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Raccolta di poesie di Antonio Ciavolino
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Frattale

 

 

 

Se conoscessi i segreti del cielo,
arrangerei un accordo d'aromi:
note su note fragranti nel gelo
di memorie abboccate nei nomi

 

dimenticati in assenza di zelo
o nell'ebbrezza di giorni mai domi
alla ricerca dell'attimo, il velo
da lacerare sui miei polinomi.

 

Una funzione perfetta, frattale
nella visione da considerare
in prospettiva ancor più originale:

 

quell'equazione essenziale per fare
il presente che s'espande immortale,
appena un gioco in battere e in levare.

 

**

*

Cantando

 

 

Nella memoria avanza una canzone
antica, nel vibrare sotto pelle,
di note amate senza una ragione
che echeggiano profonde, sempre quelle:

 

l'arte che mi rinnova l'emozione
di raccontare favole, novelle
e andare, quando chiama la stagione,
lungo il crinale al passo delle stelle

 

per valicare i limiti dell'ora
che lestamente corre e disincanta
avvicinando l'ultima dimora

 

al tempo della gioventù che vanta
un pregio generoso, come allora,
nell'attimo che fugge e ancora canta.

 

**

*

Sonetto x Scrivere quattro strofe...

 

                            

                                     Scrivere quattro strofe a prima sera, 

tentando di sbrogliare la matassa,

quel quid da ritrovare che non c'era, 

se il verso sia veleno o di melassa.

 

Nell'inseguire quella pia chimera, 

perdo l'essenza e intanto l'ora passa

né avverto un mutamento d'atmosfera,

che resta inerte al suono di grancassa 

 

che batte il ritmo della tarantella.

Soltanto nel silenzio a volte trovo, 

domando quel destriero senza sella, 

 

un attimo di tregua e ancora provo

a suscitar ventura alla mia stella, 

a percepire il mondo come nuovo.

 

 

*

Sonetto della possibilità

 

 

 

 

Se eludessi, con grazia, la vertigine

delle parole, conquistando, largo,

il silenzio d'abisso, ampio e l'origine

del turbamento nel fuoco in letargo,

 

frangendo, come fiume in piena, ogni argine

della sapienza lunare e nel gorgo

ne disperdessi l'insonnia del margine,

redimendo in un sol colpo l'ingorgo

 

tra il tuo dire e non dire: vincerei

mille sorrisi del cuore, più un fiore

e nella rima bambina saprei

 

quell'altro aspetto, nei pregi e nei nèi.

Così, potrei indovinare il colore

dei tuoi pensieri, il suo filo. Potrei.

 

>

*

- mi dissi -

 

 

Dopo aver ben imparato le regole,

 

così da infrangerle nel modo giusto,

 

puntai alla luna e sùbito più in alto,

 

oltre il sole. Male che fosse andata

 

- mi dissi -

 

avrei vagabondato fra le stelle.

 

 

**

*

Piccole utopie...

 

Piccole utopie
imperfette e aderenti
al disordine dei giorni.
Piccole utopie di frontiera,
a compendio emotivo
della vita quotidiana:

 

nella memoria dell'acqua,
le ferite del cuore che recano il volo;
la chimica dell'inquietudine
nelle ore della bellezza.
La nostalgia del miracolo,
il peso dei segreti.

*

*

Sonetto indagatore

 

Del labirinto nei giorni rapaci,
indago le geometrie ingannatrici,
con un grano di veleno nel cuore
e molto accudito, il seme di un fiore.

Nei vicoli, un pregio alato di vento
soffia e ristora dall'afa d'argento:
un refolo fresco per confortare
il vano e costante vagabondare

da un mondo all'altro, alla cerca del filo
per guadagnare l'uscita agognata,
fra le biscrome stonate del cielo

e ritrovare la via benedetta,
svelando d'un tratto il dedalo in volo,
per conquistare la fine incorrotta.

**

 

 

 

*

Tracce

 

Vagando lungo il senso d'ogni giorno,
nascondo la mia fede alle frontiere:


quando l'alba mi accoglie con un nome
e con un altro se ne va il tramonto.

Crude, le tracce mie racconteranno
donde provenni e dove mi recai: 


la loro mappa nuda svelerà
se il viaggio fu sapiente o senza senno.

*

*

Aspetti



Nel silenzio assordante,
il mare ha parlato
indicando il solco di una via
tra le pareti dei giorni
per raggiungere la dimora
degli antichi segni:
le parole della promessa,

in grazia dell'inizio
e della fine considerando
tutti gli aspetti
come un solo aspetto.



*

Asylum

 

Dall'estasi dell'ignoranza,
attraverso vasti oceani
di chiacchiere e vanità,
ho affrontato un arduo viaggio,

a dispetto della morte.

Ma voi, domando, che ne pensate

della follia, quale fascinazione esercita
una mente inquieta, e quanta tenerezza.

A ben vedere, siamo tutti pazzi ma
pochi lo sono abbastanza da ammetterlo.
Ora non date troppo peso alle mie frasi,
dopo tutto, non sono che le parole di un matto.

 

**

*

Sonetto mesto

 

Tutte le porte cedono, nel tempo,
il segreto che celavano, chiuse;
le nostre vite mutano in un lampo
ma spesso le speranze son deluse

da nuove pietre aguzze per inciampo.
E restano le spine delle rose
che ritrovammo in fiore a pieno campo.
Le ore dei miei giorni, puntigliose,

rintoccano col suono del malanno;
gli affetti che scompaiono, improvvisi,
rivelano le tracce dell'affanno

del nostro sopravvivere divisi
dall'amore, dai sogni senza inganno.
Inseguendo la gioia, i suoi sorrisi.


*

*

La preghiera

 

Edificai l'altare del fuoco
e lì sciorinai i miei saperi:
i rituali, il calcolo, la divinazione;
l'arte di scovare tesori, la conoscenza dei tempi;

i dialoghi, i monologhi, la scienza degli dèi.
Subito dopo, stremato dalla lista,
svelai il mio vero volto, confessando:

"Io conosco, signore, nient'altro
che liturgie e improbabili sintassi
però so, signore, che chi conosce se stesso
va al di là della sofferenza.

Io soffro, signore. Così - pregai -
traghettami sull'altra sponda."



*

Il capanno

 

Nel capanno modesto della vigna
ho allestito uno studio di fortuna
dove inseguo le mie frasi, le parole.

E prima che nei templi o nelle chiese, 

è là che mi ritrovo con gli dèi

sacri della mia fede: in quella stanza


scabra; onesta; desueta; occasionale, 

che assiste alla scrittura e la protegge
con il manto segreto dell'ardore,

 

che mi separa ancora più dal mondo, 
dalle sue trame infide, dalle brame;
dalle miserie, dalla vanità.

*

*

Fermare il mondo


Forse potrebbe bastare ascoltare
i suoni dell'acqua o il tocco dell'ora,
per depredare il mistero del tempo,
il silenzio che goccia

creando un momento lento e sospeso
al tenue refrain dell'ultima pioggia 
che nenia nella gronda distillando
un vuoto arreso e colmo.

**

*

Emanazioni



Provengono dal segreto più segreto,
le mie emanazioni, come da una corona.
Sono luci, intuizioni, cento teoremi;
le azioni e le attrazioni emotive,
gli angeli miei, i loro dèmoni.

Nel momento giusto, in grazia degli eventi,
governerò il mio mondo col seme di un'idea

che rapprenti il cuore: il Patto, la Pace;

la Profezia del Cielo, la Sposa. L'Albero della Vita
nel Palazzo di Primavera. La cinquantesima Porta.
Nell'assenza perfetta del pensiero, l'inconoscibile:
il Vino, il Pozzo profondo.

*

Napoli andalusa

 

Isole come speranze
sospese in un delta di dubbi
orgogliosi e muti
come le parole che non ho detto;
echi di stelle allo scandaglio,
conchiglie d'oro.

Ombre e sirene in lontananza,
maestose lungo le pareti dei giorni
estenuati in ore di ritmi
sedotti da una teoria di fiori.

Paesaggi di corolle
estatiche nella bruma opaca della mia ricerca
rarefatta nel suo letto di luna.

Ancora rimedio ricordi:
Napoli andalusa,
zucchero nei sorrisi della sera tiepida
e nelle mani, un coppa di cristallo

per brindare in Piazza dei Martiri,
al suo sguardo diverso,
di giorno in giorno.



**

*

Il punto

 

C'è un punto,
dentro di noi,
dove insieme,
densamente,
sono concentrati
i semi di tutte le cose.

 

Una teoria di tinte,
la rosa dei venti,
la dimora perenne;
il centro nel mezzo
delle condizioni,
forse la divinità

 

nostra negletta,
abbandonata;
non ammessa
o mai riconosciuta:
siamo esseri lucenti.
Tra le viscere e il cuore,

 

c'è un punto,
in ciascuno di noi,
dove insieme
sono concentrati,
densamente,
i semi di tutte le cose.

 

*

WhatsApp

 

Mia figlia già messaggia su WhatsApp

l'ultime foto prese contro sole
col suo ragazzo accanto ed un sorriso
accattivante e aperto a dimostrare
quanto è cresciuta. Ormai s'è fatta donna.

 

Io la ricordo ancora fanciullina
con le sue scarpe azzurre a scivolare
sui marmi al lungomare di Diamante,
con i capelli neri d'ossidiana
e la sua gonna a quadri tutta pieghe,
che mi correva incontro rossa in viso

e mi strillava un "papi, sono qui!"

Il tempo, dove cresce e dove cala,
come la luna, è luogo di memorie
e mentre mi ritrovo a incanutire,
mi allieta questo scampolo di lei

lontana, ma ancorata in fondo al cuore.

 

*

Alla fine

 

Gli steli d'orzo dorato alla deriva nel vento,
adombrano il corso trasognato della vita vissuta come dono,
col passo ritrovato e il patto al riconoscere del giorno.

 

Olio festivo e un'anfora di rosso per celebrare il mistero divino,
le sue rivelazioni: esatte, le misure dell'universo.

 

Ora voglio intonare un canto che evochi l'acqua:
una canzone alla giovinezza che fugge sul filo delle correnti del tempo
per finire allagata nell'età adulta: con la ventura che ricomincia seducendo,

 

nelle intimità segrete, in quell'istante maturo di felicità
tanto più intenso nell'attimo che ne avvicina inesorabile la fine.


*

Ritorno al mare

 

 

Sono andati smarriti, quei miracoli
che chiari trascendevano nei vicoli
della mia giovinezza. 
Oggi, sono caduto negli oracoli
da almanaccare sulle foglie, vincoli
per l'oscura allegrezza
di questo mondo torvo di pericoli:

 

trappole contromano in fondo agli angoli;
tranelli congegnati negli spigoli.
Occorre avventatezza

 

accorta per abbandonare i calcoli,
sospendere la giostra e gli spettacoli:
cercare la bellezza!
improvvisa, imprevista e che rimescoli
la mente, il sangue, il cuore e li rinfocoli
mentre il giorno accarezza
ed elargisce incanto ai suoi crepuscoli,
rifocillando gli uomini o sanandoli

 

con cura, gentilezza.
Ma il tempo vola, le ore son mutevoli
né si può perder colpi in arzigogoli
privi d'accuratezza;
non ci si può arrestare sui preamboli
o andar girovagando nei postriboli
della socievolezza
per annusar l'incenso dei turiboli
e vagheggiar tra gli intimi cenacoli
di tanta tiepidezza.

 

Eppoi, l'ho scritto già nei miei versucoli:
ci salva pienamente dagli ostacoli:
scovare la bellezza!

 

Così, per ricercare nuovi stimoli,
me ne ritorno al mare coi miei zoccoli.

 

***

 

*

Confessione

 

 

Ogni giorno ritorno da altre rive, con occhi mutati, 
alle ore naufragate di metropoli leste e meste, false

nelle tinte sgargianti che urlano luci fittizie mentre tessono 
una trama grigia d'asfalto e di cemento. Ogni giorno, con occhi mutati.

