chiudi | stampa

Raccolta di poesie di Marco Banti
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

La prochaine

Quella dopo la sbronza;

 

dopo leccate le ferite ed asciugate le lacrime

 

Quella di come eri sei e sarai

 

 

 

Dopo; dopo l’ amore di un intimo segreto

 

delle cose non dette, pensate e sentite

 

 

 

La poesia per sfogarsi e spiegare

 

per non essere stati capiti.

 

 

 

Tu, che lavori di fino, in cacofonia di rutti e scoreggie

 

che raccogli i cocci cercando le forme, la vita

 

urli implorando un  poco di silenzio

 

tra applausi scroscianti, assordanti

 

 

 

La prossima sarà ciò che mancava;

 

quella che spiega chiarisce.

 

Sboccia

 

Il meglio lo perdi di vista.

 

 

 

Sei li che “…tradire tutti facendo la spia

 

però salvarla perché è mia…”

 

e non la vedi, la cosa migliore.

 

 

 

Come sempre, spesso forse,

 

il meglio è lei stessa

 

 

 

…e tu, stremato, guardi altrove

*

Basta poco

Tenere un’altra mano.

Stringerla, carezzarne il dorso;

tra le dita

Labbra a sfiorarla;

a sentire l’aroma di sigarette fumate

 

La pelle, le pieghe del palmo;

la forza del polso

 

Vene, graffi, cicatrici:

tracce di vita vissuta

Grafia indelebile di cose passate

 

Tenere una mano

essere in due e riconoscersi

*

Poche parole

…e non fare la furba!
Non provare a meglio prendermi,
prendendomi nella Mia cosa cara

 

Brancaleone, quel campo di grano
non ti basterebbero;
nemmeno fuggire in Samarcanda

 

Ti affronterei e batterei;
come Achille con Ettore
ma con più rabbia e maggior scempio

 

Bada, bada bene a ciò che fai!
Ti entrerei a darti ciò che non hai
e così, d’un tratto, a prender coscienza
di quanto è lo strazio cagionato  

 

Quando ho portato mia madre
per farne una cenere che stesse con me
ho visto i bambini nelle loro violente tombe;
la tristezza e disperazione dei loro giochi vicini

                                                                                                                                                                     Ricorda: Ricorda; non puoi morire
non puoi farti quello che fai agli altri
e questa sarà la tua condanna
Soffrire eterno per l’eterna sofferenza addotta

 

Te lo ho detto!
Ti chiamerò io; sono persona d’onore
Adesso ho da fare


*

Gradini a scendere

“…del tuo bellissimo corpo che muore

…del tuo dolcissimo corpo che muore”

Manfredi aveva ragione!

 

C’era bisogno di questo

precipitare all’inferno;

forse è vero che non si vedono più

le cose per come sono.

Chi e cosa si é diventati

 

Non so se ci sarà la lenta risalita,

non mi interessa più di tanto;

quaggiù si è in tanti, c’è molta confusione

 

Come in un quartiere d’altri tempi

con i mercati in strada

le case un po’ vecchie

le strade un po’ sporche

 

Fa caldo quaggiù;

non quello di fiamme eterne, infinita pena

Caldo di sudore e corpi stanchi

feroce fatica a tirare avanti

 

Di sogno appassito 


*

Pioggia acida

Mi decido; un passo…due

più sono e più lontano

verso la pioggia, dentro la pioggia

 

Ogni goccia un poco di me se ne va

e il sangue sull’asfalto

e ancora un passo, più lontano ancora

più bagnato e nudo

 

Ancora più nudo…nudo!

e le gocce mi passano lavano annullano

La gente guarda e tace e guarda

 

Quanto sangue, fino laggiù…alla culla

al seno di allora

Una mano, poi due, mi indovinano;

una voce che sento, che grida

“ma fate qualcosa, chiamate qualcuno!”

 

Carezza che toglie quell’acqua dal volto

sorriso che toglie quel nero dagli occhi

e la voce ripete “c’è un bimbo…bagnato; chiamate qualcuno”

Una lana calda mi avvolge

un sonno profondo mi cogl…..


*

Non colpevole! Poesia per uso personale

Chissà se mi leggerai

se così fosse, che sia il caso a decidere

Io non ti avviserò ma sarò chiaro

che possa capire, inequivocabilmente;

è a te che parlo, non altri, né alla poesia.

Ti sono di fronte,  vicino e ti fisso

che tu non possa scappare, voltarti nemmeno;

che non ci sia dubbio , sfacciatamente…ricordi!?

Quel fare da maschio arrogante, di un tempo passato

che non si rimpiange ma che adesso riaffiora;

adesso mi serve perché tu lo sappia

perché entri dentro a far parte di te.

Ho letto la tua risposta, più che letta;

la ho assorbita, me ne sono imbevuto

e sono ubriaco del tuo scrivermi.

Ti vedo nel mettere su tasti

su  schermo freddo, scialbo

parole per me, per parlarmi.

E tutto trascende, e lo schermo e quei tasti

diventano amici; carne che tocchi,  che è calda

che senti nel cuore, sul corpo

Come bimbo neonato che dorme sereno sul petto

quei verbi i soggetti le virgole i punti, le frasi

sono placebo ai miei timori

mi rendono sgombro da paure e dubbi.

Tu mi hai scritto! mi hai detto

“…non devi scusarti di nulla”

e aggiunto  “…un abbraccio, concedimelo”

Son lieto di non essere visto;

non è bello che un uomo esibisca

un canto, una danza di gioia.

Ciao

*

27 Gennaio

Vennero prendendo i gitani
i “ladri” gitani

e venne la volta di David
quell’ antipatico David

Si portarono via
anche quei chiassosi esibizionisti
tragici e ridicoli omosessuali

C’erano ancora i pedanti
e saputi comunisti
e se li presero

Avevano fatto quanto promesso
Piazza pulita

Tanto pulita che quando presero me
non c’era più nessuno a protestare 


Grazie Gustav E. M.  Niemholler

*

Che fare!?

Prima Nikolaj Gavrilovič Černyševskij 
poi Vladimir Ilic Ulianov
ora babbocorso

Che fare,
se in Iran ti tirano le pietre
e i Waschicu ammazzano gli scemi

se Oswiecim non è abbastanza
ed allora Sabra e Chatila

e tutti i pozzi a noi

quando il ventennio non è bastato
e si ricomincia

Mia figlia piccolina diceva
“quando il gioco si fa duro
nulla di meglio di una grande mammona”
era impossibile dirle “nessuna mammona resterà”
sennò casca il seno

Astenersi banali; attendo risposta