualcosa.

Che ovviamente non trova mentre con strepito di piedi

s’agita correndo in qua e in la in cerca di dove fare pipì

quando il più giovane dei due gli suggerisce all'orecchio di farla

senza darlo a vedere nel cono della sua tromba.

Di tutta risposta il più anziano dei due risponde deciso

‘sei fuori piuttosto non suono!’ quand’ecco il direttore di scena

ritorna e con gesto ben fermo sull’orologio da polso

li invita a iniziare a suonare e se ne va.

I due Clown perplessi non sanno cosa fare

cosicché l’uno dice all’altro di far presto

quand’anche non potendo la fa nel cono della tromba

con rumore chiassoso di sassi e carabattole.

Ben presto ritorna il direttore di scena

che 'nvita ad uscire ma i due improvvisano all’uopo

una musica scoppiettante di molti strumenti con trombe e bombarde

flauti e organetti e di coriandoli multicolori un'esplosione

 

per rallegrar la festa.

*

’IGNACIO, milonga sin palabras’

Ignacio … – milonga sin palabra

posado el vaso de quilnes toca el bandonéon
con los ojos cerrados como a retener la música
con las mangas enrolladas de la camisa blanca
y el cigarrillo que cuelga encendida entre los labios
qué se consume como su vida
entre el dolor y la melancolía del amor
que se a tenido adentro…

'Sangre, hombre'! - dice Ignacio
con un susurro profundo e intenso
todavía empujando más rápido sobre las teclas del bandonéon
qué invitan a su patán que está en si
a cruzar los pasos sobre la madera consumado de la milonga
en la espera de Consuelo …

".. adoro sus hombros sutiles, sus brazos ligeros
alrededor del cuello, así frágil, así indefensas
cada centímetro de su cuerpo;
.. adoro estas manos de los dedos elegantes que buscan mi cuerpo,
aquellos ojos que escudriñan mis ojos en la quietud
del amor"…

'Sangre, hombre!' - Ignacio repite
como por un mágico hechizo que ahuyenta el instante
infinito e intenso como la eternidad
hasta tocar la unicidad de la esencia de su amor
'porqué tus venas tienen sangre de bandoneon
una milonga sin palabras amigo':

.. adoro su seno tímido y perfecto,
sus piernas armoniosas entre las que me pierdo confiado
su vientre que no conoce infierno
... adoro el tango amisto, porque el tango es alegría y melancolía,
dolor y felicidad, posesión, silencio y olvido;
porque tango es morir que se pierde en el polvo del tiempo"…

'Sangre, hombre!' - Ignacio remacha
llevando a la boca el vaso de quilnes amargo como la hiel
en la milonga solitaria con las mesas pequeñas y redondas
y las sillas alrededor de la pista vacía qué nadie
esta noche lustrará ...
y desgarrando del bandonéon el sonido.


Ignacio … - milonga senza parole

posato il bicchiere di quilnes toca il bandonéon
con gli occhi serrati come a trattener la musica
le maniche arrotolate della camicia bianca
e la sigaretta che pende accesa tra le labbra
che si consuma come la sua vita
tra il dolore e la malinconia d’amore che si porta
dentro …

'Sangre, hombre!' - dice Ignacio
con un sussurro profondo e intenso
spingendo ancor più spedito sui tasti del bandonéon
che invitan il tanghero che è in sé
a incrociare i passi sul legno consumato de la milonga
nell'infinita attesa di Consuelo …

"..adoro le sue spalle sottili, le sue braccia leggere
intorno al collo, così fragili, così indifese
ogni centimetro del suo corpo;
..adoro queste mani dalle dita eleganti che cercano il mio corpo,
quegli occhi che scrutano i miei occhi nella quiete
dell'amore …"

'Sangre, hombre!' - ripete Ignacio
come per un magico incantesimo che fuga l'attimo
infinito e intenso come l'eternità
fino a toccare l'unicità dell'essenza del suo amore
'porqué tus venas tienen sangre de bandonéon
una milonga sin palabras amigo':

" ..adoro il suo seno timido e perfetto,
le sue gambe armoniose tra le quali mi perdo fiducioso
il suo ventre che non conosce inferno
...adoro il tango amico, perché il tango è allegria e malinconia,
dolore e felicità, possesso, silenzio e oblio
tango è morte che si perde nella polvere del tempo …"

'Sangre, hombre!' - ribadisce Ignacio
portando alla bocca il bicchiere di quilnes amara come il fiele
nella milonga solitaria coi piccoli tavoli rotondi
e le sedie intorno alla pista vuota che nessuno
questa notte lustrerà ...
desgarrando del bandonéon il suono.

*

’Maestrale’

Maestrale

 

..e ascolto trepido il giungere del vento

quando a maree spiegate le vele

m’allontano da porto sicuro

 

..quando ad ali di gabbiani imberbi

la spinta audace fa spiccare il volo

verso gli spazi immensi dell’orizzonte estremo

 

..quando fuggevole viene meno alla presa

da sembrare che si fermi il tempo e che

lo spirito del viaggio vada alla deriva

 

..è allora che come un relitto che giace

nel ricordo d’un qualcosa ch’è stato vago solitario

nell’attesa d’una speranza che mai s’avvera

 

..eppure basta un soffio un alito

un respiro sommesso per ritrovare l’afflato

quasi che la voce dell’onda improvvisa si trasformi in canto

 

..è allora che torno ad essere sparviero

e spiegate le vele al maestrale vento

mi spingo oltre la meta ambita e al mare rigetto la sfida..

 

per una stramaledetta voglia d’avventura.

*

Brothers ’sad night mine.’

Brothers (sad night mine)

You forgive if the voice trembles me
in to tell you what I tell you
if I hardly succeed in finding the words
what they allow me to go on
and you excuse if I don't leave you a best world
as I would have liked that was
as you would like that it was.
Believe me
few things in the great sketch of the life
the men are left to
despite the good wish that I have put you
in to assure you one some coherence
what not always the things
they succeed as we would like
or perhaps as you would like that it was.
For this and so much other anchor
not ever felt you alone neither abandoned
even if you will have to labor for conquering a place
in this unknown world
in which today goings penetrating
what other is not given.
Even if in to face
with work and superhuman appointment
you will finally have to fight
to get that that only yours “liberty”
and the justice you can give.
Neither the love can make limit
in the mutual respect to make to be worth other people's reasons
side beside how much with affection they reciprocate
also for this I make you gift of truthful promise
what it doesn't know limit or expiration
what it doesn't know age.
And still more the voice trembles me in to tell you
what in the good and in the evil this life we have to live it
until after all
without asking nothing
or perhaps to pretend everything
to live is that it right of each
as I would have liked that was
or perhaps as you would like that it was.
. . .
And the voice already comes me less in to tell you what I tell you:
"bitter a great deal it is the truth, as much as it is beautiful way of living the life! "
what some silence is already satisfied the word.

*

’Tango Sueño’ - tango

Tango Sueño - tango

Y me despierto en un sueño
qué me habla de ti
del sabor de tus besos
de los legados amorosos de tu piel
sobre la mía
. . .
un fermento que hace me hace volar alto
hacia cielos abiertos sin fin
dónde más se abre mi corazón
en el deseo de ti
de tus labios adidos al pecado
. . .
y me sorprendo a buscarte
en la cama colmada de mis tormentos
cuál retortijones de amor que azotan
la loca gana que ti tengo de
de tus abrazos apasionados
. . .
en el caliente efluvio de la noche
siento el acuerdo de la vida que pulsa
palabras que el silencio sugiere al amor
un idilio que siento nacerme en mí
qué me sorprende y coge
. . .
sumergido en la oscuridad me yergo silencioso
casi a deseo ser querido
la extraña gana de todavía sentir
el fluido tu arcano y puro
qué me cuela encima
. . .
y aquí tu cuerpo junto al mío
un incendio
de pegajosas lenguas envolverme
como de voluptuosa santateresa que emana
una señal líquida que me ataca
. . .
un tango sueño
qué me atormenta y tortura inexorablemente
a rabia atada oy digo
qué he sido loco
loco quizás a no tenerte querido.


Tango Sueño - tango

E mi risveglio in un sogno
che mi parla di te
del sapore dei tuoi baci
dei lasciti amorosi della tua pelle
sulla mia
. . .
un fermento che mi fa volare alto
verso cieli aperti senza fine
dove più si spalanca il mio cuore
nel desiderio di te
delle tua labbra adite al peccato
. . .
e mi sorprendo a cercarti
nel letto colmo dei miei tormenti
sono spasimi d’amore che frustano
la matta voglia che ho di te
dei tuoi abbracci appassionati
. . .
nel caldo effluvio della notte
sento l’accordo della vita che pulsa
parole che il silenzio suggerisce all’amore
un idillio che sento nascere in me
che mi sorprende e coglie
. . .
immerso nel buio m’ergo silenzioso
a volerti amare quasi
a voler essere amato
la strana voglia che mi fa sentire ancora
il fluido tuo arcano e puro
. . .
ed ècco il corpo tuo accanto al mio
un incendio
di vischiose lingue avvolgermi
come di voluttuosa mantide che emana
un sentore liquido che m’assale
. . .
un tango sueño
che mi tormenta e strazia inesorabilmente
se a rabbia legato oggi dico
che sono stato pazzo
pazzo forse a non averti amato.

*

Come un respiro ...#poesiapoeti

Come un respiro …
l’alito di vento che viene a derubarmi delle mie foglie gialle,
le ultime rimaste d’un inverno senza colori che ha cancellato i miti e i riti d’una primavera che stento a riconoscere mia.
E non posso farci niente lascio che mi derubi,
anzi voglio che mi frodi che mi strazi l’anima quello strapparmi dai rami
e gettarmi a terra nel fango dentro i fossi negli acquitrini d’una volontà non mia.
Così come quel sospingermi in mezzo all’altrui gente,
amata eppur biasimata così prossima al vortice della doppiezza che al dunque non ci rende migliori da ciò che siamo.
Esseri divelti dalle radici eppure conficcati nella nuda terra che ci accoglie,
per questo fragili come foglie separate dai rami dell’esistenza eppur unite nel rancore e portate via dal semplice vibrare delle nostre vite …

E mi manca il respiro …
quando vorrei gridare contro ogni cosa contro ogni essere vivente contro …,
ma la voce si disperde nell’aere della primavera che avanza che mi rinfranca
e suggerisce che d’ogni dolore d’ogni stoltezza infine il ‘tempo’ avrà ragione.
Delle foglie cadute sferzate strappate rubate,
come dei sospiri portati via dal vento dentro quella verità ‘altra’ che non ci
appartiene e che pure ci consola.
Ed è nell’accogliere l’afflato il respiro profondo del mondo,
che ci ritroveremo figli spuri del ‘tempo’ che un giorno fummo foglie
esili fragili vibratili in cerca di un domani.
Allora sarà l’abbraccio dell’Eterno ad accoglierci,
nella primavera dei giorni che siamo stati miriade di polvere plumbea e dorata
che nella ‘vita’ ha rivestito gli elmi e l’armi degli eroi.

*

’Entre dos Aguas’ - tango ..a Paco De Lucia

'Entre dos Aguas' - tangos flamenco (.. a Paco De Lucia)

Todo bajo la misma luna
y sólo preguntar
de caminar junto
viajeros del presente
ir todo por la misma fuera
'entre dos aguas'
del gran río de la vida
. . .
de donde los gitanos van
teniéndose por mano
olvidas pasado
para encontrarse por fin
en la 'cala' profunda
'entre dos aguas'
en la cueva del Padre
. . .
qué tiene nombre la Puerta Oscura
de donde el Cante Jondo brota
dónde los 'hombres' altercan
al sonido de la guitarra flamenca
el desengaño
'entre dos aguas'
de la 'petenera':
. . .
"te llaman la 'petenera'
por el martirio de los hombres
qué solo mentar tu nombre
se matan y mueren
te llaman el 'petenera'
por el martirio de los hombres
ay que penita me da
. . .
te llaman la 'petenera'
de noche cuando te veo
llegar con tus pasos lentos
se me agotan las palabras
que luego llevo dentro
dejándome la garganta fría
bajío y sin aliento
. . .
"quisiera yo renegar
de este mundo entero
el estirpe mi gitana
madre de mi corazón
dónde yo pueda encontrar remedio
'entre dos aguas'
ay que penita me da
. . .
te llaman el 'petenera'
por el martirio de los hombres
pero yo 'paro' de madre gitana no temo
qué la guitarra tiene en las cuerdas el 'canto'
y tú nada puedes
'entre dos aguas'
qué ya la voz te tiembla
. . .
para estos 'hijos' de madre gitana
natos todo bajo la misma luna
y sólo preguntar
de caminar junto
todo por la misma fuera
ir y cantar
'entre dos aguas'

del gran río de la vida.


‘Entre dos Aguas’ – tangos flamenco (..a Paco De Lucia)

Tutti sotto la stessa luna
e chiedere solo
di camminare insieme
andare
tutti per la stessa via
‘entre dos aguas’
del grande fiume della vita
. . .
donde i Gitani vanno
tenendosi per mano
dimentichi del passato
per ritrovarsi infine
nella ‘cala’ profonda
‘entre dos aguas’
nella grotta del Padre
. . .
che ha nome la Porta Oscura
donde germina il Cante Jondo
dove gli ‘uomini’ altercano
al suono della chitarra flamenca
il disinganno
‘entre dos aguas’
de la ‘petenera’:
. . .
«ti chiamano la ‘petenera’
per il martirio degli uomini
che solo a menzionare il tuo nome
si ammazzano e muoiono
ti chiamano la ‘petenera’
per il martirio degli uomini
hai che pena mi dai»
. . .
«ti chiamano la ‘petenera’
di notte quando ti vedo arrivare
coi tuoi passi lenti
sento venir meno le parole
che porto dentro
lasciandomi la gola fredda
secca e senza fiato»
. . .
«neppure volessi io rinnegare
di questo mondo intero
la stirpe mia gitana
madre del mio cuore
dov’io possa trovare rimedio
‘entre dos aguas’
hai che pena mi dai»
. . .
ti chiamano la ‘petenera’
per il martirio degli uomini
ma io ‘figlio’ di madre gitana non temo
che la chitarra tiene nelle corde il ‘canto’
e tu nulla puoi
‘entre dos aguas’
che già la voce ti trema
. . .
per questi ‘figli’ di madre gitana
nati tutti sotto la stessa luna
e chiedere solo
di camminare insieme
tutti per la stessa via
andare e cantare
‘entre dos aguas’

del grande fiume della vita.

*

Landscape / A new location

Landscape / Altre lettere dal fronte dell'amore.

 

 

“..pensavo mi cercassi per voler dar seguito a quel nostro romanzo, davvero non t’interessa più conoscere la sua conclusione, o forse ti sei accorta che stava sfuggendo alla tua scrupolosa avvedutezza, per cui ciò che vuole essere continuato non andrebbe mai interrotto, mentre ciò che è stato esaurientemente espresso va considerato di per sé una conclusione. Rammentalo, domani potrebbe essere un giorno da ricordare, o forse da dimentare, chissà?”.

 

“..infiniti pensieri che si alternano in rapida successione, che non riesco a imprimere nella mente, si accumulano in quel vuoto accidentale e contingente che cerco instancabilmente di riempire, ma che solo la mia più intima volontà riesce talvolta a raggiungere all’inseguimento delle tue parole. Allora un desiderio che era nascosto prende corpo in me e mi sospinge verso l’agognata fine, soglia e limite d’una distanza che è del sognare in sé, o che forse è soltanto un luogo del silenzio”.

 

“ ..quando i sentimenti si acquietano, non ci restano che le parole, le parole danno forma ai nostri pensieri, sono l’unico accesso al nostro mondo interiore … è allora che il momento svanisce, e i bei giorni passati insieme sembrano scomparire nel nulla, come ciò che ci vieta di gioire della piena felicità talvolta è dato dal non vivere la vita che vorremmo, solo quella che ci si aspetta da noi.”

 

“..allora mi sveglio al margine del sublime e dell’oblio, nell’interminabile scansione delle albe e dei tramonti che si susseguono nel giro interminabile delle nostre lune mettendo fine ad ogni interloquire per restare immersi nel silenzio di un soffitto vuoto, sopra un letto disfatto … E adesso baciami, sarà ancora la tua bocca a darmi la tenerezza che la solitudine mi nega … Parlami, voglio sentire solo parole d’amore, il tuo respiro che mi sfiora, che mi racconti un sogno che s’avvera”.

*

Giri di Lune

Giri di Lune (dal ‘diario di un sognatore’)

 

Luna,

luna, luna, luna,

lu-u-u-na..’  (F.Garcia Lorca)

 

Più volte

dopo essermi assopito per un breve istante

apro gli occhi e mi chiedo

se non sia già l’indomani o se invece

non sia il prolungamento astrologico di ieri

tanto i giorni hanno per me

lo stesso colore e il medesimo incanto.

 

Quale che sia l’ardore per la bellezza perseguita

o inconsciamente suscitata

evapora al sole sostituita

da ore d’incolmabile astrazione

e nulla più m’importa se l’orologio

al posto del ‘tempo’ scandisca la sola luce

o l’oscurità che l’attende.

 

Giunto ormai alla fine del giorno

credo di possedere quella certa cognizione

cui ad ogni sorgere dell’alba

segue un voluttuoso tramonto che

a un ultimo abbaglio di luce

s’accompagna al buio di un’oscurità ignota

che mi spaventa e affascina allo stesso modo.

 

Vedo così spalancarsi

davanti ai miei occhi attoniti

lontani spazi di profondo chiarore

abbagli di un’aurora appena intravista

e ancora inviolata

che nel suo profondersi dentro la notte

mi restituisce all’opale chiarore della Luna.

 

La mia ferma aderenza alla realtà

non recupera alla dissimulata voce

la sua chiarezza oggettiva

la prospettiva del passato nel presente

onde la vita finisce per essere intimamente avvolta

dell’immensità che mi sovrasta

nell’assenza totale di alcuna congiunzione.

 

E non m’importa più

dar seguito all'illusoria essenza del passato

né di contribuire ad affermare il presente

"effimero perché passeggero"

quanto di addentrarmi nel profondo

d’una nuova identificazione

con la Luna che mi viene incontro.

 

Le parole s’affacciano labili alla memoria

e presto svaniscono sulla scia di un abbaglio che

pian piano si dissolve negli spazi inviolati

di un possibile 'altro' ch’è in me

nel costante sdoppiamento di un ‘io’ diverso

che si dissolve nella polvere cosmica

di un vortice astrale che coinvolge e stravolge.

 

Di quella Luna che da sempre mi rivela

la mera possibilità di valicare l’invalicabile

il desiderio fisico di guardare oltre

attraverso gli uadi segreti del Tempo

e oltrepassare lo spazio infinito

seppure io non ignori che da qualche parte

dev’esserci una fine per quanto imprevedibile sia.

 

L’immediato desiderio

di spalancare il velo ignoto del cielo

spazia nella mia mente nella ricerca vana

di catturare la segreta essenza del Tutto

“nel prolungamento inconscio della vita conscia”

in cui molteplici 'altre' Lune vanno a spasso nell’universo

quasi da poterle toccare, se solo lo volessi.

 

Ma nel timore d’infrangere

la pacata immensità di quel cielo

là, dove l’anima talvolta s’invola e rivela a se stessa

la propria grandezza e la propria iniquità

non oso svincolare il mio pensiero

dal seguire la sua vocazione di perdersi

nella vastità che si dilata a dismisura.

 

Che pure s' 'apre' a una lenta genesi

dove la materia si presenta nuda davanti all’invisibile

onde accecato quasi dall’incedere estenuante

d’una Luna nuova

che incombe nel segreto della mia esistenza

vengo proiettato in una vaga sensazione di prosieguo

che sfugge alla materia corporea che mi compone.

 

Solo allora la mia immagine di 'uomo' riemerge

nella consapevolezza di quel silenzio infinito

che porta alla solitudine estrema

nel vuoto assoluto che precede il vago sentore dell’eternità

e sono sul punto di occupare ogni spazio

dentro e intorno a me

per approdare alla pura essenza del divino.

 

Almeno per un istante

credo di assistere al precipitare

delle forme oggettive dello spirito

di ciò “che non è mai ma che è per sempre”

come di un precipuo concetto di bellezza che trascende

nel divenire del sogno e dell’immaginazione

dalla vacua realtà del nulla nell’arte.

 

E mentre tutt’attorno ogni cosa

si mescola impercettibile

discopro nell’intimo timore che mi coglie

l’estensione di un’altra Luna immaginifica e misteriosa

immensa come il ‘gran teatro del mondo’

la vecchia e sempre nuova Musa

dell’innamorato e del poeta.

 

Onde senza ch’io mi renda conto dilago smarrito

entro una possibile verità 'altra' che

posta "al di sopra di ciò che sono"

porta all’intima essenza di quell’io che vaga

leggero fra le stelle più lontane

partecipe silenzioso del mistero dell’universo

e della sua tranquilla infinitezza.

 

Nell’impossibilità di condurre lo sguardo

oltre lo scintillio del firmamento che mi compete

vado alla ricerca di quella misura astratta che

anzitempo deve aver visto l’umano

immergersi nel movimento cosmico degli astri

eppur rimango a contemplare il fuoco di ramaglie

al di sotto della grande cupola della notte

. . .

sospesa nell’immutabile certezza del creato.

 

Luna,

luna, luna, luna,

lu-u-una..’ (F. G. Lorca)

 

 

Turns of Moons (from the 'a dreamer's diary')

 

'Moon,

moon, moon, moon,

mo-o-on..(F. G. Lorca)

 

More times after being me drowsy for a brief instant I open the eyes and I wonder me if were already the next day or if instead is not the astrological prolongation of yesterday so much the days have for me the same color the same enchantment.

 

What that be the ardor of the beauty it persecutes or unconsciously aroused it evaporates to the sun had been replacing for times of unfull abstraction and nothing more I care if the clock to the place of the 'time' it articulates the only light or the obscurity what it attends him.

 

Comes that am by now at the end of the day I think to possess a certain knowledge what to every to rise some dawn it follows a voluptuous sunset what to a last glare of light the dark of an unknown obscurity is accompanied what it frightens me and it fascinates.

 

I see so to open wide in front of my amazed eyes distant spaces of depth light glare of an aurora just and anchors unwarted what in his to lavish inside the night it returns me to the opal light of the Moon.

 

My firm adherence to the reality it doesn't recover to dissimulates voice it's objective clarity the perspective of the past in the present whence life ends up being intimately wound from the immensity that it overhangs me lacking of conjunction of any obviousness.

 

Suddenly I don't care to give succession to the vain search of the past neither to contribute to affirm a present ephemeral as momentary as to penetrate me in the depth of a new identification with the Moon that meeting comes me.

 

Yet the words lean out transitory to the memory and soon they fade away on the wake of a glare that plain it dissolves in the spaces unwarted of the knowledge of a possible "other" that there is me in the constant splitting of a 'me' poet that he allows to drag from the cosmic wind to admire the attractive intensity of the lunar light.

 

Of that Moon that for a long time for me it means the mere possibility to cross the impassable one the physical desire to look at the most distant possible through the secret uadi of the Time what I go beyond the endless space even though I don't ignore that from some part also has to be one some elegant there even if this is not predictable.

 

The immediate desire to open wide the unknown veil of the sky it spaces in the vain search to capture entirely the secret essence "in the unconscious prolongation of the aware life" in which manifold "others" Moons they go for a walk in the universe what I could almost touch her if only I wanted it.

 

But in the fear to break the peaceful immensity of that sky there, where the soul is sometimes stolen and it reveals to itself his own greatness and his own inequity I don't dare to release my thought to follow his true vocation to lose his in the vastness that dilates his to excess.

 

I assist to a slow genesis where the subject he/she introduces him naked in front of the invisible one whence almost blinded to advance weary of the full light of a new Moon that impends I feel me projected in a vague feeling of advanced what it escapes the bodily subject that composes me.

 

Only my image of man resurfaces then in the awareness of that endless silence what it brings to the most extreme loneliness in the absolute void that precedes the vague sign of the eternity and they are on the point to occupy every space inside and around me to land in the pure essence of the divine one.

 

At least for an instant I believe to assist to fall in my head of the objective forms of the spirit of this "that it is never but that it is forever" as of a principal concept of beauty what it transcends in his becoming of the dream and the imagination from the vacuous reality of the nothing in the art.

 

And while all around everything imperceptibly mixes him I discover in the intimate fear that gathers me the extension of another Moon crafty imaginary and mysterious immense as the 'big theatre of the world' the old one and always new Moon of the lover and of the poet.

 

Whence without I return me account I spread lost within a possible truth "other" that mail "above what I am" hands to the intimate essence of that self how vague light among the most distant stars silent participant of the mystery of the universe and of his calm infinity.

 

In the impossibility to conduct my look over the sparkling of the firmament to the search of that abstract measure what early it owes to have seen the human one be to bathe in the cosmic movement of the stars I confine me to contemplate the fire of the bush under the great dome of the night

. . .

suspended in the unchangeable certainty of the creation.

 

'Moon,

moon, moon, moon,

mo-o-on..

*

Sólo - tango

Sólo - tango

 

Sólo

la mirada sosegada en la sombra

bajo la hoja del sombrero el cigarrillo entre los dedos

en humo ceniza que se consume

al voltear pies listos qué se cruzan sobre el suelo.

Los amigos del barrio

beben y hacen alboroto miran,

sonríen sus miradas acarician las caderas

los escotes que jadean de las chicas en flor.

Sólo

en el vacío que se ha creado alrededor

la mirada se pierde en el deseo de ella

qué no está allí con ellos en esta tarde de olvido

bajo la luna qué se esconde a la cara.

Los demás bailan alegres

intercambiando los pasos entre ellos

voltean se frotan deseosos sobre la música arraballera

qué invita al amor cauto en un tango

qué incluso quema sobre la piel.

Sólo

perdido en el silencio que lo envuelve

en la espera de ella que espera llegará

mientras la música qué en el vacío se pierde

camina sin piedad hasta dentro de su corazón

qué la esperanza es él última a morir.

Esta noche le dirá que lo quiere y le será de ello

feliz le tiene en serbio por ella una rosa roja

qué pondrá en el pelo

escribirá por ella una canción qué le hablará de amor

de una estación nueva qué sabe a cercana primavera.

Sólo

perdido en el humo de un cigarrillo

qué deja caer la ceniza que arde

en un santiamén en la espera de la cara

conocida querido qué le sea compañero.

Los otros no son que fantasmas

qué vagan errabundos en los pasos listos

sobre la música de un bandoneon que desgarra

como un grito que en la noche

avanza encima de su dolor.

Sólo

en el crujido de los pies sobre el suelo

mientras la luna va a dormir oda de los pasos

es ella que se acerca piensa

la reconoce es uno su compañera

¿quieres bailar? - pregunta.

Usted no vendrá ya lo sé

has sentido lo veo tienes frío

te tiembla la mano no es nada - dice

deja salir el humo del cigarrillo

caer la ceniza quemada

ardida en un instante como su loco amor.

Sólo

se encamina a lo largo de la calle

sin vuelta en el desgraciado

necesidad los de los que no vendrá

sobre los notas de un tango imaginario

qué solitario lo acompaña

en la noche amarga y sin luna.

 

Solo – tango

 

Solo

lo sguardo pacato nell’ombra

sotto la falda del cappello

la sigaretta fra le dita in fumo

cenere che si consuma

al volteggiare dei piedi scaltri che s’incrociano sull’impiantito.

Gli amici del barrio bevono e fanno chiasso

sbirciano, sorridono

i loro sguardi accarezzano i fianchi

le scollature che ansimano delle ragazze in fiore.

Solo

nel vuoto che si è creato intorno

lo sguardo si perde nel desiderio di lei

che non è lì con loro in questa sera d’oblio

sotto la luna che si nasconde al viso.

Gli altri danzano gioiosi

scambiando i passi tra loro

volteggiano si strusciano vogliosi

sulla musica arraballera che invita all’amore

cauto in un tango che pure brucia sulla pelle.

Solo

perduto nel silenzio che l’avvolge

nell’attesa di lei che forse arriverà

mentre la musica che nel vuoto si perde

incede senza pietà fin dentro il suo cuore

che la speranza è l’ultima a morire.

Stasera le dirà che l’ama e lei ne sarà felice

ha in serbo per lei una rosa rossa

che metterà nei capelli

scriverà per lei una canzone che le parlerà d’amore

di una stagione nuova che sa di vicina primavera.

Solo

perso nel fumo di una sigaretta

che lascia cadere la cenere

che avvampa in un istante

nell’attesa del viso conosciuto amato

che gli sia compagno.

Gli altri non sono che fantasmi

che s’aggirano raminghi nei passi scaltri

sulla musica di un bandoneon che lacera

come un grido che nella notte

avanza in cima al suo dolore.

Solo

nel fruscio dei piedi sull’impiantito

mentre la luna se ne va a dormire

ode dei passi è lei che si avvicina pensa

la riconosce è una sua compagna vuoi ballare? – chiede.

Lei non verrà lo so già

sei dispiaciuto lo vedo hai freddo

ti trema la mano

non è niente – dice

lascia uscire il fumo della sigaretta

cadere la cenere bruciata avvampata

in un attimo come il suo folle amore.

Solo

s’avvia lungo la strada senza ritorno

nel disperato bisogno di lei che non verrà

sulle note di un tango immaginario

che solitario l’accompagna

dentro la notte amara e senza luna.

*

’Natale per me’ - poesie inedite 1966 -1976

Musica per la Notte di Natale

Come poesia scritta con la penna d’oca
sopra carta pergamena
mi tieni compagnia
nel silenzio della sera

nella solitudine dei ricordi
la riflessione delle cose immobili
e la danza della fiammella accesa
in cima alla candela

posato sopra lo scrittoio
s’apre il chiuso volume delle laudi
delle ninne-nanne e delle filastrocche
del bambino che un tempo sono stato

quand’ecco l’angioletto di porcellana accanto
s’invola verso il cielo

sopra alla capanna del piccolo Presepe

di sughero e cartapesta

fa sorgere malinconia nel cuore
il suo cantare muto nella notte di Natale
mentre la mia mano scrive parole tremule
quando la fiammella sopra la candela

improvvisa si spegne nel fumo che dilegua.