E' triste, codesta confessione insignificante
e non fa che accrescere la mia brama fonda di mare

 

al porto, presso il molo, anche solo per qualche ora.
Oppure contemplare una foglia di frassino a forma di cuore

 

meditando sistemi sofisticati per prevedere il passato
così nutrendo aspettative magiche affatto eccessive. In verità,

 

non ho mai preteso troppo dalla pioggia, dagli incantamenti:
una visione appena, per ritornare ogni giorno, con occhi mutati.

 

***

*

Silenzio in esse

 

Silenzio sottile

seduce stasera:

si sentono suoni soavi

stendendosi stracchi

sotto stelle serene.

 

Senti: semina sillabe

sconosciute; sottende

sibilando sortilegi;

si spande, sostiene;

suggerisce suadente,

sensuale: silenzio.

 

Sensazioni surreali

sorgono spontaneamente

sorprendendo sensibilità solitarie,

segnando soluzioni significative,

singolari stati spirituali;

 

sogni. Si sgrana sublime,

stramando sorrisi;

sbaraglia, scompiglia;

scrocchia, sconocchia,

si sparge sonante: silenzio,

 

solo silenzio.


..

*

Artifizi

 

Il silenzio tra le note
racchiude tutta l'armonia
di questo vento che bisbiglia
colmo di voci, cantilenando:
la verità è singolare
e le sue pluralità sono menzogne.

Artifizi senza memoria, come noi,
rinchiusi in un segreto mal celato

e non c'è lingua per trattarlo

perché le parole mancano proprio

quando servirebbero ma io

 

posso sentirla echeggiare, una preghiera
per me che attraverso ponti rotti,
sfuggendo alla marea che cala,
 passando e ripassando sulle mie orme
in tondo, dal grembo alla tomba.

                                   C'è un mare, tra queste frasi,
                                 una corrente che abita le pause
                                      fra una parola e l'altra
                                  mentre navigo acque inquiete,
                             senza rispondere ad alcuna chiamata
                         che ricordare al meglio i  battiti del cuore.


Questa terra è la mia casa
giusto per il tempo limitato a concepire
che la natura della vita immortale
è nelle conseguenze dei nostri gesti,
delle parole, fino alla morte,

 

anche se mai si muore veramente:
i morti non sono morti, in realtà
e continuano a cianciare allegramente
che forse da qualche parte attende
il futuro migliore 

che magari è davvero lì, dietro la porta
di domani. Se poi così non fosse,
vivremo, al peggio, linciati e crocifissi
nell'attesa del dopo dopo il dopo.

( Lavoro a questi versi da ore,
da giorni, forse vite diverse
in epoche differenti e penso
che questo scrivere sia
il risultato di un incontro casuale
con una carezza a fior di pelle,
la notte della luna nuova,
un sentimento d'occhi limpidi;
un'intuizione, il senso d'un significato
afferrato, e che da allora in poi
non si torni più indietro.)

 

*

La meraviglia

 

Guarda, sono felici, guarda!

 

La felicità li aggredisce all'improvviso,
inaspettata e li stravolge, li coinvolge
in un vortice di esaltazione attonita,
un momento stupefatto e colmo
di grazia impensata. Guardali!

 

Leva loro il fiato, la felicità,
li fa urlare e saltare e danzare e ridere
e piangere. E li sconvolge di 
una gioia così piena da essere
sostenibile per poco appena.

 

Ma tu guardali per un istante,
per un istante solo: sono felici.

 

È un evento straordinario, forse 
inutile, una cattedrale nel deserto o 
una consolazione. Magari un'oasi
per un attimo; il caso favorevole;
il giorno della luna piena,
tante risate quella notte di domenica.

..

 

*

La raccoglitrice di fiori o della disabilità

 

Sordo e cieco
al circolo delle maledizioni;
alle diversità omologate,
all'originalità priva d'ingegno;
sordo e cieco,

 

mi dichiaro, agli slanci tiepidi;
alle manipolazioni, ai tentativi
di forzare la coscienza;
alle circostanze impigliate
nelle ambiguità della vita.

 

"Lungo i nodi delle città di metallo
e cemento intanto inginocchiato
un uomo si gioca ai dadi e canta
i giorni delle ombre, gli occhi finiti 
dall'agguato delle illusioni 


ma tra le rughe di un sorriso,
per un attimo la vita è rosa
e la casa ridente
nelle lune di stagione:
una memoria confortante,
affettuosa nella tempesta."

 

Più tardi calerà il sipario 
della sera che nutre e disattende,
così tenace, così tagliente,
le promesse; i giuramenti d'amore;
gli incontri clandestini; le erbe magiche.

 

La raccoglitrice di fiori,
con gli strascichi del cuore umano,
compendia un'ora esatta,
narra la notte: l'asilo della fatica,
il ricovero nella tenebra,
quando scompare una stella
tra le lesioni dell'alba e i mondi
si confondono nei tempi dello spirito;

  alla visione del reale, nell'amen di un sospiro

   per i segreti di una favola dimenticata.

 


..

*

Appunti di viaggio

 

Viaggio ancora,

attraversando i luoghi
dove l'uomo affonda le sue radici
per tutte le stagioni e sommerge,
nel silenzio, la perla del cuore

 

che prima brillava nel vento, 
sull'acqua, con la natura
e la cura del tempo
senza addii, nell'imprecisione
esatta d'ogni vita.

 

Viaggio da solo,
zoppicando sui righi,
al candore della pagina
che seduce e atterrisce,
là dove il cuore subisce,
non riesce e il mio muro
si tappezza sgretolato di ghirlande.

 

Quest'angolo di muro
cingeva un giardino ombroso,
formidabile recinto, io lo giuro,
di caprifogli, gelsomino e rose.

 

Il tempo ha diroccato 
quella fortezza certa, 
pure se l'ha coperta
di fiori alle macerie,
colorando. Ora

 

è bene che vada:

il viaggio per me,

non è terminato.

^

*

Simulazioni - La migliore offerta

 

Nulla esiste che non sia illusione e
se non lo fosse, come l'arte, talora,
come l'amore, è una simulazione.

 

"L'insieme delle settimane di sei giorni,
l'insieme delle ore di cinquantuno minuti,
la lunghezza di un punto.

 

La direzione di un cerchio,
il lato della circonferenza,
l'area di un segmento.


Il centro dello spazio."

 

Sorprendente!

 

"La posizione verticale di una sfera."

 

Come l'amore, è una simulazione e 

se non lo fosse, come l'arte, talora,
nulla esiste che non sia illusione.

 

^

*

sarebbe... °

 

Sarebbe prediletto al poeta con l'intento esatto scrivere solo

poesia e ritmo e parole versi in sintesi espressiva gioco

vivo di rime metriche libero se occorre per leggere

e rileggere la passione e il mistero della frase

le sillabe d'iddio o la follia del volo

 il balzo inconcepibile

 

un pensiero

la cifra

il

°
.

*

Attimi...

 

Attimi di vita la morte regala
intima e figurativa 
come si può definire la certezza di un rapporto
tra un soffio di rimando sull'autunno o 
la prossima fola: che la mattina della fenice 
sia gioventù ai poeti!

 

Tornando indietro poi
la costellazione di una nuova idea
procede lenta a fine stagione
e quanto conta l'Amore in replica agli amori
persi o finiti perché la carne è pasta di pane

 

e si ritrova sui muri tra le lune nella pioggia 
in tre atti di psicologia ma tu 
paria dai mille occhi saluti e rimani 
di spalle alla vita nella fuga alla bella epoque
da un sogno dimenticato sull'alba 
dalla coscienza del mistero al tramonto

 

dalla morte immanente inno e confine 
unica verità per sempre. Comunione.

Tralasciando attimi prima.


**

*

Appunti di viaggio

 

Sono un viaggiatore
e seguo la certezza del sentiero
che mi condurrà dove devo.

 

Forse è quest'anima farfalla 
che prima s'imbozzola e poi s'invola,
come se niente fosse, alla ricerca 
imprudente di coscienza nuova

 

per sedurre l'ora o 
per lasciarsi sedurre
da un'idea, le sue parole 
fragili; dal sole tiepido
di questo giorno di stagione
che cede alle tentazioni allegre
dell'equinozio che viene.

Forse è quest'anima farfalla
che tiene le fila erratiche del mio viatico,
che mi precederà e che seguo

ben disposto a ogni incontro sulla via.

Un viaggiatore sono:

la mia dimora è il cammino.


* *

*

Figli di Duncan

 

E' un'esistenza breve,

 

quella che ci riunisce

 

nelle passioni, nei giochi

 

d'azzardo e nelle maschere,

 

all'arbitrio insolente

 

delle verità personali.

 

Ci stimiamo immortali

 

ma non siamo che provvisori,

 

dubbiosi figli di Duncan,

 

coi sorrisi smaglianti

 

che nascondono arsenali.

 

* *

 
 
 

*

La Monade

 

 

E' una monade senza porte e finestre
questo spirito mio evanescente, la mia nebbia onnisciente:

nel segreto di ogni croce così come nell'arte visigota,
c'è una traccia spettacolare, un'eccitata eco concitata.
(La mia interezza è un vuoto da colmare, con intento certo;
una testimonianza di prima mano, inquieta e primitiva
in forma inaspettata, sintesi di mille fantasie.)

Non è una monade senza porte e finestre,
questo spirito mio evanescente, la mia nebbia onnisciente:

ma resta un luogo sacro, l'inatteso o l'inedito, l'ignoto
che reca un messaggio segreto nella visione mozzafiato
presso il massiccio portale dell'ora. A quelle mura,
confesso le mie sollecitudini, la quotidianità, le fiabe.
(Pochi momenti di silenzio e solitudine producono
attimi sorprendenti, imprevisti, per me, stupefacenti.)

Forse è e non è, una monade senza porte e finestre,

questo spirito mio evanescente, la mia nebbia onnisciente:

mi disporrò dunque a trovare il sedile del diavolo,
nella terra di Maddalena, scaverò là dove non si dovrebbe
alla ricerca di un graal qualunque per raggiungere
quel: tra poco sarà l'alba. (Un senso apparentemente
irrilevante, la figura alata, una tomba senza importanza.)


>

*

T u e d i o

 

Al riparo dalle chiacchiere stolte, 
tu ed io, preludio alla dimora 
dell'amore eterno. Tu ed io

come una cosa sola a scorgere noi stessi

né fuoco né di spuma, né polvere o rugiada. 
Senso significante, tu ed io, parola, cenno, gesto.

 

Amanti d'argilla redenta d'emozione, 
quando mai saremo sminuiti, tu ed io?

nei veli d'ogni giorno scopo del desiderio,

tu raggiungesti me e io fui 

la tua casa. Prosciugata ogni sorgente 
che non discende al cuore, tu ed io 

esiliamo ogni valore, ogni volere 
è nulla. Non dubitando, mi sarai 
spada e io ti sarò fiore. Dalle profondità 
del fango convertito, tu ed io 
ci modelliamo e l'anima compare. 

Così io sono te e tu, come sarà, 
sei me (inesprimibile a parole e dire 
e dire e dire ancora e dire: il mistero 
non diverrà più chiaro). Ecco, 

solo il silenzio ci sarà
guida e rivelazione. Amore,
l'ineffabile, fin quando lo vorrà, tu ed io
dimoreremo in Dio.


**

*

Danze



Ballammo tutta la notte
al sortilegio del suo incantamento

 

nascondendo
il sogno incorruttibile
dell'alba 
che giunge da così lontano
a spalancare il giorno

 

per rinnovare la meraviglia 
di questo mondo vecchio
incerto e sconosciuto
come il suo futuro.


*

*

Perielio


Viene dal graal del nord

 

e reca un cerchio d'alberi che danza.

 

Perielio freddo d'azzurri,

 

ruota l'anno al primo mese

 

ed imprincipia.

