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Raccolta di poesie di Elisa Falciori
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Nello stesso mondo

La pelle si accende salendo a fatica
sulle scale dei ricordi duri
quelli che mi forgiavano nascostamente.
 
Gli echi di una partita a carte scoperte
in cui non veniva perdonato nulla, mi avvolgono.
Si, ormai ne sono sicura
noi viviamo ancora nello stesso mondo
ma tu adagiata su oggetti ed aria
io ricomposta in acqua e carne.
 
Nella tua borsa di finta pelle sformata dagli anni
tra carte antiche ormai inutili, tre paia di occhiali 
conservati con cura
profumano di speranze, ritorni impossibili.
Li provo e deformano tutto
passato presente e futuro...

*

Le regole della Croce

Le regole della croce
conoscono il vento dell’infanzia
gli odori teneri dei bambini
il buio secco della dispensa sicura
e quello strano del pozzo
che custodisce la luna.
 
Ti ho sognata sai, tu eri l’angelo 
che porgeva il fiele per farmi guarire
me lo mettevi sugli occhi, nelle orecchie
ovunque.
 
I tuoi esempi erano gesti teneri
e parole dure non raffinate
erano semi in un sacco 
grano da sbriciolare per saperne cogliere
nutrimento ed energia.
 
Da bimba vi tuffavo le mani
alcuni li assaggiavo, incollavano la lingua
suggerivano prudenze, parole sottili
silenzi da inghiottire. Poi strada facendo
li ho tutti dimenticati.

*

Confini

Sai, c’è una strana luce a mezzanotte.
Sull’erba fredda i passi scricchiolano
il misterioso canto della pace. 
Nella strada che si curva  diventando sterrato
 
confini... io non riesco a dividere il pane coi topi
i nemici non si possono amare, solo blandire.
 
Il pane anche se è secco, lo butto nell’immondizia
come certi discorsi,  troppo profumati
adesive trappole mortali.
 
ma tu stammi vicino
in questo tempo sospeso
e dimmi che c’è ancora memoria 
delle nostre voci...

*

A mezza estate

Tra agosto e settembre

c'è un'aria tremula al mattino

le assenze sono più vive

e già si odono spari.

 

Settembre è ancora futuro

e l'uomo  ancor più minaccioso

perché  invisibile...

La mia età ha cerchi concentrici

giri d'ape inferocita.

*

La soglia

Nel gioco di sguardi
un attimo impareggiabile
un solo istante in cui colori-pensiero
invadono la soglia.

Mi vedi? Sono a un passo
dall’uscita
sono il profilo scuro
in controluce
nella sala vuota.

Oltre i tendaggi che chiudono saluti e sorrisi
divento statica immagine, sfinge
con l’occhio fisso che si abbaglia
di vuoto e  musiche  lontane.

La fedeltà alla gioia
ha le ombre del crepuscolo
i palmi sugli occhi un buio necessario

Chissà se  domani  vedrò di nuovo, nitidamente
colori, germogli e fiori…

*

Ricuciture

 

Sono malata di niente.
Una terrificante nostalgia
vaneggia a quaranta gradi
e sull’acqua grande, arrossa
come un tramonto rappreso sui pioppi
L’argine si sgretola ogni giorno
per ricucirsi di notte.
La sonorità del fiume è un punto esclamativo
che si trasforma in domanda.
Un sorriso ora
potrebbe valere più di ogni altra cosa…

*

L’inganno

 

 Eli - 2010-2018

 Alla mia amata Eli

 

Lei si fidava. Ha appoggiato tranquilla il suo musino triste nella mia mano, e si è addormentata. L’ago non ha infierito con altro dolore,

Tre farmaci, per tre stadi di coscienza. Il  calmante,  poi l’anestesia e il farmaco letale  hanno bloccato il suo cuore. 

Quel cuore gioioso e pieno di vita che mi aveva scelto, diciotto anni prima, si è arrestato, ad occhi aperti.

Lei si fidava, seguiva la mia ombra, il cenno della mia mano che invitava, la voce che guidava.