Natale per me

… e intorno luccichii di sfere e nastri colorati
odore di pini
arabeschi di neve
melate guance di bimbo

consumato stoppino d’una magra candela
che volgo a pensieri a voglia d’allegrezza

… e intorno sfavillii
sorrisi festosi, dolci, parole benevoli
persone cariche di doni
un Presepio arcano quasi sospeso

fuori alberi spogli infreddoliti
un raffreddore di foglie e di vento

… in fondo cosa mi manca per essere felice
forse l’ingenuità d’un tempo
cara mi resta la fantasia
a immaginare un Natale di sola poesia.



Luci di Natale

Come ogni volta …
un’argentea luce
accende di colori la mia stanza
gli auguri della gente
che invitano al sorriso.

Come ogni volta …
le stelle illuminano la notte
la bianca luna accesa
d’una luce limpida intensa
che invita all’allegrezza.

Come ogni volta …
le orme sulla neve soffice
appena scesa quieta
le stalattiti appese che brillano
sui rami.

Come ogni volta …
il desco acceso con le candele festose
la tombola le noci
la letterina i baci e le canzoni
la tenerezza nel cuore

i doni sotto l’albero di Natale.


(da ‘Carte sparse e dimenticate’ – inediti 1966 -1976)


 

*

’UP TO YOU! Madiba ..in menoria di N. Mandela

UP TO YOU! Madiba  ...  in memoria di Nelson Mandela.

 

esclama la voce imperiosa del vento
che imprigiona le dolci colline d’Africa
nel ruggito del leone
ove risuonano i tamburi
che ripetono all’eco
il suono delle tue parole – di pace

sei il rinoceronte infuriato
quando il pericolo incombe
dove la terra trema
quando l’elefante contrariato barrisce
levando la voce trionfante
in difesa della – libertà

sei lo stormo dei fenicotteri rosa
e degli aironi neri
nel desiderio di levarsi in volo
che la natura dona loro
nell’alba dei giorni
nel fuoco dei tramonti – d’armonie

che trasvolano libere nel cielo
della savana
nel sogno delle maree
di inondare i prati sterminati
dove la gente veste solo dei suoi colori
contro il barbaro – apartheid

Tu il giardiniere che ha reciso i guasti
tra l'una e l’altra gente
effetti di una mentalità conformista
ammantata di ig-nobili intenzioni
prigioniera di logiche
politicamente scorrette – disumane

lontane da quell’umano sentire
che tu, Madiba, hai insegnato al mondo:
l'umiltà nella vittoria.

 

 

Vedi video su You Tube - 'Invictus' (poesia).



UP TO YOU! Madiba ... to the memory of Nelson Mandela.

 

the imperious voice of the wind exclaims
what it imprisons the sweet hills of Africa
in the roar of the lion
where they play again the drums
what they repeat to the echo
the sound of your words - of peace

you are the raged rhino
when the danger impends
where earth trembles
when the cross elephant
raising the triumphant voice
in defense of the - liberty

you are the flock of the pink flamingos
and of the black herons
in the desire to get out in flight
what the nature gives them
in the dawn of the days
in the fire of the sunsets - of harmonies

that they are stolen free in the wind
of the savanna
in the dream of the tides
to flood the boundless lawns
"where people dress only of his colors"
against the Barbarian - apartheid

You, the great gardener that has chopped off the breakdowns
between his and the other people
effects of a conformist mentality
mantled of ig-noble intentions
imprisoned of logics
politically in-correct - inhuman

distant from the human one to feel
what you, Madiba, has taught to the world:
the true sense of humility in the victory.


'INVICTUS'

Regia di Clint Eastwood - USA 2009

 

Un film dedicato allo sport dal risvolto sociale e politico cui si deve la straordinaria interpretazione dei due protagonisti, Matt Demon e Morgan Freeman. Regia misurata dentro i canoni del film rappresentativo, fotografia ineccepibile, colonna sonora carente di quegli effetti che servono ad accentuare i momenti salienti, sebbene il film oltre che a commuovere (e non è poco), ci lasci con un certo amaro in bocca anche dopo la rivalsa finale e lo scuotimento dall'apartheid, connclusasi con la vittoria. Viene da chiedersi come sia stato possibile che tutto ciò sia accaduto, che sia durato così a lungo, che ci sia voluto uno scricciolo d'uomo come Nelson Mandela, per restaurare nella società quelli che dovevano essere ormai valori acquisiti universali: il diritto di tutti a vivere, ad essere liberi al di là delle differenze di razza, di colore della pelle, delle etnie. Un "messaggio" che andrebbe sottolineato con forza presso i giovani di tutto il mondo.





 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Zen VII: pini all’oriz./uccelli in volo / musica di vento

Zen VII: pini all’orizzonte / uccelli in volo / musica del vento

(a solo di violino)
dall’albero senza fiori nascono gli uccelli
moltitudine di colori piumati
che si levano in volo
nel canto dell’eterna bellezza – del creato

suono di violino che si spande
nella cosmica avvenenza dei cirri
delle nuvole barocche
che imbiancano le cime dei monti – all’orizzonte

(pausa)
un cinguettio di note profuse
di resine linfatiche
che si disciolgono aromatiche
sul fusto screziato dei pini – nell’aria

onde libero vorticare d’ali
sequenze di note
brani di una sinfonia poetica
che s’avvale del corale respiro – del mondo

(per soli archi e celesta)
“sono forse liberi gli uccelli dalle catene delle strade del cielo?”
canta il poeta (*)
coprendo la distanza che separa
l’immaginario e il reale senso – dell’esistere

e già l’alba regala colori screziati
all’occhio fulgido della Fenice
onde il cauto risveglio dell’albero
rende la vita ai rami – e sussurra

(per archi e percussioni)
un canto di fuoco si leva dalla fronda
al sorgere del sole
e una nuova moltitudine d’uccelli
s’invola e l’accompagna – nel suo ultimo volo

ed è un tranquillo morire alla luce
il suo canto d’amore
onde rinascere nella nuova era
che ivi verrà a restituire la libertà – edenica

(a solo di violino – prova d’orchestra al completo)
un vento calmo si leva
nell’immaginaria sospensione della corsa
onde la terra s’arresta nell’infinito
cosmico afflato – della musica che incombe

nell’attesa che la linfa rigeneri
le forze propulsive
che renderanno alle radici dell’albero
la linfa vitale scaturita dalle radici – del mondo
.  .  .
"là dove si trovano gli ampi pascoli del sole" (**)

*Bob Dylan **Henry Bauchau




Zen VII: pine on the horizon / birds in flight / wind music

(violin solo)
from the tree without flowers the birds are born
crowd of feathered colours
that they raise in flight
in the song of the eternal beauty - of the create

sound of violin that spreads
in the cosmic attractiveness of the cirri
of the Baroque clouds
what they bleach the tops of the mountains - to the horizon

(pause)
a chirruping of profuse notes
of lymphatic resins
what they are dissolved aromatic
on the stem variegated of the pines - in the air

whence free to whirl of wings
sequences of notes
passages of a poetic symphony
what it uses some choral breath - of the world

(for arcs and celesta)
"are birds ever free from the chains of the skyway? "
sing's the poet (*)
covering the distance that separates
the imaginary one and the real sense - to exist

and the dawn already gives variegated colours
to the radiant eye of the Phoenix
whence the cautious awakening of the tree
it makes the life to the branches - and it whispers

(for arcs and percussions)
a song of fire raises from the leafy branch
to rise some sun
and a new crowd of birds
it is stolen and it accompanies him - in his last flight

and it is a calm die to the light
his song of love
whence to revive in the new one was
what there will come to return the liberty - of the beginning

(violin solo & ‘prova d’orchestra’ to the suit)
a calm wind raises
in the imaginary suspension of the run
whence earth arrests in the endless one
cosmic inspiration - of the music that impends

in attends that the sap regenerates
the propulsion strengths
what will make to the roots of the tree
the lifeblood sprung by the roots - of the world
. . .
"there where the ample pastures of the sun are found." (**)

*Bob Dylan  - **Henry Bauchau

 

*

’evasione momentanea’

'evasione momentanea'


dei giorni il rumore
l’isola remota nell’antica stanza

la noia nel libro di Chiara
la porta socchiusa

bloccato dietro la cornice della finestra
cerco un vento per la mia vela

una semplice via d’uscita
per un’evasione momentanea

nell’ora del meriggio abbandonata
cerco la sponda amica

appeso alla parete
pende un mare di traverso

la bocca s’apre
in un desiderio di sale

 

 

(da "Feudo di sale" raccolta inedita)

 

*

Landscape ..lettere dal fronte dell’amore.


Landscape (..lettere dal fronte dell'amore).

“..il sole del tramonto accende di fuoco i miei pensieri, le mie più intime emozioni, i miei nascosti sentimenti, e mi ritrovo in mezzo a tutto che brucia, così come l’estate brucia tutte le altre stagioni, onde lo sguardo si abbaglia, scoprendo inattese pareti di solitudine. Ah, se solo potessi gridare, forse riuscirei a evitare d’incontrare la mia stessa presenza, come di certe nuvole che vanno nella calma rarefatta del meriggio e che oscurano a tratti il cielo. Un lampo, laggiù, un’improvvisa luce. Il grande oceano è là, rigurgitante di flutti e di spuma, eppure non s'ode il fragore dell’onda che s’infrange alla riva, né il pigolio soffocato del gabbiano che viola la linea netta dell’orizzonte, né il battito sconnesso delle sue ali quando s’inabissa – quasi che il vento, maestro fuggevole di fuggevoli accordi, si sia dimenticato di trascrivere sul pentagramma della vita, la nostra musica segreta, le voci dissonanti di noi due smarriti nella tempesta”.

“..allora mi sveglio, e nell’oscurità scopro il tuo corpo caldo accanto al mio, e in te ripongo ogni mio pensiero, fino a che ogni cosa mi cattura ancora una volta nella morsa del piacere e mi travolge, nello spasimo infinito dei nostri corpi. Quando all’improvviso, m'accorgo di non essere più io quello, ma un altro, prigioniero di un mutato sentore che si rivela in qualche modo avverso, e che mi spinge a infrangere ogni mia riposta intenzione. Fino a violare la limpidezza d’ogni più puro sentimento, e ad agire furtivo, brutale quasi, come per un atto di coraggio concepito al culmine del suo adempimento.”

“..perché, mi chiedo, di quest’amore, se amare è correre dietro al vento, chiedere al tempo di fermarsi, al sole di bruciare tutto quello che ci sta attorno. Sono qui che aspetto un giorno come questo, afoso e vuoto, affinché io possa avvolgere il tuo corpo con le mie mani, violare i tuoi angoli più segreti, e lasciarti bruciare infine nella mia stessa voglia – come l’estate brucia insieme a tutte le altre stagioni, tutto di te, il tuo corpo, il tuo viso, dentro i miei occhi”.

“..eccomi dunque, pronto a cogliere ogni tuo respiro, ogni tua volontà di silenzio, ogni tua decisione di stare lontana, come parte inspiegabile di una possibile fine, che mai mi sfiora l’idea di vedere infranti i sentimenti che mi legano a te, e mai mi capita, come in questa notte, di non trovare dove collocare queste mie parole … Se forse dimenticassimo chi siamo, allora... ”.

“..sembra incredibile come il nostro vissuto a un certo punto si allontani da noi in silenzio e per sempre, come finanche i ricordi si dissolvano nell’alone luminoso del tempo, eppure, non c’è bisogno alcuno di chiamarci per nome affinché fra noi avvenga il desiderato incontro, come fossimo l’uno nell’altro corpo uniti, quasi che dietro la facciata apparente delle nostre vite, un destino comune disegni, il cammino che sarà dei nostri giorni”.

“..qui, dove con un preannuncio di gloria inizia l’estate della vita, questo istante ricolmo di possibilità, si fa sostanza concreta, il sangue mio ribolle nel desiderio che in qualche modo cerco di trattenere, vibrante e rilucente nel rosso del tramonto, nel desiderio carezzevole di questo momento, sentire la trama vellutata del passato come sul palmo della mano, e tuttavia fremere sul ciglio dell’abisso piuttosto che gettarmi a capofitto nel futuro, fino a essere saturo del presente”.

 

 

 

 

*

Maldito - tango ’a despecho’

Maldito - tango 'a despecho'

Maldito sea tu corazón
qué golpea al alborozada
dentro de la canción
qué has compuesto por ella..

aquellos ojos
qué corren a buscarla
en la milonga abajo en el barrio
cuando rehuyes de mí.

Maldita sea el frenesí
de aquel tango
qué te envenenas el alma
y te arrastras fuera de mí..

aquel sonido
qué te entra en la cabeza
y no te dejas más
secuestrado como de mágica locura.

Maldita sea
la nostalgia que tengo de ti
el recuerdo de tu abrazo
el beso sobre mi labios..

y las palabras
qué me susurras al corazón
dulces y amargos como un tango
qué se baila en dos.

Maldito sea el día
qué encontré tu mirada
en la milonga perdida
de la Pampa..

y la canción
qué va contando el viento
desprevenido
qué la dedicaste a mí.


Maledetto – tango a ‘dispetto’

Maledetto sia il tuo cuore
che batte all’impazzata
dentro la canzone
che hai composto per lei..

quegli occhi
che corrono a cercarla
nella milonga del barrio
quando rifuggi da me.

Maledetta sia le frenesia
di quel tango
che ti avvelena l’anima
e ti trascina via da me..

quel suono
che ti entra nella testa
e non ti lascia più
rapito come da magica follia.

Maledetta sia
la nostalgia che ho di te
il ricordo del tuo abbraccio
il bacio sulle labbra mie..

e le parole
che mi sussurri al cuore
dolci e amare come un tango
che si balla in due.

Maledetto sia il giorno
che incontrai lo sguardo tuo
nella milonga sperduta
della Pampa..

e la canzone
che va raccontando il vento
ignaro
che l’avevi dedicata a me.

 

*

’se fosse sera’

‘se fosse sera’

 


..se fosse sera
sarei qui a sorprendermi
. . .
mentre ombre di memorie
indistinte
già velano il volto della notte
. . .
siamo condannati a restare
sospesi ai margini dell’eternità
. . .
senza mai conoscere
la profondità degli abissi
né la fuga dei ‘neri’ infiniti
. . .
ma l’alba è appena spuntata
e il mare (almeno per oggi)
. . .
rivela tutto il suo incanto

 

*

Rojo escarlata - tango



'Rojo escarlata' - tango

Posan al gaucho te cansas
el látigo, el lazo, la silla y los cuchillos
antes de la noche buena
qué los espera

descansan los caballos en el polvo
atormentados por la sed
impacientes en la hora
qué a la traba lo acerca.

Dolorido es la llamada
de la noche
cuando la guitarra desgarra
a la vuelta de las dehesas lejanas

cuando de roja sangre
la Pampa descansa en el ocaso hereditario
qué todo è fuego en el deseo
qué tengo de ti.

Sólo por nosotros
el bandoneon retumba
un viejo tango apasionado
sobre la manera de la tarde,

pero ninguna voz me espera
ningún grito de alegría se quita
cuando la fiesta calla
sobre la hoz de luna colgada.

Sólo por nosotros repica
el largo quejido del viento
en el milonga vacío
como un tango de muerte

y no descansa mi pobre corazón
cuando la venganza se acerca
qué de roja sangre está sedienta
mi alma.


'Rosso scarlatto' – tango

Posano i gaucho stanchi
la frusta, il lazo, la sella e i coltelli
prima della notte brava
che li aspetta

riposano i cavalli nella polvere
tormentati dalla sete
impazienti nell’ora
che alla pastoia l’avvicina.

Dolente è il richiamo
della notte
quando la chitarra desgarra
al ritorno dai pascoli lontani

quando di rosso sangue
la Pampa riposa nel tramonto avito
che tutto infuoca nel desiderio
che ho di te.

Solo per noi
il bandoneon riecheggia
un vecchio tango appassionato
sul fare della sera,

ma nessuna voce m’aspetta
alcun grido di gioia si leva
quando la festa tace
sulla falce di luna appesa.

Solo per noi risuona
il lungo lamento del vento
nella milonga vuota
come un tango di morte

e non riposa il povero cuore mio
quando la vendetta s’avvicina
che di rosso sangue ha sete
l’anima mia.


 

*

Zen VI : reflections by the sea ...


Zen VI: reflections by the sea / wind / clouds / shadows


- reflections… by the Sea

a drop of (ink) blue
and it immediately is sea - so that

reflexes of increasing waters
narrative movement-memory

silence taken back break
space of listening-song

of liberty that spreads
reminiscences and revivals - circles

that's expand
for a reflection on - life


- reflections… by the Wind

a light puff
and to be air  - wind

dance and movement
determination of the music - spirit

creative of a profit-sharing
melodic and spirituality - aleatory

seduction transport trap
meeting / clash of tones - quid

intensity of vibrations
how sounds of a great score - musical

- reflections… by the Clouds

wild orchestration of the clouds
introduction expansion explosion - movement

of bodies in the dance
emotional impact of a narration - ferment

conceptual of narrative spaces
horizontality and vertical - choreographies

animation and phobias
neurosis of the time that crosses - cosmographies

spatial of spheres in motion
liquid barter of a possible - creation


- reflections… by the Shadows

a point marked by the index
a dark panel in the light - shade

place of meeting of looks
lost in the mirror - loneliness

to burst out of a nonexistent reality
of hidden colors - chaos

of a feeling that lies
in the most delicate and morbid shades - tendency

to the shade of emotions
admixture of human ingredients - androgynous

 

mixture of events.

 

 

 

- riflessioni... sul Mare

 

una goccia d'inchiostro blu

ed è subito mare - così è

 

riflessi di acque in aumento

movimenti di memoria creativa

 

silenzio dopo la pausa

spazio d'ascolto - canzone

 

di libertà cosparse

reminiscenze e revival - cerchi

 

che si espandono

per una riflessione sulla  - vita

 

- riflessioni... nel Vento

 

un soffio leggero

ed essere aria - vento

 

danza e movimento

determinatezza della musica - spirito

 

creazione e compartecipazione

melodia e spiritualità - aleatoria

 

seduzione e trasporto

incontro / scontro di toni - quid

 

intensità di vibrazioni

come suoni di una grande partitura - musicale

 

- riflessioni... sulle Nuvole

 

orchestrazione selvaggia delle nubi

introduzione espansione esplosione - movimento

 

di corpi nella danza

impatto emotivo di una narrazione  - fermento

 

concettuale di spazi narrativi

orizzontalità e vericalità  - coreografie

 

animazione e gestualità

nevrosi del tempo che attraversa - cosmografie

 

spazialità delle sfere in movimento

permuta liquida di una possibile - creazione

 

- riflessi... nell'Ombra

 

un punto marcato dall'indice

sul pannello oscurato della luce - ombra

 

luogo d'incontro di occhiate

perdute nello specchio del tempo - solitudine

 

occluse in realtà inesistenti

di colori ignoti - caos 

 

di un sentimento che giace

in delicate e morbide sfumature - tendenza

 

all'ombra delle emozioni

mescolanza di umani ingredienti - androgini

 

mistura di eventi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Sfogliando .... Ivano Marinucci

IVANO MARINUCCI
“Come sémo fatti” - Poesie in dialetto spoletino. Arti Grafiche Panetto & Petrelli – 1983.

"La rinascita del dialetto come strumento letterario capace di esprimere, come lingua, affetti, sentimenti, stati d'animo..." E così và letta.



‘Come sémo fatti’ (1964)

Se ci sta ‘n fregnu natu cittadinu
Che ci ha ‘che itea e vòle fasse avanti,
‘n ci sta ‘n cristianu che je fa ‘n inchinu;
è piàtu cuscì tra sgherzi e canti.

T’arrìa, nemmece, un vellu pumpusinu,
che parla vène e pare che te ‘ncanti,
solo perché non è nostru vicinu,
je s’abbiòccono’ addossu tutti quanti…

-Tu sì de qui e professi de pittore?
Ma famme rite! ‘n sì lu fiu de ‘Rnesto?
Starrai co’ Raschjapippe a tigne a ore!

Lei, ammece, è furastieru e spènne e spanne,
e vorrebbe fa’ ‘testo, ‘testo e ‘testo?..
Eccoje li carzuni e le mutanne!


‘L’apprezzamenti’ (1982)

-Te pij’ un corbu a te e chi t’ha ‘ncallatu,
commo stai vène! Pari ‘n zignurinu!
-E te, che te strozzassi, ‘n sì paìnu
con quillo vistimientu aristocratu?!

-Se crepi de salute, sì cecatu!
Pari ‘n torellu, drittu com’un picchju,
che potessi armanette senza fiatu!

E te pari ‘n cuccù che fa lu verzu,
che te pozza pià lu sardaricchju
e ‘nu sbruscicacerque per traversu!

‘Lu tarlu’ (1983)
Un tarlu s’era missu a fa ‘canale
Magnanno legno e noti a tuttu spianu,
su ‘na pordrona vecchja patronale
de la marchesa Lia de Sammarzanu,
passanno da ‘na zampa a lu schjnale
fino a scappà sussopra lu pianale.

E probbio mentre stìa a seté la vecchja,
ch’avea magnatu troppu e stìa ‘ndisposta.
-Dico la virità, so jitu a ‘recchja,
ma manco se l’avissi fattu apposta:
ho fattu ‘n par de mila gallirie
e perché fa? Sintì le … porcharie?

-Cambiamo zona! .E va su lu tivanu.
-Qui forze non se ne sentono rimori
e, speramo, nisciun prafumu stranu. –
E armise in motu l’orcani rotori
pe’ fasse ‘na scavata co’ li fiocchi,
marcianno, come ar zolitu, a chus’occhj.

A ‘n certu puntu, mentre s’arpusàa
p’arpijà fiatu e arfasse le ganasse,
sintì che lu tivanu tirticàa,
come se quarghidunu lu stronasse.
… Commo fu, che non fu, quillo rimore,
erono dui che stìono a fa’ l’amore!

-Aricambiamo! Jémo sur burò! –
Scava, rusicchja, magna, ticche e tacche,
fin, a che, finalmente, scappa fò,
doppo d’avé ‘ncocciatu in certe placche,
su ‘n funnu de ‘n cassittu, de ‘na parte,
in mezzu a certi appunti e a certe carte.

Ci ni stìa uno che dicìa: Tesoro,
de quanno che t’ho avuta, l’antra sera,
m’è ‘rpiàta ‘na voja che me moro.
L’ardore mia … sta llì che ‘spetta e spera
e ‘n vego l’ora, pozzi armané siccu!
d’armette ‘n antru cornu a sor Viacittu!

-Mejo me sento! – fice lu tarlucciu.
-Pussibbile che icqui non s’ arcapezza
se stò a magnà tra l’aceru e l’arbucciu
opure stò a magnà fra la monnezza!
… E dì che fò anchi schjfu a tanta jente!
Loro, nemmece, ci honno la patente!

Io m’abbuffo d’ornellu, de cerasa;
me sgrullo l’ale de la poverella
de legnu d’urmu e noce; arrempo casa
de prafumu de pinu, sorvastrella.
Farrò quarghe vuchittu, ‘testo è vero,
ma quer che lassu addietro sa de pero …

Dice: ru’no tuttu co’ ‘sti fòri.
‘N è vero gnente! Anzi, déo da di
che co’ li vuchi mia, certi signori,
se so’ ardrizzati e fonno li scì, scì.
Se vennono un comò, ‘na cassa, ‘n pezzu;
più vuchi ci ha e più va su de prezzo.

Quanta jente perdenno a cocincina
s’è armessa ‘n occhju co’ ‘na creénzetta,
‘n par de sitiuni, un cifu, ‘na tuzzina
d’antenati; con quarghe tavoletta …
E doppo io sarrei quillo che fa’ tanni?!
Quilli che fo’? Li sòrdi; che li scanni!


‘L’ome intellicente’ (1957)

L’ome che non è troppu intelligente,
è un animale manzu che se pòle
parragonà a un lione stesu ar zole
o a ‘n vecchju lupu che non port’un dente.

Ma s’è ‘struitu allora è diferente;
è ‘na vorbe che sa quello che vòle,
è un ‘liofante che co’ le recchje sole
te vutta jù ‘na pianta come gnente.

S’affanna pe’ troà ‘na miticina
pe poté avé lo mejo su lo male,
e allora scrope la strettomicina;

pu’, appress’a quella, senza che se stracca,
sempre pe’ ‘na tifesa perzonale …
va a fa le pròe co’ la bomba acca.

Mo’ ‘n ha stutiatu un razzu a reazzione
per ghjì ‘n po’ scugnuranno fra le stelle?!
Ma a scanzu de rimettece la pelle,
per via de la furtissima prissione,

drent’a ‘stu cosu, a’ ppostu de perzone,
ci ha missu du’ scimmiette giovincelle.
Immagghjna ‘n po’ tu, mo’, ‘ste ferelle
Che stracciu de spaventu, che ‘mprissione!

Defatti, quanno so’ ‘rtornate jù,
campàono anco’, ma s’erono sviancate
tutte su la capoccia, pe’ lo più …

stommini, ‘zomma, so’ fenomenali;
jirono, ‘mbrojono e fo’ virnì su
li ciurli vianchi pure all’animali!

Ivano Marinucci, Spoleto - Italia, già direttore di redazione del Giornale del Mattino di Firenze, negli anni è stato collaboratore di numerose testate e quotidiani, Agenzie di Stampa quali: Euroma, ASCA, Italmondo e Libera Stampa, responsabile di periodici e notiziari di una nota emittente radiofonica spoletina. Già fondatore del Cine Club Spoleto di cui è stato anche presidente. Vincitore di numerosi 'premi' per cortometraggi si è poi dedicato alla poesia in vernacolo vincendo numerosi premi. Nel 1982, in occasione del ?Festival dei Due Mondi', ha presentato la Nuova Guida Turistico-artistica della città"Vedere Spoleto" di cui è l'ideatore e il realizzatore.





























*

Zen V: solitudine / empatia / evoluzione / dialogo

ZEN V : solitudine / empatia / evoluzione / dialogo

Confusi, disorientati, incerti
inconsistenza
tra la grandiosità
e l’ampio vuoto che ci circonda

sopraffatti da paura cosmica
di montagne immense e mari sterminati
divario
tra l’affrontarla e vincerla

deviazione, timore, propulsione
meta = inizio
punto di partenza e di arrivo
entità liquida

solitudini, incertezze, approssimazioni
ignoto
incapacità di gestire
disattenzione = laidezza

ciò che si vuole raggiungere
desiderio di fuga
panico che indugia
tra involuzione e sbigottimento

di fronte all’immenso
indefinito / infinito
inesauribile
segreto della ‘vita’.


Identificazione
l’altro / l’altra come scelta
empatia esperienza e percezione
‘essere l’altro’

divario non diverso
riconoscimento e percezione
immedesimazione
esternamente / interiormente

osservazione = esperienza
determinazione
conoscenza / ignoranza
vaglio

sinonimi e contrari d’una mutazione
animale, umana, vegetativa
naturale
riproduzione = simulazione

capacità percettiva
abilità determinante
replicante dell’infinito volere
supremo

soprannaturale e trascendente
partecipazione
emotivo / sentimentale
la vita come opera d’arte’.


Ciclicità
incremento = sviluppo
crescita e adattamento di contro
abbandono e riduzione

domanda / offerta
paura = difesa
forza e fermezza a fronte
violenza e brutalità

evoluzione
vigore = sanità
prestanza e coraggio
fermezza e urgenza del fare

globalizzazione
positiva / negativa
frantumazione incontrollata
in prospettiva

anima e spiritualità

‘psicologia del profondo’
essere = uguaglianza sostanziale
creazione e creatività del divenire

vincolo e obbligatorietà
capacità di concepire
dialogo = progressione cognitiva
del cammino verso l’umanità.


Vulnerabilità, pericolo incessante
inarrestabile
paura liquida
connessione e interdipendenza

influenza sulle prospettive
rischi e conseguenze
assunto di una sostanziale
regolarità / irregolarità

sequenze casuali di moto
‘tra il dire e il fare’
calcolo delle probabilità
routinarietà

crescere di sequenze
bene v/s male
azzeramento e precarietà
costi e benefici di future azioni

a ‘guerra’ che avanza
inter arma silent leges
(quando parlano le armi le leggi tacciono)
condizione onnicomprensiva di guasti
di catastrofiche conseguenze

nella speranza avìta
una colomba bianca s’invola
in cerca di un ramoscello d’ulivo
per una ‘pace’ coraggiosa …

agli occhi del supremo Iddio.


Nota:

I 'corsivi' sono di Zigmunt Bauman

 

 

 

 

*

Zen IV: cerchi nell’acqua / astratto infinito

ZEN IV: cerchi nell’acqua / astratto infinito

cerchi nell’acqua
segni di una
simbologia arcana
più vicina
al cielo

nuvole bianche
come di corpi in lotta
d’eroi
che si avviluppano
nella presa

quando la terra
sollevata nell’aria
disperde
le forme oggettive
delle masse

e ricade silente
sulle nuvole bianche
arrossate
dal furore maestrale
del vento

come di voci
lontane
che attraversano
lo spazio sidereo
e sconfinato

come di grafia espansa
che dilaga
inscritta nell’arco
del tempo
. . .

essenza dell’astratto infinito



 

 

*

’maschera d’argilla’

‘maschera d’argilla’

ricomposta
sul volto che è stato
passato / presente
quale 'muro'
che abbiamo indossato
a dar spazio

ai sogni
infinitamente piccoli
quali 'tracce'
di un infinitamente grande
addivenire
di metastasi algebriche

ad occupare
'spazio-tempo'
di formule ipnotiche
matematica = poesia
di una filosofia dei numeri
a futuro compimento

di una possibile / impossibile
teoria quantica
di un tutto che non lascia traccia
‘essere - non - essere’ ?
Esserci! - la replica
per un contributo alla creazione

quale atto di fede.

 

*

Délire et Passion - tango à la Française

Délire et Passion - tango à la Française


Les lumières il alluma dans le soir quand
Paris devient Paris
le conte de l'incroyable amour
amant et bien-aimée ivre de lumière mystérieuse
la ville unique au monde où l'amour
il est fait pour l'amour…

Oh, les ponts sur la Seine
pas tous savent quelles merveilles se cachent
il est ici où ils les tressent les amours
et combien d'histoires il raconte l'eau qui coule
combien de mots d'amour portent les vingt d'été
et combien d'âmes vous trouvent consolation, combien...