 

*

N. d'A.:


 Codesto è un testo che scrissi anni fa e che ripropongo per l'occasione, di tempo in tempo. Infatti, oggi 2 gennaio 2016, intorno alle 23, la Terra si troverà al perielio della sua orbita, il punto più vicino al Sole, di conseguenza, stasera, per un attimo virtuale, saremo tutti più vicini alla stella nostra che ritornerà il Sol invictus dei pagani. Da oggi dunque, il giorno si allungherà fino alla sua massima estensione dando luogo alla marea che sale dal sud verso il nord (sono contemplate, infatti, anche  maree solari.)

*

La marea del sole

^

E' nuovo il giardino, stamane;
leggera filigrana d'argento,
la brina compone con arte,
là dove nessuno passa.

La marea del sole
corre sui giunchi
e sale la cima del vulcano.

Pace quieta d'ombre,
chiare, dopo mesi incerti,
le arnie come chiese.

Onda che monta mezzanotte,
battito d'ali,
per definire il campo di levante,
sgombro di spine.

**

*

a ogni buon conto


Il sentiero s'inoltra nei miei passi:
la forza resta viva,
ma il richiamo del senso cala;
le occasioni diminuiscono e diminuiscono
i miei peccati contro il cielo.

D'ora in poi, darò falsi nomi
a quanto persiste nel mondo.
Le case che mi accolsero esistono ancora,
ma le nominerò alberi,
o mare. Diverrò scabro, di proposito
mi scosterò dall'ordine degli eventi poi
nell'interesse di coloro che leggono:

codesto è un paragrafo di divagazioni e
forse ho già espresso verbalmente tutto ciò
ma non ne sono sicuro
così, a ogni buon conto, ora lo scrivo.



*

*

Ciurma

 

All'arrembaggio,

ciurma scellerata!
ed esigi il paradiso

che ti fu adombrato
nelle novene degli angeli
o nelle preghiere tue bambine
sul fare della sera.

All'arrembaggio!

Dissipando ogni dubbio,
accusa sette stelle
della tua costellazione,
con la lama alla schiena,
dal filo fatale, ciurma;
con il cerchio di fronte;
il cuore impugnato a scettro
e flagello; con occhi e viscere
e mani. All'arrembaggio,

in un assalto estemporaneo
per salvare l'anima,
quando la sorte reclama silenzi
mentre ti abbraccia o ti inebria
per caso e accompagna
la tua scorribanda con un sorriso.

(Occorre coraggio, ciurma,
per la pretesa del paradiso):

All'arrembaggio!


*

*

Due formule di passaggio

 

Nell'alito sul cristallo
ho disegnato
un cuore e due formule
ermeneutiche, impermanenti

 

cifre di me che svaniranno
al primo tiepido dell'ora.

 

Forse non è che questo,
il nostro transitare per il mondo:
una traccia decisa o lieve
su uno specchio appannato appena.

 

Forse è una sfida di ballo
alla laguna della luna nel corallo;

il filo sottile tessuto senza traccia

 

e se qualcosa di troppo, o se manca:

ripari aspetto, attese lente:

è ancora innamorata questa luna di passaggio.


*

La sosta

 

Sono di passaggio, come te,

 

in una linea di pensiero mainstream,
lungo un sentiero di cospirazioni
progressiste nel contesto
della Grande Impresa: semplice
pretesa d'antiquariato o
altre etruscherie. Come te,

 

sono di passaggio, il tempo
appena necessario ad un saluto,
una birra bionda una femmina
notte di fuoco, un endecasillabo:
quattro chiacchiere in pace per difetto;

 

due parole d'accatto
per sorridere al tentativo
astratto di definire un senso,
come te, per il passaggio o
forse per deridere tre passi deliranti
sul filo della bolgia
o sulla spiaggia immobile
nell'infinito tra mare e cielo.

 

Acquisterò indulgenze adesso
sul punto di svolta e
dietro le quinte manovro 
finanche illegalmente
per guadagnarmi il viaggio ineluttabile
verso la fine inesorabile
e questa sosta, di passaggio.

 

>

*

Per Amor di Mar


Anima controvento, volevi diventare mare;
tu contro sole, per essere la sua voce.
Ti ho riconosciuta,
anima col cuore in mano
reso nelle ore tranquille
di luna zafferano.

Ti spiavo, nell'orto degli ulivi:
sei tu che piangi, anima di grano?
abbandonata alla risacca, volevi
essere molo di basalto, la scogliera
nuda all'abbraccio dell'alba di burrasca
dove ogni onda è solco, ogni flusso è flutto.

Ma tu, anima in catene,
nel tuo naufragio azzurro alla deriva,
radichi nel sangue le maree o canti
terre promesse e cielo nelle vene.

Sicché, fatti oceano,
anima del mio olio;
anima d'uragano!

ma non smarrire la tua via,
anima di bufera, rammenta.
Poi sciogli a filo d'acqua una preghiera.

 

>

*

Le polveri e lo specchio



Sugli spigoli si arrestano le polveri,
negli angoli acuti
della coscienza mal intesa chiara;

il tempo impostore e

le circostanze bigotte o bagasce
profondono in piccoli grani:

minuscoli imbarazzi di noi stessi,
sedimenti di sensazioni, emozioni

lasciate andare.

" Lo specchio netto di nitori,
lo specchio opaco di polveri
non importano se non c'è specchio."

*

*

Alla mia vigna - Omaggio in sette movimenti -



 

^

 

i - Onestamente, ho lavorato sodo, 
durante questo giorno soleggiato:
le perle di sudore assai salate,
sono misura giusta del mio braccio

 

e con la spietatezza della falce,
m'appago quando stracco e senza tedio,
prendo sollievo al desco della mensa:
alla dolcezza piena nell'attesa,

 

casta di vino rosso e desinare,
d'un ristoro di sonno che già pesa,
leggero sulle palpebre e rapisce,
per consegnare ad un silenzio pago.

 

 

*

 

 

ii - Arare questa vigna di buon'ora
sferrando col sudore la vangata;
la prima gemma scorta controsole
che nuova luce e se ne adorna il tralcio.

 

Altalenando per vibrare il colpo
giusto in sequenza per la fila d'oro,
all'improvvisa brezza di levante,
la marra elevo come una preghiera.

 

E giù! Scommetto, vedo la promessa:
il ramo colmo ed il raccolto pieno.
Saranno il tempo, il clima, mutazioni
nei vuoti zodiacali o nei suoi pieni;

 

gli dèi, la luna o la ventura; il sole,
come la vita, giostra d'occasioni.
Gioco l'azzardo, affondo un'altra mossa 
e giù! mentre già venere declina.

 

 

*

 

 

iii - Reclama la vendemmia
ambrata e livida
riverserà il suo sangue;

 

ora pensa a qualcosa per amore:
una musica, gesti ricolmi e calmi 
nel riflesso, infranto appresso,
semplice come lo vedi:

 

c'è un tempo raccolto di parole,
torchiate ed esaltate al tintinnio
beneaugurante dei cristalli,
nell'attesa del mosto che è già festa.

 

 

*

 

 

iiii - Oltre il limite
dell'incertezza, audace
s'espande l'orizzonte:
e cosa vuoi che sia
un bacio o due,

 

la stagione è prossima 
e novella, la speranza
emerge a fior di pelle
dove che ieri appena
si trascinava stanca 
al fondo del barile.

 

Alle porte della vendemmia
il vino rosso nuovo
promette toni smaglianti:


l'annata è buona!

 

 

*

 

 

v - Dimmi di me 
al tempo del ritorno:

 

narra la stella 
che dondola la vigna 
tra i grappoli dorati 
della seconda luna:

 

cruna questa natura, 
passaggio stretto 
e greco di falerno:

 

passa il dolore, 
nell'uva che matura, 
fertilizza le zolle:

sarà un'annata piena.

 

Appresta il torchio 
che schiaccia sangue e cuore 
con gli acini e le streppe:

 

quella vinaccia dura, 
promessa incasta e pura;
ebbra di buon raccolto.

 

 

*

 

 

vi - Sulla mia stuoia, signore.
mi sono mancato! Nella cruna
delle sollecitudini quotidiane,
filo il passaggio stretto
e cerco la via del vuoto
nel mezzo delle condizioni.

 

Trovo la mia stuoia, signore
ed un momento di stasi, 
senza premura d'attimi.

 

Saranno forse
l'effetto del vino 
o il maleficio alle spalle,
nell'ombra della lampada
che ombreggia al muro
contorni che trasaliscono.

 

Alle prime luci, s'agita
il mosto e s'alza,
si abbassa. Il profumo,
signore, della sua gradazione,
conosce la stuoia.

 

 

*

 

 

vii - Ottobre arancio

s'esalta alla vendemmia

ed al suo aroma.

 

 

>

Vigna

*

Allora...

 

 

Allora fu così in endecasillabi
che strappai l'idolo dalla mia anima:
costringendo il cuore ad un viaggio ignoto 
che lo condusse distante da me.

 

L'indole devastata mi trafisse 
pregando per le sorti del ritorno,
né seppi fare a meno d'esaudirla. 
Allora fu così in endecasillabi

 

che guadagnai le cure d'ultim'ora
per la salvezza dei miei giorni onesti
a ricercare la felicità,
solo intravista. Adesso come allora.

*

*

La Recherche

 

L'anima. L'anima, me ne andai a cercare,

senza curare il senno, che è mera congettura.

 

                             All'incontro coi segreti della pioggia,

                            il tempo, la natura e il fato, per tre volte

ti donarono congiunta, amata mia,
nel compimento. Abiterò il tuo corpo
- mi dicesti -  la tua mente,


i tuoi pensieri, nobili, i desideri
ed il respiro tuo più fondo. 


*

*

Attenti a quei due .

 

 

Guadagnando un momento di silenzio
per contemplare quello che è, quello che non è.

 

" Se gli Eventi si allineassero
ai Desideri per raggiungere
la Coscienza che la Realtà
non esiste, che la Casa sul Crinale
tra i Filari della Vigna
non è che un'Illusione
o una Costruzione del Destino?"

 

" Io non credo nel Destino."

 

" Buon per te, se credi alla Speranza!"

 

Osservavo il dialogo
della mia mente travestita da zombie
col mio cuore mascherato da eroe
e consideravo quanto amassero le simulazioni,
quei due. Nel luna park dell'anima,
la volontà mia tacita e viscerale,
spazzò via gli impostori miele e fiele

 

guadagnando il momento di silenzio
per meditare quello che è, quello che non è.

 

>

*

Note fatali

 

Raccolgo il mio canto

 

nelle cifre del mondo che perdo

 

di vista adesso alle mie spalle

 

sulle note fatali di un coro

 

un funerale affollato e una festa

 

nascosta lungo il sentiero dei giorni

 

percorrono il cammino del tempo

 

che resta

 

all'oscuro di tutto.


>

*

Il lusso delle gelosie


Mi concederò il lusso del perdono,

senza riguardi che la libertà

di scegliere: una vecchia conoscenza,

imbarazzante, amica mal curata.

(Diventerà quell'armonia
tra l'uomo e il cosmo,
un canto di lode?
Un canto ritrovato,
nel mistero, un'intuizione?)

Il dio degli ultimi sorrise
dietro le gelosie d'oriente
e io lo cercai, lo trovai,
mi inchinai fino a terra
e toccai i suoi piedi.

*

*

Colpi e risonanze

 

Io sono l'ultima ruota
del tuo carro affollato,
Signora. Dodici punte
e trecento lancieri, così
che districando l'aurora
negra di sole nella vigna

 

o contemplando
un paradiso di foglie e
fango, forse senz'arte
è nelle mie ossa
che si fanno sudori:
i numeri, le leggi;
le radici, gli umori.

 

La luce è inumata
nei suburbi insonni
di cui serbo memorie
sepolte da catene, rumori.
Nella carne del ventre,
colpi e risonanze.

 

^

*

Differenze

 

Come in un'ordalia romantica,
seduto sulle sponde ho visto
il fiume trasportare cadaveri
dei miei nemici molti. Ora 
ne sono stracco, così
bivacco sull'orlo dell'abisso

e ormai da lungo tempo, quindi 
ho deciso di fare un passo avanti,
spinto in questo cupio dissolvi
dalla mia incapacità
nel distinguere la differenza
tra una virgola e un disastro.