E io che non mi sapevo memoria, ora mi sento pioggia, e scivolo nelle cose incompiute e negli anniversari.

Ho scavato il giardino, ho rotto radici e ho atteso che il suo gelo ne confermasse la  morte.

Era freddo il suo corpo biondo che si ribellava alle cure, serrati i suoi denti sull’ultimo gemito.

Spento all’ultima carezza il suo mugolio felice, così strano che sembrava  il ronfare di un gatto. 

Spenti nella cecità gli occhi adoranti e lo sguardo triste se la sgridavo.  Lontane le corse pazze in campagna inseguendo lepri e fagiani.

Lei si  fidava e io ho deciso, di non  lasciarle più  gridare il dolore, di fermare il sangue che l’abbandonava  e di piangere la sua impotenza a muoversi.

Di coprire di terra fertile il suo piccolo corpo.

Di piangere la necessaria crudezza del sentirmi Dio per un istante.

E vorrei sapere se mi ha perdonata, se nell’altra dimensione mi aspetterà e riconoscerà.

Lei si fidava, e io l’ho tradita e vivo.

Come l’erba che ha paura ma sa che si ergerà  ancora dopo essere schiacciata.

Vivo come  si vive dopo i grandi dolori che umiliano e addolciscono…

30 marzo 2018

*

Indecisioni e deliri

Li vedi? Sono fermi all’orizzonte
sostano sotto alla grande ombra:
credono ancora.
Un solo uomo saprà guidare 
una sola bandiera dovrà sventolare
ma non sarà quella dell'amore.
A sinistra un uomo nudo chiuso in se stesso
a destra scritte mimetiche sui confini:
mortificazione e speranza
disperazione e illusioni.
In alto chi si sbraccia sopra tutti
è lontano
non viene veduto
non viene ascoltato
Figli di coscienze buie
ascoltano ordini, marciano uniti
grande truppa.
Gli altri tacciono, forse salvi.
Le stelle ci abbandonano ai deliri
incendiano ridendo i nostri sogni.

*

Duetto

Svolgo la mia vita a due voci

ma quando parlo è un duetto inudibile. 

 

Lei così pura e pudica a volte insorge

e mi rigenera. 

 

Quello che è certo

è che lei resta a volte sospesa su un filo

e canta il suo strepito così grande e armonioso

che sembra di mille voci

ma io non so mai se è timore o gioia…

*

La casa di fronte

La casa di fronte non mi ferisce più 

appoggiata a uno scaffale vuoto 

trema una tenda sollevata a metà 

la catena che regge un cartello oscuro 

è lunga e distante, illeggibili numeri e date 

o memorie felici.

 

Le iniziali di un nome, a mezza altezza 

non trovano  spazio per dispiegarsi. 

Dentro orbite scure, nel suo tempo di sale 

luci e suoni sfocati. 

Distante sull'asfalto un segnale di stop 

illividisce al ghiaccio.

  

Occhi e lingua pietrificati sostano al sicuro 

vive sogni in libertà il corpo da guidare 

e la mano che sfiorava una gabbia. 

La casa di fronte ha la faccia giusta del dismesso 

su una scala di legno vasi di fiori secchi 

dondolano con un brusio d'insetto.

  

Al pomeriggio la sua ombra cade su di me 

offusca il mio giardino assolato 

proponendomi silenzi aridi 

ma  a dieci metri la gioia è vicina 

corre col cane e i bambini. 

 

Al mio cancello a volte, arrivano momenti felici 

come petali al vento 

io li vedo,  li raccolgo e  ricordo 

ritrovando voci che ricompongo 

piano, in un’altra atmosfera...

 

*

Destino

Dipinta incastrata dall’estroso pittore
allineata in una prospettiva statica
mi ritrovo spalmata, assurda e compressa
come un colore strizzato in un tubetto.
 
In attesa di un rimescolamento liberatorio
sono quadro immobile
posso solo guardare senza aspettative.
 
Nessun volo solitario o in coppie di colombe
mi sfiora: esse sfidano nuvole e uragani
tubano volandosi intorno in alto
poiché l’amore eleva mentre io
ristretta nella cornice sento
solo atomi di insofferenza che si aggregano.
 