Il est sous les ponts qui se déchaînent les passions
avec ses rites et ses plaisirs au bon marché
où les bien-aimé se couchent la nuit
dans le vide candeur de l'irréalité
où même le couler du fleuve se tait
dans l'intimité des mots de qui il aime…

Oh, Paris lumière du silence
des anges tombés, des poètes damnés
des chants qui se réveillent enlevée par la profondeur
quand le spleen s'empare d'eux
inquiets
quand les mots se font tranchants…

Non, nessun'altra ville est ainsi
votée à la possession
à la jalousie, au vertigine, au délire
comme cette ville
où même les mots
elles sont prononcées avec de la sensualité…

Est-ce que nous dansons? - la danseuse du groupe demande
de tangérois qu'à le son d'une musétte
ils tiennent celle qui peut être la preuve d'une milonga
en l'enlaçant sur le quai Trocadero
en frottant le propre corps
contre ce d'un ‘hombre sombre’ …

Pour puis se quitter mener dans l'effusion
imperturbable d'un tango
intense et morbide comme faire à l'amour
dans le moment unique dans lequel
le plaisir du corps et ce de l'âme
ils trouvent un instant de vérité…

Une invitation à la vie
le direct je compare à afficher à la mort
que les mots renferment
d'ici la lumière de la nuit
quand Paris devient Paris
le conte sublime de chaque rencontre ...
. . .

..quand tout le reste se tait.


Délirio e Passione - tango à la Française

 

Le luci accese nella sera quando
Parigi diventa Parigi
il racconto di un incredibile amore
amante e amata ebbra di luce arcana
l’unica città al mondo dove l’amore
è fatto per l’amore…

Oh, i ponti sulla Senna
non tutti sanno quali meraviglie celano
è qui dove s’intessono gli amori
e quante storie racconta l’acqua che scorre
quante parole d’amore portano i venti d’estate
e quante anime vi trovano consolazione, quante...

È lungo i quai che si scatenano gli amori
coi suoi riti e i suoi piaceri a buon mercato
dove gli innamorati si adagiano la notte
nel vuoto candore dell’irrealtà
dove finanche lo scorrere del fiume tace
nell’intimità delle parole di chi si ama…

Oh, Parigi ‘lumière du silence’
degli angeli caduti, dei poeti dannati
dei canti che si destano dal profondo rapiti
quando lo spleen s’impossessa

dei loro cuori inquieti
quando le parole si fanno taglienti…

No, nessun’altra città è così
votata alla passione
alla gelosia, alla vertigine, al delirio
come questa città
dove finanche le parole
hanno il sapore della sensualità…

Balliamo? – chiede la ballerina del gruppo
di tangérois che al suono di una musétte
tengono quella che dev’essere la prova di una milonga
sul quai Trocadero strofinando il proprio corpo
contro quello di un hombre scuro
abbracciandolo…

Per poi lasciarsi condurre nell’effusione
imperturbabile di un tango
intenso e appassionato come fare all’amore
nell’unico momento in cui
il piacere del corpo e quello dell’anima
trovano un attimo di verità…

Un invito alla vita
il diretto confronto da ostentare alla morte
che le parole racchiudono
entro la luce della notte
quando Parigi diventa Parigi
il racconto sublime d’ogni incontro…
. . .
..quando tutto il resto tace.

 

 

*

Zen III: sea / wind / clouds / shadows

ZEN III: sea / wind / clouds / shadows

– reflections … by the Sea

una goccia di (inchiostro) blu
ed è subito mare – onde

riflessioni d’acque crescenti
movimento narrativo – memoria

silenzio pausa ripresa
spazio d’ascolto – canto

di libertà che spande
reminiscenze e rivisitazioni – cerchi

che si espandono
per una riflessione sulla – vita



– reflections … by the Wind

un soffio leggero
ed essere aria – vento

danza e movimento
determinatezza della musica – spirito

creativo di una compartecipazione
melodicità e spiritualità – aleatoria

seduzione trasporto insidia
incontro/scontro di toni – quid

intensità di vibrazioni
come suoni di una grande partitura – musicale



– reflections … by the Clouds

orchestrazione selvaggia delle nuvole
introduzione espansione esplosione – movimento

di corpi nella danza
impatto emotivo d’una narrazione – fermento

concettualità di spazi narrativi
orizzontalità e verticalismi – coreografie

animazione e fobie
nevrosi del tempo che attraversano – cosmografie

spazialità di sfere in moto
trasmutazione liquida d’una possibile – creazione


– reflections … by the Shadows

un punto segnato dall’indice
un riquadro oscuro nella luce – ombra

luogo d’incontro di sguardi
persi nello specchio – solitudine

erompere d’una realtà inesistente
di colori nascosti – caos

di un sentimento che soggiace
nelle tinte più delicate e morbose – tendenza

all’ombra di moti
miscuglio d’ingredienti umani – commistione di eventi


 

 

 

*

’perso’


‘perso’

sveglio al mattino
volo d’euforico uccello
canta a distesa

a campi assolati
a fronde d'alberi
ai rivi correnti

catturata nella trappola del tempo
l’ora scocca
pensieri nell’ingranaggio

della società del benessere
del malessere
placati propositi tacciono

del giorno ancestrale
il coro di rabbia si tace
chiusi in se stessi

sentimenti adombrano
la notte resto insensibile
alle stelle

che vaghe
solitarie nel mio nulla
guardano con distacco

l’io qual sono
che cerca senza posa
il suo domani


(da 'Carte sparse e dimenticate' 1980?)

 

*

Sei con me ... ad Amina Naimi

Sei con me
e mi ritrovo a guardare coi tuoi stessi occhi.. - ad Amina Naimi

dentro il respiro del tempo
che mi porto dentro
dei giorni vaghi che mi restano
racchiusi
nel fuoco dei ricordi
che ancora mi scaldano l’anima

maschere come fantasmi d’ebano
d’ancestrali turbamenti
come evocazioni di un ‘io’ ch’è stato
orma in questo universo
di piedi che danzano
nel calpestio della terra

di tamburi che nella notte
evocano i guardiani del tempo
che solitari narrano d’acque
trascorse che ritornano
di idoli di creta essiccati al sole
di ‘amine’ racchiuse nelle rocce

d’alberi immensi isolati nella Savana
il cui spirito espande
ombre di crepuscoli infuocati
di spiriti vaghi d’uomini e d’animali
che pascolano erranti nel segreto
di un Eden che rimane nascosto

agli occhi di chi non può vedere.



You are with me
and I find me looking with your same eyes.. - to Amina Naimi

inside the breath of the time
what I bring me inside
of the vague days that stay me
I contained
in the fire of the memoirs
what anchor they heat me the soul

masks as ebony ghosts
of ancestral disturbances
how evocations of a 'me' has been
track in this universe
of feet that dance
in the stamping of the earth

of drums that in the night
evoke the keepers of the time
how solitary they narrate of waters
departed that return
of dried clay idols to the sun
of 'love of it' contained in the rocks

of isolated immense trees in the Savanna
whose spirit expands
shades of red hot twilights
of vague spirits of human beings and animals
what pasture wandering in the secret
of an Eden that is hidden

to the eyes of whom cannot see.

*

Private inland / Interno privato

'Private Inland'

The image
dangerously correct
it authenticates the psychological intuition
of an unaware to perceive
underground cordages
of whom observes it

the being
suspension
feeling of a supernatural
to look
inexhaustible metaphor
of an unconscious content

the to perceive
in the eye of whom looks
the machine that animates the desires
what it arouses to the emotion
sudden
of a posthumous vitality to the present

the creative transfiguration
of the world
destruction of the past in name of the
future
survival hope horror
irreversible restlessness

of a inexplicable resurrection
psychological of the depth.


'Interno Privato'

L’immagine
pericolosamente corretta
autentica l’intuizione psicologica
di un inconsapevole scorgere
cordami sotterranei
di chi l’osserva

l’essere
sospensione
sensazione di un numinoso
guardare
metafora inesauribile
di un contenuto inconscio

lo scorgere
nell’occhio di chi guarda
la macchina che anima i desideri
che suscita all’emozione
improvvisazione
d’una vitalità postuma al presente

la trasfigurazione demiurgica
del mondo
distruzione del passato in nome del
futuro
sopravvivenza speranza raccapriccio
inquietudine irreversibile

d’una inesplicabile risurrezione
psicologica del profondo.


 

*

Privado Tango - tango

'Privado Tango' – tango

Has apoyado la mano sobre mi pecho
he temblado
has tomado mi corazón en el puño
he temido.
Lo has tenido calor en la mano
lo he sentido golpear enfurecido
sacudir, vocear, gritar
de alegría.
Lo he sentido abrirse al canto, cantar
hincharse de felicidad
mientras sacudió en acá y allá
por el miedo.
Miedo sí, de querer
De ser poseído, ciego
en la prisión de oro
qué me construí.
Has tenido mi corazón en el puño
caliente en tu mano
celado a la luz, violado
antes de apretarlo fuerte.
Ha gritado de dolor
de alegría
de amor y posesión
por un momento.
En los pocos instantes que dura
el fondo de un abrazo
de un gemido besado
el conjunto del mío, del tuyo venir.
Has dicho: ha sido bonito,
¡me es gustado!
Ha sonreído mi corazón
repleto de felicidad.
Luego la vuelta
te has desensartado de mis brazos
diciendo:

que fue antes ella
y la última vez
que la mañana después
habrías ido novia
a otro.


'Tango Privato' - tango

Hai poggiato la mano sul mio petto
ho tremato
hai preso il mio cuore nel pugno
ho temuto.
Lo hai tenuto caldo nella mano
l'ho sentito battere forte
scuotere, strepitare, urlare
di furore.
L’ho sentito aprirsi al canto, cantare
gonfiarsi di felicità
urtare in qua e in là
per la gioia o forse la paura.
Paura sì, d'amare
d’essere posseduto, accecato
nella prigione d'oro
che mi ero costruito.
Hai tenuto il mio cuore nel pugno
caldo nella tua mano
celato alla luce, violato
prima di contrarsi nella sofferenza.
Ha urlato di dolore

il mio cuore

di gioia
d'amore e possessione
per un momento.
Nei pochi istanti che può durare
l'affondo di un abbraccio
di un gemito baciato
l’insieme del mio, del tuo venire.
Hai detto: è stato bello!
Ha sorriso in quel momento
il mio cuore
colmo di felicità.
Poi la svolta
ti sei sfilata dalle mie braccia
dicendo che era la prima
e che sarebbe stata l’ultima
volta
che l’indomani
saresti andata sposa
a un altro.

 

 

 

 

 

 

 

*

the others / gli altri - seconda parte

‘the others’ / ‘gli altri’ - Zen poem

 

(seconda parte)

no, never to say I am
I am, I am, never I am, if I am

the one and the others
what they believe to believe
incredulity and vice versa
the stone and the hand
the scissors and the paper
the leaf and…
a run
the tree
roots, stem, branches
leaves, fruits
arcane gems
of the look 'over'

I am, I am
never I am, if never I am

the line of the horizon
over
of the silent cypress
it shifts the wind the top
under the sky of the God it consents
mystery
or perhaps transcendence (?)
dialogue of clouds
what they fluctuate in the sky
to approach at least
what 'unknown'
how brother, father, friend
comfort

I am, I am
never I am, if never I am

gasp
over, other
song, music, dance
'dissòi lògoi'
to go down in the depth
among two equal and different discourses
immoral ethic
correct unfair
truth lie
contrast
the good and the evil
what the life, that the death…

I am, I am
never I am, if never I am

the persecuted, the oppressed
the different ones
the indifference
of a middle future age
the shade of the light
it blunts the ability to distinguish
the landing
the disdainful arrogance
the immorality
the guilt without shame
the ransom
desire of a possible return

I am, I am
never I am, if never I am

nomadic transient
migrant
souls in the chaos
escaped, accredited
interlude as suspension
the void or the nothing (?)
we are going or returning
from the depth forgetfulness (?)
sand's desert
ocean sea
exterminated forest
habitat of ancient wisdom

I am, I am
never I am, if never I am

the wood of the tree
the nails of the iron
the thorns of the hedge
the weeping and the cross
the cry which nobody responds
the night that dwells
on the tempestuous tops of the mountain
'pride and or prejudice (?)
paradox of the God consents
"My God, my God, because
have you abandoned me? "
yet the destination is the dawn

since I am, I am
if I have ever been

acquiescence, acceptance
consent
straight to the truth
the inadmissibility of the lie
trial of 'knowledge'
escape from the trap
from the zoo of crystal of the illusions
renouncement or desecration (?)
tension and apotheosis
superficiality and indifference
there where the overcoming of itself annuls one
in the direction of the other

 

since I am, Iam

the unknown strength of the being that I am
. . .
mystery of the life.

 


‘gli altri’ - poema Zen


no, giammai dire io sono
io sono, io sono, giammai io sono, se lo sono


gli uni e gli altri
che credono di credere
incredulità e viceversa
il sasso e la mano
la forbice e la carta
la foglia e …
un percorso
l’albero
radici, fusto, rami
foglie, frutti
gemme arcane
dello sguardo ‘oltre’

io sono, io sono
giammai io sono, se mai lo sono

la linea dell’orizzonte
oltre
del cipresso silente
smuove il vento la cima
sotto il cielo del Dio assente
mistero
o forse trascendenza (?)
dialogo di nuvole
che fluttuano
avvicinarlo almeno
quale ‘sconosciuto’
come fratello, padre, amico
ristoro

io sono, io sono
giammai io sono, se mai lo sono

i perseguitati, gli oppressi
i diversi
l’indifferenza
di un medioevo futuro
l’ombra della luce
ottunde la capacità di distinguere
l’approdo
l’arroganza sprezzante
l’immoralità
la colpa senza vergogna
il riscatto
desiderio di un possibile ritorno

io sono, io sono
giammai io sono, se mai lo sono

nomadi transeunti
migranti
anime nel chaos
fuoriusciti accreditati
interludio come sospensione
il vuoto o il nulla (?)
stiamo andando oppure tornando
dal profondo oblio (?)
deserto di sabbia
oceano mare
sterminata foresta
habitat di saggezza antica

io sono, io sono
giammai io sono, se mai lo sono

anelito
oltre, altro
canto, musica, danza
‘dissòi lògoi’
scendere nel profondo
tra due discorsi uguali e diversi
morale immorale
giusto ingiusto
verità menzogna
contrasto
il bene e il male
ciò che la vita, che la morte …

io sono, io sono
giammai io sono, se mai lo sono

il legno dell’albero
i chiodi del ferro
le spine del roveto
il pianto e la croce
il grido cui nessuno risponde
la notte che si dilunga
sulle cime tempestose della montagna
‘orgoglio e/o pregiudizio ’ (?)
paradosso del Dio assente
«Dio mio, Dio mio, perché
mi hai abbandonato?»
eppure la meta è l’alba

poiché io sono, io sono
se mai io sia stato

acquiescenza, accettazione
consenso
diritto alla verità
l’inammissibilità della menzogna
processo di ‘conoscenza’
fuga dalla trappola
dallo zoo di cristallo delle illusioni
rinuncia o dissacrazione (?)
tensione e apoteosi
superficialità e indifferenza
lì dove si annulla il superamento di sé
nella direzione dell’altro

 

poiché io sono, io sono

la forza incognita dell'essere ch'io sono

.   .   .

mistero della vita.

 

 

 

*

’the others’ / ’gli altri’ - Poema Zen

'the others' - Zen poem

never to say: I am
I am, I am, never to say I am

the air that I breathe
the wind that disarranges
the stone that rolls down from the mountain
the rock that breaks 
the dust that rests
the sand of the desert that is stolen
the water that escapes
the rain that stagnates
the sea that rages on the shore
the wave that winds
the abyss that sinks in the loneliness
of whom are

never to say: I am
I am, I am, never to say I am

the thunder that booms
the lightning that darts
the echo of the past that returns
the roads the sidewalks the lamp-posts
the ground that the feet stamp on
the city the roofs of the houses
the people that crowd
what it crowds in the stadiums
in he/she asked her
to the search of an unknown God
of an identity
what I/you/he/she equalize what we are

never to say: I am
I am, I am, never to say I am

what in the obscurity
of the time that equalizes us
of the space that divides
praise and liberty
molecules of life
carriers of fire
sacredness that catches fire
to be able that destroys
avarice and folly
obsession and wickedness
a choir of survival
what they raise the voice of the difference

never to say me I am
I am, I am, never to say I am

a nothing a some
an everything
'one, any, one-thousand'
a forest of crazy person people
what it advances
it already walks along the paths layouts
of his/her own destiny
without knowing
knowledge, culture, communication
language, orally, writing
without words
you change in the time that advances

never to say: I am
I am, I am, never to say I am

cry, song, litany
cries that he does prayer
secular, politics, comparison
necessary dialogue
search of deep reasons
opening and reflection
meaning and authenticity of the existence
that he conducts
what it climbs over the existing differences
affirmation of an itself existing
what it frees the 'truth' unknown
which this world pants

never to say: I am
I am, I am, never to say I am

what of the 'not to be'
it is the fear the missed rigor,
the incorrectness, the predicament
the violence of the events
abandonment, killing
safe-conduct that legitimates the action
personal profit
pretext, pretexts
masks of a false morality
that he makes accomplice
of the others
all the others that we am

never to say me I am
I am, I am, never to say I am

populism that embodies
suggestion (?), execration (?)
cowardice, falsehood
hypocrisy, illegality, immorality
accessories of the dirty politics
tyranny, arrogance,
baseness
bodies and antibodies of the democracy
indignation (?), moralism (?)
condition of the being that 'it is not'
what is not you/he/she given to be (?)
lack to want

never to say: I am
I am, I am, never to say I am

reflection, precept, sentence
straight to the truth
justice!
reception, brotherhood, communion
feelings that have done great the world
formation, production, creativeness
to find again, to formulate, to give 'sense'
'the art of the life'
liberty! democracy! liberty!
to look for, to receive, to spread
process of knowledge of effective comparison
transmission of a human to know

no, never to say: I am
I am, I am, never to say I am

separation, opposition
what outdistances it doesn't unite
'the king is naked'
de-legitimated
died to the king, the king live!
'God is dead' (?!)
brittleness of affective bonds
lack of shared faith
of recognition
mutual sentence
'spiked arms'
what it tightens all the others
. . .
I am, 'the others'.



'gli altri’ - poema Zen

giammai dire io sono
io sono, io sono, se mai io sono

l’aria che respiro
il vento che scompiglia
la pietra che rotola giù dalla montagna
la roccia che si spacca
la polvere che riposa
la sabbia del deserto che s’invola
l’acqua che tracima
la pioggia che ristagna
il mare che s’infuria sulla riva
l’onda che s’avvolge
l’abisso che sprofonda nella solitudine
di chi siamo

giammai dire io sono
io sono, io sono, se mai io sono

il tuono che rimbomba
il lampo che saetta
l’eco del passato che ritorna
le strade i marciapiedi i lampioni
il suolo che i piedi calpesta
la città i tetti delle case
la gente che s’affolla
che s’ammassa negli stadi
nelle chiese
alla ricerca di un Dio ignoto
di un’identità
che uguagli ciò che siamo

giammai dire io sono
io sono, io sono, se mai io sono

che nell’oscurità
del tempo che ci uguaglia
dello spazio che divide
elogio e libertà
molecole di vita
portatori di fuoco
sacralità che avvampa
potere che distrugge
avidità e follia
ossessione e malvagità
un coro di redivivi
che levano la voce della diversità

giammai dire io sono
io sono, io sono, se mai io sono

un niente un qualche
un tutto
uno nessuno centomila’ (?)
una foresta di pazza gente
che avanza
cammina lungo i sentieri già tracciati
del proprio destino
senza sapere
conoscenza, cultura, comunicazione
lingua, oralità, scrittura
senza parole
muti nel tempo che stanzia

giammai dire io sono
io sono, io sono, se mai io sono

grido, canto, litania
pianto che si fa preghiera
laicità, politica, confronto
dialogo necessario
ricerca di ragioni profonde
apertura e riflessione
significato e autenticità dell’esistere
che si conduce
che scavalca le differenze
affermazione di un sé
che affranca la ‘verità’ sconosciuta
cui questo mondo anela

giammai dire io sono
io sono, io sono, se mai io sono

che del ‘non essere’
è il timore, il mancato rigore
la scorrettezza, l’imbroglio
la violenza degli accadimenti
abbandono, uccisione
salvacondotto che legittima l’azione (?)
tornaconto personale
pretesto, pretesti
maschere di una falsa moralità
che si fa complice
degli altri
tutti gli altri che noi siamo

giammai dire io sono
io sono, io sono, se mai io sono

populismo che s’incarna
suggestione (?), esecrazione (?)
viltà, falsità
ipocrisia, illegalità, immoralità
accessori della politica sporca
prepotenza, arroganza,
meschinità
corpi e anticorpi della democrazia
indignazione (?), moralismo (?)
condizione dell’essere che ‘non è’
che non è dato d’essere (?)
mancanza di volere

giammai dire io sono
io sono, io sono, se mai io sono

riflessione, precetto, condanna
diritto alla verità
giustizia!
accoglienza, fratellanza, comunione
sentimenti che hanno fatto grande il mondo
formazione, produzione, creatività
ritrovare, formulare, dare ‘senso’
l’arte della vita’ (?)
libertà! democrazia! libertà!
cercare, ricevere, diffondere
processo di conoscenza di confronto fattivo
trasmissione di un umano sapere

no, giammai dire io sono
io sono, io sono, giammai io sono, se lo sono

separazione, contrapposizione
ciò che distanzia non unisce
il re è nudo
delegittimato
morte al re, viva il re!
Dio è morto’ (?!)
fragilità di legami affettivi
mancanza di fede condivisa
di riconoscimento
reciproca condanna
braccia chiodate
che stringono tutti gli altri
. . .
Io sono, 'gli altri'.




(continua)

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Milonga del Gaucho Perdido - milonga

Milonga del Gaucho Perdido - milonga


Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Fue una noche oscura
negra, que negra, más negra
cuando el Lunfardo
llegó a la milonga
perdida en el desierto de la Pampa.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Sopló el viento
fuerte, que fuerte, más fuerte
cuando el Lunfardo abrió la puerta
todos quedaron sorprendidos
de encontrarselo delante.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Roído por la rabia en su la cara
el Lunfardo se miró alrededor
no hubo humanidad en sus ojos
entornados que desafiaron el viento
ninguna piedad.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Con la mirada los vistazos
fue bonita, que bonita, la más bonita
Maria Dolores entre las otras
en el mientras de alrededor
descendidas el silencio y la guitarra tembló.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Tuvo el espeso pelo
negros, que negros, más negros
los ojos de carbón encendidos
de oro rojo estriado por la pasión
qué padecido lo ardió.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Volvió a retomarsela
de aquel Alvarez que con pretensión
se la llevó
con el engaño
la fuerza de la presunción.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Fue una afrenta sin igual
una lucha a dos
el látigo y el cuchillo
un cuerpo a cuerpo
de matadero.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

El Lunfardo lo golpeó sobre la cara
la punta del látigo ensangrentado
el Alvarez en cuanto le arrancó la blusa
con un hendiente que lo tendría
golpeado al pecho.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Fue así
qué el Lunfardo rebobinó el látigo
negro, que negro, más negro
y lo arrojó con furor mayor
envolviendo el brazo del Alvarez.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Qué fue a tientas en la oscuridad
por un instante
en sentirse tomado
y si el Lunfardo al miro de Maria Dolores
no se lo hubiera entregado a su suerte.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Pero el hado a menudo juega a rimpiattino
y el Alvarez empujó el hierro a traición
qué con fuerza
penetró en el costado del Lunfardo
hasta el corazón.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Fue una noche oscura
negra, que negra, más negra
cuando el Lunfardo
llegó a la milonga
perdida en el desierto de la Pampa.

¡Gotan, gotan, gotan!
Tango, que tango, más tango.

Cuando la guitarra agitada tembló
por una vez más
y en el silencio de la noche se oyó
quitarse el llanto de Maria Dolores
apasionado.

¡Gotan, gotan, gotan!
Tango, que tango, más tango.



Milonga del Gaucho Perduto - milonga


Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Era una notte scura
nera, che nera, più nera
quando il Lunfardo
giunse alla milonga
persa nel deserto della Pampa.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Soffiava il vento
forte, che forte, più forte
quando il Lunfardo spalancò la porta
tutti rimasero sorpresi
di trovarselo davanti.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Roso per la rabbia in viso
Il Lunfardo si guardò intorno
non c’era umanità nei suoi occhi
socchiusi che avevano sfidato il vento
senza nessuna pietà.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Con lo sguardo la scorse
era bella, che bella, la più bella
Maria Dolores fra l’altre
nel mentre attorno
scendeva il silenzio e la chitarra tremò sotto le dita.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Aveva folti capelli
neri, che neri, più neri
gli occhi di carbone accesi
d’oro rosso striati per la passione
che subito l’avvampò.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, mas tango.

Era tornato a riprenderla
da quell'Alvarez che con pretesa
gliel’aveva portata via
con l’inganno
la forza della presunzione.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Fu un affronto senza pari
una lotta a due
la frusta e il coltello
un corpo a corpo
da macello.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Il Lunfardo lo colpì al viso
la punta della frusta insanguinata
Alvarez appena gli strappò la blusa
con un fendente che altrimenti l’avrebbe
trafitto al petto.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Avvenne così
che il Lunfardo riavvolse la frusta
nera, che nera, più nera
e la scagliò con maggior furore
avvolgendo il braccio dell’Alvarez.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Questi brancolò nel buio
per un istante
nel sentirsi preso
se il Lunfardo al guardo di Maria Dolores
non l’avesse abbandonato al suo destino.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Ma il fato spesso nasconde l’inganno
e l’Alvarez spinse il ferro a tradimento
che con forza
penetrò nel costato del Lunfardo
fino a spezzargli il cuore.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Era una notte scura
nera, che nera, più nera
quando il Lunfardo
giunse alla milonga
persa nel deserto della Pampa.

Gotan, gotan, gotan
Tango, que tango, más tango.

Quando la chitarra fremente tremò
per una volta ancora
e nel silenzio della notte s’udì sincero
levarsi il pianto di Maria Dolores
appassionato.

Gotan, gotan, gotan!
Tango, que tango, más tango.


 

 

*

Perché, se sei mare?

Perché, se sei mare? (ad Angela Caccia)

Mi parli di semi germogliati di sole
Speranze vaghe, artati dubbi della tua mente
Pensieri di ieri che non hanno più ragione d’essere
Ambiguità di donna
Che vorrebbe essere ‘altra’
Di frustrazioni che non sai accettare
Perché, se nella tua natura ti è dato
D’essere una sol cosa con questo universo mondo (?)

Mi parli d’amore recondito e improvviso
Per tutte le cose che ci girano attorno
Che non ti appartengono, che non ci appartengono
Che siamo chiamati ad amare senza possesso
Per tacerne l’essenza ch’è in loro, ch’è già nostra
Ne aspiri l'intenso profumo
Ne rimproveri l’assenza come un lascito
Che ti fa orfana di cosa (?)

Mi parli di luoghi vissuti
Paesaggi, campagne, piccoli borghi del cuore
Dove ti rifugi in cerca di una felicità arcana
Insania vissuta amaramente, nell’insoddisfazione
Che ti dilania d’aver fatto tutto, d’aver dato tutto
Ciò che ti resta
Sono parole, pagine bianche che vai riempiendo
Di dissapori d’amore, come di neve (?)

E assai poco mi parli di te
Dei sentimenti che nutri in albagia
Nei vacui momenti in cui l’ambizione ti assale
E ti contorce ‘feroce’ come arbusto d’ulivo
Che affonda le sue radici alla roccia
E che ti trattiene quando vorresti andare
Nel vento dei giorni che ti restano
Nel fruscio che si spegne lontano (?)

Eppure mi parli di risacca che si appropinqua alla riva
Di porti e di coste, di un veleggiare sognato e forse
Mai intrapreso
Di barche che affrontano le onde impetuose
E flutti gorgheggianti, impari nel ‘canto piano’ della vita
Che d’affrontare domandano quell’ultimo scoglio
Tenaci nel dire: 'io sono' sì, l’incoerenza
Di un esistere che di volare anela (?)

 

Perché, se sei mare d'acque condivise

tumultuoso e incontenibile ?

 

 

 

 

 

 

 

 

*

’spersonalizzato’

'spersonalizzato'

oscurato a trasparenze di luce
trama deliri osceni
gesti istrionici
a rincorrere schiamazzi
strapazzi inutili di spauracchi orridi

a sera
torna a ricordi
a futili malinconie
a sorrisi di scherno
sfuggevoli alla presa

sulle ceneri della notte
torna l’intimo uomo
a procreare pensieri
ad affrontare
il nuovo giorno a venire

 

 

(da "Feudo di sale" raccolta inedita)

 

*

’idillio’

'idillio'

una nuvola improvvisa
calpestio d’erba sotto i piedi
il desiderio di correre via nel vento
dolce sapore di una nuova ebbrezza
come di farfalle sui fiori
un pullulare di lascivi sguardi sensuali

(e un rovescio d’acqua che ci bagna)

*

’morte di un giorno’

'morte di un giorno'


s’armano i cavalieri
del grande castello del cielo
che fortissima luce balena di scudi
d’elmi e di spade

acuti vertici nel complesso concerto
l’orchestra al completo
coi suoi migliori strumentisti
solleva ansia al coro

cavalli scalpitano alla piana
tenuti a briglia
a forza tendono a catene
muovono pareti d’universo

cavalieri impavidi d’azzurro
cedono al vinto
abbattono
castelli di nero fumo

posa il coro
resta a sussultare il vento
maestri a spezzati archi
pausa

la ripresa segna echi sferzati di rabbia
e già il vinto declina sul fianco
s’arretra
la battaglia è perduta

a cento a mille le torri crollate
ferma a bufera
spalancate muraglie del giorno
di rosso sangue la piana riposa

placata l’ira iniziale
di calma pace la sera s’oscura
il vento riporta a primiere note
il coro compenetrato a silenzio.

 

 

 

 

 

 

da "Feudo di sale", raccolta inedita

*

Zen II: trame/solchi/impronte/espiazioni

ZEN II: trame / solchi / impronte / espiazioni

(Disciplina del Mahajana Buddhism, pronuncia giapponese della parola chinese Chàn, derivata dal Sanscrito dhyana, che approssimativamente è traslata con "meditazione" o "stato meditativo").


Arature
di campi assolati
i ‘cerchi nel grano’

trame
dell’acqua
sulla battigia

forme
nella roccia
isolata

d’intorno
a un contorto
‘albero della vita’

impronte
del solitario
esistere

rinunce
privazioni
abbandoni

espiazioni
che la neve
non cancella

nel cielo
la ‘danza immobile’

delle stelle.