**

*

Stanze - Un intreccio di vimini coi manici

_________STANZE_________
Un intreccio di vimini coi manici

***

Mena la danza chi tesse l'intrigo:

si risolve in pioggia il mio sortilegio 
astratto di endecasillabi sciolti 
in un paso doble privo di senso 
semplice se vorrò gloriare il giorno 
più che nutrire questa serpe in seno.

Carezzo la misura che mi è cara, 
derido supponenze evanescenti 
nell'ombra di falsate cognizioni
al vaglio d'una manica d'inetti
pregni di invidie e torve gelosie

che scalzano con biechi tentativi
le ruote circolari della luna,
le rose all'orizzonte e la collina
degrada al fondo di nature morte,
di nicchie e conventicole rapprese

giungendo, fiero ponte d'insipienti
che indossano nitori di sepolcro,
ad ignorare il lapis, la conchiglia,
quel fiore chiaro, autentico e impudente
che sfida il vento con la sua corolla.

Se fossero magie quelle botteghe
di cui si favoleggia nottetempo,
se fosse vero slancio che pervade
la torma di parole interessate
ad arraffare il poco che rimane,

nella lagnanza dei numeri primi
o nei cristalli opachi dell'usura,
allora avrebbe un senso di farfalle
ogni cesura e l'uso del potere
che svelle le sue tracce a redenzione.

Mentre si disfa lentamente il logos,
disprezzo questo scampolo di sole,
per non approssimarmi come tanti, 
per mantenere l'estro destro desto 
e non lasciar la testa nel canestro

di un brivido d'accatto in simil oro.


***

*

Le mie numerose cadute

                                                                  

... non sono che il prezzo 
dell'impaccio per ritornare 
ogni volta in vita: 
Le mie numerose cadute, 
non sono che il prezzo 
dell'impaccio per ritornare 
ogni volta in vita: 

lo riconosco bene, 
così ho deciso di mettere 
un altro piede nella fossa. 

E se mentre compongo 
o mi ricreo, nell'opera, 
posso vedere il mondo 
tanto precisamente e gli uomini 
nitidamente, è solo 
perché in quei momenti, 
sono morto: 

agli occhi di un morto, 
il mondo rivela i suoi meccanismi 
come fosse minuscolo 
ingegno di vetro. 


*

La buona giornata

La buona giornata,


signore, io servo la buona giornata.

   eventuale accadimento
   come in un frammento sottratto
   al caso, al fato:

   la stanza del disagio,
   come sa il fratello di canto,
   è una porta aperta di tempo in tempo

   
così come la canzone all'ignoto
  cantilenata da un bambino; un apparire d'occhi
   privi di volto, all'improvviso.

 

   "Docile leggere fra le righe,
   leggero senso poi, confabulare."

   Divenni molte lune per la mia ancella
   ed ella apparve, insinuante,


   signore, io servo, la buona giornata.


 

**

*

Contemplazioni



Ho contemplato l'universo

 
e ho scorto un fiore.

 
Sul fiore contemplando 


una goccia di rugiada, 


ho scorto me stesso,


l'universo e il fiore.


*

*

L’Alias - Divertissement

 

Lo Spirito dell'Eterno


(cavoli e che maniere!)


predisse in settenari


(consòna in settenani)


l'anima e la bellezza


(l'anima non esiste)


ed agli stolti disse


(e la bellezza muore)


chi capisce, capisce


(ecco una frase nobile)


e chi no, no.


(che chiude in verità.)

 

*

*

Appunti di viaggio

 

Sei triste, viaggiatore,

vieni da lontano, non è vero?

Sei stanco di polvere e di simboli;

di letture tra le righe;

illusioni, allusioni ed elusioni,

non è così? Sei dunque

mesto e stracco ma lo sai:

il tuo viaggio è prezioso

nei disagi degli spigoli,

negli angoli esaltati

di bellezza per un attimo,

  nel tempo escatologico

sottratto alla sua norma.

Ed è pregiato, il tuo viaggio,

perché per compierlo,

occorre viverlo. 
Il tuo, viaggiatore, lo sai

non è viaggio d'andata

né di ritorno, è solo un viaggio

di relazione con questo tutto,

nelle grandi e nelle piccole

composizioni reali,

negli eventi massimi o

nelle combinazioni minime

che circolano in giro

nel filo continuo che si perde

e si ritrova.

 

*

*

Il fiore della vita

 

Un'ape mi ha punto

 

in bilico su keter,

 

sulla mia menorah dorata,

sette note agentine

sussurrano al cuore

 

il racconto della merkabah.

 

*

 

 

 

*

L’adagio

 

 

* il mondo è fatto a scale,
 c'è chi scende e c'è chi sale *

 

Il giorno se ne muore 
in temporale intanto che ricorre
lestamente e senza ammenda, 
l'ora vitale che mi chiederà:

 

ma non saprò rispondere perché

 

quand'anche sale, pare che scenda.

 

Poi dove accade, è naturale
reggere il passo per la scesa

 

che mentre scende, sale.

 

*

*

Il tradimento

*

Non ti cerco ma vorrei,
in questo desolato abbandono, disteso
sulle scogliere aguzze e lucide come i miei occhi che 
chi sa perché, oggi bruciano. Forse sarà
salsedine o iodio del mediterraneo oppure il sole
che vorrei dividere con te e il cielo zafferano
lesionato a tinte porpora. Non so, ma

 

non ti cercherò, anche se vorrei dirti di me, saperti e
respirarti ancora lentamente al tuo sussulto
nel ridere di flauto: alta modulazione. Il cuore vola
raso e solo di malanima che già s'ammara negli abissi
a sud di questa croce azzurra che mi trafigge l'iride.

 

Non ti cerco, perché ormai ti ho nel cuore e straccio
ogni barlume e quel bagliore che non smette il luccicare
poi questa solitudine che m'ambra, rinchiusa fra le mura
della torre mia perimetrata al volo dei gabbiani e dalle strida
che echeggiano nel cuore, velando di mestizia e
giusto qualche lacrima. No, non ti cerco

 

e non ti cerchero' ma lo confesso, compio un tradimento.

*

 

*

Due stanze per la fata al fuso del fato

^

Ora dispensa il destino la fata
immutabile mia dama fanciulla

oscura e tesse uno stame di vita

come figlia di tenebre e del sole.

Ecco, le affido il compito di avere
nelle sue mani chiare indagatrici

d'intimo e di profondo, la conocchia

dell'amore mio, prima che tronchi.

***

*

Simboli

Ma basta, ora basta, con questo nicchiare, glissare, con quest'eludere.
Impadroniamoci, finalmente e definitivamente di noi stessi e se no, che ci si dia alla droga, al sesso e al rock an' roll che, in caso di dubbi, resta sempre la scelta migliore. Evviva altre due volte!

(y) (y) (y)


*

Rif.:
 Joseph CampbellThe Symbol without Meaning
Tzvetan TodorovTeorie del simbolo 
Mircea EliadeImmagini e simboli
Carl Gustav JungPsychological Types

 

Nd'A
Le forme mutano, le essenze restano. La corretta attenzione al fondamento dell'essenza, è l'attenzione esatta alla mutazione delle forme.

^^^




Se ora, lettrici e lettori, passassi con una scimmia e un piattino, credete che racimolerei un qualche soldo?

*

Qvalkuno di bvuon kuore, si trofa sempre...

Crazi..

<3

 

*

Una lettera

 

^

 

Dopo la riflessione risolsi di scrivere una lettera. 
Il turbamento profondo s'illumina d'indulgenza 
per blandire spasimi innamorati. I voti 
espressi alla bellezza, ritornano privi di sapienza. 
"Signora, noi vi amiamo!" Una promessa vaga, 
come fosse sogno, in tanta estremità. 
Esitare teneramente; la saggezza opposta 
o una veste di lana ruvida; una donna troppo amata

e i mille tranelli dell'ora nei quali resta 
impigliato il cuore. Per comprendere di più, 
ho interrogato il vento costante, la pioggia battente; 
il sole pallido della stagione, l'ombra del platano 
in giardino; ho evocato il genio della terra 
ed invocato stelle e sortilegi; per capire 
ma di più, ho capito solo che sono un uomo
 morto da millenni, infine, con lo spirito corrotto 
 di coloro che ancora credono alla verità.

 

 

*

*

Problematica dell’Otto di Marzo



Alle fragranze gialle di stagione,

libero i miei lacci in una pausa di silenzio.

Per una conversione quaresimale di mimose,
sono andato a messa, questa domenica

a domandare quali maniere usare
per condividere questo amore
e la sua fede che non è follia.

Si dice che la vita sia
un sentiero da percorrere,
una preghiera personale; l'ascolto
o il canto; una testimonianza semplice

 
oppure oltre, in un mistero dolente

o nella gioia. Dove questa fiamma alligna,

 si raffina l'educazione del cuore,

della sua luce che ne insegna l'arte.

 

Non servono altri calcoli

e né ulteriori segni: il còmpito
di vivere la vita è
facile? è difficile?

[Alle fragranze gialle di stagione,

rendo i miei lacci per una pausa di silenzio].

*



*

Chiavi

^

Nell'espansione dei movimenti 
Tuoi solari col vello sulla luna 
schiava d'energie nei ritmi 
dell'improvvisazione i miei esercizi 
In equilibrio e le tue mani 
Chìnati innanzi a me intima 

possessione mia ossessa guida 
quest'emozione lungo i confini tra 
l'uomo e l'altro. Ripeti e interpreta 
Trasmuta in rondine il mistero 
Danza. Danza e rivela 

All'atto che congiunge vibra 
Inarca il senno spalancando il culto 
Lascia che penetri la tua sapienza 
La sintonia. In tuo onore essenze 
e fiori d'acqua - bruci l'incenso 
all'armonia e poi nel solco chiavi 

tintinnanti tra i tuoi seni 
ad adornare in pendolo 
Ciondolo dell'ora ed ora veglia 
Il cielo la terra e veglia estenuato 
Il mio silenzio maschio già povero 
Ieri Oggi se non ci sei Domani. 

*

*

In un grano di polvere

 

 

Un diversivo
per favorire la fuga
di là dal sole:
col cuore trasmutato
nel grano d'oro
che brilla volteggiando
lieve sul palmo della mano:

un'immagine affettuosa
che tocca l'invisibile;
un avvertimento
ad evitare i baratri della mente,
quando la parola
teme l'eco dei significati.

In un'architettura onirica lucente,
quadrata stanza meravigliosa,
m'aggiro nella pietra nera,
ultima Qaaba solenne, le mani tese,
un grano di polvere che splende
e l'anima affilata ai venti di stagione.

>

*

non ci sono giocherie...

I bambini dormono il loro sonno
delle favole, non ci sono giocherie
né voci o altra dolcezza che il silenzio,

quando consola i miei nodi d'ombra;

le grazie improvvisate di vento e sassi;

una lama imprevista di chiarità:

lo spiraglio, in un sussulto,

come quando gli amanti vanno lieti

alla gioia, come fanciulli,

la mano nella mano.

*

Pure di fretta

 

Non passi più
per la mia strada,
da tempo abbandonata
hai la mia fiamma
ed io di strada
in strada, vago
talora stanco. Invero,
vorrei incontrarti ancora.

L'ho detto al mare,
al giardino e ai venti

che abitano il cielo;

alla luna perduta, alle pareti
della mia casa vuota,

lo cantilena il cuore:

per una volta sola,

vorrei incontrarti ancora.

 

Nulla più resta

delle ore di gioia

trascorse nell'attesa

né più tripudio

e festa al tuo apprire.
Pure di fretta,

per una volta sola,

vorrei incontrarti ancora.

..

*

Cala



Sette file d'alberi nel cuore,
contemplando neve volare
o gli spiriti nella valle,
dalle voci suadenti e lontane,
discrete, nel sussurro di un a presto

 - amore mio perfetto -
Alla terza vigilia, sapiente,
ricordai me stesso, me stesso
e quel che sono; me stesso,
  e l'universo. Poi, la pietà:

pietà di me, smarrito
viandante in questo deserto effimero
in cui gioca l'anima, confortata sorella,
sui prati d'erba nuova, 
nello strame della terra nuda;
negli ossami d'acqua,
liquida, sulla pietra livida

dei pinnacoli di roccia tra le nuvole.