Alzo una mano e raschio la superficie
che si tende flessibile come un albero
ancorato a profondissime radici.
 
Forse un giorno
troverò l’impulso gemello e coraggioso
oh, non in terra, nelle certificate certezze
ma raccolto e connesso in un raggio anomalo
sfuggito dal grande occhio misericordioso
dell’incomprensibile Dio
 
che ascolta sempre o quasi
tendendo mani invisibili
che nessuno riconosce in tempo
nel tempo…
8/8/2014

*

La locanda

 

Mi piaceva giocare...

 per ritrovare ossigeno c'erano eterne scommesse 

vinte e poi  demolite, da  pareti grigie 

da pietre impastate poco alla volta 

e c'erano mani, mille mani sporche di smanie 

che tracciavano  curve.

 

Di pezzi anatomici imprigionati 

si apprezzavano  solo prepotenti particolari 

il calore, il taglio. 

 

Ora alle spalle, si sbriciolano sguardi 

si fondono in disegni vorticosi 

solo abbozzati 

natiche in movimento, figure clandestine 

torture ancora vive.

  

In piazza all'incrocio di anni inceneriti 

seduti alla locanda del mordi e fuggi 

uomini, fisionomie quasi uguali. 

Alcuni indossano camicie a scacchi 

altri solo sigari e fumo.

 

C’è solidarietà alla locanda 

è garantito un menù a prezzo fisso 

costi adeguati, nessuna sorpresa 

orgasmi brevi 

sconsigliata per riposi d'asceta 

o per guizzi improvvisi fuori dal corpo...

 

9/10/2014 

*

Frastuono

Ha costruito bene l’interno, la vita.

Gradini  di marmo conducono senza fretta

a una stanza grande.

Tra scrivanie e archivi

alle finestre splendono luci.

 

In gabbia,  a volte,  un uccello rosso

pulsa  deformando voci

quando ricordo, quando  confusa 

prendo il quaderni sbagliato per gli appunti

quello ad anelli

quello senza gli angeli.

 

Il cuore matto dal  rumore aritmico

danza felice,  come un cane slegato.

Da tempo  è libero

gioca senza catena

e non  distingue mai gli amici dai nemici

se la chiave d’ingresso  gira

e arrivano ospiti ingrati, senza bussare.

 

Loro ammirano l’albero vecchio e finto

pieno di decori scintillanti

bevono alla mia salute, ridono

discorrono  brevemente col mio tempo strano

 

e malgrado tutto

ha uno sguardo allegro Il frastuono...

*

Tentazioni

Un rombo di sottofondo si impone

dentro le vene  vibra  una  cascata

 

un piccolo rifiuto 
sovrasta per un attimo

la sua aggregazione di gocce gelide

ma l'acqua scorre, ed è vertigine.

 

Ai lati della fune 

il mondo oscilla, tra il passato e l’oggi

sul ponte  di vecchie assi

che si modificano sotto i piedi

 

La grande voragine attira, e  sembra sorridermi

come  il peccato

il suo eterno senso immorale

che resiste e torce i visceri

impossibile camminarvi  a lungo.

 

Tra pareti grigie e l’abisso  verde cupo

se ne vanno scintille e certezze

dai miei occhi al cielo.

 

È tremenda la consapevolezza d’essere deboli.

*

Voce  Rodolfo Lettore

 

 

 

 

 

*

Ossidazione

 

Agnes Herczeg  arte legno e ricamo

Una gomma strana

che  nessun dolore annuncia

sfuma  contorni

rispettando la par condicio  destra e sinistra

toglie un poco di rosso a labbra

castano ai capelli

l'ocra alle mani e luce all’incarnato

 

mi vuole evanescente e bianca

tatuata e inguardabile.

 

Sono un pioppo d’argine

che svetta scarno di foglie fiammanti

oscillo al freddo

diversa e già smemorata

di sguardi  curiosi che si impigliano su me

come pungenti unghie di gatto

su fragile seta.