 

*

’solitari silenzi’

‘solitari silenzi’

lavagne di fumo
levate a orizzonti di case
dai comignoli sui tetti
ultimi lampioni solitari
freddi
il sole
sorgente a levante
mani levate attendono
cori sognanti d’angeli
in fuga
uccelli a stormi
aperte gemme di fiori
sorgono a nuovi steli
s’ergono gli uomini all’opre
tornano a ronzare motori
spinte motrici a società
delle macchine
il rumore
è l’ora
penne posano a scrittori
pungenti sopra pagine bianche
sporche di sangue
versato
di solitudine e poesia
scorrono l’acque
che furono limpide
torbide
dell’opre notturna
di miti rinati a metà
di strazi inutili

si tesse la tela
figli che abbracciano
i padri morti
donne
vedove da sempre
di una guerra

senza né vinti

né vincitori

messaggeri d'orgoglio

saliti ad altari
torna a belare l’agnello
salvato
a Dio ringrazia
il sole
a giorno fatto rivela
visioni e illusioni
di guerre
ipocrisia degli uomini
che tornano
a sera
poeti a vecchie carte

a scrutare
quando il sole discende
a ponente
posano i cori
si leva il grido:
.   .   .
domani!

 

 

(da "Carte sparse e dimenticate" inediti - 1966 - 1976)

*

Azul y Carlos - tango - a Juan Carlos Càceres

Azul y Carlos - tango  - (a Juan Carlos Caceres)

El oval de su bonita cara
enmarcado
una catarata de pelo negro
qué le bajan tras el cogote
los labios bermejos
pronunciadas
y los ojos
¡ay, aquellos ojos!
azules como la profundidad
del mar
la espalda arqueada
el brazo tenso
en el abrazo

Azul del Mar se afranca
la mano mesurada sobre el hombro
de Juan Carlos de La Romeria
el joven patán
apenas llegado por la Pampa
agachado sobre de ella
a dominarla
como se hace con la presa
para vencerla.
La pierna es acometida
hacia adelante
agárralo
ella se deja resbalar
se alarga se tiende
alrededor de la suya
con salto
suspendida en el estremecimiento
de la pasión que
atraviésalo
todo.
. . .
El perfil del 'guapo'
es volitivo
la mirada en la mirada
¡ay, aquella mirada!
se para sobre de ella
profundo
la patilla espesa
bajo el gorro
negro
pisado sobre la cabeza
la camisa blanca
abierta sobre el pecho
lampiño
los tirantes cruzados
sobre la espalda
de los pantalones atornillados
adherentes
al cuerpo generoso
qué la aprieta
qué se acerca
apasionado
truncándole el aliento
casi hiriéndola
con un beso
no da.
. . .
Hay humo en la tangheria
la orquesta toca
una milonga llana
mientras en fondo se oye
el cuchichear gente
tintinear los vasos
de quien bebe
alguien en un rincón
juega a los papeles
nadie se percata
de aquella nota suspendida
sobre la misma cabeza
que hace asustar los corazones
de los dos patanes
qué van hacia el cielo
Azul del Mar y

Juan Carlos de La Romeria que
en un aquel momento
han declarado
él un el otro
todo su amor
. . .
en un tango que los tienes apretados
tamnbien por la eternidad.


Azul y Carlos - tango

L'ovale del suo bel viso
incorniciato
una cascata di capelli neri
che le scendono dietro la nuca
le labbra vermiglie
pronunciate
e gli occhi
ah, quegli occhi
azzurri come il profondo
del mare
la schiena inarcata
il corpo teso
nell'abbraccio

Azul del Mar s'affranca
la mano posata sulla spalla
di Juan Carlos de La Romeria
il giovane tanghero
arrivato dalla Pampa
piegato su di lei
a dominarla
come si fa con la preda
per vincerla.
La gamba è slanciata
in avanti
l'abbranca
lei si lascia scivolare
s'allunga si tende
attorno alla sua
con slancio
sospesa nel fremito
della passione che
l'attraversa
in pieno.
. . .
Il profilo è volitivo
del 'guapo' vero
lo sguardo nello sguardo
ah, quello sguardo
s’arresta su di lei
profondo
la basetta folta
sotto il cappellaccio
nero
calcato sulla testa
la camicia bianca
aperta sul petto
glabro
le bretelle incrociate
sulla schiena
dei pantaloni avvitati
aderenti
al corpo generoso
che la stringe
che s'appressa
appassionato
mozzandole il fiato
ferendola quasi
con un bacio
non dato.
. . .
C'è fumo nella tangheria
l'orchestra suona
una milonga piana
mentre in sottofondo s'ode
il bisbigliare della gente
il tintinnare dei bicchieri
di chi beve
qualcuno in un angolo
gioca alle carte
nessuno si accorge
di quella nota sospesa
sopra la propria testa che
fa sussultare i cuori
dei due tangheri
migranti verso il cielo
Azul del Mar e

Juan Carlos de La Romeria che
in un quel momento
han dichiarato
l'un l'altro
tutto il loro amore
. . .
in un tango che tiene avvinti

forse per l'eternità.

*

Five Tango Sensations / Cinco Sensaciones Tango

CINCO SENSACIONES TANGO
por Kronos Quartet & Astor Piazzolla - new tango


Asleep / Dormido

Y me duermo
en ti
sobre tu cuerpo ligero
de seda
se inspira lenta
mi alma
de fauno
y se sacia
de sueño
qué se realiza

Tú sonríes
en el sueño de bruma
sobre la cama de hojas
qué la estación
nos dona
qué el cantar
de pájaros migratorios
qué van al valle
lejana
qué suple de llamada

Y entonces te veo
correr
tras la aurora
de seda
qué atraviesa
la oscuridad
y se inclina
a besar los botones
los junquillos
las prímulas ligeras

Y son míos
aquellos besos
robados
al sueño
de que te hago
regalo
mientras tú duermes
entre los cobertores
las miradas de seda
cuyo de amor tú engalanado.

. . .

Loving / Queriendo

Queriendo
he aprendido a soñar
a ojos abiertos
y verdaderos
los semblantes estupendos
del cuerpo
qué me donas
y no hay noche
que sea oscura
entre tus brazos

Queriendo
he comprendido
la irrealidad del tiempo
qué lo imposible
se convierte en canto
qué a la improvisación
se enciende
de matices posibles
en la vuelta armónica
como de eternidad

Querer-tú
me redescubro en mí
el placer de vivir
dar un sentido
a los pensamientos que ayer
no consideré
como hoy
redescubro la vida
como en un sueño
qué vivo por entero

Qué querer-tú
me abandono
al fuego de la pasión
a la incertidumbre
qué pruebo
cuando no estás conmigo
qué querer quiere decir
consuelo y
dolor
en la ausencia.

. . .

Anxiety / Ansiedad

El reloj
señala el tiempo
qué pasa
mientras te espero
fuera
está lloviendo
la lluvia cae
sobre los vidrios destrozados
del nuestro
amor

Llueve sobre la cama deshecha
sobre las almohadas empapadas
de tu olor
un perfume de seda
qué cangia
el aire disminuido
de mi prisión
sin barras
ruido suspendido
el latido de mi corazón

Un gramófono que chirria
con distorsión de sonido
en el surco consumado
un a-solista
de violín que llora
qué afanoso
invoca tu nombre
Carlos Gardel
con voz grave
irrumpe en el silencio

Canta
'El dia que te quieras'
el viento
abre la ventana
y a la improvisación
sube en el aire la ansiedad
por tu ausencia
son tus pasos - me digo
luego cada cosa se pierde
en la espera.

. . .

Despertar / Despertar

Asisto silencioso
al despertar
de los petirrojos sobre la nieve
el invierno está a la puerta
salgo de casa
a recobrar el correo
'¡Season's Greetings!
Wishing You Happiness'
escribes para recordarme
qué enseguida es Navidad...

Espero en el despertar
de los sentidos
en aquella poesía que tendría
querido escribir
por ti
y qué no tengo todavía
escrito
qué habla de un lobo
qué langue por
el hambre

Tú no estás aquí
te niegas al teléfono
el mío
no suena de un trozo
a cada despertar
me pregunto
¿dónde estás?
¿quién duerme junto a ti?
pero en vano
mañana es otro día

A cada despertar
te espero
dispuesto a perdonar todo
a hacerme perdonar
el cansacio
de los años
el pelo gris
la preocupación
qué me corta la respiración
dentro del invierno de hielo.

. . .

Fear / Miedo

Miedo sí
de no rever
tus ojos
escuchar tu voz
sentir tu perfume
sobre tu piel
de seda
besar tus labios
bermejas
respirar contigo

Y recomenzar todo
de aparte
sin miedo
compartir contigo
cada momento
qué tenemos
de vivir
la languidez de amor
la pasión que
nos arde

Olvidarme pregunta
los recuerdos
no hacen ruido
la noche
insistentemente
me da miedo la noche
las sombras que silenciosas
me pasan parecido
en el oscuro vestido
de negra tiniebla


a veces vuelven
vagan como
fantasmas
desenfocados
dentro del espejo
del tiempo
como en un tango
apasionado
de espectros en amor
. . .
qué robar quieren
mi corazón.



FIVE TANGO SENSATIONS
to Kronos Quartet & Astor Piazzolla – new tango


Asleep / Addormentato

E mi addormento
in te
sul tuo corpo leggero
di seta
s’ispira lenta
l’anima mia
di fauno
e s’abbevera
di sogno
che s’avvera

Tu sorridi
nel sonno di bruma
sul letto di foglie
che la stagione
ci dona
che il cantare
di uccelli migranti
che vanno alla valle
lontana
che funge da richiamo

E allora ti vedo
correre
dietro l’aurora
di seta
che attraversa
l’oscurità
e si china
a baciare i germogli
le giunchiglie
le primule leggere

E sono miei
quei baci
rubati
al sogno
di cui ti faccio
dono
mentre tu dormi
fra le coltri
gli sguardi di seta
cui d’amore ti adorno.

. . .

Loving / Amando

Amando
ho imparato a sognare
ad occhi aperti
e veri
le fattezze stupende
del corpo
che mi doni
e non c’è notte
che sia buia
fra le tue braccia

Amando
ho compreso
l’irrealtà del tempo
che l’impossibile
diventa canto
che all’improvviso
si accende
di sfumature possibili
nel giro armonico
come d’eternità

Amando-ti
riscopro in me
il piacere di vivere
dare un senso
ai pensieri che ieri
non consideravo
come oggi
riscopro la vita
come in un sogno
che vivo per intero

Che amando-ti
mi abbandono
al fuoco della passione
all’incertezza
che provo
quando non sei con me
che amare vuol dire
conforto e
dolore
nell’assenza.

. . .

Anxiety / Ansia

L’orologio
segna il tempo
che passa
mentre ti aspetto
fuori
sta piovendo
la pioggia cade
sui vetri infranti
del nostro
amore

Piove sul letto disfatto
sui cuscini impregnati
del tuo odore
un profumo di seta
che cangia
l’aria rarefatta
della mia prigione
senza sbarre
rumore sospeso
il battito del mio cuore

Un grammofono che cigola
con distorsione di suono
nel solco consumato
un a-solo
di violino che langue
che affannoso
invoca il tuo nome
Carlos Gardel
con voce grave
irrompe nel silenzio

Canta
‘El dia che me quieras’
il vento
spalanca la finestra
e all’improvviso
sale nell’aria l’ansia
per la tua assenza
sono i tuoi passi - mi dico
poi ogni cosa si perde
nell’attesa.

. . .

Despertar / Risveglio

Assisto silenzioso
al risveglio
dei pettirossi sulla neve
l’inverno è alle porte
esco di casa
a recuperare la posta
‘Season’s Greetings!
Wishing You Happiness’
scrivi per ricordarmi
che tra poco è Natale...

Spero nel risveglio
dei sensi
in quella poesia che avrei
voluto scrivere
per te
e che non ho ancora
scritto
che parla di un lupo
che langue per
la fame

Tu non sei qui
ti neghi al telefono
il mio
non squilla da un pezzo
ad ogni risveglio
mi chiedo
dove sei?
chi dorme accanto a te?
ma invano
domani è un altro giorno

Ad ogni risveglio
ti aspetto
disposto a perdonare tutto
a farmi perdonare
la stanchezza
degli anni
i capelli grigi
l’affanno
che mi taglia il respiro
dentro l’inverno di gelo.

. . .

Fear / Paura

Paura sì
di non rivedere
i tuoi occhi
ascoltare la tua voce
sentire il tuo profumo
sulla tua pelle
di seta
baciare le tue labbra
vermiglie
respirare con te

E ricominciare tutto
d’accapo
senza paura
condividere con te
ogni momento
che abbiamo
da vivere
la languidezza d’amore
la passione che
ci avvampa

Dimenticare mi chiedi
i ricordi
non fanno rumore
la notte
insistentemente
mi fa paura la notte
le ombre che silenziose
mi passano vicino
nel buio vestito
di nera tenebra


a volte ritornano
si aggirano come
fantasmi
sfocati
dentro lo specchio
del tempo
come in un tango
appassionato
di spettri in amore
. . .
che rubare infine vogliono
il mio cuore.

*

’così piccino e così grande insieme’

'così piccino e così grande insieme'

. . . quando la mano ti carezza il viso
quando la bocca ti chiude gli occhi in un bacio
com’è piccino il mondo in quell’istante

com’è grande!

. . . quando il cuore s’infiamma all’improvviso
quando senti nascere un sorriso
com’è piccino il mondo in quel momento

com’è grande!

. . . quando una lacrima silenziosa scende
e già ti chiedi se di gioia oppure tristezza
com’è piccino il mondo in quell’istante

com’è grande!

. . . quando un sentimento nell’animo incombe
e dentro senti d’essere felice
com’è piccino il mondo in quel momento

com’è grande!

. . . quando da un bel sogno a destar ti vai
e nel cuor tuo c’è speme
com’è piccino il mondo in quell’istante

così piccino e così grande insieme.


(da “Carte sparse e dimenticate” inediti -1966 - 1976)

*

I Wonder - Mi chiedo

I Wonder


... if the shiver of the beauty
what inside of us is
it will be able one day to trace
the ancestral heavenly beauty
of the world
... if this 'human' symbolic
what I am
it will come to understand
the servant's essence
what it turns around me
... if this way of living together
inside of me out of me
will know how to gather
the truth of the reason
what in each is of us
... if lost in the time
I will bring with me
what will have matured
of the emotions of the feelings
and the poetry of this life
... and if reconciled with the everything
I will find the marked street
of my existence
and the why of the philosophy


from where the death for example.


Mi chiedo

... se il brivido della bellezza
ch’è dentro di noi
possa un giorno ricalcare
l’ancestrale edenica bellezza
del mondo
... se questo ‘umano’ simbolico
qual io sono
arriverà a comprendere
l’essenza del creato
che mi gira intorno
... se questo vivere insieme
dentro di me fuori di me
saprà cogliere
la verità della ragione
ch’è in ognuno di noi
... se perduto nel tempo
porterò con me
ciò che avrò maturato
delle emozioni dei sentimenti
e la poesia di questa vita
... e se riconciliato col tutto
troverò la via segnata
della mia esistenza
e il perché della filosofia


donde la morte per esempio.

*

And now rings to the dance... - to Paul Celan

‘And now rings to the dance...’ – (to Paul Celan)

..stars
on the edge of the night
while milk's sky
it soaks him of obscurity and of darkness
to cries of death
you allow to play the violins
dark
what they climb with the smoke that raises him
from the Field
in the earth dug the pits
for Margarete
from the gold hair
for Sulamith from the hair of ash
and for all the others
brothers and sisters in love
to the confinements with Germany as
to Gaza as to Ashkelon to Kabul
as to Damask
in the forgotten wars
of Africa
it is struck with lead balls
with iron brooms
and you
you push the more spades to fund
there is earth for everybody
'and you will have there a grave

in the clouds he doesn't lie narrow'
one on the other Margarete
and Sulamith
together with your brothers Muhallah
and Yoruk and Ahmed
Syrian’s, Palestinian’s and Israelite's
there where it roars stronger the death...

'...and now rings to the dance'.

(issue from ‘Todesfuge’ in P. Celan ‘Poesie’ – Mondadori 1998).



‘E ora suonate alla danza...’ – (a Paul Celan)

..stelle
sull’orlo della notte
mentre il cielo di latte
s’imbeve d’oscurità e di tenebre
a grida di morte
lasciate suonare i violini
cupi
che salgano col fumo che si leva
dal Campo
nella terra vangate le fosse
per Margarete

dai capelli d’oro
per Sulamith dai capelli di cenere
e per tutti gli altri
ai confini con la Germania come
a Gaza come ad Ashkelon
a Kabul come a Damasco
nelle guerre dimenticate
d’Africa
si colpisce con palle di piombo
con granate di ferro
e voi
spingete le vanghe più a fondo
c’è terra per tutti
‘e avrete una tomba nelle nubi là non si giace stretti’
una sull’altra Margarete
e Sulamith
insieme coi fratelli Muhallah
Yoruk e Ahmed
Siriani, Palestinesi e Israeliani
là dove romba più forte la morte...

‘e ora suonate alla danza...’.

*

’logori epitaffi’

'logori epitaffi'

bandiere sparse a ricordo
di vecchie guerre forse o giochi
statuette d’ebano ninnoli impolverati
libri nello scaffale pieni di parole
sillabe incerte nel contesto quotidiano
soffocate a coperte di pelle di tela
che reggilibro tengono prigioniere

soffoca l’aria di virgole e punti sconnessi
riecheggio di versi sparsi
contemporanei dell’ultimo Ungaretti
a grida
s’agitano ombre alle pareti
cocci ciotole pennelli
d’ingenue scaramucce con la tela

solitari candelabri reggono
smunte candele di notturne lotte con le tenebre
presenti ogni momento
nella stanza dove immobile
io divento oggetto
fra le coperte sparse del letto
fra le molte carte buttate senza senso

arido sguardo polveroso accumula
polvere dove più ce n’è
le grandi scritte affisse urla contro la parete
non lasciano che un battito di solitudine
a colmare il vuoto dove l’io
resta schiacciato al suolo
da logori epitaffi

l’unica cosa vera la mia penna scrive

*

Tango-Zen: legni/corde/note/sabbia/roccia

Tango-Zen
(maderas / cuerdas /notas / arena / roca)

latido de maderas
cadenciosos
pasos armónicas improvisaciones
de arcos
lanzados
en el sidéreo vacío
. . .
picado de violines
de pinos
al horizonte
. . .
crujidos de viento
acuerdos de alientos
de sonoridades marinas
qué sacuden contra el tiempo
reflejos
de arenas doradas
. . .
roca que difunde
dominio de sal
àridas de miel
. . .
dibujos de nieve sobre las cimas
montañas suspendidas
desflecadas
contra el cielo
notas de colores blues y jazz
de guitarras quejidos y bandonéones
. . .
pasos de tango
como de escritura
en un pentagrama

undoso de mar

como de risco trazado

. . .
sobre la arena.

 


Tango-Zen
(legni / corde / note / sabbia / roccia)

battito di legni
cadenzati
passaggi armonici di corde
d’archi improvvisati
lanciati
nel sidereo vuoto
. . .
pizzicato di violini
di pini
all’orizzonte
. . .
fruscio di vento
accordi di fiati
di sonorità marine
che sbattono contro il tempo
riflessi
di sabbie dorate
. . .
roccia che si espande
dominio di sale
seccura di miele
. . .
disegni di neve sulle cime
montagne sospese
sfrangiate
contro il cielo
note di colore blues e jazz
di chitarre lamenti e bandonéon
. . .
passi di tango
come di scrittura
su un pentagramma

ondoso di maree

come di scoglio tracciato

.   .   .
sopra la sabbia.

*

El malasuerte - tango

El malasuerte - tango lunfardo


Malo, malo, malo, tengo mal grande
en mi pecho
en este mi corazón
qué tú has reducido al silencio
cuando querría gritar al viento
y estos mis ojos
qué ciegos te buscan en la oscuridad
a ser sola voz libre en el canto
a decir, a buscar alma
la maldita paz que me falta
. . .
Y siento en el rostro tedioso del cielo
la extraña gana de correrte encuentro
cuando una ráfaga de viento transporta
el extraño olor del polvo
dentro de una larga y angustiosa malìa
sí que también el polvo espera
qué en la tarde de verano llegas contigo
el ardor de una nueva ebriedad
y en el cansacio de los ojos
a imaginar alguna cosas que valga
. . .
Qué en el momento único y sincero
de nuestro desengaño
nada más sirve a darnos toda la felicidad
qué quisimos
y posaremos los cuerpos cansados
en el polvo que hemos acumulado
y todavía huiremos arrogantes
todavía equivocando
de querer arañar a la vida
aquella última esperanza que nos niega.


La malasorte – tango lunfardo

Male, male, male, provo gran male
nel petto
in questo mio cuore
che tu hai ridotto al silenzio
quando vorrebbe gridare al vento
e questi miei occhi
che ciechi ti cercano nel buio
a essere sola voce libera nel canto
a dire, a cercare dell’anima
la maledetta pace che mi manca
. . .
E sento nel volto tedioso del cielo
la strana voglia di correrti incontro
quando una folata di vento trasporta
lo strano odore della polvere
dentro una lunga e tormentosa malìa
sì che anche la polvere aspetta
che nella sera d’estate arrivi con te
l’ardore di una nuova ebbrezza
e la stanchezza degli occhi
a immaginare qualcosa che valga
. . .
Che nel momento unico e sincero
della nostra disillusione
nulla più serve a darci tutta la felicità
che volevamo
e poseremo i corpi stanchi
nella polvere che abbiamo accumulato
e fuggiremo ancora spavaldi
sbagliando ancora
a voler graffiare alla vita
quell’ultima speranza che ci nega.

*

Oblivion - tango - ad Astor Piazzolla

Oblivion - tango (ad Astor Piazzolla)


El buscarse cuerpos
un bandoneon que lángue
nosotros dos abandonado en el abrazo
la caricia leve de las mejillas
la mano que roza tu espalda
un escalofrío que baja sobre tu piel
como sobre la mía
el destello de luz vívida en tus ojos y luego
la blancura de tus brazos quitados
el rozar tus piernas entre las mías
una señal de preocupación
el latido que acelera después de la pausa
qué habría querido no acabara nunca
la carrera interminable
de mi corazón como del tuyo
por un gozo lleno
sin añoranzas
y aquel perfume de ti
de tu pelo recogido tras el cogote
mi beso ligero sobre tu cuello
un soplo en cuanto
un intervalo de largos silencios
cómo pausas de respiración
. . .
y luego el olvido.


Oblivion – tango (ad Astor Piazzolla)

Il cercarsi dei corpi
un bandoneon che langue
noi due abbandonati nell’abbraccio
la carezza lieve delle guance
la mano che sfiora la tua schiena
un brivido che scende sulla pelle tua
come sulla mia
lo sprazzo di luce vivida nei tuoi occhi e poi
il candore delle tue braccia levate
lo sfiorare delle tue gambe tra le mie
un sentore d’affanno
il battito che accelera dopo la pausa
che avrei voluto non finisse mai
la corsa interminabile
del mio cuore come del tuo
per un godimento pieno
senza rimpianti
e quel profumo di te
dei tuoi capelli raccolti dietro la nuca
il mio bacio leggero sul collo tuo
un soffio appena
un intervallo di lunghi silenzi
come pause di respiro
. . .
e poi l’oblio.

*

Mare di sale - Saldi di fine stagione

MARE DI SALE –  'saldi di fine stagione'

‘impronte’

...sulla sabbia
della stagione che sta per finire
che s’allontanano e s’avvicinano
come l’onda del mare sulla riva
...là un lascito di ieri come fosse oggi
di pensosi richiami
indistinte parole accalappiate
dal vento
...qui un setaccio, una formella
una paletta abbandonati
una cittadella di sabbia distrutta
come rovine di una fantasia lontana
...
dimenticata.


‘il sole, il sale e tu’

distesi lungo la riva
l’amore di un giorno come un’avventura
che l’onda discioglie sulla pelle
senza lasciare traccia
di qualcosa ch’è stato
o che sarà domani

nel vento il suono di un violino
esile nel canto libero
nel volo dei gabbiani che solitari
attraversano il guado
tra gli scogli d’una vita spesa
in soliloqui bruciati dal sole

il sale sulle tue labbra
come sulle mie
il tuo corpo che si crogiola al sole
che si compiace
mentr’io ghermito dalla gelosia
guardo altrove oltre il guado
della mia vista cieca

‘canzone’

oltre le spiagge e l’onde del mare
il vento di settembre
porta il sapore dell’uve dorate
le danze della vendemmia
il profumo dei mosti
un’allegria saporosa
racchiusa negli acini
come il sapore dei baci
nella tua bocca
e il sapore di miele delle parole
che nottetempo sussurri
al mio cuore
. . .
a riscaldare
quest’autunno che viene


*

Baires Tango - tango

Baires Tango – tango

"Mi Buenos Aires querido"...
Es este el lugar
este el momento
con las compañeras fuiste a lo largo de la calle
sonriente y alegre
feliz de tu juventud.
Sí, ahora recuerdo
me echaste una flor
una flor rojo bermellón
qué llevaste en el pelo
qué yo recogí y besé.
Todavía lo conservo
entre las páginas del libro
qué escondo en mi corazón
una flor roja
qué hablava de amor.
Qué diligente repite
los versos de una canción apasionada
ardiente y bonita
qué Baires rechaza lejano
en los recuerdos más preciosos.
Yo miré entonces las otras
ir por la calle
el tacón alto y las medias a red
la grieta en la falda estrecha
el escote sobre el pecho anhelante.
La boca bermeja
ardiente
los ojos negros fúlgidos y vivos
la mirada encendida
de una pasión intensa.
Pero la flor mi más bonito
me lo donaste tú
recogido en la mirada de un momento
en aquél sacudir de pestañas
sin piedad.
En la emoción suspendida
de un paso de tango parado a medias
cuando la música se para
y el bandoneon suspira
. . .
por una pausa que sabe a eternidad.


Baires Tango – tango

"Mi Buenos Aires querido..."
È questo il luogo
questo il momento
con le compagne andavi lungo la via
sorridente e gaia
felice della tua gioventù.
Sì, adesso rammento
mi gettasti un fiore
un fiore rosso vermiglio
che portavi nei capelli
che io raccolsi e baciai.
Lo conservo ancora
tra le pagine del libro
che nascondo nel mio cuore
un fiore rosso
che mi parlava d'amore.
E che solerte ripete
i versi d'una canzone appassionata
ardente e vera
che Baires respinge lontano
tra i ricordi più belli.
Io guardavo le altre allora
andare per la via
il tacco alto e le calze a rete
lo spacco nella gonna stretta
lo scollo sul petto ansante.
La bocca vermiglia
ardente
gli occhi neri fulgidi e vivi
lo sguardo acceso
d'una passione intensa.
Ma il fiore mio più bello
me lo donasti tu
raccolto nello sguardo di un momento
in quello sbattere di ciglia
senza pudore, senza pietà.
Nell'emozione sospesa
di un passo di tango fermato a metà
quando la musica s'arresta
e il bandoneon sospira
. . .
per una pausa che sà d'eternità.

*

’foglie’

'foglie'

esauste
hanno vibrato nel vento
nelle sere della torrida estate
per poi sfronzolarsi
e ingiallire

silenziose
hanno atteso la pioggia
sperando
in una concessione di vita
che non potevano ottenere

*

Mare di sale - trittico

Mare di sale (trittico)

‘nuvole’

vanno
oscurano a tratti il cielo
laggiù un lampo
un’improvvisa luce

presto sarà la tempesta

il mare è lì
ondoso e immenso
rigurgitante di flutti di spuma
eppure non s’ode il fragore dell’onda

che s’infrange sulla riva

un gabbiano vola verso l’orizzonte
s’inabissa
eppure non s’ode il battito sconnesso
delle sue ali

né il pigolio soffocato della sua voce

dimentichi di ciò che siamo
siamo il navigante e il pescatore
ora il mare
ora il gabbiano

noi, perduti nella tempesta


‘evasione momentanea’

dei giorni il rumore
l’isola antica nell’antica stanza
la noia nel libro di Chiara

la porta socchiusa
bloccato dietro la cornice della finestra
cerco un vento per la mia vela

una semplice via d’uscita
per un’evasione momentanea
nell’ora del meriggio abbandonata

cerco la sponda amica
appeso alla parete
pende un mare di traverso

la bocca s’apre
in un desiderio di sale


‘destreggiato’

pescatore solitario
spinge la vela al vento
sulla scogliera mani di donna
s’agitano
ali di gabbiani

onde del furioso mare
barca vaga tra i flutti
beffarda chimera
destreggiata di vento
schernisce deride

urla straziate si levano
dentro la bufera
la vela strappata scompare
all’orizzonte distante
lontano la barca affonda

il cuore sussulta
in solitario pianto effonde
l’anima persa
le mani ali di gabbiani
contro la scogliera







*

Quarteto: Tango de ’Cuadros’

Tango de’Cuadros’

Una tangheria arrabalera
de Baires
en la Boca de noche oscura
profunda y negra
de donde un bandonéon se entristece
y la guitarra desgarra sobre la nota alta.
El Lunfardo prueba un paso nuevo
de Tango
tiene un cuchillo en la mano derecha
inspíralo dice
como por un duelo
cuándo improvisación se para.
Baja la mirada du Morena Flor
qué sesión al escritorio
es busca
suspira por aquel amor destrozado
qué el Lunfardo
ahora niégalas.
Qué esta noche Morena Flor
anhela de todavía bailar a su cadera
de probar aquel último paso
de Tango
se inspirado en un retablo pintado
cuando el Lunfardo la roza.
La punta del cuchillo sobre la garganta
sin un latido de pestañas
Morena Flor lo persigue
desáfíalo
desgarra la guitarra sobre la nota alta
y el bandoneon alboroza.
¿Qué tienes Morena?
Cuenta más el deseo que la palabra
¡Lunfardo!
Tengo ganas de todavía bailar contigo
un último Tango
y luego dejarte ir por tu calle.
Qué el hombre de la Pampa
desconsolada y negra
como un retablo que ya he visto
no me da miedo
no siento el peso de la preocupación
tengo sí la pena.
Atenta Morena Flor
qué acercarse demasiado al fuego
se quema
y entonces vienes bailamos
quemamos junto en este fuego
qué nos arde.
Eso dicto el Lunfardo la agarra
la sacude
el pliegue a su voluntad macha
qué Morena Flor sabe dar amor a quien
quiere él y nada puede arrancarla de éste
intento.
Todo o nada
el bandoneon se encabrita
y la guitarra desgarra sobre la nota alta
Morena Flor lo afronta sobre el paso nuevo
de Tango
y en el embeleco el Lunfardo cae a tierra
. . .

traspasado al corazón del su mismo cuchillo.