Fulminato sul mio Mediterraneo,
nei templi antichi, degli antichi 
tempi, ora, proprio adesso,
mentre la luna cala.

>

*

Ishvara

 

                                                          ^

 

Voglio il mio dio. Il mio dio personale, e me lo voglio pregare come piace a me.
Il mio dio: quello per cui - come tutti per il proprio - esco alla mattina. Un dio saggio e canuto o giovane sapiente o lieto monello in altalena, e quando ruba il miele, voglio pure la punizione impartita dalla Madre Sua Divina. Voglio un dio mio, Uno che gioca coi bambini perché li ama, Uno che si siede alla fontana perché è stanco, e disegna nella polvere figure con un'assicella. 
Uno che mangia e beve con la gente peggiore.

Un dio che sappia farsi elefante e topolino; Uno che sia anche femmina.
E non è vero che Dio ci ha fatti a sua immagine e somiglianza, siamo noi che Lo pensiamo a nostra immagine e poi gli attribuiamo falsamente, l'intento d'averci fatti come Egli E'. Perciò voglio il mio dio, personale, combattente per l'arcobaleno, vincitore delle proprie debolezze; vittorioso guerriero per la verità sostenuta da una risata; bandito del tempo, invasore dello spazio; un dio libero, incurante, severo ed imbroglione, così da provare la mia fede e la mia onestà. Un dio Onnisciente, ma pure sprovveduto quando misericordioso divino amante rinnegato, sorride, un poco come me, e d'occhi chiari. Solo allora guadagnerò, come è stato scritto, lo sguardo di chi ne ha viste tante ed il sorriso di chi le ha superate tutte.


 

                                                          *

*

Spaccando legna ed attingendo l’acqua

 

 

Tra veglia e sonno, 
una storia come un'altra
o un protocollo ermetico:


sul sentiero di ruach
delle mie cabale o
nel tantrico percorso
in groppa al prana,
al centro trasparente
del suo buio, nel sonno
mi ritrovai, abbagliante
 perla luminosa e la mia voce:
" quello, son io che sogno."

 

Spaccando legna
ed attingendo l'acqua,
desto alla contemplazione
del prato già a spirali,
meditando le foglie dell'acacia
in fine di stagione, traslocai
oltre le linee parallele di confine
per incontrare l'orlo della gloria

 

ed il mio altro nobile
sostrato fantasmatico di nebbia
percettiva, quell'energia
dell'essere lucente. 
Composta la totalità,
semplicemente 
e frequentando tre attenzioni,

 

dopo aver vissuto dimensioni
aliene e visitato mondi
indescrivibili, ritorno
coi piedi sulla Terra
e il capo al Cielo,
inclinato albero di Mimi
che mira al polo
in declinazione
regolare tra un angolo
di zenith, il nadir e io

spaccando legna

ed attingendo l'acqua.

 

>

*

News

 

^

L'ultima novità

al ventricolo sinistro

è il sentiero di cristallo

che corre fino in cima

del mio cranio,

alla fontana:

dove zampillano

di me, mille me

radiosi e sorridenti.

*

*

Monotonie

*

Mi fai scrivere alle sponde dell'acqua colomba
e sollevi le maree del sangue mio. Ti porgo le mani
sotto la luna tenera, i sussulti sulle spiagge di settembre,
le tracce di parole che già sai. Nell'arabesco sulla pelle
del serpente, scorgo i miei giorni andati e quelli da venire;

un vento galeotto tra le cime dei carpini sul greto,
lamenta una promessa a primavera, cantilenando, 

in fremere monotono di foglie.


*

*

Chi sa...

 

^

Chi sa cosa 
starà facendo Nina mia
delle cabale e i segreti,
in questo crepuscolar 
ghiaccio d'inverno.

 

Forse starà scalando 
la salita degli dèi
o salutando gli olmi 
che la riconoscono
e il frassino sul dosso;

 

forse starà osservando 
il bordo di una nuvola violetta
mentre declina il sole 
che acquista in sorellanza
.
Chi sa se è giunta a casa, 
rabbrividendo appena
nell'accendere le luci 
mentre che ruota il bronzo 
delle sue campane

 

per esaltare i sogni 
a primavera e tramutare
il ricordo di noi
nella preghiera.

 

>

*

Rimandi

 

Rimanderò il tempo delle mele,
l'ora delle more, i giorni
dei limoni neri. Alle cinque della sera


mi è cascato un crepuscolo fra i piedi
e quasi ci inciampavo se da un provvidenziale
nido di civette non fosse sventolato 
un filo d'occhi grandi a sostenere 
questa mia fola immensa sui vermigli
del sentiero a mezzogiorno. E se ci morirò,


di mezzogiorno, voialtri all'una e trenta
imbandite una tavola di pregio 
ed onoratela, brindando alla memoria.


Per la sopravvivenza mia,
oggi c'è questa pioggia
che cantilena nell'ansa della corte 
dove si fa pozzanghera e rispecchia
un rimando di cielo.

 

*

Le frontiere fragili o del Restauro


Le frontiere fragili
tra amore e disamore
sono infrante di continuo
da orde clandestine d'emozioni 
migratorie che smarriscono sorrisi
sguardi voci gesti e mani
con le armi in pugno.

 

E' un'esistenza breve,
quella che ci riunisce
nelle passioni, nei giochi
d'azzardo e nelle maschere,
all'arbitrio insolente
delle verità personali

 

ma siamo immortali
ci crediamo tali, nel tempo

della gloria, nei giorni dell'oro,
nell'oblio o nell'esaltazione 
per i grandi progetti, l'idea
di sconvolgere,

 rinnovare il mondo.

 

Contrabbandieri dell'eterno,
invasori, depredati,
guerrieri, sciocchi e catturati
dall'assillo dei sogni,
dalle speranze di pace.

ma la pace si addice ai morti,
nella vita, c'è sempre qualcuno
pronto a frantumare l'anime.

 

Per questo motivo, ho assoldato uomini 
per il restauro finale della mia tomba.

 

*

*

Gli amanti

^

 

Non scriverò che per te
di questa pioggia negli occhi,
delle corde tirate del mio cardias,
dello stracolmo d'anima.
Non scriverò che per te
narrando dall'orlo di una visione
e le tue mani brune.

 

All'alba mi ridestai
nel vasto giorno senza tristezze,
col dono della grazia attesa 
accanto, rotondo sortilegio
in sembianze care e dormiveglia.

Accoglieva i miei timori,
le ansia consegnate alla terra,
le mani giunte, gli occhi di brace,
la più amata donna amata,
la sua natura rosa la bocca
cremisi nel sorriso e
un gemito come campana
che vibra di preghiera.

 

Oltre gli alberi del bosco,
dove vigila la forza delle foglie
e dove il torrente corre le sue rive
per incontrare il dio dell'acqua viva
prima che la magnolia sbocci
nel suo fiore d'avorio odoroso
per scansare la morte nell'onore
di un arrocco al suo profumo,

 

bruciano le mie geometrie
alle ipoteche del futuro
misurato con lo slancio che mi assale
sulla spiaggia delle nostre corse
per i nostri baci fervidi, al ricordo.

 

Una lesione frattura il presente
da quel tempo assente.

 

Ma s'avvinghia adesso,
nel profondo del sangue,
la sua voce che consola,
la gloria del desiderio
appagato nei gesti svelati,
l'amore confessato,
per rinascere senza dolore
nel mistero della luce chiara
e ritrovarci amanti nell'eterno
infinito senza ritorno.

*

*

Fui il suo Re...

^

Fui il suo Re
nudo, un sovrano inetto.
Dagli alberi, dalle pietre,
dalle acque rinacqui
senza sapere di morte
né di ellissi nuziali.

 

Cresceva la vista d'altri cieli
come ora cresce
la memoria del buio e
non ho respiro che
non geme nell'urna.

Angelo muto, matura
un'oscura devastazione

 

e libera l'indole mia ribelle
per l'eterno là dove
ha pietà di sé
l'ultimo sogno del giorno.

 

Ad altra luce,
più dolente e greve, 
confesso amoroso,
il mio deserto astratto
nel nome del ricordo suo, 
giorno dopo giorno.

 

>

*

La parola affascinante

 

^

 

Dal fascino fatale della parola:
fine,
trarrò l'inizio
di un canto verso cui avanza
il mistero di  un nobile comporre inesplicabile.

 

Nelle nudità del giorno avverto
la mia stagione che inoltra, un'eco

d'ansia adulta; il toccar per segni
la sua pelle bruna.

 

In angoli segreti e curve d'oro,
nelle voci d'acqua intrepide
o tra i solchi d'alba rapida;
al senso della vita nel salto dalla rupe
o nei piccoli uragani nottetempo

...

 

Tu ridi che per versi mi declino
qui dove sogna il fiore irrevocabile
al ritmo monotono del cuore.

 

E quanto tempo è trapassato
con le foglie dei platani arrossite,
quanto sangue nelle vene
ha colorato il mare;

 

i tuoi occhi di mandorla, il cielo.
Ah! morte mia premurosa

 

compagna del canto sinistro
seducente sorella casta,
signora sovrana
dal fascino fatale della parola:


fine.

 

*

*

L’Esprit de la Lumière

 

^

 

Ti dirò di una forma di energia,
variamente definita dalle ipotesi.

 

Mi rifletto,
rimandando un bagliore
da una superficie in modo
regolare, secondo le leggi.

 

E mi rifrango, 
nella direzione mutata
col passare da un corpo
trasparente all'altro.

 

Mi decompongo e mi disperdo,
compostamente, raggiando
attraverso un prisma di cristallo.

 

Nell'energia diurna, solare
o nella fase sua notturna, siderale;
nel sorgere e nel tramontare o
nello spazio d'un paradosso di OB,
dove gli universi si misurano
per intensità: la luce.
La luce

 

della mia anima fragile, 
che, amorevole, colma e cura
le ferite con la merviglia della gioia

[Lumière qui guérit l'âme

et les blessures 
avec la meraville de la joie.]


Osservando il suo gioco scintillante
nei gorghi impermanenti
che vorticano lo spazio 
e le emanazione del tempo

 

intorno

 

assediando gli occhi

 

fino alla Vista.

 

^

*

Del sogno

                                                          ^

                       Come se bastasse sapere
                                                    d'immaginare

                                                                   un sogno.


                       Bisognerebbe venderlo
                                                     al mercato dell'indigenza

                                   e col denaro acquistare

 

                       ancora fantasia.

 

                                                            *

*

Forse mi trasferirò...

                                                          ^

 

Forse mi trasferirò


a Lugano.

Sono solo,


temporaneamente,

 

un bravo ragazzo.

Serpente su un albero,

artiglio nella sabbia;

 

nessuno sa dove sogni.

Vagheggio a notte:

ricordo un giorno

ventoso di marzo,

le nostre corse

sul crine dei coralli.

Tutto è mutato.

Il ciglio della strada:
quella è la mia gioia.



*

*

[...] poi...

 

[...]

poi il fuoco riprese
e le resine lambirono d'aromi
la luna del primo freddo. La luna d'eucalipto,
la luna nelle case d'inverno. Si strugge
la legna alla fiamma dei carboni
nei bidoni lungo un asfalto di platani.

[...]

poi nello sconcerto d'io,
leggero come un gemito
di canne al vento
allor che spira lieve,
per ogni implicazione di un appresso,
lo stesso adesso: ciascuno in fondo
al fondo, lavora alla sua mappa.

[...]

 

mandala

*

Un titolo

 

 

Di ritorno dallo spazio
esterno cantando
uno dei ragazzi a Maria,
che avrebbe voluto amarlo

 

lungo questa strada di briciole;
una canzone per uno,
la verità per l'altra: 
una vita di diamante, 
il giorno memorabile.