 

Coriandoli dalle mani risalgono  braccia

si uniscono

discutono accordandosi per  ambigui decori

lasciano addosso sentieri, mancamenti azzurrini

improvvisi vuoti

come neri buchi stellari

 

Sfuggo così da perfezioni, sogni colorati

ambizioni impossibili

e mi allontano dagli altri a piccoli balzi 

distanze e assenze sempre più

lunghe... 

 

*

Intrico

Nella spiaggia incolore

il tuo pelo copre l'intrico

d'ossa

carne rinsecchita ritorni

d'inverni freddi

 

il tuo odore intorno

calpestato

come la tua solitudine

a lato

il grande fiume scorre

non sa il  tormento

l'assenza e il suo conforto inutile

 

Cose sotterranee non dovrebbero

tornare in superficie

 

smuovendo l'acqua

si rimodellano istinti

la libertà terribile della coscienza.

 

Il male ha un fascino irresistibile

*

Natura morta

Il violino mostra l’esterno

pancia lucida e corde tese ristagnano

su un alto re.

Ascolto un brusio d’abisso

sul bisso che si illumina

La luce brilla anche sugli acini.

La vanità è sazia

nei fianchi il desiderio può placarsi.

 

L’ultimo dono d’una conchiglia rara

è un residuo di pelle fina.

Sul bisso

mele giallognole hanno occhi chiusi.

accenti circonflessi come foglie immobili

cadono su gherigli  vuoti…

lo sfondo è cupo

si accentuano chiaro-scuri

nel triangolo scaleno dell’inguine.

 

Con l’aiuto dei pugni chiusi

cancello impronte inquiete

pseudonimi,  censori d’eros

e altre prospettive sulla grandezza della memoria

 

Di chi potrei fidarmi ora? non dei corpi

non del mio corpo…

*

Che forma?

Che forma avrà l’universo?

Un cerchio armonioso

o un appuntito triangolo?

 

Un rassicurante quadrato

o un accogliente ottagono?

È dentro quelle strane alchimie

di morte e vita

di stelle e pianeti senza inizio e fine

che viaggiano risa e pensieri

lacrime ed estasi amorose?

 

Chi mi presenterà il conto

per questi giorni di speranza

che ancora vivo?

la memoria è piena di asterischi

il corpo bello senza sapienza...

 

Oh, mio Dio, Ti offro le mie paure

Le preghiere che non so dire

quel singhiozzo profondo e silenzioso

che arriva se penso al futuro.

Hanno dita di ghiaccio

le carezze d’inverno…

*

Falsi di vetro

Il mio rifugio nella geografia dei vivi

è così chiaro e solitario

che a volte accolgo lieta

lo strepito dell' argine ventoso

dove si sferza la realtà

e seccano foglie e fiori .

 

Nulla si ferma a lungo tra le braccia

ombre di grandi alberi

danzano geometrie imperfette.

 

In distanza la casa ha pareti di vetro

qualcosa si muove all' interno

ma fatti cento passi cade l'illusione

e  corpi falsi brillano lamiera.

*

Anni

La verità si rovescia dall'alto

e come da una brocca d'acqua

trabocca

di necessità vitali.

 

I tuoi anni dedicati

piccole api

raggruppate sul pavimento

attorno alla regina

uccisi da vapori velenosi…

 

Cercavano un luogo sicuro

ma nulla può crescere sul marmo

o in vie di intenso passaggio...

*

Acque superiori

Rifulgono di sole onde

e colline fatte di nubi


Il paesaggio alto 

sull'orizzonte è di un  altro 

mondo

acque superiori.

 

Mi è  familiare il sollevarsi di 

vapori

l'assenza  di case

la fuga di ogni contorno

il conforto

dei dettagli  elusi. 

*

Sei la porta

Sei la porta dalle maniglie

d’acciaio e nubi

che apro con guanti scuri...

 

Una ringhiera mi protegge

dal salto sui riflessi

che spezzano l’estesa fiumana

dell’adesso che oscilla

 

e si infrange sugli scogli

in una  ballata triste,  spento di

poesia

 

io non posso fare nulla per  te.

*

Varchi

Non escono parole 
la tua porta è chiusa.