Tango di ‘Quadri’

Una tangheria di periferia
a Baires
in una notte buia
profonda e nera
un bandoneon che si rattrista
e la chitarra sgarra sulla nota alta.
Il Lunfardo prova un passo nuovo
di Tango
tiene un coltello nella mano destra
lo ispira dice
come per un duello
quando improvviso s’arresta.
Abbassa lo sguardo su Morena Flor
che seduta al tavolino
si dice puttana
sospira per quell’amor infranto
che il Lunfardo
ora gli nega.
Che stasera Morena Flor
anela di ballare ancora al suo fianco
di provare quell’ultimo passo
di Tango
ispirato a un retablo dipinto
quando il Lunfardo la sfiora.
La punta del coltello alla gola
senza un battito di ciglia
Morena Flor lo incalza
lo sfida
desgarra la chitarra sopra la nota alta
e il bandoneon impazza.
Che hai Morena?
Conta più il desiderio che la parola
Lunfardo!
Ho voglia di ballare ancora con te
Quest’ultimo Tango
e poi lasciarti andare per la tua strada.
Che l’uomo della Pampa
sconsolata e nera
come un retablo che ho visto già
non mi fa paura
non sento il peso dell’affanno
ben più la pena.
Attenta Morena Flor
che avvicinarsi troppo al fuoco
ci si brucia
e allora vieni balliamo
bruciamo insieme in questo fuoco
che ci avvampa.
L’abbranca il Lunfardo
la scuote
la piega alla sua volontà maschia
che Morena Flor sa dare amor
a chi l’ama
e null’altro può strapparla a questo.
Tutto o niente
il bandoneon s’impenna
e la chitarra desgarra sulla nota alta
Morena Flor lo affronta sul passo nuovo
di Tango
e di rimando il Lunfardo cade a terra
. . .

trafitto al cuore dalla sua stessa lama.

*

Quarteto: Tango de ’Corazones’

Tango de 'Corazones' - tango

Envueltos de sueño
una mujer un hombre que bailan
un tango apasionado.
Dos corazones que palpitan
apretados
de una magia que los seduce
qué los aturde y los arrastra
persuasiva.
Amantes de la oscuridad que en la sombra
las miradas dirigen
fugaces.
Las manos a buscar las manos
que se arriman.
Los cuerpos febriles
deseosos.
Los labios cerrados
a morder la carne de sal.
Un ardor vivo
qué los sorprende y arrolla
qué se sacia por un instante
el hambre negra de amor.


Tango di ‘Cuori’ – tango

Avvolti di sogno
una donna un uomo che ballano
un tango appassionato
Due cuori che palpitano
avvinti
da una magia che li seduce
che li stordisce e li trascina
persuasiva.
Amanti del buio che nell’ombra
gli sguardi rivolgono
fugaci.
Le mani a cercar le mani
Stringenti.
I corpi febbrili
Vogliosi.
Le labbra serrate
a mordere la carne di sale.
Un’ardore vivo
che li sorprende e travolge
che sfama per un istante
la nera fame d'amore.

*

Quarteto: Tango de ’Flores’

Tango de ‘Flores’ – tango

Uno, dos, tres, cuatro
'la vuelta'
cambio de paso
el frotar tu cuerpo
sobre el mío
la curva de la cadera
audaz
la pierna se arquea
envuelve a la mía
por un instante
fugaz
luego la separación
el pillarse veloz de los pies
se cruzan
se atan se derriten
atentos
se pillan sobre el entablado
los brazos se alargan
sobre el tallo del tu cuerpo
las manos se arriman
tu seno
perfumado y grano
seduce
en el abrazo reclina la cabeza
acercar a la mía
el rozarse de un beso
sobre los labios
es pétalos la danza
a satisfacer la ansiedad
. . .
la nuestra maldida gana de abrazo.


Tango di ‘Fiori’ – tango

Uno, due, tre, quattro
‘la vuelta’
cambio di passo
lo strusciare del tuo corpo
sul mio
la curva del fianco
audace
la gamba s’inarca
avvolge la mia
per un istante
fugace
poi il distacco
lo scalpiccio veloce dei piedi
s’incrociano
si legano si sciolgono
attenti
si rincorrono sul tavolato
le braccia s’allungano
sullo stelo del corpo
le mani si stringono
il seno tuo
profumato e sodo
seduce
la testa reclina sul collo
nell’abbraccio
s’accosta alla mia
lo sfiorarsi di un bacio
sulle labbra
è dei petali la danza
a soddisfare l’affanno
. . .
la nostra maledetta voglia d’amplesso.

*

Quarteto: Tango de ’Picas’

Tango de ‘Picas’ - tango

Toca la orquesta un tango
apasionado
hay humo de cigarrillos
cómo niebla espesa y dolorida
cargo de espera
Romero, André, Gutierres
tangueros de Baires
‘descamisados’
altos y morenos
ganzi y ceñudos
del tacón rápido y la ágil toma
que mueven los pasos espabilados
sobre el enladrillado lustre de la Sala.
Un sudor perlino
rocía sus cuerpos cortantes
los rasgos despejados y austeros
bailan un ‘tango sueño’
el uno a los otros apretados
de una magia que seduce
él un los otros amantes
'enamorados'.
El enredo es espabilado
vivaracho y furtivo
la mirada en la mirada
qué avanza
sigue el latido de sus corazones
el beso fugaz a los labios
a la suerte misma que lo aflige
qué les pregunta amor
y qué también lo engaña.


Tango di ‘Picche’ – tango

Suona l’orchestra un tango
appassionato
c’è fumo di sigarette
come nebbia spessa e dolente
carica di attesa
Romero, André, Gutierre
tanguero de Baires
‘descamisados’
alti e bruni
ganzi e accigliati
dal tacco pronto e l’agile presa
muovono i passi scaltri
sul mattonato lustro della tangheria.
Un sudore perlaceo
irrora i loro corpi taglienti
i lineamenti belli e austeri
ballano un ‘tango sueño’
l’uno all’altri avvinti
da una magia che seduce
l’un l’altro amanti
‘enamorados’.
L’intreccio è scaltro
vivace, furtivo
segue il battito dei loro cuori
lo sguardo nello sguardo
che avanza
il bacio fuggevole alle labbra
al destino stesso che l’affanna
che chiede loro amore
eppur l’inganna.

*

Canto al Habanera - habanera

'Canto al Habanera' - habanera


Se despertados a chico
es tiempo que tú vengas
al Orilla del Sur
dónde se fortalece la vida.
Deja el madre estancamiento
y la vieja casa blanca
la calle dónde un día
has nacido crío querido.

Corres encuentro a la vida
es tiempo que tú renazcas
qué tus botones de amor
se abran al nuevo sol.
Por este yo canto
por tu juventud en flor
tu perfume de violas
por todo lo que te dará la vida.

Acelerados a chico
o no habrá más tiempo
al Orilla del Sur
las chicas van a roba.
Y son bonitas
con su flor en la cabeza
entre el pelo negro
y los ojos grandes que hechizan.

Tendrán miradas de amor
por tu juventud que pasa
por tu corazón que alboroza
antes que estallidos repentinos.
Por este yo canto
cuando al alba me quito
al sonido del ruego
y no pararé mi canto
. . .
qué ja te hecho a hombre.


'Canto a la Habanera' - habanera


Svegliati ragazzo
è tempo che tu venga
alla Orilla del Sud
dove si tempra la vita.
Lascia la madre stanca
e la vecchia casa bianca
la strada dove un dì
sei nato bimbo amato.

Corri incontro alla vita
è tempo che tu rinasca
che i tuoi germogli d’amore
s’aprano al nuovo sole.
Onde per questo io canto
per la tua giovinezza in fiore
il tuo profumo di viole per tutto
quello che ti darà la vita .

Affrettati ragazzo
o non ci sarà più tempo
alla Orilla del Sud
le ragazze vanno a ruba.
E sono belle
coi loro fiori in testa
fra i capelli neri
e gli occhi grandi che incantano.

Avranno sguardi d’amore
per la tua giovinezza che passa
per il tuo cuore che impazza
prima che scoppi improvviso.
Onde per questo
quando all’alba mi levo
rintono la preghiera
e do voce al mio canto
. . .
che già ti feci uomo.

*

In viaggio

In viaggio

Nessun viaggio ci porta lontano
così lontano
come il rimuginare della Terra
la nostra Terra d'Emilia

né la scossa che dall'Inferno avanza
né l'acqua che dal Cielo cade
né la speranza che può venir meno
né il canto che talvolta il cuore inganna

sopravvivremo
nel rigenerarsi del Tempo
nei sogni che avremo avanzati
nei 'figli' che avremo lasciati

perché noi siamo la voce
dell'eterno evolversi del Mondo
seppure un giorno, sappiamo
dovesse esplodere questa nostra Terra

allora saremo polvere cosmica
molecole di luce che il poetare produce
che nella continuità di questa Vita
di per sé non abbandona

che l'amore è canto
e non basterà l'annientamento
che la parola esalta
sublime la presenza del Tutto

no, nessun viaggio ci porterà lontano
così lontano da qui perché noi siamo
viaggiatori sulle ali del Tempo
in cerca di un'ultima parola.




*

’una macchia d’ombra’ - a Melissa

‘una macchia d’ombra’ – a Melissa (con amore di padre).


la voce tua fievole
nel vivo giorno di mestizia pieno
consegna note d’archi vibrate
nell’assoluto ricordo del tuo volto quieto...

mentre qualcuno scandisce il tuo nome
nel calpestio dei piedi nella corsa
fra le grida sfiatate dei lamenti
delle ferite inguaribili dell’anima...

quand’ecco il tuo sorriso lava
qualcosa che sa di pianto
discolorando ampie zone di luce
dentro una macchia d’ombra...

che ci porteremo dietro, per sempre.

*

Albero di Maggio

Albero (di Maggio)

...che d’ombra
tranquillo tieni ai rami
fronde di spensieratezza
quasi il bimbo i bei riccioli d’oro
al vento

come assorto ti guardo
e vedoti gigante buono
a braccia aperte carico di doni
quasi della cuccagna la gioia
il brio

pacato ascolto la musica tua
pastorale di greggi
che stanchi
al passo d’erbe di sterpi
quasi la mia stanchezza

abbeveri d’ombra


da "Carte sparse e dimenticate" (1966 - 1976) - raccolta inedita

*

’evanescenze’

'evanescenze'

gli occhi socchiusi
a non voler vedere
e camminare
in compagnia dell’ombre
e parlare
coi fuggevoli pensieri

e poi gioire
tremare
e soffrire sofferenze d’amore
profondamente belle e vere
e piangere in silenzio
lacrime vive


da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980 - 2000) - raccolta inedita

*

Il Sepolcro di Arianna - cronaca di un amore

Il Sepolcro di Arianna - (cronaca di un amore). 

Creta, Palazzo di Cnosso
ivi giunse Teseo
che della gloria sua parlar facea le brocche
funerea eredità di mostri e d’animali
che di terror e sgomento della Grecia tutta
tremar facean la terra.

Viril prode ignudo e senz’arme
col suo bell’elmo e lo sguardo fugace
che liberar dovea speranza d’Atene
del tributo a Minosse di sette giovani uomini
e fanciulle sette rinchiusi nel labirinto senza uscita
ogni nove anni in pasto dovea al Minotauro.

Lo vide Arianna e se ne innamorò all’istante
d’un amore spontaneo e incustodito
che Dioniso invaghito credea gl’appartenesse
giacché era divino e non avea timore
di mortal tenzone con niuno
che fosse eroe o prode, o gladiatore.

Arianna dalle bianche braccia e il seno procace
e bello sentì battere il suo cuore
all’impazzata quando Teseo
posato il guardo suo lascivo e gaio
in quel momento s’accorse dell’umile
abbandono che solo può l’uman sentire.

Una folle promessa dell’oscuro fato che
ogni cosa avviluppa e cinge e avvolge
degli umani la sorte e nulla può colui che ognor
s’accinge a districar rotoli e matasse o che
in amor conduce la manfrina
non v’è ritorno dal guardar della concubina.

Il laccio attorno al collo può essere allora un filo
che dilania o un labirinto ascoso e buio
dove lasciar le proprie fronde incustodite
e affrontar la lotta impari senza difesa
che in sospiri e abbracci si dimena
un tendere d’arti e muscoli avvinghiati.

Un rincorrersi affannoso per corridoi ciechi
uno sbranarsi a morsi per la fame cui la pazzia
spesso ci condanna
'Sei tu Arianna?', 'dove sei Teseo?'
questa sponda avara di spume che mi trattiene
portarmi via di qui, sebben ovunque prigioniera.

In fretta dammene ragione una voce un pegno
che già il periglio mio dispotico s’avanza
Minosse imperioso ordina d’entrar nel labirinto
sette giovani uomini e fanciulle sette
di pianti e lacrime rinchiusi senza l’arme
che amor di madre possa mai scolpare.

Tirannide malvagia di quegli déi che tutto
dispongono e a cui tutto si deve
che infausti s’aggirano sopra le nuvole bigie
dell’Olimpo odioso che gli umani sol devono temere
che non prevede accesso e neppur discolpa
ma che tutto devon come laggio.

Quel che mi chiedi Teseo troverai
in questa matassa di filo sottile che nascondere dovrai
nell’elmo tuo che dei guardiani del labirinto alla vista
ostili alcunché senz’ordine lascian passare
diffida che Minosse perdoni chi dovesse uccidere
il Minotauro, è una menzogna nera.

Lega fintanto che vedrai il filo a una sporgenza o a un rilievo
che scolpito si dice adorni le pareti del labirinto
e prosegui srotolandolo fin dove vai
che sol così nell’impresa riuscirai
e ragion avrai in quel del tuo ritorno di ritrovar
la porta cui sei entrato.

Adesso va, mio prode, che gli déi di te vendetta chiedon
per l’uccisione di quei mostri che messi avean
a spaventar le genti pel gusto abietto dei lor giochi osceni
che di giocar lor ne van matti
e prendon fanciulli e giovinette in fiore
per soddisfare le senili voglie.

Non sanno che se di viver sempiterni pur gli è dato
d’altro canto la morte di noi umani ragione
non concede loro d’aver fatto di sì lungo esistere
luogo di sentimenti arcani e che
lo sappiano o no che lo vogliano o no
la nostra misera vita è opera del sublime che lor è negato.

E allora muori bestia malforme e oscena che triste
di viver t’è dato mostro che di carni umane nutrirti vai
e lascia che questo labirinto torni a veder la luce
e si celebri in esso il rito di quei morti
le cui spoglie han qui lasciate
che restituirle alla Gran Madre si conviene.

.    .    .

Danzate in cerchio o madri attorno all’ara sacra
cantate l’inno che ai morituri più s’addice affinché
l’anime limpide dei figli vostri morti siano accolte
nel trionfo di quella libertà tornata ad essere
contro il potere il sopruso la prevaricazione
e che tra i mortali adesso avanza.

Danza Arianna nell’abito virgineo della sposa
che Minosse padre tuo per timore oggi concede a Teseo
sapendo che ti porterò via di qui verso un paese lontano
onora il banchetto muliebre ornato di sì meravigliosi fiori
colti per l’occasione delle vivande come dei pregiati vini
i dolci frutti che d’assaporare chiede il nostro amore.

Guardati Teseo d’impedire che la vendetta di Minosse
raggiunga nottetempo la tua nave
che dove non può la forza bruta molto può
l’infingardia degli uomini che la ragion sovrasta
disponendoli a uccidere e a scatenar la guerra
pur d’ottenere la vittoria avita.

Di nessuna guerra o di pace infranta alcun avrà ragione
se prevaler s’avvale sui deboli la tirannide
che inseparabile dalle disgrazie altrui incomberà sulle
disgrazie sue che se il pugnar render m'ha reso vincitor
sul Minotauro ancor più forte mi renderan
contro la tirannide di Minosse.

Son queste le mani Arianna che hanno battuto il mostro
questa la testa d’erma che i numi han voluto rendesse grazia
a colei che m’é stata vicino e cara nelle preghiere
nella rete del labirinto come nel luogo dei destini avvinti
con ciò che la vita rende grovigli e periglioso
onde i dilemmi pur trovan soluzione.

L’alternativa è fuggir Teseo
lontano dall’egoismo esasperato che genera vendetta
dallo spettro di un perdono che mai arriverà e che
rischia di rifarsi su altri innocenti figli
nel confino violato di voler stringere un legame
che forse non ci è dato.

Che nella buona come nella cattiva sorte
la promessa non mantenuta degli umani forse può
ma quella degli déi per quell’amore che un dì promisi
a Dioniso divino perdono riceverà giammai
dunque alla nave mia Arianna col favore della notte
la marea ci salverà.

Ecco questa è la trama del mio inganno
affondar di Minosse la naval flotta e quindi via!
sulla cresta dell’onda che procede dietro l’altra che avanza
spumosa che non più da lui dipende
nulla potrà infliggerci dolore ma uniti che siamo insieme
alla reciproca nostra promessa di felicità.

In cotal guisa gli déi ben sanno Teseo ch’é difficile
ottenere ma solo avere o non avere
che perder la la felicità si può se ci si lascia ingannar dal canto
di sirena o dai risentimenti che pure arriveranno
coi sensi di colpa e gli scrupoli del dopo
con la speranza mal riposta nel futuro.

È buio qui Teseo e un cattivo presentimento m’assale
in questa notte senza luna vedo come un talamo vuoto
temo di non sentir il canto dell’allodola
o scorgere l’alba di domani
dormi tranquilla Arianna tra le mie braccia che sul far del
giorno attraccheremo a Nasso.

Teseo nel sonno ode un lamento come di guerrieri morti
o forse di lamentatrici che si levan a intimorir l’umana sorte
è buio qui come nel labirinto senza stelle
la notte si dislunga
che il mare rugge e il vento già strappa le vele
dormi adesso Arianna e non temer la morte.

Che Dioniso meschino s’é levato e altro non chiede che
d’abbeverarsi alla bellezza della tua verginità
quanto a me non ho dubbi che lo combatterò
con tutte le forze che la spada brandita m’assicura
che il fato se dev’essere sia non senza c’abbia pugnato
a contrastarlo.

Quale diritto eserciti o Dioniso su Arianna?
un antico e intimo legame che esiste fin da prima che
nascessi Teseo e che m’incute di punirti per aver
osato posare gli occhi su di lei
ma non sarò irato per questo o per altra cosa
se m’offrirai di quel vino buono che detieni nella stiva.

E libero potrei lasciarti di andare se m’accordassi inoltre
di partire dall’isola di Nasso mentre sul letto giace
addormentata Arianna che del sogno fatto in vita già
lei più non ricorda e nel veder la nave tua lontana
ognor che sveglia l’avrò condotta meco in cielo
al pari di una stella.

Nasso medesima lo sguardo pacato porrà lo sguardo
ad ella al par del mio s’avvalerà del mito che la contempla
orsù dunque vanne Teseo verso la dolce primavera
della vita eroe che vince tutte le battaglie
che non solo Dioniso ma anche i tuoi guerrieri
il mare il fiume le radici già reclaman.

Addio virginea Arianna moglie di questa notte senza luna
vado incontro alla mia fortuna che il volere del dio oggi mi nega
che il voler lasciarti amore amato giammai io volli
non volgere lo sguardo al tedio nel veder la nave mia
che s’allontana e perdona se il canto mio adesso
m'abbandona che già di Dioniso il soffio mi si strozza in gola.

Dorme Arianna che nuda a sollevar il velo si dispone il dio
quali forme e incarnato han viste mai più belle?
e come sorride Dioniso nello sfiorar il bianco seno suo
che a giacere con lei già si dispone attirandola a sé voglioso
d’amplesso che degli eroi e gli déi tutti onora il possesso
'Sei tu Teseo?', sì son io, 'E tu sei Arianna!'









*

Nocturno - tango

Nocturno - tango


Siento tu respiración que me roza
respira despacio mi carne
ti es de que tiene miedo, es tú que anhela. . .
Es de ascua tu preocupación
de ebriedad la tácita promesa que se derrite
en retortijones de amor. .
Como es dulce el amargo aroma de la noche
ahora que la noche resplandece como un espejismo y todo yace
es tú que deseo, en el deseo violento de la carne. . .
Me postro desnudo a tu mirada, mi respiración en el íntimo
tu respiración, por otro acto de amor, por del otro dolor
carne dentro de mi carne. . .
Y también es carne la que desnudan mis besos
de cada misterio, dónde es nunca enterrada tu hambre de loba
tu inútil risa sarcástica despiadada. . .
El amor es un numen cruel y obsceno que nos promete resquicios
de inmenso resplandor en la sombra mientras busco en tus ojos
el manantial dónde abrevar los míos. . .
Eres como una sombra que se agita inquieta sobre las paredes
de la noche, son tuyos las desnudas que escurren saladas
qué incluso lamo sin pudor. . .
Oigo los estruendos, las notas nunca estancamientos que acompañan
el ritmo audaz de tus nalgas duras y los gritos violentos de las carnes
los humores inebriantes que incluso huelo entre tus muslos. . .
Y el mezclarse de todas las sombras abandonadas
en el retortijón del orgasmo que se derrite dentro
y he aquí yo, distiendo sobre las almohadas mis ocultas ganas. . .
Unís a las tuyas, en el agudo remolino del placer
como un tango de infinito dolor y de muerte
pues me hieres, violame, violame.  .  .
.   .   .
O bien me matas, ahora, fuerte, éste es el momento.

 

 

 

 

 



Notturno - tango

Sento il tuo respiro che mi sfiora
respira piano la carne
è di te che ha paura, è te che anela. . .
È di brace il tuo affanno
di ebbrezza la tacita promessa che si scioglie
in spasimi d’amore. . .
Com’è dolce l’amaro aroma della notte
ora che la notte splende come un miraggio e tutto giace
è te che bramo, nel desiderio violento della carne. . .
Mi prostro nudo al tuo sguardo, il mio respiro nell’intimo tuo respiro
per altro amore, per dell’altro dolore
carne dentro la carne. . .
Ed è anche carne quella che denudano i miei baci d’ogni mistero
dov’hai sepolta la tua fame di lupa
il tuo inane riso crudele. . .
L’amore è un nume malvagio e osceno che ci promette spiragli d’immenso
splendore nell’ombra mentre cerco nei tuoi occhi
la fonte dove abbeverare i miei. . .
Sei come un’animale che s’agita inquieta sulle pareti della notte
sono tue le spoglie che scolano salate
che pure lecco senza pudore. . .
Odo i tonfi, le note mai stanche che accompagnano il ritmo audace
delle tue natiche sode, e le grida violente delle carni percosse
degli umori inebrianti che pure annuso fra le tue cosce. . .
E il mescolarsi di tutte le ombre abbandonate
nello spasimo dell’orgasmo che dentro si scioglie,
ed eccomi, disteso sui guanciali delle mie segrete voglie. . .
Unite alle tue, nell'acuto vortice del piacere
come in un tango d'infinito dolore e di morte
adunque feriscimi, violentami, scopami.  .  .

Oppure uccidimi, adesso, questo è il momento.


*

Rendez-vous

Rendez-vous . . .

Si, ora rammento,
l’autunno era appena all’inizio
e noi eravamo poco più che ombre
nell’ombra della sera . . .
Passeggiavamo lungo questi stessi viali.
Che strano, per un istante ho creduto
che camminassi accanto a me . . .
Un passo dietro l’altro in silenzio,
quasi fossi un alito, o un rumore
ma non fanno rumore i ricordi . . .
Sono echi che a lungo e da lontano,
tendono a un’unità profonda e oscura,
vasta come le tenebre o la luce. . .” (*)
E già la tua immagine si sfoca
nelle macchie di colore di quest’autunno
che mi viene incontro . . .
Che attraversa la mia inquietudine
come un’ombra delicata e leggera,
che attende nell’attesa . . .


(*) Baudelaire


tratta da "Tutte le sfumature del nero" - romanzo inedito (2010)





*

’amare’

'amare'

è chiedere al tempo
di fermarsi
alle foglie
di non impallidire
è chiedere al sole
di bruciare
tutto quello che c’è
attorno

*

Vidala triste - vidala - a Gato Barbieri

Vidala triste - vidala * (a Gato Barbieri)

algunos momentos de soledad
. . .
y pájaros azules
extranjeros en vuelo
transmigran pensamientos
portadores de cariños
. . .
toca una quena olvidada **
tu motivo
a gritos de cuervo
sombras pasan fugaces
. . .
pasa tu cara
y en tus ojos pájaros azules
extranjeros en vuelo
transmigran pensamientos
. . .
sombras pasan fugaces
pasa tu cara
y el canto lamentoso
de un quena que vuelve
. . .
qué solitaria acompaña
nuestro adiós.


Vidala triste - vidala

alcuni momenti di solitudine
. . .
e uccelli azzurri
stranieri in volo
trasmigrano pensieri
portatori d'affetti
. . .
suona una quena obliata
il tuo motivo
a volo rasente di gabbiani
ombre passano fugaci
. . .
passa il tuo volto
e nei tuoi occhi uccelli azzurri
stranieri in volo
trasmigrano pensieri
. . .
ombre passano fugaci
passa il tuo volto
e il canto lamentoso
di una quena che ritorna
. . .
che solitaria accompagna
il nostro triste addio.

(*) canto o anche brano strumentale racchiuso nella malinconia della solitudine
(**) quena sorta di flauto di canna, tipico della Cordigliera delle Ande.


 

 

*

Pasqua...

Pasqua...

è tempo che i falchi riposino
che tornino a volare le colombe della pace
e s’intreccino palme
...come preghiere.

*

Fandango Gaucho - de la Pampa Argentina.

Fandango Gaucho (de la pampa argentina) - fandango

¡Ay!, ay!, ay!
Alto se quita el grito de la Pacha Mama:

No veo lágrimas
por este amor desnaturalizado…

Sólo desaliento, desesperación, dolor
por lo que vendrá…

No tiene mirada
en el rostro en sombra pero tiene la voz…

¡Ay!, ay!, ay!
Alto se quita el grito de la Pacha Mama:

Y el eco de su dolor
se quita como un canto en el viento…

Lo repiten furiosas las cimas de los árboles
en las gargantas profundas…

Dónde en vuelo cansado se acomoda el cóndor
antes de ahogar en la sangre de su presa …

¡Ay!, ay!, ay!
Alto se quita el grito de la Pacha Mama:

Por los campesinos de las pampas
qué piden justicia, libertad…

Listos a morir sobre los campos
en la pública plaza en revuelta…

En todas las plazas, de todas las ciudades
del mundo dónde ejecuta es negada…

¡Ay!, ay!, ay!
Alto se quita el grito de la Pacha Mama:

Dónde el ardor es acabado
la tenacidad que los firmes corazones quitan…

Cuando a la lista le ultrajada
el grito llama…

Cuando a la revuelta los desgraciado
la Pacha Mama reclama…

La sangre de sus hijos
contra la opresión, la violencia, la injusticia
...
un grito contra la tiranía.


Fandango della pampa argentina - fandango


Ahi!, ahi!, ahi!
Alto si leva il grido de la Pacha Mama:

Non vedo lacrime
per questo amore desnaturato …

Solo sconforto, disperazione, dolore
per quello che verrà …

Non tiene sguardo
nel volto in ombra ma ha la voce …

Ahi!, ahi!, ahi!
Alto si leva il grido de la Pacha Mama:

E l’eco del suo dolore
si leva come un canto nel vento …

Lo ripetono furiose le cime degli alberi
nelle gole profonde …

Dove in volo stanco s’adagia il condor
prima di affogare nel sangue della preda …

Ahi!, ahi!, ahi!
Alto si leva il grido de la Pacha Mama:

Per i campesino delle pampa
che chiedono giustizia, libertà …

Pronti a morire sui campi
nella pubblica piazza in rivolta …

In tutte le piazze, di tutte le città del mondo
dove giustizia si nega …

Ahi!, ahi!, ahi!
Alto si leva il grido de la Pacha Mama:

Dove è finito l’ardore
la tenacia che i saldi cuori leva …

Quando all’appello gli oltraggiati
il grido chiama …

Quando alla rivolta i disperati
la Pacha Mama reclama …

Il sangue dei suoi figli
contro l’oppressione, la violenza, l’ingiustizia

Un grido contro la tirannia.

*

Nel giuoco del caso con le nuvole estrose.



Di pioggia le foglie bagnate
il viale nel parco, silenzioso
le vuote aiuole avvolte di nebbia.
Non odo i tuoi passi sulla ghiaia
né le voci dei bambini lontani
che si rincorrono.

Accanto alla panchina isolata
raccolta nei pensieri
vai oltre il silenzio che ti fa da cornice.
Sotto l’ombrello aperto
scorrono le parole che non ti ho detto
e che forse avresti voluto sentire.

L’ora dell’appuntamento è passata da un pezzo
avvii i passi lentamente, sei nervosa
o forse solo stanca per la lunga attesa.
Io non verrò
l’avevi intuito
impossibilitato senza un perché.

Raccolto lo sguardo ti sfioro
ti trovo diversa, come dire, più intensa
sotto la pioggia che continua a cadere.
Perso dietro le nuvole
osservo lo stillicidio del tempo
il rumore della tua auto che va via.

Che la strada sia lunga lo dicono
memorie di pacata dolcezza
tremule incertezze di foglie appese
all’albero della vita
. . .
di soliloqui, ricolmo è il letto vuoto
di solitari ritorni.

*

’eccomi’

'eccomi'
. . .
uccidimi
ti stavo aspettando
ubriaco di buio
ad occhi sgranati e lucidi
dentro ogni notte errando
sorgivo a carezzare lo sguardo
accecato lo spirito
tacito a parole

*

I giorni delle mimose

I giorni delle mimose

C’è un giardino della vita
che una primavera accende di colori
di fiori di pesco e anemoni a ciuffi
e violacciocche
fra steli verdi d’erbe e margherite bianche
dove scalzi vanno
per giorni senza tempo
giovani amanti
a cogliere rami profumati di mimose d’oro
a bere rugiade d'eterna bellezza.


da "Carte sparse e dimenticate" (1966 - 1976) - raccolta inedita

*

Pianissimo...