 

Nel circolo quadrato ritorno
viaggiatore misterioso e ascolto
lo scherzo numero nove
danzando un tango nubiano;

 

Maria, smarrisciti
in un titolo:
l'amore non si spiega.

 

Di ritorno dallo spazio
esterno con noi desiderando
in conclusione sorridendo
ai castelli per aria e di più, alla fantasia.

*

*

Sulla scrittura

^

Sulla scrittura

^

Quello è il rischio della scrittura! Se non avessi scritto quello che sentivo, le mie impressioni spassionate, se le avessi scritte altrove o chi sa in quale altro modo, non sarebbe intervenuto un putiferio all'angolo del caso, ed io non sarei triste.

 

Voglio costruire una zattera del tempo
o una lampada ad olio
per redimere la colpa mia
d'aver ceduto 
alla vanità di dire.

 

>

*

Mi piacciono gli endecasillabi e non solo

 

^

 

Mi piacciono i suoi seni cantalupe
e la sua pelle bruna. Mi piacciono

le mani e i piedi chiari, la scintilla
degli occhi, il filo d'oro dei pensieri;
i percorsi intentati del suo cuore

e fosse solo questo, basterebbe:

 

mi piacciono in realtà mille occasioni
per cui restare insieme a favolare
del vento sopra al mare dopo i sogni
per un momento carico di slanci,
un attimo curato d'attenzione
ad ingannare il tempo, ore ed ore.

 

M piace come spinge la sua lingua
tra le mie labbra trepide in attesa;
mi piacciono i colori, la sua voce

e poi gli endecasillabi, è una croce.

 

>

*

Rebecca

 

rebecca

Art: Manfred Koschabek



Rebecca


^

 

A lungo attesi Rebecca.
Non venne e mi addormentai.
Sognai i suoi gemiti in una casupola
ai margini del parco, dopo
mi feci silenzio e attesi

 

scorgendo le catene invisibili,
quelle che non si infrangono,
quelle che legano ogni uomo a un altro,
ogni uomo a tutto, così
dissi fra me, quale altro fine è nobile
quanto scrutare un mistero?

 

Pensai che i demoni
avessero incantato gli attimi
che burlai con l’agio minimo
di un cabalista zingaro, cantando.

 

Le donne, intanto,

con le loro nacchere
donavano echi alla casa,
danzando al ritmo lieto
delle canzoni del liutaio.

 

Furono bei tempi, poi

mi feci silenzio e attesi.
A lungo. Attesi Rebecca
ma non venne e mi addormentai.

 

^

*

Alla mia Signora

^

O mio mistero, diverrai gloria,
quando ti svelerò. Intanto

riscatto ogni peccato originale

tra i deliziosi sughi del mio cuoco in festa,

l'ultimo lieto evento di betulla
e non di meno batto bandiera nera

nell'inventare trame trapassate

da parte a parte per ottenere

un risultato poco raffinato,

disponendo di un cuore colmo
d'inquietudini. Sono di nessuna

 

utilità pratica, per il mondo

ma forse le mie gioie

o le sette preghiere

fervide mie pietose,

perle sono, rubini

e adornano lo spirito lieve

della mia Signora.

La mia Signora è
l'amplesso della bellezza,
il compimento del desiderio,

il coito d'oro e dispensa

l'estasi dell'ardore nell'unione.

*

*

Ti dirò...

 

 

Ti dirò, non ho più mani forti per sostenere il vero, il falso
: aspetti contigui e disuguali della stessa impostura tiepida.

 

Concime della terra cruda, cos'è 
che ieri non c'era ed ora
muove profili e nuove tavole?

 

" Vischio di natale che avvicina e dona
fosforo ai platani della metropoli; idrogeno,

ossigeno, scorie e un mormorio nella corrente."

 

(La notte ha una lesione di mercurio nuda
in un diluvio di piccole spighe e cantilene.)


La pioggia cancellerà con due gocce,
infinite geometrie, impalcature di senso
dalle quali precipito, di tempo in tempo.

 

[Ora ricorre un nodo lieve d'onde quiete,
sintonia per inchiodare alla sua luna, le mie pene.]

 

*

*

Dopo la pioggia

^

Una goccia di cristallo in bianco e nero

bilica sull'apice dell'agave. Io sono,
questa volta, un menestrello

e canterò al ricordo delle ceneri in armonia:

 

sui prati di mezz'autunno,

il crepuscolo è una palude vergine

e presto mille carezze solcheranno i sogni

e mille inni estatici al mondo onirico:

sette stelle occhieggiano dal ponte,
trafitte dall'ombra delle promesse.
Rimetterò tutti i tumulti del sangue ribelle e

onorando il mio canto, m'abisserò nel vuoto
del silenzio nel mezzo delle condizioni.

S'è mutato il clima, non so, forse

nell'aspetto del cielo, nei toni
di qualche malinconia o nelle crepe

del mio muro dove la stagione accumula

spore di muschio.


*

*

In sacrificio



Signore delle mie contrarietà,

accetta il sacrificio eletto

in tuo nome; ti sia grato

il gesto autentico, la libagione:

cancella ogni nozione del tempo

e mostra la tua sfavillante

misericordia, o re dei draghi.

Che io sia risparmiato,

recando il passo delle danzatrici,

sulle rive sapide dell'anima,
alla canzone gioiosa,

ti cederò, supremo mio contrario,

il mio elisir e il riso radunato

al desco delle astrazioni.

Elevo il canto
dall'ultima dimora del villaggio,
esprimo voti d'ospitalità

e servizio: suonerò
la grande campane delle ore

e renderò onori, mio antagonista,

al tuo trono di fuoco.


*

*

Che l’ordine delle cose segua il suo corso

 

^

Uomo al centro del mondo reale
tra le cure solerti della terra
nel gesto celeste d'accudire il rosso,
osservando il volo verso settentrione
di grandi uccelli dalla livrea grigio cenere,
rammento, mi raccontò del baratro alle sue spalle
senza coscienza ed inatteso, un riparo di suono;
il freno ad arrestare una possibilità fatale.

 

Che l'ordine delle cose segua il suo corso.

 

Rivendica i controlli, nostra sorella casta,
adesso, distante e fiera nel manto
lungo il sentiero che procede
dall'universo accanto. E avanza,
nelle emanazioni del sangue e nelle linfe,
lo sguardo fisso di firmamento,
il sorriso ferino, esaltato
e avanza. Altera, avvenente
attraversa il ponte che mena di là
per narrare l'ultima storia del mondo.

 

Che l'ordine delle cose segua il suo corso.

 

(Quanti colori ha la fiamma

e quante vite, il cuore?)

Un omaggio per un bacio di luna
fatato e più che amore riunirsi nel sole,
devotamente arresi.

 

>

*

di ritorno dal bosco

^

E' giunta da lontano,

forse dal lago del bosco,

o forse da più lontano ancora.
Reca tra le mani

settantadue meraviglie,

un cavaliere errato e

cento puledri del Re.

(Nel corallo di Sardegna, rosso

come sangue di toro o

nelle delicatezze rosa pallido

dei coralli pelle d'angelo,
leggo le sue cosce zingare irrequiete

mai ferme sotto le nuvole.)

Non chiedermi nulla; nel cercare la via
s'incontrano vuoti e lune incomprensibili.

A Vienna, le tue frasi s'intrecciano
agli echi nello specchio

dei ti amo, ti amo e ti amo

rapidi in un valzer vorticoso

sulla Judenstrasse, dove giocano

i bambini rincorrendo luci

di boemia con le ultime note danzanti.

Griderò questa mestizia
alla cupola della cattedrale moresca;

al fuoco, al monte del golfo; ai coltelli

e ai mandolini; dalla roccia del cuore

m'estrarrò oro bianco lacerato;
mi stringerò alla ruota, al cuoio

e alle tenerezze sgranate. Sul sentiero

acuminato dagli angoli di spine
e dalle schegge degli spigoli di sole,

s'abbrevia il destino e il respiro s'arresta

per un attimo, di ritorno dal bosco.

>

*

Domenica mattina

^

 

Raccoglimi nelle anse tranquille

delle tue valli e anima i fiori,

mia ora di stelle. Tocca il suono

a stormo delle campane a festa

in questa mattina di rosso cremisi

e cieli turchini. Sette note

nei diesis dell'inquietudine;
tra la notte e la marea,

continuando in apnea,

spartirò la mia allegria:

una mano sull'indole,

come carezza tiepida,

nel tempo indebito

di due parole in croce

per un presagio da trattare con cura,

là dove attende la resurrezione,
lentamente, scorro i grani sottili

del giorno, nella buona fede

dei fiori, lungo i filari

ordinati della mia vigna linda.

*

*

Il sottile velo delle tracce abituali

^

Quanto ai miracoli delle leggende,

mi accuseranno forse di eresia

per il senso mancato degli accenti,

nascosti nelle impronte abituali:

 

è rimasto calato sul silenzio

il tempo reincarnato e

una gioia novella da venire.

(Ho l'anima in un albero della conoscenza

e gli occhi in un fiore, un oceano

nel cuore a frangere.) Ecco,

 

realizzerò i miei voti nella loro forma

per compiere un percorso senza ostacoli

in uno stato di grazia vitalizia,
nel sogno o in questo corpo fisico

con tutti i contrassegni maggiori

e minori. Lontano, oltre reami

tanto distanti da qui,

ogni esistenza è possibile

e il velo sottile

delle tracce abituali, si solleva
appena per un attimo di vento.


>

*

Aspettami!



Intona su note stravagate

il mio sortilegio astratto di parole:
ho preso con me

un manto, un canto, la tabacchiera nera,

tanto per colmare la misura dei miei peccati,

in nome d'un pizzico di fuoco

e contemplando un che di fiamma in fondo agli occhi

seppi lo stupore profondo del caso favorevole.


Ah, morirò di questa vita!

[Non ho una dimora e finirei miseramente se già non fossi accolto.]

Il mago soffia

nella conchiglia l'anniversario del ritorno

alla follia del sangue, della razza.

Il fato, momento
per momento celebra il nulla

assoluto dove tutto è

negli arditi tratti delle cifre, privo di importanza.

In corteo con gli unicorni attraverso le porte strette

mi avvicino al regno che lo spirito umano liberamente domina
Aspettami alla vita vera, nel vero essere

del nostro tempo nuovo. Aspettami.


*




*

Nina o dell’alchimia

-   una calma relativa,
come sull'acqua o sul primo affiorare
del verde nel roseto:

 

il mondo è un uragano d'impressioni,
una sequenza di splendida atmosfera
che danza tra i filari delle vigne;
una sbornia serena, ebbra d'eventi
sull'orizzonte illuminato ed oltre,

Nina: profilo d'elfo, canto di sirena.
La visione nella spuma marina;
una teoria di foglie dei platani
lungo i viali a fare d'ocra la via
o la cascata nei vortici a precipizio
verso l'infinito di là dalle condizioni,

come a indurre una vertigine,
alchimia mia lucida, estranea di parole

 

dove per confidarle, corde care allo spirito,
ineffabile Amor mio, soffio d'intorno,
l'intera frase avanza, preghiera
in brividi e abbondanza: un'affluenza 
fra questo sé che langue e il me che spera.

>

*

Della pienezza

^

Ho gli occhi ricolmi di te:

delle tue mani. Ho le mani


ricolme di te: della tua pelle.


Ho la pelle ricolma di te:

 

del tuo petto. Ho il petto


ricolmo di te: del tuo cuore.


Ho il cuore ricolmo di te:


della tua anima. Ho l'anima

 

ricolma di te: del tuo amore


che mi ricolma, della sua luce.



**

*

Vigilia

 

 

*

La seconda vigilia fu solenne
nella preparazione spirituale
al dono, così alla veglia. La notte
trascorse senza sonno, in devozione
nell'aspettare fervido, fremente. 
Per domani, mi vestirò di bianco

 

e sopra indosserò un manto rosso
per dirmi fiero e più disposto, pronto 
ad essere ferito senza tema
per incontrar amore lungo il giorno
ritrovato novello e la mia sorte 
dopo la tua vigilia rinnovando 
l'attesa della sorte che è già festa.