Io sono un sussurro
mentre cupo, il tuo sguardo 
ha le facili coordinate
della solitudine.

Qualcuno divora il tuo mondo
Dimmi,
dove vai quando varchi
il silenzioso sotterraneo della fuga?

*

Amara visibilità

1/12/16 -incendio alla raffineria di Sannazzaro (pv)

Bruciano

orizzonti e autunno.

rifulgono  nebbia

ali,  idrocarburi

giorni d' amara visibilità .

 

Per un’ora

sfrigolando  impotenza luminosa

la raffineria abita in mille case.

 

In strada

lampeggia la paura

cercano conferme

donne e uomini

calcolando distanze e fraternità.

 

Tra i comignoli

sale una sconcertante offerta

forme di falco

ossigeno ucciso

fiamme rotonde,

sfide ignote e larghezze di veleni.

 

Nell'azzurro  soffiano capelli neri

la terra accoglie

la fine mostruosa del catrame.

Il fumo  è protagonista

la valle in attesa di pace.

 

Scintilla il calendario

e solo il fiume che scorre coi ricordi

si fa beffe

di nubi colme di ceneri

infide, basse e oscure…

 

 

*

Riflessi d’alba

Una felpa appoggiata sulla poltrona

vuoto guscio d’azzurro

sembra emanare aiuto

ha conservato l’abbandono impotente

di chi venuto a noia

non conta più.

 

Fissata in un fianco

Una etichetta pungente la descrive

varie composizioni,

vaga alchimia seriale

chimica d’anima

 

Una lama di luce si posa incerta

un piccolo riflesso d’alba

divide il ritratto di un istante perduto

immagine felice del  tempo che inesorabile

muore in circolo.

 

Vorrei urlare

sui riflessi, sulle divisioni

e sulle ore di un nuovo giorno

uguale a sempre…

*

Quel piangersi addosso


Quel piangersi addosso
non lo sopporto più.
Stringono una maschera tra le mani
quando si dirigono tese, con scarsi sorrisi
verso grigiastri vapori ...

 

Chi sono? Donne che alzano bandiera bianca
ma hanno guanti di pizzo, e ombre da assecondare.
Mete da raggiungere, trattative
di vanesio trasgredire e libertà da legami.

 

Camminano su un ponte d’assi fragili.
A volte, spinte cadono in acqua
a volte si tuffano
e il pianto diventa mare.

*

Anomalie

 

Mi è familiare quel blocco duttile di statue

raffigurazione di un evento rimasto a metà

i due santi per eccellenza

reggono amorosi un telo

dentro un bambino appena nato

così sorridente,

così  benevolmente fiducioso.

 

Tutti  lo hanno deposto nella culla

ma loro no, lo ammirano

quasi se lo contendono

non si decidono a lasciarlo.

Poco più in là sbuffi di fiato

ristagnano sopra il bue e l’asino

In questa grotta tutto resta a metà

senza slanci a conclusioni ovvie

è un presepe anomalo

fermo su tenere interruzioni.

 

E la stella  luccica appena appena...

appoggiata alle rocce

la lunga scala  disposta a lato

è una possibilità per toccarla

scaldarsi o rimuoverla.

 

*

Tanka n.1

Strada di fango

Inciampo di radici

piene di sabbia

 

soffocano creature

nel verde senza tempo.

*

Senryu

 Dedicata a nonsoniente

 

Parola dolce

addomestica serpi.

Schizzo di luce.

*

Impasti viola scuro

 

Salivano fragili ombre dai gelsi.

Era l’infanzia dei nidi

e dei misteri pigolanti viola scuro

io impastavo argilla

dimenticandomi del tempo

Tra il sudore acre e gioioso

alcune donne spigolavano grano

io pensieri d’eternità…

*

Il Santo #SaveAshrafFayadh

 

La sete di poesia piange paradigmi d’uomo

vibra tracce d’anima la sua preghiera

nella spoliazione

l’odore lungo della paura

scuote uomini spenti

annientati dall’indolenza statica dei divieti

Cresce sulle sconfitte la parola

e crea il Santo

il mondo guarda le sue sbarre e lo ama

Dei giovani la sete di lealtà

d’uomini offuscati

l’odore  lungo di giuramenti brutali.