'pianissimo'


Una sola nota a segnare l’inizio e la fine di un’intera partitura
ed essere silenzio tutto quello che c’è prima e dopo...
Un tempo esteso fra il tocco di una corda e il suono di una tastiera
che vibra per un lungo inafferrabile momento...
Come di un bacio che si schiude da un labbro all’altro labbro
ed essere musica tutto quanto c’è intorno...
E mettere in quel bacio l’amore più profondo
che s'apre in quell'istante ad abbracciare il mondo...
Una sola vibrante nota a segnare l’intera partitura della nostra vita
tutto quanto desideravamo...


*

Media Luna - Tango

Media Luna – tango

Háblame
es este el tiempo de los violetas
escucha sumisa
el canto de tus palabras
en el llanto afligido
de las flores que te he regalado
hay en el aire la fragrancia
del ustedes podrir abandonado
de las lágrimas derramadas
por este nuestro amor desgraciado.

Me acampo tu despertar
la primavera está a la puerta
lo anuncian los violetas
y el canto del cuco excitado
en búsqueda entre las ramas
a la sombra de las verdes hojas
la cucula deseosa
qué de amor es la su llamada
en buscar impávida en el viento
lo que nada le dará.

Cuándo vecino está absorto
el poetar de sus palabras
sobre la almohada dulce de los violetas
envuelto del perfume aturdido
de tu amor que sufre
el en encenderse colores
de esta primavera
qué holgazana se esconde en las espiras
de ese invierno que silencioso
muere.

Como mi amor matado
tras el vidrio opaco de la ventana
en una apagada habitación vacía y oscura
en el misterio que lo envuelve
la mirada tendida en buscar
los violetas de una pasión
qué quema entre las sábanas
como fuego frío
qué se consume
en el tiempo de la media luna.


Media Luna – tango

Parlami
è questo il tempo delle viole
ascolto sommesso
il canto delle tue parole
nel pianto accorato
dei fiori che ti ho regalato
c'è nell'aria l'olezzo
del loro marcire abbandonato
delle lacrime versate
per questo nostro amore disgraziato.

Attendo il tuo risveglio
la primavera è alle porte
l'annunciano le viole
e il canto del cuculo eccitato
che cerca tra i rami
all'ombra delle verdi foglie
la cucula vogliosa
che d'amore è il suo richiamo
nel cercar impavida nel vento
ciò che null'altro le darà.

Quando vicino è assorto
il poetar delle mie parole
sopra il cuscino dolce delle viole
avvolto del profumo intenso
del tuo amore che stenta
l'accendersi dei colori
di questa primavera
che pigra si nasconde nelle spire
di quest'inverno che silenzioso
muore.

Come il mio amore ucciso
dietro il vetro opaco della finestra
in una stanza vuota e buia
nel mistero che l'avvolge
lo sguardo proteso nel cercare
le viole di una passione
che brucia fra le lenzuola
come fuoco freddo
che si consuma
al tempo della media luna.

*

I fiori del lunedì

I fiori del lunedì

A ritrovarti alla siepe
dove t’incontrai la prima volta
fiori intorno a guardare
ma nel tuo sguardo
primavera
c’era qualcosa che non potevi dirmi

non ti rividi più
di là saltai muretto di anni
ad esperienze che non potevi insegnarmi

ogni lunedì torno alla siepe
a guardarti
dove un tempo allegro giocavo
intorno biancospini a guardare
a ritrovare qualcosa di me
che avevo poco considerato.


da "Carte sparse e dimenticate" (1966 - 1976) - raccolta inedita

*

TAO della Musica

TAO DELA MUSICA: concetto / filosofia / introspezione

(ricerca teorica del ‘soundless sound’ del suono che nasce dal silenzio della meditazione, musica di fusione tra culture diverse che nell’avvenuta osmosi creano una musica di tipo universale)

Un mondo, un’umanità’
messaggio di libertà espressiva
amore, purezza, semplicità
musica pensata, suonata, interiorizzata
viaggio lungo e misterioso
nei suoni del silenzio.

Connubio di pensiero
silenzio di chi suona
silenzio di chi ascolta
dimensione interiore come
spazio vastissimo dell’io profondo
dove incontrarsi e comunicare.

Incontro
Oriente e Occidente /Occidente e Oriente
uomo donna / donna uomo
genti e popoli / popoli e culture
diversi e uguali
armonizzazione degli opposti.

Concetto, filosofia, introspezione
riconoscimento di un’ambiguità
duplice manifestazione
materiale e spirituale
illuminazione
valore altissimo della propria esistenza.

Visione complessiva della realtà
al di sopra della nostra certezza /incertezza
parti d’insieme dell’intelligenza universale
tutt’uno
con la nostra stessa esistenza
come filosofia di vita

‘propria del vivere intensamente’.

*

Fiori di Carta

Fiori di carta
sono le mie ambizioni,
fluttuanti
come farfalle impazzite di vento,
in una stanza di pensose ombre
che pagine bianche rendono luminose.
Dalla finestra penetra luce chiara
a rischiarare un’unica speranza,
di riempirle di parole che abbiano un senso
per quest’anno ch’è appena iniziato …


*

Gouaches di Natale



Luci di Natale

Come ogni volta
la luce del mattino
accende di colori la mia stanza
e m'invita al sorriso.

Così come ogni inverno
la terra s'appresta nell'attesa
precoce
di una nuova primavera.

Come ogni volta
le stelle che illuminano la notte
s'accendono di una luce opaca
argentea.

Cosi come ogni volta
le orme sulla neve appena scesa
restituiscono il senso luminoso
dell'Attesa.

Come ogni bimbo
i doni sotto l’albero di Natale.


Natale per me

… e intorno luccichii di sfere e nastri colorati
odore di pini
arabeschi di neve
melate guance di bimbo.

Consumato stoppino d’una magra candela
volgo a pensieri a voglia d’allegrezza

… e intorno sfavillii
sorrisi festosi, dolci, parole
persone cariche di doni
un presepio arcano.

Intorno alberi spogli, infreddoliti
un raffreddore fastidioso e foglie al vento

… in fondo cosa mi manca per essere felice
forse l’ingenuità d’un tempo
cara mi resta la fantasia
a immaginare un Natale di sola poesia.


Capodanno

Coriandoli di neve
sputa in faccia a dicembre gennaio
il giorno precede l’avvento del giorno
la fine dell’anno
il giungere di un altro anno.

Così corre la vita tua Bartolomeo
come la mia sospinta dal vento
e dire che dovremmo essere tristi
che l’infanzia già passa
eppur ne ridiamo.

Ma cosa sono in fondo i giorni
questi anni che passano in fretta
ogni Capodanno
se non coriandoli di neve
sputati in faccia al destino.



da "Carte sparse e dimenticate" - (1956 -1976) - raccolta inedita

*

TAO dell’Acqua

TAO DELL’ACQUA
principi/percorsi/sentieri/corrispondenze

(Nella filosofia taoista tradizionale cinese, il Tao ha come funzione fondamentale quella di rappresentare l'universo che all'inizio del tempo era in un stato chiamato Wu Chi ( = assenza di differenziazioni/assenza di polarità).

Limite impraticabile
di confini interstiziali
polarità di segno inverso
principi fondamentali dell’universo
la linea dell’acqua che tracima
sul fondo
il fiume nel mare dell’oceano
reiterazione del tempo.

Yin e Yang
negativo / positivo
il nero il bianco
dissonanze assonanze esistenziali
impeto ed estasi dell’acqua
immobilismo e costanza
dimensioni della normalità
pace e silenzio.

Intensità di emozioni
cerchi nell’acqua
immagine metafisica di un oltre
che il vento trascina
punto focale
dentro orizzonti immateriali
d’un mondo sensibile soprasensibile
per una riscrittura dell’esistere.

Luci e mutazioni
dal crepuscolo all’aurora
ombre come fantasmi
della pura notte ininterrotta
riflessi sfolgoranti dell’acqua
nel vivido giorno di luce
estensione del parlare nel gridare
come nascere e morire.

Compimento e inizio
della linea d’acqua
come soluzione di continuità
di un dopo pensato
come luogo incantato e straordinario
meditato fuori della realtà
di un pensare possibile
attraversato da possibili corrispondenze.

Demarcazione prospettica
esistenziale dell’acqua
cardine incerto di filosofie
per una tavolozza ricca di attese
consapevolezza di germinazione
descrittivo / decorativo
fisico e geometrico
dello spartiacque tra la terra e il cielo.

Estetica dell’irreale
effetti e affetti atmosferici
del soprasensibile
specchiarsi di nuvole sull’acqua
che la linea dell’orizzonte
sublima e trascende cromaticamente
in abbagli di sogno …

'le età della vita'.

*

TAO dell’Aria

TAO DELL’ARIA
afflato/armonia/sonorità/incantamenti.

Nota continua di un flauto
metafora di un pino all’orizzonte senza vento
la chiave di violino allerta
l’arco sulle corde tese
ali d’un falco sospese
per un vuoto d’aria che sconcerta
l’orchestra delle nuvole
disperate.

Soffio di vento sospira
sull’acque agitate che di colpo
si fermano
dove tutto rifulge e si specchia
in cui l’aria d’argentea luce
riverbera di dolce armonia
di un creato che incanta
risonanza di un acustico afflato.

E già s’allerta il regno dell’invisibile
realtà misteriosa e fuggevole
come “l’albero che nell’orecchio sorge”
trattenere vibrazioni di foglie
che nell’aria oscillano vivaci
per una promessa d’amore
che di volare ha concesso
un istante prima di morire.

Ed ecco il violino ritrova
la giusta nota
quando nell’aria s’invola il falco rapace
ed è tutto un trillare di suoni
mormorio di risonanze lontane
prova d’orchestra
nella tormenta che avanza
nella piana tempestata di antichi bagliori.


E già s’armano i cavalieri
del grande castello del giorno
che fortissima luce balena di scudi
d’elmi e di spade
acuti vertici si levano nell’aria
l’orchestra al completo
coi suoi migliori strumentisti
solleva ansia al coro.

Cavalli scalpitano alla piana
a briglia sciolta che nell’aria s’invola
a forza tendono a catene
smuovono pareti d’universo
cavalieri del giorno impavidi d’azzurro
cedono al vittorioso
nell’abbattersi
di castelli di nero fumo.

A cento a mille le torri
crollate muraglie del giorno
segna echi sferzanti
la battaglia è perduta
e già il vinto declina sul fianco
che nell’aria s’arresta
per una disfatta al tempo
di calma pace la sera s’oscura.

Ferma a bufera
di rosso sangue la piana riposa
posa il coro resta a sussultare il vento
maestri a spezzati archi
echi d’aria lontani
il vento riporta a primiere note
il coro compenetrato a silenzio
. . .
lì dove la “morte del giorno” rigenera l'alito della vita.

*

TAO della Terra

TAO DELLA TERRA
argille/strati/rimpasti/coinvolgimenti.

Archeologie future di strutture geologiche
anfratti angusti
antri silenziosi di caverne affossate
nella nuda terra
stalattiti e stalagmiti che di catacombe
vivono l’oscurità
stratificata e compressa
ove germogli di pietra si destano.

Caleidoscopi riflessi
di quarzi rosa e bianchi rosso rubino
berillo e azzurro zaffiro
verde smeraldo e topazio giallo come l’oro
diamanti freddi d’una luce arcana
nello stridere di spazi interstiziali
supremazia della terra
rimpasto di colori nell’arte esistenziale.

Contrasto col canto dei primi germogli
il mirto sacerdotale
l’olivo di pace duratura
la spiga propizia d’abbondanza
l’alloro dei primati
quasi una preghiera della grande Madre Terra
che al Padre Sole chiede d’essere
ascoltata.

Che sì la sua pelle teme la seccura dei deserti
il gelido effluvio dei ghiacciai eterni
l’umidore dei laghi dei fiumi
degli oceani che immensi
le bagnano le gote
nulla in confronto allo scempio degli uomini
che pur dicendosi ignari
ben sanno ciò che fanno sulla terra.

Che dicesi smarriti in questo universo
nei labirintici anfratti della mente
filosofie stereotipiche d’incantamenti
spergiure verità menzognere
per arcane mitologie della terra
ove perfino la meraviglia
che pur gli è data
svanisce dietro un battito di ciglia.

Intercedi o Madre Terra
perché sia rimesso il verbo
ch’era all’origine del tempo
affinché l’una e l’altra stagione
tornino a succedersi
nell’intima segretezza della vita
e rendili edotti poiché figli del tempo
ad esser polvere infine torneranno.

Poiché ciò che deve accadere sempre accade
che mai rimproverar debba
la Madre Terra i figli
d’aver perduto il senso della storia
di tutto ciò che siamo e altro non possiamo essere
l’essenza dell’universo che ci gira intorno
il Sole la Luna e tutte l’altre Stelle
. . .
“che d’ogni cosa infin resti memoria”.

*

Aspettando l’Inverno

Aspettando l’Inverno


Dopo l’amore solo all’amore
risponderà il mio petto
al suono della musica che s’infrange
per così tanta pena
che al sentirla provo un’esasperata
nostalgia di te.

Che non è l’amore per l’amore
quello che sento,
né il pensiero della lontananza
ma il sospiro
d’un sentimento che nel profondo
muore.

Senza aver dato al sogno
di rimuovere quel che l'orgoglio
o forse l’illusione sà
d’essere stato tuo per un momento,
quell’io che ascoso fra le spire sento
che l’inverno sta già uccidendo.

Ma la stagione non è il principio
né la fine
è l’amaro che mi sale in bocca
sulle labbra inebriate
mai stanche dei tuoi baci ardenti
assetati d'amore.

Il ricordo dei passi affrettati
lo spogliarci dei panni sull’uscio della
stanza da letto
l’afrore dell’intimità violata
la luce che dalla finestra i nostri corpi
nudi accarezzava.

L’epidermico adempimento
di uno strusciare lento
la cui brama pur correva verso
la meta
dove la gioia infine è pianto
lacrime che sgorgano dal profondo.

Come di un fiume che cerca un alveo
in un cuore di pietra
che non si aprirà
al primo passaggio della piena
lasciando che l’acqua dilaghi
coprendola di bava senza senso.

Un succore aspro di spuma
bianca come la luna
che si raffredda e diventa neve
e che lenta scende giù dal cielo
a ridestare in petto la nostalgia di te
del tuo amore silente
. . .
in quest’inverno che viene.









*

TAO del Fuoco

TAO DEL FUOCO
fiamme / bagliori / visioni / folgorazioni

Frammenti di una poetica del fuoco
che il sole avvampa
nell’arco del giorno dall’alba al tramonto
per restituire a vita
quel che ancora arde sotto la cenere
del giorno che avanza
dietro arroventate nuvole
di speranza.

Che l’assenza ha dato alla notte
di carbone nera
l’intuizione dell’istante
in cui la scintilla del fuoco interiore
germinazione di linfa divina
infiamma
bracieri d’incensi e mirra
sacerdotali.

Lapilli di fuoco incandescenti
illuminano il nuovo giorno
a venire
come di festa
sul palcoscenico del mondo
ove un coro di stelle illuminate
racchiude echi di voci arcane
di chi vive il profondo dei misteri.

A che il fuoco
nella discontinuità di un’assenza/presenza
scaturisce fiumi di lava
dalle viscere della terra
che ad essa fanno ritorno
nel ripetuto abbraccio di contrasti
rigenerazione del vuoto
per un pieno di vita.

Che scarlatto divampa
l’ardore
misticismo d’una devozione che s’avvolge
entro le spire del fuoco interiore
di segrete durature imposte
scardinate all’uopo
in cui tutto s'appiana
entro la sfera poetica del canto.

Un pieno, un vuoto, un pieno e ancora un vuoto
una lingua di fuoco che sale
si stacca s’allontana si perde
ridiscende impetuosa
nell’infero da cui si è levata
dopo aver bruciato
per tornare a bruciare
tutto ciò che gli gira attorno.

Come l’uomo perduto
nella mera notte
di carbone
che il tizzone di fuoco acceso non rischiara
il suo desiderio di luce
che s’infrange contro la collina buia
prima che sorga l’alba
d’una speranza nuova.

Che del timore è data
la trepidazione l’incertezza il fato
ciò che chiamiamo destino
ma non c’è destino nelle spire del tempo
che anche il tempo
altro non è
che mera invenzione

il resto è silenzio”.

*

Escenario tanghero - tango

Escenario tanghero - tango

Estás sobre la honda tiniebla
de una tangheria humosa
se sentada a la mesa con otras chicas
qué no conozco, que no veo.
Tienes una rosa roja entre el pelo negro
te observo en silencio
correspondes mi mirada
sonrío y tù sonríes.
Los amigos simulan no de percatarse
de nosotros dos
sin embargo sé que en sus pechos
golpea fuerte el corazón, sólo por ti.
A veces el amor no tiene razón
de un pensar diferente
qué la seducción invita
insidia, engaña.
La música jadea
recalca el tiempo de un nuevo tanda
en cierto modo arrabalero
el momento bueno por la invitación.
Sacada, parada, barrida
y luego un gancho, un boleo
un colgada y un abrazo
apasionado.
Aquellos sentir en el pecho tu respiración
el jadear junto al mío
la piel tuya que se inflama
en el fuego fatuo que lo arde.
Una cadencia, una vuelta, un ocho
luego un vuelta
yo que te acaricio las caderas
mientras me emborracho de ti.
Quiéreme y te querré
como nadie al mundo antes
fue nunca querida, o bien me matas
al final de este tango descarado.
Qué una luna negra
ilumina ahora el mi corazón
qué me has arrancado del pecho
en este día maldito.



Scenario tanghero - tango


Stai sul fondo oscuro
di una tangheria fumosa
seduta al tavolo con le altre ragazze
che non conosco, che non vedo.
Hai una rosa rossa fra i capelli neri
ti osservo in silenzio
ricambi il mio sguardo
sorrido e tu sorridi.
Gli amici fan finta di non
accorgersi di noi due
eppure sento che nei loro petti
batte forte il cuore solo per te.
L’amore a volte non ha ragione
di un pensare differente
che la seduzione invita
insidia, inganna.
La musica s’affanna
scandisce il tempo d’una nuova tanda
in certo modo arrabalero
il momento buono per l’invito.
Sacada, parada, barrida
e poi un gancio, un boleo
una colgada e un abbraccio
appassionato.
Quel sentire nel petto il tuo respiro
l’affannarsi insieme al mio
la pelle tua che s’infiamma
nel fuoco fatuo che l’avvampa.
Una cadenza, un giro, un otto
quindi una vuelta
io che ti accarezzo i fianchi
mentre m'ubriaco di te.
Amami e ti amerò
come nessuno al mondo prima
fu mai amata, oppure uccidimi
alla fine di questo tango disgraziato.
Che una luna negra
illumina adesso il mio cuore
che mi hai strappato dal petto
in questo giorno maledetto.

*

Fughe di Stanze - a Mondrian

Fughe di Stanze. . .

corridoi senza fine e poi il vuoto
mancanza della linea d’orizzonte, verticalizzazione di linee
di idee che si intersecano misurate, ( i )stanze?
Sollecitazioni, invito, spinta, stimolo
creatività associata a disimpegno
lontananze, impressioni di viaggio, evasioni?
Riquadri di cornici spoglie, architetture impossibili di una rete
d’immagini fattibili, olistiche, senza corpo
dove la materia liquida, si stende densa, coesa?
Deumidificazione di lineature perfette, tirate a squadra
segnaletica orizzontale, linea di attraversamento in bilico
a poter cadere, vertigine delle rettilinee.
Cieli aperti sul nulla, fondi densi di colori essenziali
fissati su pareti inesistenti
sospesi sul baratro dell’esistenza. . .
. . .
Psicologia del profondo e anestesia mimetica
intimo sentire, spaziature infinitesimali della mente.
Mondrian?




*

Oltre la parete ...

Oltre la parete ...

il tempo sfugge al quadrante
ogni strada intentata
ipotetico sé ingigantito a dismisura
a rincorrere l’infinito

cercare l’assoluto senza trovarlo

incontenuto aberrato allucinato
dimensione insoluta del sé
l’ora porta la quinta stagione
soffocata entro pareti di una stanza chiusa

chiedere ulteriori spazi

o forse
solo una maggiore quantità di tempo
l’effetto d’una irreversibile inflazione
che non concede tregua

alcuna

l’io computer realizza
dimensione prolungata del sé
l’escapism oltre la parete
per una fuga annunciata.



da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980-2000) - raccolta inedita


*

Without Words - to all the differences

Without Words (to all the differences)

A feeling
what it doesn't feel pain
surrendered to the euphoria of the instinct
to the vulgarity of what it is hated
unpopular, undesirable
different
love is not, neither devotion
it is betrayal.
A feeling that doesn't have roots
in the soul
what it doesn't have faith of it indulgence
of the diffractions
splinters of rock scratched without name
over the cliff.
A wall of incomprehension
where despite
a flower that doesn't have voice is born
what it also stays amazed
in front of the miracle of the life
what it doesn't need words

.    .    .
only love.

Senza Parole (a tutte le diversità)

Un sentimento
che non prova dolore
che s'abbandona all’euforia dell’istinto
alla volgarità di ciò ch’è inviso
malvisto, sgradito, diverso
non prova amore, né devozione
è tradimento.
Un affetto che non mette radici
nell'anima
che non provoca

comprensione
né indulgenza

per le diversità
è qualunquismo bieco.
Come di schegge anonime

graffiate
sopra una rupe

come di infamia scritta

senza nome
su di un muro d’incomprensione

d'incapacità.
Una condanna all'indifferenza
dove malgrado e difformemente
inaspettato nasce un fiore

che non ha voce
che resta attonito
di fronte al miracolo della vita
che non ha bisogno di parole

.   .   .
solo d'amore.

*

Gouaches

Gouaches


'appeso'

memorie di pacata dolcezza
muovono attorno ai ricordi
tremule incertezze di foglie
appese all’albero della vita

'tra le righe'

torno talvolta a leggere
come sono fatto
negli spazi in bianco
leggo quello che vorrei essere

'nella vita di ognuno'

c’è uno specchio crepato
dove il volto s’infrange mostruoso
in cui l’anima appare
un mosaico d’ipocrisia

'i giorni miei'

uccisi di noia
impastano materia di luce e d’afa
che non restituiranno a vita
che salvezza io cerco
in righe d’inchiostro nero
a sconfiggere fantasmi bianchi
di pagine vuote

'e nell’attesa'

la stanchezza degli occhi
per immaginare qualcosa che valga
e nell’unico momento sincero
della nostra illusione
niente più serve
a darci tutta la felicità che volevamo

'accecato'

in una notte che non è la mia
grido a essere sola voce
libera nel tempo a dire a vibrare
a spregiudicare stramaledetta pace dell’anima
chiamato d’ansia a morire
ripeto l’eco al diapason
parole da inorridire

'uno quasi'

un indefinito oggetto di una
indefinita materia che vive
in una quasi società
in un quasi spazio
in un tempo quasi

'mi vesto d’ombra'

e di luce ogni giorno
ogni giorno mi spoglio e m’immergo nell’ombra
a nascondere occhi stanchi d’ingiusta luce.


da "Carte sparse e dimenticate" - (1960 - 1976) - raccolta inedita

 

 

*

Paesaggio d’Agosto

Paesaggio d'Agosto.


Filari di pioppi nella piana verde
a distesa
dove un uccello vagabondo gioca
si perde, s’incanta
e qualche foglia ingiallita cade
cullata dal vento.
Dalla cascina sorge un leggero canto
uno scroscio d’acqua allegra
e lo sbattere dei panni sulla pietra.
Più in alto, un cielo limpido
aperto, lontano
e un sole chiacchierino, quasi dispettoso
che sbuca dalle fronde dei filari silenziosi
in fila come i pini al cimitero.
Sulla collina mesta
che s’alza dietro al cascinale
e nei campi a distesa
bei grappoli d’uve dorate
appesi alle contorte viti
già chiedono d’esser colti.
Peri e meli piegano i rami dai bei frutti saporosi
e fratte di more, ancora rosse
e nere a delimitare i solchi verso la radura.
Ed erbe mediche e ciuffi di lavanda
ortiche, malva e ginestre
dal profumo intenso
cui le farfalle allegre svolazzano d’intorno
rincorrendosi gioiose.
L’aratro è fermo
arroventato il ferro della lama sotto il sole
il cavallo sonnacchioso e stanco
asciuga all’aria immobile
l’affanno pel lavoro prestato
mentre l’uomo sdraiato sopra il prato
giace all’ombra del grande e torto ulivo
osservando intorno la distesa
colma di pace
ma nei pensieri suoi
c’è un grillo che canta senza posa.

da "Carte sparse e dimenticate" - (1966 -1976) - raccolta inedita

*

Grita Cuervos - tango

Grita Cuervos - Tango


El toque de una guitarra
rasgado
una efusión de pasos
veloces
sobre el suelo desgastado de una tangheria
humosa

una mano que roza la mano
leve
salida sobre el hombro
y la otra a acariciar el hechizo de la vida
esbelta
qué se derrite en la turbulencia de la danza

el abrazo es sensual
la mirada ávida
deseoso
de una gracia que deja sin aliento
dos corazones en uno
qué golpean al unísono

qué gritan
cómo cuervos hambrientos que buscan la presa
deseosa
de ser cogida en su naturaleza
una primera o quizàs una última vez
o quizás jamás

como en un espejo
de plata
qué el rasgado de la guitarra
quebranta
y qué al quitarse apasionado del sonido
el alma sobresalta y espira

casi
qué el hierro corto del tanghero
penetras
por un instante en el costado
hasta dejar la vida sin aliento
vencida

o quizás sólo abandonada
a una pasión de amor que la engaña.


Grita cuervos – Tango


Il tocco di una chitarra
rasgado
un’effusione di passi
veloci
sul tavolaccio consunto di una tangheria
fumosa

una mano che sfiora la mano
lieve
levata sulla spalla
l’altra a carezzar l’incanto della vita
snella
che si fonde nella turbolenza della danza

l’abbraccio è sensuale
lo sguardo avido
voglioso
d’un garbo che lascia senza fiato
due cuori in uno
che battono all’istante

che gridano
come corvi affamati in cerca della preda
agognata
desiderosa d’esser colta nella sua purezza
una prima volta o forse l’ultima
o mai più

come in uno specchio
d’argento
che il rasgado della chitarra
infrange
sì che al levarsi appassionato di quel suono
l’anima trasale e spira

quasi
che il ferro corto del tanghero
penetri
per un istante nel costato
fino a lasciar la vita senza fiato
vinta

o forse solo abbandonata
a una passione d’amore che la inganna.

*

Yi : linee / segmenti / geometrie / illuminazioni

Yi : linee / segmenti / geometrie / illuminazioni

(un estetismo raffinatissimo racchiuso in una sola parola, dal cinese antico che indica l’emozione e i pensieri suscitati dalla contemplazione della perfezione).

Distese ininterrotte di geometrie grandiose
la cui piccolezza suggerisce ampiezze infinite
abolisce i limiti delle misure
dove ogni linea interseca altre linee
ogni segmento si apre nell’altro
negli spazi conchiusi, definiti
non già da aspri muri
bensì da sentieri sinuosi
laghetti e rocce, montagne artificiali e alberi nani
fiori splendidi di un giardino in molti giardini
poesia come affermazione del vivere:
“dove la bellezza penetra a poco a poco”.

Architetture fantastiche di padiglioni
edifici dalle colonne delicate
studiati con la stessa meticolosa cura
vitali come alberi e pietre
componenti sublimi del giardino della vita
empiriche guglie coi bordi rivolti verso l’alto
e le “campane” appese
a raccogliere il vento che scende dalle montagne
“tutte le montagne del mondo in una sola pietra”
come mondi che vorticano nello spazio
l’enigma che materializza l’irreale:
quasi a contemplare il proprio volto riflesso nell’acqua.

Paradigmi del possibile
sostanza stessa dell’anima sublime
tenuta tra le braccia come una tempesta
entro la cinta vuota del giardino
le cui rocce, di un colore rossastro
rubate sul fondo di un lago lontano
danno forma a una piana ove si contempla la luna
e ancor tengono il tempo prigioniero
dei capricci e dei colori dell’arcobaleno
dove tutto diventa possibile
un laghetto di ninfee a fioritura tardiva
crisantemi e ginepri piantati nel disordine dell’ordine.

Geometrie di intarsi marmorei
quasi spazi formati dagli spasimi della creazione
nelle pietre screziate e striate
ove si scorgono rupi rocciose, gole e cascate
"e geni impegnati in epiche battaglie"
d’una stagione infinita e accogliente
due volti di ciò che è Uno solo
l’esatto opposto di tutto ciò che all'apparenza siamo
e che ci lega come sono legati il giorno e la notte
di cui il tempo è prigioniero
con la furia ardente di chi crea
di chi ha scelto il tuono e lo splendore vorticoso dell’acqua
. . .
lo sgomento e la felicità della propria audacia
di tutto ciò che in fondo siamo.

*

Pecaminoso - tango

Pecaminoso - tango


En el antro del silencio
los dedos largos del día
acarician tu cuerpo
qué desnudo
se envuelve en el viento ligero que roza
las caderas tu hermosas
y baja entre los pelos sederos del vientre
dónde incluso escondes tu orgullo
aterciopelado.
. . .
El sol abraza los senos tu blandos y duros
aprieta su relación contigo
qué aunque te concedes a el
lo qué envuelto en la cama consumada
vive en tus ojos
en la boca que se abre túmida al pecado
y siento tu flujo envolverme los sentidos
el acre olor de ti
qué en un último ímpetu me sube.
. . .
Dónde hundo mi cara teniendo
el descanso
hasta emborracharme de ti
. . .
cuando venirte siento.


Peccaminoso - tango


Nell’antro del silenzio
le dita lunghissime del giorno
accarezzano il tuo corpo
che nudo
s’avvolge nel vento leggero che sfiora
i fianchi tuoi bellissimi
e scende tra i peli serici del ventre
dove pur nascondi il tuo orgoglio
vellutato.
. . .
Il sole abbraccia i tuoi seni soffici e sodi
stringendo il suo rapporto con te
che ti concedi a lui
avvolta nel letto consumato
e vive nei tuoi occhi
nella bocca che s'apre tumida al peccato
nell’avvolgere dei sensi
dell'acre odore di te
il tuo flusso che in un’ultima foga m’assale.
. . .
Lì, dove affondo il mio viso
e trattengo il respiro
fino a ubriacarmi di te
. . .
quando ti sento venire.