 

***

*

Rahab (tre distici per Rahab)



Per fede, credendo l'incredibile;

per fede, vedendo l'invisibile;

udendo l'inusitato, per fede

e sulle note di un canto noto

o nei sorrisi arresi
alla meraviglia intorno.

***

*

EDP del tempo medio

 

^

Cantiamo un canto e poi cantiamo un canto
- codesti son versi endecasillabi -

Una canzone dolce,
una canzone cara,
alata, una canzone.
- questi son settenari -

Poi, per conferire slancio
mi faccio parisillabo
e mi svolgo in ottonari:
sembra che scivoli meglio,
l'esercizio improvvisato
che si fila altisonante.

Dopo mi fermo e mi domando
ma lungo il maggio di novene
ne comporremo novenari?

 

Un verso dell'est
potrebbe sovvenire
a dare smalto.

 

in chiasmo rovesciato
così com'è il dettato:

 

                                    - codesti son versi endecasillabi -
                             Cantiamo un canto e poi cantiamo un canto.


                                                        ***

 


Nd'A.:

Un EDP è un Esercizio Di Poesia. Così, ben lungi, questo mio, dall'essere una poesia, tuttavia, m'è piaciuto pubblicare l'esercizio.

*

Null’altro che

^

Vado depredando classici
   amori indimenticabili, così
   ben mascherati da trarre l'inganno
   in doppio nome, luminoso e
   candido, chiaro come un'epifania.


   La speranza è come l'anima,
   per chi ce l'ha, non muore
   e nel delirio ermetico diletto
   di poco accenno avanza, attesa
   di canto, l'incontro giusto e
   definito per aversi infine
   come magia anelata. Superstiti
   d'amore e un'altra volta, amore


   privo d'ogni norma che ricordar
   mille parole scritte o
   dette cuore a cuore. Uh,


   che banale passaggio di metafore
   in rima più che usuale! ma
   se l'eco suona certa dell'ancòra
   e in fretta, a sigillare con un bacio,
   quel nome che solo si conosce, 
   come per dire - bello
   incontrarti - ecco che viene,
   con la stagione, la solita speranza
   che termini mai, forse illusione
   o nulla, null'altro che desiderio,
di parole, della sua voce cara.

***

 

 

*

chiasmo d’amor e di domanda

                                                          ^

Che vuoi che scriva, amoremio?
ho altro per la mente e in fondo al cuore,
e altro nelle viscere mi tiene:

                               è il pensiero di te, che assorbe ogni orizzonte
                             già definito chiaro, che vince intrepido e rapisce
                                l'indole mia distratta al mondo, dal desiderio
                                 della pelle tua di seta, mia pesca di velluto,


brillante rosa rorida virtuosa di spine

                              e petali odorosi, carnosi come labbra nell'oro.

                  (nell'amore che provo, alle tue suggestioni, mi occorre riposo.)

 

Sei Sem, sei R'lung, sei Essere e Vita:

 

                             mi ricrei e mi vivifichi; mi sei mistero trino,
                                Visarga l'immortale, Indra e Viraji;
                                          mio chicco di pisello
                                    che nell'unità cela due mezzi.

Arundhati spietata che tutto distrugge 
nell'ascesa e solo per ricreare, ritornando,
violenta per lo slancio all'unione,
energia saettante e sottile emanazione
assillante di miele che cola
e distillando mondi compiuti;

                                        stilla la mia passione e ingoia
                                     premendo la tua lingua sul palato,
                                   il nettare che t'addolcisce, sussurrando
                                           in nenia devota di novena:

amato mio, ti bramo, mi tieni; ti amo,
vieni. Mai mantra fu più docile

nè sarà più armonioso, nell'attesa arresa
della sposa, per il suo vezzo, le nostre nozze;

quel giorno che tutto ricompone, tutto depone.


                                   Così, che vuoi che scriva, amoremio?

                                                         ***

                   

*

Clandestinità

 *

Sommergi il mio Amore

 

e che nessuno ti scorga,

affondalo nel Cuore

e fanne una Perla.



***

perla

 

*

Chi sa perché...

^

 

Chi sa perché
il mio spirito s'è ambrato d'improvviso
e blu oltremare s'è tinto alle mie spalle. 
Saranno il mio castello magico sulla sabbia
che sgretola ai bastioni o quest'ettaro di vigna

 

che già s'arrugginisce in sfumature d'ocra
in fine di stagione. Non so, forse un aspetto del cielo,
nei presagi d'autunno o nostalgia del mare.

 

Accade, di tempo in tempo, che l'anima s'attristi
e viva sola, senza mai piangere, senza sorridere, catturata
da una struggenza languida che più s'affonda agli occhi
accarezzando un cuore celeste preda dei desideri.

 

O forse è solo nostalgia della sua voce,
di un fremito; la nota vera, una carezza di sole.

 

>

*

Tremila passi...

^

Tremila passi per raggiungerti
solo per vivere 
il tuo corpo, la sua forma sull'indole.

Ore perfette di senso, liquori e aliti

 

                                         scambiati all'ombra di un tempo clandestino

                                         col cuore che pulsa alle labbra promesse
                                         segrete di seta rossa o fiori bianchi.

Il mio rosario canta la nostalgia di te. Ecco,
vengo a consumare la tua bocca

ornamento dell'alba, a smarrirmi nei tuoi solchi di conchiglia
specchio lustrato della mia meraviglia
ordita da voci antiche, fiati di viola.
                                          

                                                    Già splendono tre lanterne

                                                    nei miei occhi senza volere.
                                        E tu, brezza di mezzanotte, acquieta il sangue
                                            testardo di brama alle soglie di venere
                                                inseguendo i suoi sorrisi di neve,

le spire del vento tra i seni in un gioco di luna
magistralmente condotto alle colonne del tempio

ora, per servire il mistero glorioso del rito eterno.


                                                   ***

 

*

Andirivieni



È il tuo desiderio,

scopri il suo caso.

     Ora urla fedelmente: " Io sono il Santo",
      lontano, danza sul fuoco della notte,
        ornato dalle effigi dei serpenti sacri,

un canto d'acque,
nel silenzio dei ricordi
a scandire nel petto un battito lento,

chiedendo quali intenzioni fossero

rotolate come sassi su quell'anima che procede accanto.

   Oasi di stelle ti scintillano gli occhi

e sospiri allungati su stringhe di pelle dipinta,

 

   tranquillo attraverso veli di pioggia
il riposo sofferto del corpo

Che il Signore provveda alla sua razza

il riposo sofferto del corpo

tranquillo attraverso veli di pioggia

 

 e sospiri allungati su stringhe di pelle dipinta.

                                 
Oasi di stelle ti scintillano gli occhi

       rotolate come sassi su quest'anima che procede accanto

chiedendo quali intenzioni fossero

a scandire nel petto un battito lento

nel silenzio dei ricordi,

 

                                              un canto d'acque,

                               ornato dalle effigi dei serpenti sacri,

                               lontano, danza sul fuoco della notte.
                             Ora urla fedlmente: " Io sono il Santo",

  scopri il suo caso.

  È il tuo desiderio.



**

*

Ricordo...

                                                          ^

Ricordo nitido d'ultimo sogno:

intorno ad Angkor ti vidi rossa

sapiente di sangue vergine gitana
pura e incasta nelle stanze chiuse.
E tuniche stracciate, sognai

tremando presso l'equinozio d'autunno.

Tracce scarlatte sull'oro.

Ore vermiglie sull'orlo dell'abisso tra le labbra
di conchiglia, tua meraviglia, mio senso
in doppia schiera di fiati intonati.

                                   Tra gli anemoni e frammenti di cielo
urlerò il Tuo nome per sussultarmi il cuore
turbato da questa mezzaluna di piombo e
anellando il silenzio intorno al mio anulare pallido.

Ora sulla chioma di un ulivo giovane

                                       ti riconosco mia grande ventura

                                  incessante nel bricco di latte e biscotti:

                                 antico rito fanciullo per ritrovare il mare.


Morirò sul vasto specchio del tuo cuore
o tra i tuoi seni in attesa e nel mentre, scrivo.

                                                       ***

*

Rimani anima mia

^

Assalito dal cielo,

con la vigna che canta,

rotolandomi echi sulle labbra,

omaggio alla ghirlanda dei tuoi baci.


Sui rami dell'alloro, un'idea nuda

trama lo sfavillante silenzio;
il tuo viso è una luna senza menzogna
con occhi che vedono rinnovata la vita.

 

Anima mia rimani


nel vuoto del cuore,
distillando il sangue reale

o cavalcando la pulsante follia.

 

Amore di sempre. Amore di mai.



  mio amore distante, amore non ancora,

 

offrimi la tua danza rayuela

rintocco fanciullo nella sera tiepida

 

e mormora:

 

mio amato, mio fato scontrato per caso

 

io ti voglio,

 

per ogni istante a venire.

***

*

Incontriamoci

^

 

Nella magia di favole in declino,

tra resine odorose notte tempo, 

incontriamoci un attimo sull'ora 

di mille sere corse a sorvolare 

la notte che s'avanza lentamente

sul nostro giorno colmo in pieno sole 

o nella cantilena che sorride 

di ore scombinate dopo cena.

 

Incontriamoci al gioco di parole 

per quest'inganno a tutto quanto detto, 

lo scritto, il cogitato. Finalmente,

incontriamoci, vuoti nel silenzio

senza più vuoto, senza più silenzio 

per ritrovarci o per ricominciare.



***

incontriamoci

*

Acrosticando Coraggio

^

 

Che non ci siano paradisi 


Ostentati né

 
Romantici amori senz'arte 


Adesso 


Gioco con le mie ossa 


Godendo nel naufragio del sangue 


Il tuo corpo di mandolino e vaniglia

 
Ornato di nuova passione.

 

 

*** 

acros

*

La Sposa Kundalini

^

Tu mi amerai

e abiterai il mio cuore?

 

Vengo a cercarti,

senza respiro, da mondo

a mondo ti chiederò.

Mi accorderai

il tuo vasto favore?


Tu sei la dote,

ornamento, i doni

che soli l'uomo può domandare.

Mi svelerai 

il tuo arcano segreto?

Nelle tue curve

prendo ristoro, dal capo

ai piedi, mia dea, t'adoro.

Mi esaudirai

e prenderai il mio amore?

 

Sposa divina

di nettare pura, comanda

l'unione, aderiscimi a te.


Nella mia anima
avrai dimora?

Fulgida Gemma

ammantata di Gioia,

nel tuo bagliore ripongo il mio Sé.


( Il mio desiderio 

danza.)

 

Il resto è chiaro.

***

 

*

Ciclo del mio Signore - Nove Cori e uno sgabello napoletano

i - Il tocco

^

Il Signore
mi ritrovò,
solo, sull'orlo

della mia fede,

ancora una volta,

triste e solo.

" Signore, guariscimi.
Tocca la mia mestizia

e sanami nel tuo cielo."

Ecco che viene. Ecco che viene
nel luogo del benvenuto,
lieve, dondolando le mie stelle
con mano fatata.

*


ii - Della diminuzione

^


Dove sei stato, mio Signore?


Ti ho cercato nel consueto
ritrovo, altrove e nell'anima mia, 

dove dimoravi.

 

Ho scoperto sgomento,
il tuo vasto andar via


poi appresso scrutando,


rinvenirti smarrito,


mi ricolma di te.

*

iii - Dell'accrescimento



Il Signore

incurante, mi segue
attentamente. Costante.

Tempo trascorre
ed io,
perdo terreno.

*



iiii - La coppa

^
Quale ricolmo calice
offrirò al mio Signore,
quando Egli chiederà?

Gli porgerò la coppa
del mio cuore incisa
dal dolore, dall'amore,
dal colore delle età;

la mia timidezza,


un'insana follia:


la brama per la libertà.

*

v. Scaglia!

^

Il signore del mio Signore ordinò: 
scaglia!
Il sasso rimosse le acque

stimate chiare affiorando 
mela di melma e melma.