Appartiene ai  giovani la sete di giustizia

alla storia immortale il nome dei santi

Ashraf,  Raif,  Waleed e molti altri…

 

Sulla strada di un  mezzogiorno abbagliante

piume di colombe insanguinate da credo feroci.

Nel  vento tracce, solo tracce  d’uomini  veri.

*

E-le-menti

 

Abbracci di tempo

tra radici e terra

una comunione totale

così forte

da sentirsi soli.

*

Folla

Nel bosco cadono con un tonfo sordo

ricci

si aprono con sorrisi a metà

cedono spine

e frutti lucenti di circostanza.

Il bosco si anima di suoni gioiosi

mutando colore

ma ogni albero resta nel suo spazio

solo l’ombra ondeggia verso l’altro…

 

*

Drammi postumi, primo novembre

Sulla pallida seta di un fungo

riposa l’ultima vanessa di novembre.

In una strana intesa vibrano fragilità

e rinascita.

 

Nel sentiero d’autunno

orme profonde 

litigano con tenaci fili d’erba.

Come fantasmi vegetali

in superficie risalgono anime dimenticate.

Con quanta parzialità agisco!

 

Con alcuni

uso infinita crudeltà

e li uccido più volte cercando di scordarli

e sono loro i più amati

i miei specchi ingialliti dal tempo.

 

La  malinconia 

suggerisce drammi postumi di amori vissuti.

Di altri,

resuscitano solo leggere e tiepide forme...

 

2/11/15

*

Invidia buona

 

 

Col fiato corto
artiglio stracci bagnati
e lavo polvere
tracce di cemento.

Posate tutte le pietre grigie
allineate all’accoglienza.


Un battito in meno
quando compare un’ombra
poi nella luce due occhi ridono.

 

Le donne di una volta
la sete di sapere
l’invidia buona…

*

Mitosi

immagine di Patricia Ariel

 

Senza battere ciglio

guardando oltre lenti enormi

sfregiate e sporche

oltre amplessi di fuoco

oltre le cantine

tra odori di muffe vinose

dove santi si travestono da poeti

e demoni si immobilizzano

 in bisturi da chirurgo per espianti feroci,

capitoli di pace e guerra si replicano

oscure mitosi.

Riconciliarsi con l’immagine asessuata

è utopia…

*

Convinzioni

 

Qui manca qualcosa,

s’è tagliato un confine…

S’è smarrito in un gemito

un angolo tagliato troppo in fretta

un numero s’è mutato nel suo multiplo

negandosi all’origine

esclusiva ilare genialità riproduttiva.

 

Voragini olezzanti sfavillano candore

specchi deformati reclamano incipit

e io taglierei le unghie a tigri albine

ma una sommossa di cicale

sfregia musiche

mi confonde,  ritmando deliri.

*

La mia poesia

Ho dentro risa brevi e fanciullesche

con  voci d’altri

tremiti

e lacrimazioni di tepori antichi

questa è la mia poesia

convertita a un sole  sfolgorante neve

 

un sorriso a tutti e a nessuno

nessi in capitoli

 

eventi inafferrabili

riaccese sensazioni in possessivi a iosa

papiri indecifrabili

arrotolati sulla strada

dove pioppi gocciano schiume

 

nel bosco di disseccanti insetti

 

passi di sabbia e gesti falliti

per felicità in commediole.

 

Ecco, questa è la mia poesia

convertita a un sole  sfolgorante neve.

 

*

Risvegli

Ci siamo stretti le gambe per ore ed ore

ma ora pare mancare l’appoggio caldo

ora che mille medaglie vinte alla fiera della gioventù

al confine d'una povera vanità

brillano di rosso sul petto.

 

Noi ormai silenziosi nemmeno ci guardiamo

nel casolare il tetto di paglia giallastra

brucia al sole, senza fumo.