*

Hermanos - a Marcello Allulli

HERMANOS (de mi noche triste) - letra

Perdònais si me tiembla la voz
en decirvos lo que os digo
si apenas logro encontrar las palabras
qué me permiten de ir adelante
y justificadas si no os dejo un mundo mejor
como habría querido que fuera
como querríais que fuera.
Créedme
pocas cosas en el gran dibujo de la vida
les son dejadas a los hombres
a pesar de la buena voluntad que he puesto
en el asegurarvos uno alguna coherencia
qué no siempre las cosas
logran como querríamos
o quizás como querrìais que fuera.
Por este y tan otro todavía
no vos sintáis nunca solos ni abandonados
aunque tendréis que trabajar para conquistar un sitio
en este mundo desconocido
en el que hoy allí idas introduciendo
qué otro no es dado.
Aunque en el afrontar
y con fatiga y sobrehumano empeño
tendréis que luchar por fin
para conseguir aquél que sólo la "libertad"
y la "justicia" pueden dar.
Ni el amor puede hacerse límite
en el recíproco respeto de imponerse las razones ajenas
lado a lado a cuànto con afección corresponden
por éste a os hago dono de una promesa
qué no conoce límite o plazo
qué no conoce edad.
Y todavía más me tiembla la voz en decirvos
qué en el bien y en el mal esta vida tenemos que vivirla
hasta el final sin preguntar nada
o quizàs pretender todo
porque en el fondo vivirla es un derecho
de cada uno de nosotros
como habrìa querido que fuera 
o quizas como querrìais que fuera.
.  .  .
Y ya la voz viene menos en decirvos lo que yo os digo:
"!mira, està muy amarga la verdad, tal como es bonito vivir la vida!"
qué ya del silencio se apaga la palabra.


FRATELLI (triste notte la mia)

Perdonate se mi trema la voce
nel dirvi ciò che vi dico
se a stento riesco a trovare le parole
che mi permettono di andare avanti
e scusate se non vi lascio un mondo migliore
come avrei voluto che fosse
come vorreste che fosse.
Credetemi
poche cose nel grande disegno della vita
sono lasciate agli uomini
malgrado la buona volontà che vi ho messo
nell’assicurarvi una qualche coerenza
che non sempre le cose
riescono come vorremmo
o forse come vorreste che fosse.
Per questo e tanto altro ancora
non sentitevi mai soli né abbandonati
anche se dovrete faticare per conquistare un posto
in questo mondo sconosciuto
nel quale oggi vi andate addentrando
che altro non è dato.
Anche se nell’affrontare
con fatica e sovrumano impegno
dovrete infine lottare
per ottenere quello che solo la “libertà”
e la giustizia possono dare.
Né l’amore può farsi limite
nel rispetto reciproco di far valere le ragioni altrui
fianco a fianco di quanti con affezione ricambiano
anche per questo vi faccio dono di veritiera promessa
che non conosce limite, o scadenza
che non conosce età.
E ancor più mi trema la voce nel dirvi
che nel bene e nel male questa vita dobbiamo viverla
fino in fondo
senza chiedere nulla
o forse pretendere tutto
ché viverla è diritto di ognuno
come avrei voluto che fosse
o forse come vorreste che fosse.
.   .   .
E già la voce mi viene meno nel dirvi ciò che vi dico:
"amara assai è la verità, tanto quanto è bello vivere la vita!"
che già del silenzio s'appaga la parola.



*

ZEN : luci / colori / stagioni / esternazioni

ZEN : luci /colori /stagioni /esternazioni

(Disciplina del Mahajana Buddhism, pronuncia giapponese della parola chinese Chàn, derivata dal Sanscrito dhyana, che approssimativamente è traslata con "meditazione" o "stato meditativo").

Primavera:
o della pietra grigia, ovoidale, perfetta
sospesa sull’ampia campitura del giardino
sfuma dall’intenso al verde chiaro
colpita dalla luminosità dell’alba che avanza

trasparenze di un gioco di specchi
specchiare di cristalli che si rifrangono
nella limpidezza pura dell’aria
virgineo risveglio di lontananze

spirito di pace, di continuo ricongiungimento
germoglio che avanza dentro l’ampliarsi del tempo
ovulo di vita che rischiara
il passo estemporaneo dell’eterno.


Estate:
o del blocco granito, denso, spaccato dal sole
rosso melograno gravido che figlia e si disperde
nei ciottoli disseminati nel giardino
incontinente

linee che si rincorrono avide, curve che si disciolgono
a dar forma a segni, simboli vaghi
geroglifici d’una età mai dimenticata
occultata nella lucentezza del fuoco

metamorfosi, fughe di solidi che si rincorrono
che si contendono l’eterno riproporsi consistente
delle forme
del divenire della materia.


Autunno:
o dell’infinito ritorno, dal giallo intenso al bruno
al rosso sangue della terra che chiama
concretezza di spasimi, di eventi, di volontà affermate
dentro la brace accesa di soliloqui stanchi

patriarca senza legioni, crepitio d’ossa prigioniere
epitaffi di un’attesa che scorre lenta che stenta a venire
foglie uccise ancora vive palpitanti
cadute nel giardino delle rimembranze

scroscio che s’inoltra negli spazi interstiziali
tra i ciottoli arsi, logorio di pietre come di pianto
cimitero di lagrime sparse sopra i misteri del canto
l’ultima come la prima nota dell’universo.


Inverno:
o della trasparenza del bianco, candore dell’acqua vitale
portento della trasformazione
concezione subliminale della spiritualità dell’anima
dentro il risvolto, la falda del cappello del tempo

immensità del giardino, dimensione della neve
vaghi cristalli di ghiaccio per un’estetica dell’infinito
stretta nel pugno che rimpasta, modifica, ricompone
materia d’uomo

trascendenza, inconoscibilità, immanenza degli elementi
bonsai cresciuto tra le rughe intorno alle gote
conoscenza dei capelli bianchi, delle occhiaie che fondono
la dura pietra, il tronco dell’albero spoglio, ricurvo
.   .   .
sotto il peso degli anni, tutt’uno con la vetusta età.



*

Il volto misterioso dell’amore - Tango

La cara misteriosa del amor (tango)


La vida,
mi amor
es un hombre y una mujer
qué se encuentran
entre de un tango misterioso
en el revelar de un sueño que arrastre.
Yo,
qué escribo los versos de una poesía
todo aquellos que queda alrededor
lágrimas de tinta sobre mi almohada
son indiferentes las palabras
mi amor.
Tú,
nuestra cama y yo
nuestros cuerpos desnudos el uno junto al otro
cómplices que ya saben todo a si
de aquel amor que
viene a intentarme, todavia.
Qué querer,
mi amor
es preguntar al tiempo de parar
por un instante al sol de quemar
todo aquellos que queda alrededor
sin una ración, sin ya piedad.
Nosotros dos,
mi amor,
una magnífica y linda realidad
qué al deseo de la noche ya nos llama
él última como ella antes
junto a redescubrir
. . .
de todo lo que habla del amor.



Il volto misterioso dell’amore (tango)


La vita,
amore mio
è un uomo e una donna
che s'incontrano
dentro un tango misterioso
nel rivelar d'un sogno che trascina.
Io,
che scrivo i versi di una poesia
di tutto quel che resta intorno a noi
lacrime d'inchiostro sopra il mio cuscino
sono indifferenti le parole
amore mio.
Tu,
il nostro letto ed io
i nostri corpi nudi l'uno accanto all'altro
complici che sanno tutto ormai di sé
di quell'amore che
viene a tentarci ancora.
Che amare,
amore mio
è chiedere al tempo di fermare
per un istante al sole di bruciare
tutto quel che resta dentro e intorno a noi
senza una razione, senza ormai pietà.
Noi due,
amore mio,
una magnifica e bellissima realtà
che al volger della notte già ci chiama
l'ultima come la prima
a riscoprire insieme
. . .
tutto ciò che parla dell'amore.

*

¡Bailamos! - Tango para mi muerte.

¡Bailamos! (tango para mi muerte).

Tú que me vienes encuentro
dentro del espacio estrecho e inmenso de la noche
en la danza del hechizo y el olvido.
Una sensación que me sorprende de pasión
cargo de insidias, y que se oculta de "espléndida locura"
o quizás de una oscura realidad, como la mía.
. . .
Cualquier cosa que se esconde en ti
qué en el tormento conoce tu carne, lo siento
enciende tu alma de tiniebla dentro de mí.
Cuál verdad oculta en lo que me das, que yo te doy
como un crimen encerrado entre tus brazos
en la efusión morbosa de esta danza.
. . .
Un cuerpo a cuerpo que seduce y encanta
mientras te envuelves entre mias piernas fuertes, sin pena
al sonido de esta música que nos agarra.
Imperturbable como un beso del amor robado
intensa y morbosa como el deseo de un tango
qué puede revolver la vida.
. . .
Penetro en ti como un río en riada
tu piel corre como terciopelo bajo en mis manos
en la efusión de nuestros cuerpos espabilados.
Como una turbina que se envuelve en nuestras vidas
un instante todavía, te pregunto, otro "paso" y luego,
en fin también morir será bonito.


¡Bailamos! (tango para mi muerte).

Tu che mi vieni incontro
dentro lo spazio angusto e immenso della notte
nella danza dell'incanto e dell'oblio.
Una sensazione che mi sorprende di passione
carica di insidie, che si vela di "splendida follia"
o forse di un'oscura realtà, quale è la mia.
. . .
Una qual cosa che si nasconde in te
che nel tormento conosce la tua carne, lo sento
accende la tua anima fin dentro me.
Quale verità segreta in ciò che mi dai, che io ti do
come un misfatto racchiuso tra le tue braccia
nell'effusione seducente della danza.
. . .
Un corpo a corpo che seduce e incanta
mentre ti stringo tra le mie gambe senza pena
al suono d'una musica che avvampa.
Imperturbabile come un bacio rubato
intensa e voluttuosa come il desiderio di un tango
che giunge a sconvolgere la vita.
. . .
Penetro in te come un fiume in piena
la tua pelle scorre come velluto sotto le mie dita
nell'effusione dei nostri corpi scaltri.
Come il turbine che avvolge le nostre vite
un attimo ancora, ti chiedo, un altro “passo” e poi,
sarà bello anche morire.

*

Nel mirino

Nel mirino

siamo il centro della volontà
uno spazio smisurato
che ruota dentro e intorno a noi
fruitori di smisurate sembianze

siamo chi siamo e ciò che vogliamo essere
con noi stessi e fuori di noi

siamo pulviscolo nella luce
fuscello nel vento
albero e foglia trasportata lontano
radici stesse della terra che calpestiamo

scroscio di pioggia nel temporale
onde tumultuose dell’oceano infuriato

siamo un andante inconsistente e pretestuoso
un’eco lontana che riaffiora nel tempo
una sequenza di assolute individualità
il centro dell’umana esistenza

prima e dopo di noi il vuoto
equilibri instabili di una totale mancanza di senso.

*

Come Guernica - Con i giovani in piazza a Madrid

'Guernica'
(Insieme coi giovani contestatori per una “giustizia più giusta”  a La Puerta del Sol - Madrid).

L’ultimo eroe di Goya
cadeva sotto le fucilate
scorreva il sangue sudato
dell’ultimo toro di Spagna.

Gremita l’arena
restava muta al pianto
dovevano ammazzarlo tutto il popolaccio
prima che guadagnasse le barricate.

Federico, Antonio, Rafael
una voce sola contro la tirannia
dentro ogni mattanza da corrida
Olé! Olé!

Dovevano prosciugarle tutte
le penne dei poeti
prima che i loro occhi vedessero
prima che scrivessero brutte parole sui muri delle case.

Nessuno può fermare la voce di chi ha visto
e il canto è alto, e vivo si fa strada
avanza e brucia come un flamenco
Olé! Olé!

Dovevano ammazzarlo tutto il popolaccio
prima che guadagnasse le barricate
prima che gli occhi vedessero
che le penne dei poeti scrivessero contro la tirannia.

Che prima ancora di azzittirlo il popolaccio
con la garrota e con le fucilate
di libertà ha bisogno questo mondo
prima che ogni voce per sempre si taccia.

*

Sdoppiamento

'sdoppiamento'

se il grido dell’essere
frantuma la materia cerebrale
resto nel letto delle mie notti insonni
come affogato in un mare di scontento
che urla che s’agita

se nelle mani stringo la nebbia dei pensieri
n’escono lacrime vive
dagli occhi stanchi
che vorrebbero chiudersi
per non assistere all’esplosione dell’anima

per questo quando mi levo
lascio nel letto le spoglie del guerriero
forse vittorioso morto di niente
i pensieri sotto il cuscino
le sue grida scritte sulla carta.


da "La stanza dei giochi impossibili"  - (1980 - 2000) - raccolta inedita

*

Otro amor, otra vida - Tango por dos

Otro amor, otra vida (tango por dos).

Y soy un paso, un aliento, un ruido
el cansacio, la quietud y el dolor
qué gasto palabras sin sentido
cerrando puertas a este amargo sentimiento.

Y mientras me duermo sobre mi almohada
como fuera distendida en un jardín bonito
pregunto de siempre a mí tenerte parecido
despertarse junto a ti cada mañana.

Y el uno después del otro sin pose
dejo caer los pétalos de mi rosa
al viento de los días que cada tarde
sacude mi corazón entre la tormenta.

Y como una fantasma de escenas ya vista
vago como una muñeca solitaria y triste
qué como un trapo todavía tú sacudes
sobre la cama deshecha de mis vacíos días.

Y en vano busco en tu silencio
aquellos hablar de amor que ya no tien sentido
mientras vago en el laberinto de tu mente
en busca de un amor irreverente.

Y aquel tanto que secas sin añoranzas
lágrimas ardieron por mis ojos cansados
de no tener aquí, cuando me faltas
tus manos estrechas sobre mis caderas.

Y solo otro día, o quizás otra vida
es ahora todo lo que yo te pregunto
una vuelta o quizás sólo un escape
qué yo regalos un sueño, o que sea acabada.

Y como en un presente que no sea mañana
pregunto que me conduzca a ti o que me alejas
el recuerdo de nosotros en muchos instantes
qué nos han visto junto como amantes.


Un altro amore, un'altra vita (tango x due).

E sono un passo, un alito, un rumore
la stanchezza, la quiete e il dolore
che spendo parole senza senso
e chiudo porte a questo amaro sentimento.

E mentre m'addormento sopra il mio cuscino
come fossi distesa in un bel giardino
chiedo d'averti sempre a me vicino
svegliarmi accanto a te ogni mattino.

E l'uno dopo l'altro senza posa
lascio cadere i petali della mia rosa
al vento dei giorni che ogni sera
sbatte il mio cuore in mezzo alla bufera.

E come un fantasma di scene già viste
m'aggiro come una bambola solitaria e triste
che come uno straccio tu ancora scuoti
sul letto disfatto dei miei giorni vuoti.

E invano cerco nel tuo silenzio
quel parlare d'amore che non ha più senso
mentre vago nel labirinto della tua mente
in cerca di un amore irriverente.

E quel tanto che asciughi senza rimpianti
lacrime arse dei miei occhi stanchi
di non averti qui, quando mi manchi
le tue mani strette sui miei fianchi.

E solo un altro giorno, o forse un'altra vita
è tutto ciò che adesso io ti chiedo
una svolta o forse solo una via d'uscita
che mi regali un sogno, o che sia finita.

E come in un presente che non sia domani
chiedo che mi conduca a te o che m’allontani
il ricordo di noi due in molti istanti
che ci hanno visto insieme come amanti.

*

La Carne

La Carne

Cristalli incantati
giochi del sole sull’acqua
l’onda rifugge la riva
(poi torna ad infrangerla)
gioco di bimba che assapora il mio corpo
siamo il grande mare e il pescatore
a vivere d’un solitario amore
(d’un profondo silenzio)

dai, beviamo?
per me nettare di Naiade
per te schiuma di Fauno
(pullulare di lascivi sguardi sensuali)
per me lo sgocciolio generoso
(del tuo morbido seno)
per te il liquido acre
(del mio turgido membro)

oltre la finestra aperta sulla parete
s’invola a riempire spazi
il nostro ridere affannato
(dopo l’orgasmo)
hai avuto tutto di me
ho preso tutto di te
per un momento
(una pausa d’eternità)

come la finestra aperta sul nulla
non di vuoto
forse d’infinito.

*

L’Angelo della Misericordia

Angel of Mercy (a mio padre).

Del chiuso libro della vita
dove la mano ha scritto parole incomprese
sciolte le legature
l’Angelo della Misericordia
lascia scorrere lentamente sotto gli occhi
brevi frasi tremule
come l’imperturbabile candela che si discioglie
e che in fumo presto dilegua.
Dacché se n’è volato via
in un cielo di rosso tramonto inondato
che più nessuno restava a tenergli compagnia
talvolta nella lunga solitudine della sera
poggiato sopra lo scrittoio pensieroso
l’udivo ancora diffondere nell’aere la poesia
in un crescendo di mestizia
fino a che la luce nel buio scompariva.
Chi fu?
si domanderà il passante
fra tante tombe, fra tanta gente
si finisce per non riconoscersi più
forse un artista, un grande, uno spirito vago
che pure ha abitato gli spazi infiniti mentre
con gli occhi aperti in un letto di tenebra
cercava la luce in un mondo accecato.
Con la notte si sa muoiono le ombre
compenetrate nell’oscurità infinita
a nascondere al buio ogni cosa
ogni barlume di speranza
come maschera sul volto che la danza
della fiamma più non rischiara
che vale rincorrerla (?)
tanto non si fermerà, ormai è andata via.
Sì, Egli fu un uomo
parola nel silenzio del creato
poesia scritta su carta pergamena
che presto ingiallirà
ma non è del canto che qui si vuol celebrare
quanto dell’avvertimento che ha lasciato:
Che non c’è giustizia alcuna dove la voce tace,
dove la libertà è solo apostasia”.
Che ne è di lui?
una lapide sotto un pino contorto che si piega
una consunta iscrizione sulla nuda pietra
che l’Angelo della Misericordia senza dire
del chiuso libro della vita sciolte le legature
legge parole antiche
premonitrici d’un qualcosa che forse non sarà
pensieri da inorridire.
. . .
Mentre tra i rami del pino s’ode
il chiù forte d’un pettirosso che chiede
all’Angelo misericordioso
di trattenere la cosmica sonorità delle sfere
affinché la musica ritrovi il canto accorato
che intona la ritrovata gente
che di nuova speme infine …
… risuoni l’arpa della futura pace.

da “Carte sparse e dimenticate” - (1956 - 1976) - raccolta inedita


Angel of Mercy (to my father).

Of the closed book of the life
where the hand wrote misunderstood words
loosened the bindings
the Angel of Mercy
it allows to slowly flow under the eyes
short trembling words
as the imperturbable candle that dissolves it
and what in smoke soon it disperses.
Since flies away
in a sky of red flooded sunset
what more nobody stayed to hold him company
sometimes in the long loneliness of the evening
leaned above the thoughtful writing desk
I still heard him spread in the air his poetry
in a crescendo of sadness
up to that the light in the dark disappeared.
. . .
Since flies away
in a sky of red flooded sunset
what more nobody remains to hold him company
sometimes in the long loneliness of the evening
leaned above the thoughtful writing desk
I hear him spread in the air his poetry, softly
in a crescendo of melancholy
until when nearby the light in the dark disappeared.
Who was?
the passer-by will ask him
among so many graves and so much people
it is ended up not knowing him more
perhaps an artist, a great, a vague spirit
what has also lived the endless spaces while
with the open eyes in a bed of darkness
it looked for the light in a blinded world.
With the night is known the shades die
penetrate in the endless obscurity
to hide to dark every thing
every hope
as it disguises on the face of whom is not anymore
and what the dance of the flame above the candle
doesn't illuminate, that to run after it, serves to nothing
that it won't stop it, by now has gone away.
Yes, He was a man
word in the silence of the create
poetry written with the pen of goose
on paper parchment that soon it will make yellow
but it is not of the song that is wanted here to celebrate
how much of the warning that has left:
"That there is not justice where the voice it keeps silent
where liberty is only apostasy."
What does remain of it?
a headstone under a twisted pine that folds up
a worn-out registration on the naked stone
what the Angel of Mercy without saying
of the closed book of the life
loosened the bindings, law ancient words
premonitory of a something that hopes won't be
thoughts to be horrified.
. . .
While among the branches of the pine by now is heard
grieved the strong chiù of a robin that asks
to the Angel of Mercy
to hold back the cosmic sonority of the spheres
so that the music finds again the song
what harbors finds again the people
what of new hope finally…
… play again the harp of the future peace.

(from "Shed and forget Papers" 1956 - 1976)



*

Clownerie - quattro piccole storie di clown

CLOWNERIE (quattro piccole storie di clown)

'Andiamo a incominciare' / The show must go on.

Dipinta la faccia di biacca
la mano si leva sulla bocca vermiglia
aperta al sorriso.
Con guizzo esperto arcua una sopracciglia
in cerca d’una espressione
di gran meraviglia.
Se la testa pelata rende buffo il suo viso
il rosso ciliegia del naso
solletica il riso.
Nascosto nell’ombra già attende
che la luna lassù lo rischiari
e il capocomico che gli fa l’occhiolino.
Lui si dice pronto
e già l’annuncio lo incalza
“lo show può incominciare”.
Entra nell’occhio di luce
tenendo nel chiuso pugno della mano
una pulce che dorme sontuosa.
S’ode un russare cavernoso
come di orco che infine riposa
dopo la giornata di lavoro fruttuoso.
Il Clown aspetta che si svegli
e intanto guarda l’orologio
mancano pochi istanti alle dieci.
È ora di andare in scena
altrimenti si salta la cena
dice coi gesti rivolto alla platea.
Fa per guardare nel pugno
e scorge la pulce non desta
e il russare che s’alza di un tono.
Quand’ecco la sveglia che porta appesa
gli rintrona la testa e incomincia
a girare sul collo.
S’ode un fracasso infernale di cose
come di carabattole cadute
e una richiesta di aiuto.
Lui guarda nel pugno ormai vuoto
mentre la pulce caduta
ripete la sua richiesta di “aiuto!”
Quand’ecco entrare due nani infermieri
con una barella piccina
raccolgono la pulce da terra e corrono via.
Che fare?, si chiede
e inventa del suo un numero nuovo
mostrando alla gente d’aver fatto l’uovo.
E dentro quell’uovo, sorpresa!
c’è un pulcino che fa pio pio
al Clown che lo guarda stupito.

'Il Clown danzante' / The Dancing Clown.

Sulla pista ormai vuota
resta da solo il Clown
che qualcosa quella sera non ha funzionato.
È là,
a cercare nel vuoto
una musica amica che pur lo accompagni.
Quando gli torna alla mente
una canzone antica
che parla di solitudine e d’amore.
L’afferra
quasi vaghi nell’aria
nel ricordo del tempo che ormai non c’è più.
Quando incomincia a danzare
e prende a girare a girare
senza smettere mai, mentre la musica va.
Giravolta
piroetta nel ricordo dei suoi anni migliori
pensando e ricordando che nel pensar s’impazza.
Al passo della musica che sente
girare e rigirare sull’accordo
d’una canzone che parla di solitudine e d’amore.
E sul finire
pian piano se ne va con un inchino
rivolto a un pubblico che stasera forse non verrà.

'L'Incredibile Clown' / The Incredibile Clown.

Entra il Clown con in mano qualcosa
un pezzo di spago, una fune
che in verità non ha.
Tiene quel filo che osserva sparire
oltre il tendone
che tendone non c’è.
Un legame con qualcosa al di là
che in verità non sa
che in realtà, non ha.
Con ansia lo manda, il vento lo spinge
mentre lui lo rincorre, lo tira
lo quieta, lo ritrae a sé.
Chiunque rivolti gli occhi lassù
forse vedrebbe una stella
che stella non è.

'Il Clown Solitario' / The lonely Clown.

La luce accesa sotto il tendone
illumina il Clown che ostenta
una piccola scatola preziosa.
Con fare guardingo
la posa sopra un tavolino piccino
e l'apre con cura.
Pssst!, chiede col cenno di un dito
che silenzio sia fatto
pur senza pronunciar parola.
Quand’ecco ben presto la musica risuona
di un carillon e la ballerinetta in punta di piedi
danza in un gioco di specchi che quasi emoziona.
È un valzer dolente fatto di poche note
che sa d’un altro tempo e di malinconia
che l’anima silente porta via.
E gira, volteggia, s’inchina sulle punte
la piccola ballerina
che il Clown rimira nella sua magia.
E balla, balla, balla senza posa
ed egli raccoglie il suo invito a danzar sulle note
al suono del valzer che va.
Batte il suo cuor nella speme
che presto la festa incomincerà
sulle note di un valzer che nella mente va.
Quand’ecco, ahimè, la corda finisce
la musica d’incanto silenzio si fa,
finita è dunque la sua poesia col tempo che va?
No, sospesa nell’aria rimane
la piccola ballerina nella scatola di specchi
che muta riflette di uno spicchio di luna.
E seppur con le pive nel sacco e una stella piccina
in cerca della propria ventura
il Clown innamorato s’incammina.

(da “Carte sparse e dimenticate” 1960 - 1970)


















*

aQe : altri quadri di un’altra esposizione.

a Q e (altri Quadri di un’altra esposizione)


altri giorni
sul talamo della pace
contro l’orrore della guerra
nessuno chiuda più gli occhi
senza deporre una nuova pietra

non più muri abbattuti
bombe distruzione caos
uomini senza domani
non più gli uni contro gli altri
fratelli contro i fratelli

quello che ieri è stato
come il ricordo impresso nella pietra
la pace prima ancora della vita
e un’ultima speranza
nessun nemico sopra questa terra.


da "Carte sparse e dimenticate" - (1966-1976) - raccolta inedita

*

Alla ricerca di verde

Alla ricerca di verde.


Che il grande prato Iddio
cerco
dove affogare di verde gli occhi
dove posare membra stanche
nella fatica a diventare uomo

nell’amplesso urbano e spettrale
che s’accalca giornaliero
cerco il torrente l’acque fresche
e chiare di giorni sereni
colmi d’armonia

di strazi inutili invece
vado tessendo un’amaca
dove non potrò riposare
che di andare chiedo
fra colline e piane al sole

ed inseguire l’ombra
la mia ombra di verde camminare.


da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980 - 2000) - raccolta inedita


*

I giorni del vento


I giorni del vento

s’accendono
di volti sconosciuti le notti
lontane opache
reminiscenze d’ombre
la dove tinnano i ricordi
passano
il vecchio scalcinato borgo
le voci sommesse della gente
di un venditore ambulante
l’impagliatore di sedie
la processione santa
suona la banda
sventolano gli stendardi
alle finestre aperte gli arazzi più belli
musica del tempo
il coro degli angeli intorno al Santo
le grida levate all’albero della cuccagna
le pentolacce
il gioco delle bocce

Mario Ugo Alberto Claudio Domenico
volti amici alle finestre della vecchia scuola
campi assolati
strade ove trascorsero
i giorni del vento
ricordo di corse sui prati
le fratte di more un po’ rosse un po’ nere
a colorar le labbra accese
le mani dei bimbi
e il nostro richiamo
eccomi a raccontare storie
che in parte avevo già dimenticato
quasi racconti del tempo
in cui la mano fuga
un’ultima illusione o forse una speranza
cerco fiori che non appassiranno
farfalle amiche per la festa della pace
non ho trovato primule
solo un ultimo cavolfiore
e un messaggio da lasciare alla muta gente:
reinventare bisogna un paese innocente.


da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980 -2000) - raccolta inedita





*

Crucifiggi


Crucifiggi

a te
. . . che ancora uccidi
per trenta o poco più denari
. . . che ancora gridi
le verità nascoste che non sai
. . . che ancora sputi
la menzogna oscena dei bari
. . . riposa le spoglie tue mortali
oggi è un giorno di pace
. . . che Cristo risorgerà
per una Pasqua ancora
. . . se lo vorrai.

da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980 - 2000) - raccolta inedita

*

Maschere senza domani

Maschere senza domani (a Charles Darwin)

In origine fu l’uomo
a immagine di natural sembianza
lo sguardo rivolto alla terra
(da fecondare)
venne poi il fuoco
e il ferro
gli uomini contro gli uomini
(da cui difendersi)
il corpo nascosto dentro l’armatura
il volto dietro la celata
sfida nell’irruenza
(l’audacia)
lo sguardo alto levato al cielo
a rimirar le stelle
misura del creato
(superbia)
accolto nella Commedia
rise di se stesso
della maschera effimera d’un momento
(ironia della sorte)
nell’attimo del supremo distacco
esanime l’accolse la Tragedia
rappresentazione ultima dell’esistenza
(anima vagola di un mito)
che al dunque non sarà mai.

*

Caravanserrai

Caravanserrai
(Memoria del Tadrart – Acacus)

Passarono di qui
per vie oscure e sconosciute
lontane carovane del silenzio
spinte da un immutabile destino
attraverso quelli che un tempo furono
i letti dei fiumi primordiali
le cui acque fuggevoli
scorsero ignare
verso il grande mare senza ritorno.

Stiamo andando oppure tornando dall’eterno oblio?

*

Pasiòn de Tango

Pasión de Tango

Qué es nunca pues el amor
este amor,
si no turbulencia, encuentro de sexos
y tumultuosa pasión. . .
Si no felicidad dentro de la enorme pena
o quizás una nota fuera del pentagrama
canto que se aleja en el eco
de un deseo voluptuoso. . .
Qué es nunca un grito
qué se quebranta sobre el espejo oscuro de la noche
si no deseo que apremia
si no mentira y verdades ocultas. . .
Qué es pues el amor
este amor,
si no delirio que vuelve a ser sueño
si no susurro, aliento, inspiración. . .
Qué es si no el sonido de un bandonéon
qué invita a cruzar los pasos
un cuerpo a cuerpo
en los lazos de una pasión secreta. . .
Qué no es el amor
este amor,
si se quisiera nunca darle un nombre
si no un lugar del absoluto silencio. . .

Si no quizás, anhelo de vida.