Alligatori sacri e serpi del principio 
infangarono il fiore che s`addolcisce 
al nettare del suo desiderio. Nel centro,

le tre forme del tempo divergono: 


oggi non fu già ieri e sarà mai 
domani mentre decanta e traspare, 
mota sedimentata, l`acqua più chiara.

Ora il mio amore brilla


come fiamma costante


nel luogo senza vento.

*

vi - Dell'ovvio

^

 

     "Nelle tendenze candide,
      mio amato, perfette
      come tribolazioni,
      io mi deliro a te,
      tu mi stupisci:
     è ovvio.


      Perdona signore il mio


      modo moderno e resta


      fino al mio fondo


      Tu assemblami e addensami,
      calibra leggerezza
      e greve, poi tarami
      e marcami
      col tuo sigillo chiaro,
      oscuro per mistero.
      Amato mio, ricreami
      e che sia tua la forma.


      Perdona signore il mio


      modo moderno e resta


      fino al mio fondo."

*

vii - Principessa

^

Se avessi avuto tempo per Te,
di più avrei donato
alla amata tua Principessa.

Dove sei, mia principessa
remota, futura
Regina? Nella mia nebbia
risalti intessuta
di Essere e Vita: sei qui!

Il mio Signore conceda tempo


per contemplarti ancora,


levandolo a se stesso.

>

viii - Ovvietà

^

 Signore, m'hai confuso. 
   M'hai confuso di nuovo, 
   nell'arpeggio delle voci, 
   nelle corde o nelle nebbie
dell'alba azzurrina.

 
Io supplico:
quando non so capire, 
dèsolami, Signore 
ma non confondermi.

   Nell'aspetto femminile 
   e nello, ancora nello, 
   anello congiunto promesso 
   da occhi donna ed annidati 
   al seno, il nesso


del flusso glissando, 
Signore, 
dal carosello celeste 
delle parole alle porte, 
al presente smarrito, 
m'hai confuso, Signore!


M'hai confuso.

 

*

  
 viii - Preghiera

^

    Il Signore 
    mi santifica talora
    alla sua cura 
    e crede di me 
    nobili cose ma io, 

    posso sbagliare, 

    Lo prego di volermi 
    così come sono -

*

x - Vernacolare

^

 

Parlo cu 'o Pataterno,
    ognittanto m' n'addono.

    'Nce dico cose mije,
    sciaure, vulje. Je crere
    ca me sente, sente e capisce;

    se ferma 'o tiempo
    e 'o munno quanno
    'nce parlo sulo
    e se 'nce dico overo,

Isso me sente,
 sente e capisce


  e tutto fernesce.

     

***

Fotografia di
Henry Wang

^
ciclo del mio signore

*

Fatti acque...




***

 

Fatti acque e inondami,


beata fonte del desiderio;


sommergimi nei tuoi solchi


e plasmami di pietra prima che fiotti


nella natura che m'aderisce,


ventre della luna imbevuto di stelle,


dove scorrono più vortici di noi,


memorie del caos,


pianure divenute vette.

 ***


*

Sogno - due tanka -

Sogno

 

^

La notte posa
una morbida coltre

sull'acqua cheta:
la nostra barca lenta

s'avvia all'eterno rito.

*

Iside sorge

riflesso solo nostro,
brillantamento:

alla deriva d'onde

siamo congiungimento.

***

*

Se...

 

 


^

Se deludesse l'àmbito

di questo chiacchierare,

da quella stella all'altra,

si carceri la notte.


La torma di parole,

mute per ascoltare,

odono nel silenzio,

queste mie ossa rotte.

***

*

Tentativo autobiografico in cinque movimenti





i - Ho tessuto trame di speranza
per rammendare l`anima mia 
lisa nel cuore del mondo;

ho cantato canzoni liete
al mare silenzioso del mattino 
mentre calava la luna di marzo. 

Con la veste lacerata di scirocco,
ho contemplato nubi a perdifiato. 
Ho conosciuto le danze della musica,
le coppe del vino, i baci dell'amata.

Ora lascio:
lascio l`ombra dell'albero, 

gli usignoli in giardino, il respiro 
tenue del tempo. Roma, New York:

il passato, il futuro; il presente 
rivoltato, abbattuto dal nulla; 
la mia fantasia insana, 
le strade secondarie,


le pozze della marea; 
il pianto lontano dei gatti. 
Sussurri, l'anima mia, 
tutta la notte.

^

 

ii - La quota della somma mia m'è vana:

      che vuoi che ti racconti: i salti d'anima
      sul ciglio della strada nell'attesa
      di un'altra morte nuova? Il fondo
      dopo il fondo; il sangue che rovina?

      Fammi ragazzo ed olio sopra l'acqua,
      chè tale resta, a galleggiare,
      dopo i naufragi, le derive,
      troppe navigazioni, la zattera ed il fato,
      la mia sopravvivenza.

^

 iii - Passo in rassegna i ricordi

come un usuraio, il suo oro:

 

rammento

 

i giorni del mio tempo
già tersamente oltre
la cuspide del giro:

 

le esaltazioni alate,
fragili e le cadute;
l'oblio delle moderazioni
nell'eccesso, l'età degli ori;

 

lo scacco matto
e più, le privazioni
nel disagio senza soccorso
o tregua. Un capitolo d'anni
sfogliati in fretta,
lentamente: tenebre e luci.


Rammendo

 

questi sette squarci laceri
sul manto mio consunto,
indefinito, che a nominar,
potrei azzardare:

anima.

Il ciclo che continua
intorno al nucleo,
prego che non s'arresti,

se non è dato il caso,

ogni uomo è prigioniero
dei suoi dèi.

 

^




iiii - Quando la giostra 
delle occasioni mancate 
vortica senza freni 
e non c'è altare 
né consolazione, 
alcuna voce in coro, 
solo, 
io sono l'uomo: 

sono l'uomo del desiderio,
guido l'anima all'inferno 
ad esaudirsi 
e la discesa tiene obliqua 
mente agli inferi e discende, 
scortata d'angeli e diavoli incatenati

allo stesso mistero,

tra la notte e l'alba, insostenibili, 
a centomila piedi,
io sono l'uomo:

sono l'uomo delle chimere,
troppo distante al cielo 
che si fa più chiaro, forse indicibile, 
penetrando il ventre della terra, 
in attimo angolare, 
incandescente magma 
nel cuore di pietra della madre 
e non c'è nulla, niente 

che voglio significare
ad esclusione di 
un'immersione a fondo 
nelle memorie di questo mondo 
là dove la parola si fa follia ed io

sono l'uomo delle promesse, 
senza sapere come.

 

^

 

v - Uso del mare fare mio rifugio
e naufragando inabissarvi l'indole
o navigando, in un delirio d'albatri.
Sangue salmastro a scorrere le vene
e sale e sole ad affondare rughe.
Lungo il nuraghe ai muri dell'acanto,
campo celeste e limite del cielo.

Sono rinato d'acque
che schiarano lo sguardo,
son rete di tonnara
e vela senza tempo
o notte di bonaccia,


urlo di fortunale.
Cuore colmo d'oceano
che frange palpitando,
tavola del mio olio,
talora goccia in pianto.


***

*

Silloge d’Endecasillabi

 

 

 

I

^

Il mio destino fragile depongo
nel pozzo ai desideri della luna.

Risaltando, quest'ora mi solleva
nel sole di un tramonto zafferano.

*

II

^

 Che cosa raccontiamo quando siamo
 sulla scena, di noi più della rena
 che corre, tempo lesto, tra le dita 
 e scorre mai tradita dai suoi vetri;
 di questo spazio in metri che misura 
 le prime angustie e lentamente usura

 

 le trasparenze a dire tutto il cuore, 

 ricerca della cura all'indigenza
 di raccontar amore mentre oscura?
 Nero, è il colore delle mura intorno 
 al capoverso della mia scrittura.

*

III

^

Di noi rimanga un ridere sommesso,
 per questa vita mai come l'aspetti;
 la danza dei miei giorni scardinati
 turbina pioggia e sole in alternanza

 

 e il tempo che mi fugge fra le dita,
 è sabbia di castelli fantasia
 corsara col suo vento che dirocca
 come respiro denso di tempesta.

 

 *

IIII

^

Briganti, gli occhi tuoi dentro il mio tempo,

in quel miraggio d'acque controsole;

nuovi giorni di sogno inesauribile

per catturare il vento o per difendere

i crediti del cuore e poi brigante

 

la docile parola senza senso
più questa croce nera in fondo al cuore.

*

V

^

Mio cuore di bolina e senza sale,

ti perdo nei marosi d'ogni coppa;

il tomo delle fiabe sottosopra,
insinua tutta pura l'anarchia:

 

vivi felice ed incompiuta e a lungo,

mia anima assolata e controvento.

*

VI

^

Arare questa vigna di buon'ora
sferrando col sudore la vangata;
la prima gemma scorta controsole
che nuova luce e se ne adorna il tralcio.

Altalenando per vibrare il colpo
giusto in sequenza per la fila d'oro,
all'improvvisa brezza di levante,
la marra elevo come una preghiera.

E giù! Scommetto; vedo la promessa:
il ramo colmo ed il raccolto pieno.
Saranno il tempo, il clima, mutazioni
nei vuoti zodiacali o nei suoi pieni;

gli dèi, la luna o la ventura, il sole,
come la vita, giostra d'occasioni.
Gioco l'azzardo, affondo un'altra mossa 
e giù! mentre già venere declina.

*

VII

^

 

Ho lavorato veramente sodo ,

durante questo giorno soleggiato:
le perle di sudore assai salate,
sono misura giusta del mio braccio

e con la spietatezza della falce,
m'appago quando stanco e senza tedio,
prendo sollievo al desco della mensa,
nella dolcezza piena dell'attesa

 

casta di vino rosso e desinare,
di un ristoro di sonno che già pesa
sottile sulle palpebre e rapisce,
per consegnare ad un silenzio pago.

*

VIII

^

Il giorno spinge il cielo a prolungarsi

nel mare, fino al sole che declina,

per raccontare stelle che verranno.

Sulle mie mani, scorgo le stagioni

e ancora mille tracce della vita,

scandita al grano biondo che matura.

Nella mia mente un canto si sussurra,

tenue legato a un lieve fil di nulla,

oracolando amori che saranno.

Disteso presso il limite del giorno:
silenzio, grazia colma che ristora,

come carezza aperta sulla sera.

*

VIIII

^

... ma quante volte si vive quaggiù,

su quest'orlo di favola d'abisso,

sotto il sole smagliante dei serpenti

e dove un morso dolce diluisce

l'acredine del tempo che non torna?

Noi navighiamo sulla stessa barca,
da sconosciuti: il resto, la sorte e io.

*

X

 

^

 

 Dove la terra spinge avanti il limite, 
  colà dimora amore che non muore:
  banale calembour di rime solite 
  ciò non di meno, piena verità.


  La terra interra la volgarità, 
  sincera come il vino nelle mescite 
  e quando e dove abbatte ogni dolore, 
  amore esalta le sue danze esplicite


  e via l'osceno intorno che tempesta. 
  La terra, con il cuore, la sapienza, 
  per una vita onesta, tanto basta


  amore e per la terra mai funesta, 
  la giostra della luna, l'abbondanza 
  del mio raccolto ed è giorno di festa.

*

XI

^

Chi merita, tra noi, la vita eterna
e chi il piacere della compagnia?
Resta oscurata questa mia lanterna
nel gioco delle perle in agonia:

ma forse quel backup non fu completo

e stringhe di memoria in piattaforma

non quadrano per chiudere il segreto

della parola che rintraccia l'orma

 

di un palpito emotivo scardinato

dal mio make up che lento si discioglie
colando in scie di tenebra e belletto

che cogita tra il detto ed il non detto,
per consegnare dubbi sulle soglie
del mondo nuovo non ancora nato.

*

XII

^

Non resta più che il limitar dell'orlo
poi oltre, nell'ammanco della cruna:

il vuoto può ferire.


Alle ombre lunghe chiederò ristoro,

m'eclisso come sole, come luna.

*