Finestre basse accolgono disegni d’edera

vene attorcigliate a mani dure e inerti

è così strano guardare sotto lenti nere

il silenzio passetto lieve,

che come un gatto veloce, fugge nella siepe scura

nei desideri di ritorni improbabili.

 

Cado verso il risveglio

su labbra che tremano, bandiere piene di stelle opache.

Ti ucciderò a metà capitolo, questa notte

leggendoti per l'ultima volta

tra i fiori gialli di primavera

e gli stucchi gessati del pozzo

quando impregnati di rugiada si sfarinano

nell’alito di un delirio.

 

Il senso del troppo pieno ci sconvolge

un amore monogamo ora ci è impossibile...

Immagine di Francesca Woodmann

*

Paradosso

Sono apparentemente viva

in sospensione su un atomo di te

che mutando senza avviso

decide la mia sorte

e mi avvelena…

 

Fessure scure

abissi di me

in una mappa fragile nel petto.

 

Qualcuno abita a casa mia col mio volto

giovane e capelli grigi

un’ombra di antico sospetto

che gira la chiave al mondo.

 

Invano cammino tra blog e siti

lasciando esigue tracce

l’immortalità è paradosso

un gatto vivo o morto

percorrendo un punto di vista…

*

Certezze

Mi fermo, le mani aperte

 

di brividi si sfarina la pelle.

 

Germogliando duri d’inganni

 

ci guardiamo con un sorriso di neve

 

il cielo d’aprile gocciando dolori

 

dai colori odorosi

 

ci parla di primavere puntuali

 

di obblighi a rinascite sempre più brevi…

*

Ritratto d’istanti

Siamo imprigionati in un cristallo che ci raffredda

nell’apoteosi d’argento

esaliamo un soffio di luce

attimi perduti

un istante dove sorridiamo  dissimili

già separati.

Tra noi

moltitudini di volti fissi…

*

Nel web

Deposito una sillaba dolce

sulla bocca del tuo mistero

un diverso essermi riflessa

vita.

Case immobili squadrati designer

scintillanti pixel osservano anonimi

sottolineo mi piace

poi esco dalla tua scia

il mondo che vorrei io lo porto dentro...

*

Squarci nel velo

scultura Cristo velato - Giuseppe Sanmartino -1753

Scultura Cristo velato - Giuseppe Sanmartino - 1753

 

C’è un’ora in cui si grida l’abbandono  

schernito da canne d’aceto

un ‘ora in cui passaggi di luce

attraversano la linea oscura del dolore

 

Tra il velo squarciato della mente

una vita in fremito

riconosce il tremito della vita in fiamme…

*

Lentezze

Con un processo lento la grazia colpisce
si aprono cancelli
si salgono scale
la vita è scritta tra un gotico percorso
nei muri del silenzio interiore.

Una voce potente si leva:
chi mi sta parlando dal pozzo?

*

Viaggi di luce

Mi abiti sulle dita, nella pelle

ti porto sempre con me

se parto per un viaggio di luce

seduta sul mio silenzio

con mani che stringono fili d’erba

mentre scivolo  toccando un batticuore

e la mia via esplode dopo essere implosa.

Nel mio mondo abitano donne smarrite

e sotterranee

dallo smodato dolore uterino.

 

*

Posture

Il tuo  braccio di cenere ha conservato

una postura strana e vuota

in bilico nel tempo statico

che sfuma 

tra le tende della dimenticanza.

 

Zanzare in caccia

mi seguono fastidiose

certi pensieri hanno luci spente

 

Da una sigaretta 

espiro fumo, lieve che le disorienta

la punta infuocata ha bruciato a lungo

esala scie di tenue corposità

assumendo forme circolari…

*

Giardinaggio

Nel giardino un cuore elettrico

ribalta con le sue lame potenti

una terra compatta

che piange stridula

vedendo grigi sassi schizzare via.

L’abitudine a compatte barriere protettive

è infranta.

Nella sorpresa di ritornare fragile

e ancora fertile

l’anima si sfarina…

*

Attimi imperfetti

La memoria soffia su fiori notturni

nulla cancella

in attimi d'ombra

ripropone passaggi di passato

sfumati ad acquerello...