Passione di Tango

Cos'è mai dunque l'amore
questo amore,
se non turbolenza, incontro di sessi
e tumultuosa passione. . .
Se non felicità dentro l'enorme pena
o forse una nota fuori del pentagramma
canto che s'allontana nell'eco
di un desiderio voluttuoso. . .
Cos'è mai un grido
che s'infrange sullo specchio oscuro della notte
se non desiderio che urge
se non menzogna e verità celate. . .
Cos'è dunque l'amore
questo amore,
se non delirio che ritorna a essere sogno
se non sussurro, alito, afflato. . .
Cos'è se non il suono di un bandonéon
che invita a incrociare i passi
un corpo a corpo
nei lacci d'una passione arcana. . .
Cosa non è l’amore
questo amore,
se mai gli si volesse dare un nome
se non un luogo dell'assoluto silenzio. . .

Se non forse, anelito di vita.

*

Ti ho conosciuta in viaggio

Ti ho conosciuta in viaggio sull'autostrada.

Correvi
velata di un pallido rosa carne
di fresca fanciulla lieta
lo sguardo posato su di me
mentre giocavi a nascondino
sorridendo mesta
contenta in fondo di poche cose
vaga nei pensieri

incoraggiato dal tuo bel viso
io correvo verso te
sull’autostrada
di ritorno da una giornata lieta
cercavo di raggiungerti
ma non mi avvicinavo
mentre tu mi sfuggivi
continuando a prenderti gioco di me

felicità
poco conosciuta e molto agognata
eri li a un passo
a un gesto della mia mano
e ti volevo allora come ti voglio ancora
eri veramente bella e trasognata
sentivo già d’amarti
e non potevo nulla

tu sorridevi
più io correvo
tu mi guardavi
e più io mi beavo
eri veramente bella e trasognata
sentivo già d’amarti
e non potevo nulla
...
malinconica luna come il mio amore.



da "Carte sparse e dimenticate" - (1956 - 1976) - raccolta inedita

*

Un volto d’ombra (a mia madre).


E ti ritrovo o sera
quando nei tramonti senza fine
attendo che s’accendano i lampioni
le stelle la chiara luna

quando placato il sole
sollevi il volto tuo ai ricordi
a raccontare storie senza senso
di lupi cattivi e uomini col sacco.

O sera
che al volto di madre donavi
movenze tenere d’affetto
quale storia tu racconti adesso

se ad aspettarti ansia mi coglie
nel timore di non vederlo più
quel volto d’ombra
che mi sussurrava diciamo la preghiera.


*

Retablo / Maschere

Teatro di maschere

..di sotto di sopra per le antiche scale
burattini di stracci e di paglia
smarriti a ricordi
un giorno lontano nel tempo

dove cercarti Bartolomeo
amico della fantasia
immagine di spensieratezza
ieri hai potuto essere
quello che non saresti ora
al mercato della felicità
per i nostri sogni
ho comperato fiori freschi
per giorni a venire
che non appassiranno

Pierrot emaciato
dimenticato dentro un cassettone
piangi da sempre a non consolarti mai
al mercato della gente
il mondo ti è crollato addosso senza capirti
sul carretto del tempo
non si vende verità
si uccide giustizia nelle tasche
si vendono per buone
solo le cianfrusaglie

Don Chisciotte
cavaliere senza tempo
nella chiusa coperta d’un libro
trafeli di un muto silenzio
in questi giorni di vento
al mercato della vita hai rubato la speranza
ma le tue gesta sono parti di un "retablo"
che non si apre più
il tuo ricordo riempie ancora
il vuoto delle mie notti insonni

dove sei finito Pulcinella
allegria di tutti i mercati
attore incomparabile della commedia della vita
dove hai riposto la tua maschera vuota
al mercato della società non si vende poesia
cercala
non può essersi dileguata nel nulla
forse è nelle parole che non puoi sentire
afferma la sua verità
e salvala

oggi nei panni smessi dell’ingenuità
vengo a trovarvi
maschere smesse senza carnevale
senza dove senza quando
per un lontano domani
che i giorni incontro
venuti a verità cosmica mi hanno svelato
il segreto arcano dell’esistenza
per un futuro più luminoso del mondo
che non muoia la poesia


Retablo de máscaras

..de bajo de sobre por las antiguas escaleras
títeres de trapos y paja
perdidos a recuerdos
un día lejano en el tiempo

dónde buscarte a Bartolomeo
amigo de la fantasía
imagen de despreocupación
ayer has podido ser
lo que no serías ahora
al mercado de la felicidad
por nuestros sueños
he comprado flores frescas
por días a venir
qué no marchitarán

Pierrot demacrado
olvidado dentro de una cómoda
lloras desde siempre a no consolarte nunca
al mercado de la gente
el mundo se ha derrumbado encima sin entenderte
sobre el carrito del tiempo
no se vende verdad
se mata justicia en los bolsillos
se venden por buenas
sólo las baratijas

Don Quijote
caballero sin tiempo
en el dique cubierto de un libro
jadeas en el mudo silencio
en estos días de viento
al mercado de la vida has robado la esperanza
pero tus proezas son partos de un "retablo"
qué no se abre más
tu recuerdo todavía llena
el vacío de las mías noches toledanas

dónde Polichinela eres acabado
alegría de todos los mercados
actor incomparable de la comedia de la vida
dónde has repuesto tu máscara vacía
al mercado de la sociedad no se vende poesía
búscala
no puede ser disipada él en el nada
quizás esté en las palabras que no puedes sentir
afirma su verdad
y la salvas

hoy de los paños desechados de la ingenuidad
vengo a encontrarvos
máscaras desechadas sin carnaval
sin dónde sin cuando
por un lejano mañana
qué los días encuentro
venidos a verdad cósmica me han desvelado
el oculto arcano de la existencia
por un futuro más luminoso del mundo
qué no muera la poesía


da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980 - 2000) - raccolta inedita

*

La stanza dei sogni

La stanza dei sogni

...e mi regali stagioni
arabescate a pareti di carta

a mezzogiorno illuminato a tramonto
spande pampini mandorlati
l’albero nella stanza

giochi di voci a rincorrere sorrisi
colori rosso blu giallo viola
allegri a festoni

fiori nei vasi alle finestre aperte
sempreverdi
ad ogni angolo della stanza

a rallegrare i miei sogni
uccisi d’inverno.


da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980-2000) - raccolta inedita

*

Danza - cronaca dell’antica Grecia

La prima volta sulla strada per Delfi
e il ricordo ancora oggi mi accompagna
fui colto da una folata odorosa di fragranze e dal levarsi
di un richiamo che subitaneo mi condusse
nel pieno dello svolgersi di un rito.
Una prima voce
poi un'altra e un'altra ancora
a dar forma a un coro
la cui alternanza raggiungeva una drammaticità arcana e tesa
di segreta memoria
che un intimo rapporto con l'immaginario riconduceva al presente
quasi che reminiscenze di un tempo trascorso
rendessero compiuto il tempo del mio ritorno
trasfigurato entro la realtà del momento.
I tori, asserviti al giogo ornato di fiori per l'occasione,
tracciavano un ampio cerchio nella terra, entro il quale
i contadini del luogo, tenendosi per mano
eseguivano una danza di origine lontana
che si riallacciava a più antichi riti agresti
del sopraggiungere delle stagioni.
Uno di loro, forse un capo designato,
affondate le mani nella nuda terra
come il vomere prese a rivoltarla, a frantumarla,
quindi la sollevò e la disperse nel vento
una, due, tre volte …
Il sole, giunto al tramonto in quel momento,
arrossava quella polvere come la fiamma che divampa improvvisa,
il che – dissero – preannunciava il sopraggiungere epifanico del mito.
E nel rimescolio di quelle polverose danze e umane fatiche
di orazioni e di canti,
la terra riaffermava la propria identità trascorsa
entro una metafora che sostituiva all'evento
una sorta di rappresentazione enfatica
e tuttavia compiuta entro l'illusorietà del tempo.
Al ricordo, un lontano presentimento ancor oggi mi coglie,
come un qualcosa che preme contro le pareti del vissuto
quasi che l'anima antica,
risvegliata per non so quale esigenza,
sopraggiunga a riaffermare
il presente astratto d'un sogno che s'avvera.

*

Memoria Liquida (a Zygmunt Bauman)

Bevo.

Ti sei cacciata in un bicchiere
neanche fossi acqua, o vino
Vita
restituisci l’illusione
sorrisi senza comprensione.
Mente
ti sei cacciata in un bicchiere
neanche fossi acqua, o vino
Bevo
affogo per dimenticare.

*

Alla ricerca delle piccole cose

Alla ricerca delle piccole cose.

. . .e nella sera
cerchiamo nel vuoto di ritrovare qualcosa di nostro
qualcosa a noi caro
. . .e nella notte
cerchiamo nel buio i volti amici
il loro sguardo, il loro benevolo sorriso
. . .e nel vento del giorno
ritroviamo i profumi che avevamo dimenticati
i ricordi del tempo, le note felici
. . .e in quelle note
la nostra musica, la nostra canzone che cantavamo
con allegria
. . .e sulla riva del mare
quando l’onda ritorna ritornano a noi le piccole cose
le cose piccolissime
. . . e un treno che fischia
su una rotaia lucida all’ombra dei monti conduce in sé
il nostro pensiero lontano
. . . e una lettera amica
una carezza, un bacio, una stretta di mano
una stretta al cuore.


da “Carte sparse e dimenticate” - (1956-1976) - raccolta inedita

*

Queste mani - le mie

Queste mani (le mie)

che caute scrivono ogni giorno
pagine bianche colme di mistero
divagazioni e pensieri
vagheggiamenti
mossi dall’ambizione forse
dall’estro emotivo
giammai stanco
di pensose incisioni
dove la penna
graffia sulla carta
la rabbia sottile
a cercare le parole adatte
pescate nel mare della solitudine
dove nessuno osa cercare ormai
l’arcano senso dell’amore

queste mani
audaci, indiscrete
che afferrare chiedono
ogni singolo istante
del cosmico silenzio
pur si trattengono nell’impeto
infuocato del desiderio
e che sorridono con me
quando ti sorrido
che accarezzano il tuo viso
quando mi sei vicina
delineando pur senza disegnare
i lineamenti sottili
del tuo corpo al buio
nel desiderio di una carezza
la tenerezza di un bacio

queste mani
che sfiorano la carne
a nascondere la disillusione
dell’amore che non si concede
quando
gravide di speranza
cercano il tuo corpo nel mio
soffocando
dentro l’istante
lo spasimo affannato
che stenta a salire
dal greto profondo dove
unghie rapaci
hanno graffiato via
un’ultima speranza
per non dover soffrire.

*

Tango (fin dentro il silenzio)

Noi
due foglie nel vento
trascinate lontano
siamo quelli che siamo.
Siamo uno scroscio di pioggia
un andante leggero
un Tango che avanza
nel silenzio della sera.
Eppure noi
così vicini e lontani
siamo quelli che siamo
anime senza domani.
Siamo l’intimità assoluta
una semplice sequenza
un Tango che avanza
in questa stupida bellissima esistenza.
Ora so che verrai,
lo sento
aprirai quella porta
in questo preciso e unico momento.
Per riscoprire insieme
questo Tango che avanza
ai limiti del mondo
intorno al nostro letto.
E nel buio della notte
ci ameremo ancora
come angeli che
s’amano una volta sola.
E a piedi scalzi
e senza far rumore
danzeremo abbracciati
l’arcana danza dell’amore.
Un Tango che avanza
fin dentro il canto del silenzio,
fino a fermare il battito
del nostro folle cuore.


TANGO, hasta dentro del silencio.

Nosotros
dos hojas en el viento
arrastráis lejano
somos los que somos.
Somos un estruendo de lluvia
un continuo ligero
un Tango que avanza
en el silencio de la tarde.
Sin embargo nosotros
así cercanos y lejanos
somos los que somos
almas sin mañana.
Somos la intimidad absoluta
una simple secuencia
un Tango que avanza
en esta estúpida guapísima existencia.
Ahora sé que vendrás,
lo siento
abrirás aquel lleva
en este preciso y único momento.
Para redescubrir junto
este Tango que avanza
a los límites del mundo
alrededor de nuestra cama.
Está en la oscuridad de la noche
todavía nos querremos
cómo ángeles que
se quieren una vez sola.
Y descalzo
y sin hacer ruido
bailaremos abrazados
la secreta danza del amor.
Un Tango que avanza
hasta dentro del canto del silencio,
hasta parar el latido
de nuestro corazón loco.





*

Il dono del tempo

Prposta per la 'Giornata della Terra' affinché ciascuno ricordi il dono che ci è fatto e che dobbiamo salvaguardare ... sopra ogni cosa, per il futuro dei nostri figli e di quelli che verranno.

 

Buon onomastico Terra!

 

 

Il dono del tempo

 

Ciò che la brezza da al mattino

tutto il polline che il vento…

Colori di giovinezza

sulle ali di farfalle, che i fiori…

Ciò che rinverdisce

che si illumina e che il sole…

Freschezza d’acque limpidissime

che la sorgente…

Ciò che ogni stagione i suoi frutti

quello che l’alba e il tramonto…

Ciò che la timida sera, il tepore della notte

che la terra sussurra all’anima…

Ciò che l’amore dona al sentimento

armonie di spensieratezza.

*

De Sphaera: Solstizio d’Inverno


De Sphaera: Solstizio d'Inverno.

Guarda!
Lassù, oltre la collina, le dita flessuose dell'alba
vanno tessendo di un insolito chiarore il mattino:
..il sole vi appare come sospeso
nel breve incedere del giorno.
Di un'emozione nuova, segreta, si veste tutt'intorno
la natura:
..e già la siepe del biancospino dischiude i germogli
al presagio della lontana primavera.
Là, dove l'occulto e il sacro si compenetrano
il solstizio d'inverno assolve a una remota certezza:
..il sorprendente prodigio
del ciclico rinascere alla vita.
La nascita del sole precede l'inizio del tempo,
riporta a un'antica promessa di eterno ricongiungimento:
..onde il passato è il presente
nell'affermarsi di antichi ritorni.
Il futuro è contenuto nella memoria cosmica del mondo,
fissato entro immagini archetipe:
..in cui l'uomo si sorprende
nella ricerca del proprio essere segreto.
Dimentico della propria solitudine, il fanciullo
ch'è in lui recupera la seppellita coscienza:
.. per cui la vita è sul nascere
veritiera promessa

.  .  .
il dono più grande.


da "Anno Domini" di Giorgio Mancinelli - Grafica & Arte Bergamo 1992.




*

Uomo - paleolitico

Uomo  - (paleolitico)

ancor prima che la segreta notte del tempo
aprisse al cosmico universo
ponesti alla rupe il segno della tua esistenza
- principio di tutte le arti -

prima che la tenebra offuscasse l’infinito astratto
lasciasti all’immenso futuro
messaggio informe del tuo silenzio
- ritorno di ancestrali echi –

al richiamo, germogli di voci fuoriescono
dalle ferite inflitte alla pietra
il domani ti accoglie fra le sue stesse spoglie
a porre la tua orma sull’orma del padre.

*

Inner City

Inner City

 

Di ritorno nella mia città

lancio un ultimo sguardo al ponte distrutto

mi fermo davanti ad una grande porta divelta

senza i battagli portati via

la spingo oltre si apre

ricade con un tonfo secco di terrore

nero fumo denso colora le facciate delle case

che un tempo lontano furono abitate

obliterato dentro i miei ricordi.

 

Qui un fabbro che batte

sugli zoccoli dei cavalli

là si forgiano gli scudi e le alabarde

le spade e gli elmi

la lancia in resta e il volto coperto dalla celata

i cavalieri avanzano audaci

sopra la testa neri sparvieri e piume colorate

oscurano il cielo

volano bassi e minacciosi.

 

Laggiù il vento suona ancora la campana

rintocchi ora lievi ora più forti

si levano i corpi dei morti

a cento a mille e oltre

a riscattare la loro ingiusta fine

davanti alla grande porta

nella piazza deserta che s'apre sulla verità

contro chi trama nell'ombra

mendaci corrotti falsi ipocriti ruffiani.

 

Liberati da cinquemila anni d'inciviltà

in questo mondo estremo

che non vorremmo raccontare

con la stessa rabbia di chi non ha compreso

come gli ignavi

coloro che non sanno

che mai sapere gli è dato

compromessi rancori peregrini.

 

Chiusa è l'acqua delle fontane

un tempo prospera e vitale

spente hanno le fiaccole del futuro

a rischiarare il lento fumo nero che sale

sulle altissime muraglie

levate a difesa della pace di questa triste terra

di quest'isola di morti

che nell'estremo anelito le voci

tacciono per sempre.

 

Che vago e solitario spirito

necessita d'evasione

che grida e lamenti s'espandono ogni dove

germogli di fiori di pietra

di crocifissi appesi alle pareti

e vecchi schemi riottosi e guasti

cui il suono della campana

persa ogni speranza rammenta d'esser morti

affannati persi dietro le parole.

 

Ovunque macerie e fumo nero

mattoni e pietre di tombe sgretolate

non c'è pace tra gli ulivi

spezzate ormai le spade le alabarde

più non alzano bandiere

sostituite da nuove armi e munizioni

vomito di rifiuti interiori

rigurgito della società dabbene

sulla tavola resti di un lauto banchetto.

 

Abbondante splendido sfarzoso

di fiori secchi e coppe rovesciate

candele spente sui candelabri consumati

vassoi ricolmi di polvere

che il soffio arido del vento allontana

quando gettata via la maschera

che ti ricopre il viso ti accorgi d'aver perduto

filosofo muto dei passanti assenti

negli occhi vuoti ciechi

che vagano indifferenti.

*

I sogni miei i disegni tuoi

I sogni miei i disegni tuoi.

E sulla carta graffiati a pennino
i sogni miei
rifugio arcano per trasparenze di luce
nel segreto diario del destino
a separare
giorni d’oro e di smalto
a incastonare tessere di vita
nel mosaico di complicati arabeschi.
Sono come mi hai plasmato
architetto ingegnoso
a sospendere castelli di nubi
a immaginare ponti d’inerzia
per una disfatta al tempo
che tutto nega e contrasta
la corona che mi hai posto sul capo
di ferro resta
che giammai fu d’oro.
A battaglia
lacero s’avanza il guerriero
la spada a brandire
spauracchi d’orgoglio d’ambizione
immuni al fato
fantasmi dell’immaginario
nel tuo gioco di despota
il mio castello magione
s’ergono altre rocche
l’una dopo l’altra senza posa
nulla ormai resta della primiera fortezza.
Dissanguato e stanco
abbandonato sul campo giace il guerriero
graffiati a violenza i sogni miei
ricalcano i disegni tuoi
quel tuo non essere son io
architetto senza ingegno
a innalzare strutture impossibili
per un castello di carte
che mi sta crollando addosso.
Stragrande scoppierà domani
la ribellione del vinto
quando dall’alto degli spalti s’udranno
nuovi squilli di tromba
quand’ecco che altri guerrieri fuoriescono
bardati di bronzei scudi
ed è già un levarsi di spade
alti i vessilli al vento
per un’altra battaglia
che non è la mia.



da "Feudo di sale" - raccolta inedita

*

Angelus Novus (a Walter Benjamin)

Angelus Novus ... to Walter Benjamin.

Hanno sul volto
il segno tangibile della
“concatenazione del carattere col destino”
essenzialmente costante
“un’esperienza che ritorna sempre”
il vecchio e il nuovo
il passato e il presente
quale la colpa?
bandiamola per sempre
mostriamo l’errore di un hybris divino
che ci vede obbligati al riscatto
come risposta a un Dio che
dell’innocenza non conosce mèta
per cui il diritto al castigo
che da sempre ci condanna alla gogna
non siamo che angeli caduti
per una disgrazia che si è rivelata fatale
in virtù della nuda vita
quali tuoi figli
solleviamo dall’inquietudine lo sguardo
su questo mondo tormentato
e rivolgiamo a Te quest’umile preghiera
che in ragione del destino che c’incombe
sia ristabilito “l’ordine etico del mondo”
cogli l’essenza
del debole intelletto
che per un istante
ha creduto di possedere l’ombra
dell’assoluto tutto.

*

Platonico - globalizzato

platonico (globalizzato)

inventarla dobbiamo la vita
cogliere ciò che intorno sorride
surclassare i condizionamenti sociali
le inibizioni i tabù

ridisegnare dobbiamo nuovi orizzonti
cancellare frontiere
scoprire altri noi stessi
scambiare opinioni ed idee

credere dobbiamo all’impossibile
all’illusione di un futuro migliore
di solidarietà
di giustizia di libertà

immaginare dobbiamo la morte
accettarla nel vederla avanzare
come il buon vecchio che ride
aspettandola

reinventare dobbiamo l’amore
dare un posto ai sogni
sapendo che infine
nulla è per sempre

come il poeta platonico si bea delle parole.




da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980-2000) - raccolta inedita


*

Quando

'quando'

quando parlare non ha senso
piani e dirupi della memoria
pensieri di nulla
attendono

gli alberi spogli del parco
tanti corpi nudi
una foresta di pazza gente
attonita in silenzio

l’angolo buio dove nascondere il viso
è nel bosco della solitudine
. . .
quando si ha voglia d’assoluto


da "La stanza dei giochi impossibili" . (1980-2000) - raccolta inedita

*

Guerra oggettiva

Guerra oggettiva.

Sciolte legature
(dei libri nello scaffale)
l’alfabeto cede all’inganno
forme incontenute
smaterializzate
appostate in silenzio
attendono nell’ombra luce
a imporre una sentita presenza

sguardo gravido posa e coglie
nei lineamenti netti e perfidi d’ogni cosa
l’immagine conosciuta che quasi rifiuta
ad ogni alba plasmato di luce
s’accende di vita il mio io
ed apre gli occhi nel sogno avverato
di non morire nel buio.


da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980-2000) - raccolta inedita

*

L’ultima strada (the dark side of a man)

L’ultima Strada (the dark side of a man)

Piazze spazzate dal vento
Luci di vetrine e palazzi
Chiusura dei negozi
Caos del traffico ammasso di carrozzerie
Divieto di sosta isola pedonale
Striscia blu
Perseguibile di multa
Dove andare?
Milioni di piedi lungo i marciapiedi
L’ora in testa
L’appuntamento
Fuori piove
L’ombrello dimenticato
Prezzi impossibili
Privazioni
Cosa fare?
Folla
Febbre a quaranta
La farmacia di turno
Supposte o iniezioni
Il risultato non cambia
Sudore
Ambulanza infarto cittadino
Per cambiare cosa?
Il morto è ancora vivo
Chiamata urbana urgente
Fare presto
Concedere acquisire vendere acquistare
Concessioni condizioni
E’ solo questione di prezzo
Al maggiore offerente
Quanto?
Concedersi
Sensazioni non monotonia!
Parcelle marchette
Marchette parcelle
Euforia nei cambi
Con il cartellino della disoccupazione
Deve passare di la
Dove ha detto scusi?
Compreso grazie
Deve tirare giù i pantaloni
Anche le mutande
Due volte la settimana
La merce si tocca
Avanti il prossimo
Hey è tutto O. k.
Mamma Papà ho trovato lavoro!

*

Era: il Nilo prima dell’Egitto

Era
(Il Nilo prima dell’Egitto)

L’acqua che scorse primigenia entro gli argini del passato
agitandosi
sollevò un mormorio leggero
e i papiri frusciarono sommessi sulla vicina sponda
come se quel momento appartenuto all’eterno
ad esso facesse ritorno.

L’insenatura sabbiosa, coperta di giunchi e canne piumate
accolse la feluca del tempo entro un tranquillo incolmabile silenzio
nei luoghi che per primi accolsero il Loto odoroso
emblema dell’amore supremo
e la Ninfea bianca, simbolo dell’opalescente bellezza
che un tempo avevano rischiarato la cosmica armonia.

E come in un abbaglio ove ogni cosa si specchia e si moltiplica
rifulsero i primevi sfolgorii d’ogni sole
la bianca opalescenza d’ogni luna
i cieli ch’erano stati e che sarebbero stati ancora
le sabbie incontaminate dei primordi
le guelte d’acqua memori del Diluvio.

*

Memoria dell’acqua

Memoria dell’acqua
(Urubamba - Perù)

Ricordo, c’era un fiume che scorreva lento
anzi lentissimo.
E tutti scendevano giù dal treno fermo nella valle
lungo la rotaia che costeggiava la sponda sassosa.
Qualcuno prendeva un sasso lo accostava alle labbra
e poi lo gettava nell’acqua profonda.
I più s’inginocchiavano in religiosa mestizia
intenti a pregare.
O forse a snocciolare una cantilena dai poteri magici
capace di risvegliare gli spiriti ancestrali.
Altri, protèsi sul filo dell’acqua come per bere
sussurravano al fiume una supplica.
Mi dissero, di comunicare all’acqua
inenarrabili segreti.
Che li custodisse lontano, il più lontano possibile
negli alvei delle profondità nascoste.
Una donna in solitaria attesa
aspettò fin quando gli altri risalirono sul treno.
Chinatasi sfiorò con le labbra l’acqua limpida
anzi limpidissima del fiume.
E bisbigliò un messaggio, che lo portasse al suo
perduto amore.
Ovunque, disse, fin dove giunge l’arcana memoria
dell’acqua.

*

L’Uomo di Cristallo

L' Uomo di Cristallo.

Ha negli occhi essenza di cose
dissonanze di tempo
visioni sterminate di campi assolati
filari d'alberi verdi e spogli
solchi profondi di piazze arate
fiumi d'orgasmo di strade affollate
frantumazione di folla
colta nell'attimo febbricitante
sul filo dei marciapiedi dove cammina
dove impazzisce.

A città automatizzate tiene scheletri d'edifici
guerre d'ombre fratricide
insoddisfazione d'amplesso
il vecchio il nuovo contrasto d'ogni tempo
davanti le chiese raccoglie povertà
della società cosiddetta avanzata
avanzi al mercato
Prevert è un cane che vaga tra i rifiuti
Boudelaire tiene aperto un ultimo banco
di fiori per tutte le stagioni
i figli del male defraudati
le madri violentate
schegge impazzite di una ultima guerra.

Riflette negli occhi contrasti connubi
raccoglie voci
ricapitolazioni del passato
storie senza senso
per assonanze metafisiche
afferra attimi impossibili da vivere
coglie umori sulla faccia della gente
le grandi scritte sopra i muri
incoerenza d'idee
ostentazione di un volere altrui
fra verticalismi incombenti
l'ultima scapigliatura di moda
gli artisti in vetrina mostrano
le ultime schifezze dell'arte cialtrona.

A sera
immerso nell'ombra che tutto nasconde
torna sui propri passi
per poi ritrovarsi da solo
annichilito e stanco
come schiacciato

dentro un Picasso.



da "La stanza dei giochi impossibili" - (1980-2000) - raccolta inedita


 

 

*

About the war

'about the war'

lampi 'intelligenti' durante la notte

esplosioni durante il giorno
tuoni di cannone ripetono lo scempio

 

trascinato nella nuda terra
estremo vessillo di pace
cerco ancora

amici di ieri nemici mai
hanno offeso i fratelli
i figli i padri

chiedi al soldato perché
di questa guerra infame
estrema

chiedilo alla madre
che inorridita arranca
chiedilo al bimbo che non ha pane


da "Carte sparse e dimenticate" - (1956-1976) - raccolta inedita

*

Dark Angel

Dark Angel
(vincitore premio per il miglior testo 2008 in "Darkworld Competition")

There is an Angel bent on a book
With the face darkened by his same shade
What underlines with a gold pen every bloody reason
Chatters sentences and pushes us to the violence
The order to which is owed us to rebel
Whose words escape to the control
Reacing cities where other dark angels have already fallen
Wander sinful looking for other souls to be violated
What they find solitary and abandoned along the roads
Everywhere the injustice and the hunger it reigns
Anywhere slap a flag and confinements are drawn
Where earth remixes him to the earth
With the mud and the stench of the stif
Everywhere a repression is in action
Where every liberty is denied.

I say yes, what we thought impossible is finally happened
Yes, in truth all of us wanted that could be happened.

There is an Angel sat on top of the world
What it spreads poisons of death
Thinking to when one day we will be all extinct ones
Who shouts.. violate! smothered! destroy!
What it denies the liberty to each
Repressed with the rifle and the guns
On the front of the today's globalization
But already the future trap this time of ours
Returning us a dark image of ours emulate thoughts
While us.. alienated.. deviated.. hallucinated..
Still believe what we have believed before.. that perhaps.. with the time..
What we may found other spaces other dimensions not confirmed,
Ideal cities whether to reach the endless being that we am
Feelings of void or perhaps of absolute
Where one day we would have been able to demolish every single wall

Now I say no, even if all of us thought that would have been possible
What we were able to do all of this that we were not able to do.



Dark Angel

C'è un Angelo chinato su di un libro
Con la faccia oscurata dalla sua stessa ombra
Che sottolinea con una penna d'oro ogni ragione
Che blatera sentenze e spinge alla violenza
Contro ogni ordine al quale ci si deve ribellare
Le cui parole sfuggono al controllo
E raggiungono Città dove altri angeli caduti
S'aggirano peccaminosi in cerca d'altre anime da violare
E che pure trovano, solitarie e abbandonate lungo le strade
Dovunque regna l'ingiustizia e la fame
Ovunque sventola una bandiera o si disegnano confini
Dovunque la terra si rimescola alla terra
Col fango e il puzzo della merda
Ovunque c'è una repressione in atto
Dovunque ogni libertà è negata.

Io dico sì, quello che un tempo pensavamo impossibile è infine accaduto
Sì, in verità tutti quanti noi volevamo che accadesse.

C'è un Angelo seduto in cima al mondo
Che diffonde veleni di morte
Pensando a quando un giorno saremo del tutto estinti
Che grida.. violate! soffocate! distruggete!
Che nega la libertà di ognuno
Repressa col fucile e col cannone
Sul fronte dell'odierna globalizzazione
Ma già la trappola futura insidia questo nostro tempo
Restituendo un'immagine oscura d'ogni emulo pensiero
Mentre noi.. alienati.. deviati.. allucinati..
Abbiamo creduto ancora ciò che non avremmo mai creduto..

che forse.. col tempo..
Avremmo trovato altri spazi altre dimensioni non omologate
Città ideali dove raggiungere l'essere infinito che noi siamo
Luoghi di vuoto o forse d'assoluto
Dove un giorno avremmo abbattuto ogni singolo muro.

Io dico no, anche se noi tutti pensavamo che sarebbe stato possibile
Che fossimo capaci di poter fare tutto ciò che non eravamo capaci di fare.